Mi ricollego a Inglesorum con un elenco di anglicismi che hanno una caratteristica in comune: sono usati da governo, istituzioni, politici o iniziative collegate.
Alcuni sono anglicismi insostituibili o utili, molti sono superflui. Ci sono anche esempi di calchi, di falsi amici, di pseudoprestiti e di inglese “farlocco” (locuzioni in inglese poco idiomatico o addirittura errato ma facilmente comprensibile dagli italiani).
Non sempre il significato degli anglicismi viene spiegato chiaramente ai cittadini, a volte per la cosiddetta maledizione della conoscenza (si dà per scontato che il significato sia chiaro, come in alcuni provvedimenti del MIUR), altre forse per pigrizia e sempre più spesso per cercare di rendere più appetibili concetti poco gradevoli. In tutti i casi, la ritengo una mancanza di rispetto per i cittadini.
Spesso si ha l’impressione che l’abuso di itanglese sia dovuto a scarse conoscenze linguistiche: chi usa l’anglicismo superfluo ne ignora il significato originale e lo “ridefinisce” caricandolo solo dell’accezione necessaria, a torto convinto che sia più preciso ed espressivo di qualsiasi alternativa italiana (esempio: il Growth Act della Regione Liguria).
Insisto molto su questo argomento perché come cittadina trovo inaccettabile che le istituzioni facciano passare il messaggio che l’italiano non ha le risorse lessicali adeguate a denominare nuovi concetti, o che ripropongano concetti già esistenti camuffandoli con un nuovo nome, più esotico (esempio: voluntary disclosure).
Ho usato alcuni di questi esempi anche in Le comunicazioni istituzionali e il rischio dell’inglese farlocco, un mio contributo per il Portale Treccani.
A
♦ Ape social
♦ Art bonus
♦ austerity
♦ authority
C
♦ Capacity Italy
♦ card
♦ cashless e cashback
♦ choosy
♦ Cinema2Day
♦ city user
♦ civil partnership
♦ cleaning
♦ click day
♦ coaching
♦ coding
♦ compact
♦ competitor
♦ congestion
♦ contact tracing
♦ Contamination Lab
♦ Covid hospital
♦ cyber security
D
♦ Digital Act
♦ Digital Champion
♦ drive
♦ drive through / thru
♦ droplet
E
♦ educazione
♦ Election Day
♦ elevator pitch
♦ endorsement
F
♦ Fake News
♦ Family Act
♦ Family Bag
♦ FAQ
♦ federal building
♦ flat tax
♦ Fertility Day
♦ focus
♦ Food Act
♦ FOIA (Freedom of Information Act)
G
♦ –gate (suffisso degli scandali)
♦ green new deal
♦ Growth Act
I
♦ impeachment
♦ inclusivo
J
♦ job on call
♦ Jobs Act
♦ JOB&Orienta
♦ on the job
K
♦ kick off meeting
L
♦ lockdown
♦ long life (orientamento)
M
♦ M.easy
♦ mentee, mentor, mentoring
♦ Mit the people
N
♦ navigator
♦ NEET
♦ non-paper
O
♦ on the road
♦ open data
♦ Open Day
P
♦ patent box
♦ plastic tax
♦ preparedness
♦ public speaking
R
♦ readiness
♦ Recovery Art
♦ Recovery Fund
♦ Red button
♦ Referendum Digital Assistant
♦ revenge porn
S
♦ ScholarsJob
♦ School Bonus
♦ School Shooting
♦ scouting
♦ SelfieEmployment
♦ Service Tax
♦ setting
♦ smart working
♦ smartabile
♦ Sm@rtCupRecall
♦ Social Act
♦ sold out
♦ spending review
♦ spoils system
♦ STEM
♦ stepchild adoption
♦ Student Act
♦ sugar tax
T
♦ ticket virtuale
♦ Top Marathon Tourism
♦ Tourism Act
♦ traineeship
♦ tutoring
V
♦ vax manager
♦ Very Bello
♦ voluntary disclosure
♦ voting machine
W
♦ walk-in / walk-through
♦ whistleblower / whistleblowing
Y
♦ YEAH!
♦ Young & Road .
Z
♦ ZHEROGAP
.
Vedi anche:
♦ L’invasione degli anglicismi
♦ La “via italiana” alla Scuola Digitale
♦ La buona scuola, tra anglicismi e sillabazioni
Nuovo post: Anglicismi: criteri di condotta (messi in pratica), con i principi di Francesco Sabatini per decidere se un anglicismo è utile o se invece è superfluo e si riflette negativamente su chi lo usa.
Massimo S.:
Concordo, ma come cittadino e parlante italiano, inserito nella Comunità Europea, con gli onori e gli ‘oneri’ conseguenti’, trovo pure inaccettabile che per la pigrizia e il “braccino corto”, di mezzi di comunicazione di massa e multinazionali dell’intrattenimento o dell’informatica, o per programmi più o meno consapevoli di perseguita supremazia linguistica di certi paesi e istituzioni, abbiano ingresso nella ns. lingua parole straniere anche nuove e indicanti nuovi oggetti o concetti, dando per scontato che “l’italiano non abbia in sé risorse lessicali adeguate a esprimere nuovi concetti” secondo le forme sue proprie, rinunciando a qualsiasi adattamento o traduzione; o accettando che si debba necessariamente comunicare solo in inglese per farsi comprendere.
http://www.eastjournal.net/archives/52982
http://www.amazon.it/Americanizzazione-inglesizzazione-processi-occupazione-ebook/dp/B00BBKMTYS/ref=sr_1_3?s=digital-text&ie=UTF8&qid=1381694647&sr=1-3
http://www.meta-net.eu/whitepapers/e-book/italian.pdf
http://www.lastampa.it/2015/09/28/italia/i-tuoi-diritti/cittadino-e-istituzioni/unione-europea-i-concorsi-devono-essere-multilingue-HrSpZs0uLIwNKz54vLxZ6K/pagina.html
Stefano Longagnani:
Grazie dello splendido lavoro.
Vorrei chiederle se anche chiamare scuola “primaria” la scuola elementare non sia avvenuto come calco dall’inglese primary school. Potrebbe essere?