Service Tax, Made in Italy

La Nota sulla Service Tax nel sito del governo italiano spiega: “Sarà istituita l’imposta sui servizi comunali che sostituisce la Tares”. Ovviamente non sono l’unica che si chiede (domanda retorica!) perché il governo ricorra a una locuzione inglese, Service Tax, per un concetto specifico per l’Italia e per il quale non mancano certo le parole.

Si può notare che sia nell’inglese britannico che in quello americano service tax è una descrizione generica: nel lessico comune non può essere considerata una collocazione e non identifica un concetto particolare. In inglese le imposte locali hanno nomi diversi: nel Regno Unito dall’inizio degli anni ‘90 si paga la council tax, in Irlanda invece è stata istituita la Local Property Tax e anche negli Stati Uniti si ricorre a diversi tipi di property tax.

Una conferma dal corpus di inglese britannico di Google Ngram Viewer:

grafico che mostra le diverse frequenze di property tax, service tax, council tax in inglese britannico

La stessa ricerca nel corpus di inglese americano:

grafico che mostra le diverse frequenze di property tax e service tax  in inglese americano

A questo punto sarebbe interessante conoscere la fonte del governo italiano: service tax è una traduzione letterale dall’italiano all’inglese, con Abuso di Maiuscole molto americano, o il modello di riferimento è l’India, paese dove in effetti è in vigore una Service Tax?

Ieri sera era anche stato annunciato che il nuovo nome della Tares (tassa rifiuti e servizi) sarebbe stato Taser (nomen omen?). È poi scomparso dai comunicati ma non prima di aver scatenato un’ondata di ironie e aver fatto venire altri dubbi sulle effettive competenze linguistiche dei politici italiani. Tra l’altro si nota anche una vistosa incongruenza: se l’imposta si chiama Service Tax, l’abbreviazione non dovrebbe essere Serta?!? 
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Aggiornamento 15 ottobre 2013 – La nuova tassa si chiamerà Trise (tributo sui servizi) e sarà suddivisa in due componenti, Tari (rifiuti urbani) e Tasi (servizi indivisibili), che si fanno notare per la scarsa coerenza nella composizione degli acronimi.


Vedi anche: L’invasione degli anglicismi e Spending review e rispetto per l’interlocutore.

2 commenti su “Service Tax, Made in Italy”

  1. Licia:

    @Silvia, sono sempre più convinta che la mania di usare parole inglesi quando non ce n’è bisogno sia inversamente proporzionale al livello di conoscenza dell’inglese, perché altrimenti non si spiega come possa essere venuto in mente di abbreviare in Taser

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