Anglicismi governativi: non-paper e compact

Sul sito del governo si può leggere una proposta dell’Italia all’Unione europea sulla migrazione, pubblicizzata da questo tweet:

Anche nel sito del governo appaiono gli anglicismi Migration Compact e non-paper ma non c’è alcuna spiegazione di cosa significhino. È un tipico esempio di maledizione della conoscenza, reso ancora più grave dal sospetto che i due termini siano usati in modo improprio.

Non-paper

Nell’ambito delle relazioni internazionali, un non-paper (anche noto come aide-mémoire) è un documento “esplorativo”, un testo non ufficiale che viene fatto circolare informalmente. Viene usato per tastare il terreno su potenziali accordi senza che chi l’ha presentato debba pronunciarsi ufficialmente sulle questioni in discussione. Come osserva E che diavolo è un “non paper”?, è anomalo che invece Renzi abbia annunciato il non paper e ne abbia descritto le finalità in una lettera pubblicata assieme al testo integrale in inglese.

Chi ha scelto di usare il termine non-paper in italiano sicuramente ignora l’esistenza di IATE, il database terminologico dell’Unione europea, altrimenti saprebbe che nei documenti in italiano dell’UE non-paper è tradotto con documento informale o documento non ufficiale. In questo contesto non-paper è quindi un anglicismo superfluo.

esempio da IATE: scheda di non-paper in inglese con terminologia equivalente in italiano

Migration Compact

Ho parecchie perplessità sulla scelta di chiamare Migration Compact il documento presentato da Renzi. Compact è un termine inglese formale che identifica particolari tipi di accordi ufficiali, patti, convenzioni o trattati che sono stati o verranno sanciti, e cioè ratificati e resi operanti. Ne consegue che un compact non può essere anche un non-paper, che invece è un documento informale.

intestazione del documento: ITALIAN NON-PAPER MIGRATION COMPACT Contribution to an EU strategy for external action on migration

Una rapida scorsa al testo del Migration Compact (in inglese) mostra che contiene proposte e priorità ma non identifica azioni specifiche né dà indicazioni su come attuare eventuali iniziative. Si ha un’ulteriore conferma dalla lettera in italiano che accompagna il documento, descritto come “un contributo di pensiero su un possibile percorso per migliorare l’efficacia delle politiche migratorie esterne dell’Unione”.

Perché allora l’hanno chiamato compact? Non ne ho idea, forse nella speranza che prima o poi si trasformi in un vero accordo? Mi auguro solo che non sia stata fatta confusione e magari qualcuno abbia pensato che compact fosse una specie di compendio, una versione compatta di un documento più ampio…

Nota etimologica: il sostantivo inglese compact deriva dal latino compactum, participio passato di compacisci, da com- + pacisci “pattuire, patteggiare”, cfr. pact in inglese e patto in italiano. L’aggettivo compact invece deriva dal latino compactus, participio passato di compingĕre, “collegare, unire”. Fonte: Oxford Dicionaries.

Vedi anche: Migranti, emigrati e immigrati e Le differenze tra rifugiati e migranti (terminologia su cui dovrebbe fare un po’ di ripasso chi redige i comunicati del governo)


Migration Compact fa venire in mente fiscal compact, anglicismo che qualche anno fa politici e media italiani si ostinavano a usare al posto di patto di bilancio, che era invece il nome usato nei documenti dell’UE tradotti in italiano (forma ridotta del nome ufficiale Trattato sulla stabilità, coordinamento e governance nell’unione economica e monetaria). Ma a quanti italiani era noto che compact è un accordo e che fiscale non vuol dire “relativo alle tasse” ma “relativo all’attività finanziaria dello stato”?

Aggiornamento novembre 2018 – Si discute molto di Global Compact for Migration, un documento dell’ONU che indica linee guida comuni per affrontare i fenomeni di migrazione in tutti i loro aspetti. La scelta del termine compact sottolinea che si tratta di un accordo formale che deve essere sottoscritto dai singoli paesi, anche se nello specifico il Global Compact for Migration non è vincolante (non-legally binding).

The Global Compact for Migration is the first-ever UN global agreement on a common approach to international migration in all its dimensions. The global compact is non-legally binding. It is grounded in values of state sovereignty, responsibility-sharing, non-discrimination, and human rights, and recognizes that a cooperative approach is needed to optimize the overall benefits of migration, while addressing its risks and challenges for individuals and communities in countries of origin, transit and destination.

Forse il governo Renzi aveva preso come spunto il Global Compact dell’ONU quando aveva presentato il non-paper sulla migrazione?


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4 commenti su “Anglicismi governativi: non-paper e compact

  1. Mauro:

    Il problema è semplicemente che Renzi non conosce né le procedure (sia quelle formali che soprattutto quelle informali) della UE né la lingua inglese con le sue sottigliezze.
    Meglio che io non dica cosa invece conosce se no mi censuri 😉
    Saluti,
    Mauro.

  2. Luigi Muzii:

    Anche a caldo, il giorno dopo il fallito referendum e le intemperanze da tifoso anziché da statista del bimbo a capo del governo, è difficile attribuirgli questi e altri strafalcioni. Certo, quando dà prova di sé con la lingua della perfida Albione, insieme alla sua consorte politica, c’è di che vergognarsi, ma credo che, nel suo caso, come in quello di coloro che l’hanno preceduto, salvo il solo Monti, forse, la cosa sia da attribuire ai suoi consiglieri che dimostrano il più classico degli eccessi di zelo. Conoscendo la passione del capo di mostrarsi à la page, si lanciano in queste forzature che finiscono solo con l’accrescere il senso di ridicolo che accompagna il bimbo e il Paese che, ahi noi, rappresenta.
    C’è da dire che, quando la stessa smania coglie i politici di altri Paesi, ed è tutt’altro che infrequente, questi raramente fanno di meglio.
    Vorrei, invece, far riflettere sulla fonte riportata nella scheda IATE. Non solo la voce Wikipedia recita aide-mémoire, ma non ne esiste una versione italiana ed è curioso che, per la definizione si usi, peraltro come affidabile, una fonte generalmente additata come discutibile, nelle sussiegose discussioni accademiche e no in materia di terminologia.

  3. Massimo S.:

    Io dico che è il solito uso dell’inglese per nobilitare od occultare la pochezza/inconsistenza di proposte che sono solo un abbozzo non impegnativo e senza nessuna valenza ufficiale… come sarebbe emerso chiaramente utilizzando i corrispondenti termini italiani…
    Ma questa volta, credo, l’operazione è riuscita a metà… i profani hanno colto che il governo si vanta di aver presentato quello che viene percepito come un… ‘non-documento’, vale a dire il niente.

  4. Riccardo Schiaffino:

    “Chi ha scelto di usare il termine non-paper in italiano [dovrebbe sapere] che nei documenti in italiano dell’UE non-paper è tradotto con documento informale o documento non ufficiale. In questo contesto non-paper è quindi un anglicismo superfluo.”

    Vedrai che qualcuno dei solti fautori dell’anglicizzazione dell’italiano salterà su a dire che “non paper” è più “preciso” che “documento informale”, che se uno non usa “non paper” non riesce a esprimere le sfumature, ecc. *ad nauseam*

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