(Padel) Pavilion, padiglione e Atlanters

Notiziola milanese con errore di ortografia e spunti lessicali vari:

Foto aerea del quartiere milanese City Life con titolo “Padel, presentato a Milano il Padel Pavillion di CityLife”

La parola inglese pavilion si scrive con una sola l. *Pavillion è un errore comune, comprensibile se si considera che in inglese sono più frequenti le parole che finiscono in –illion, come billion, trillion, zillion. Mi vengono in mente solo altre due altre parole del lessico comune che finiscono in –ilion, vermilion (vermiglio) e postilion (postiglione), ma per entrambe esiste anche una grafia alternativa, vermillion e postillion.

Anisomorfismo: pavilion vs padiglione

Per denominare la nuova costruzione milanese la parola pavilion è usata nell’accezione dell’inglese americano di palazzetto sportivo (nell’inglese britannico invece pavilion in senso sportivo indica un edificio con spogliatoi e altri servizi adiacente a un campo da cricket). Immagino però che a Milano, capitale dell’itanglese, un nome come Palazzetto del padel o PalaPadel non risultasse adeguato!

Eviterei invece il calco padiglione perché non mi pare che in ambito sportivo la parola italiana condivida il senso di quella americana: per ora sono falsi amici.

Continua a leggere   >>

*Copenhagen e “iconica guglia”

Alcuni esempi di notizie del 16 aprile 2024 sull’incendio che a Copenaghen ha distrutto uno degli edifici più antichi della città, con due dettagli che rivelano sciatteria linguistica e indicano che si tratta di testi tradotti dall’inglese:

Titoli: 1 Danimarca, incendio nella sede della vecchia borsa di Copenhagen. Crollata l’iconica guglia; 2 Danimarca, scoppia incendio alla Vecchia Borsa di Copenhagen. La sua iconica guglia è crollata; 3 […] Un grosso incendio è scoppiato questa mattina nell’edificio della Borsa di Copenhagen, avvolta dalle fiamme è crollata l’iconica guglia

Nessuna attenzione all’ortografia: la capitale della Danimarca è København in danese e Copenhagen in inglese, ma in italiano si scrive invece Copenaghen

L’altro dettaglio riguarda la traduzione letterale di iconic spire con iconica guglia, con l’aggettivo anteposto al nome come in inglese, senza considerare che invece nell’italiano contemporaneo gli aggettivi di questo tipo tendono a essere posposti al nome.

Inoltre, iconica guglia è un esempio di un calco diffusissimo che ho descritto proprio ieri:

in inglese iconic è un aggettivo molto usato nel linguaggio pubblicitario, nei media e nei social: significa famosissimo e subito riconoscibile, distintivo, e per questo molto apprezzato, ammirato. Esempi: iconic actor, iconic role, iconic character, iconic moment, iconic movie, iconic building…

Continua a leggere   >>

Made in Italy, ma ricalcato sull’inglese

Schermata della pagina del sito del Ministero delle Imprese e del Made in Italy sulla Giornata Nazionale del Made in Italy: una giornata per celebrare creatività ed eccellenza, promuovendo il valore e la qualità delle opere dell’ingegno e dei prodotti italiani.

Il 15 aprile è la Giornata nazionale del Made in Italy, indetta dal Ministero delle Imprese del Made in Italy nell’anniversario della nascita di Leonardo Da Vinci.

Ne ho visto discutere per la scelta del tipo di carattere, criticato perché poco contemporaneo e simile a quelli in uso nel ventennio, e mi è venuta la curiosità di dare un’occhiata al sito. Nelle scelte linguistiche delle pagine ufficiali si osserva tutt’altra influenza, quella dell’inglese. Ho raccolto gli esempi più evidenti. 

Abuso di maiuscole

Si nota subito che nei titoli sono state scritte con l’iniziale maiuscola anche parole comuni che non la richiedono, sul modello americano (title case).

Esempi: Aziende Aperte Iniziative di Comunicazione Filiere Strategiche Istruzione e Formazione Tutela dei Prodotti

Esempio di “maiuscolite” anche all’interno del testo:

Non perderti Mostre, Eventi, Cerimonie Ufficiali e gli Open Day organizzati dalle numerose aziende aderenti all’iniziativa.

Continua a leggere   >>

-y di sbatty, capacy, sprechy

Spunti lessicali da alcune parole usate nel concorso Falla Easy di Galbani:

Gif con un grembiule da cucina in cui lampeggia la scritta FALLA EASY sopra il marchio mozzarella Santa Lucia Galbani e alternativamente le ulteriori scritte “troppo busy?” “che fai, sprechy’”, “zero sbatty?” e “non capacy?”

Inglese farlocco

Nell’animazione si notano esempi del fenomeno che descrivo come inglese farlocco: nomi di prodotti o servizi, slogan o altre brevi comunicazioni che sono pensati da italiani per italiani, formati assemblando parole inglesi del lessico di base, come easy, in combinazioni poco idiomatiche, errate o addirittura inesistenti, però facilmente comprensibili da chi ha solo conoscenze scolastiche dell’inglese, tanto che ogni spiegazione italiana viene ritenuta superflua.

testo: una Ariete AIRY Fryer XXL in paio ogni giorno

Esempi di nomi commerciali in inglese farlocco: la friggitrice ad aria AIRY Fryer (in inglese airy non significa “ad aria” ma arieggiato, arioso; se riferito a persona significa frivolo, spensierato, superficiale e altre caratteristiche non associabili a elettrodomestici) o il programma di fatturazione elettronica EasyFatt (che però può far pensare a tutt’altro, ad es. obesità).

y multifunzione

Un meccanismo particolare dell’inglese farlocco, ricorrente nei nomi commerciali, consiste nell’usare i suffissi inglesiing, -er  e –y per anglicizzare parole italiane. Esempi tipici con y sono i sacchetti per i rifuti Spazzy e la carta fedeltà Fidaty.

Continua a leggere   >>

Secondo la Farnesina 2º si scrive 2ndo

Tweet del Ministero degli Esteri per il secondo anniversario dell’invasione russa dell’Ucraina:

tweet del 24 febbraio 2024 dal profilo @ItalyMFA del Ministero degli Esteri: “#24febbraio | Nel 2ndo anniversario dell'invasione russa su larga scala dell'Ucraina, i Ministri degli Esteri #G7 esprimono il loro pieno sostegno a Kiev per raggiungere una pace giusta e duratura. #StandWithUkraine per tutto il tempo necessario. #SlavaUkraini”

Come si dovrebbe leggere 2ndo, forse “duendo” o “dundo”?

Numeri ordinali in italiano

Chi ha scritto il tweet a quanto pare ignora che in italiano i numeri ordinali da primo a nono e i numeri ordinali a cifra tonda (decimo, centesimo, millesimo…) di solito si scrivono in lettere.

Solo se nello stesso contesto appaiono anche ordinali successivi, che però non è il caso del tweet ministeriale, per coerenza si ricorre alla scrittura in cifre arabe per tutti i numeri: si aggiunge al numero in posizione di esponente la lettera finale (solo una!) indicativa di genere e numero, quindi anniversario, ricorrenza ecc. In alternativa, si può ricorrere al circolino alto, .

Continua a leggere   >>

Open to Meraviglia… and to perplessità

Il Ministero del Turismo ha presentato la nuova campagna di promozione dell’Italia nel mondo, Italia: Open to Meraviglia, che consiste in affissioni pubblicitarie di vario tipo, un profilo di Instagram e un video che avrà versioni in varie lingue:


Aggiornamento 26 aprile 2023: al momento il video ufficiale Italia, Open to meraviglia risulta “privato” ed è stato rimosso dai canali istituzionali (ma c’è una copia permanente in Archive.org); qui l’ho sostituito con quello della presentazione ufficiale.

Il narratore ci informa che:

“L’Italia è una porta aperta sulla meraviglia. È questo in fondo che noi italiani sappiamo fare meglio: meravigliarci sempre per meravigliare gli altri. E da questo pensiero nasce anche il nostro logo: una bandiera che si spalanca dando il benvenuto al mondo intero e che abbiamo firmato con il claim Italia, Open to Meraviglia”.

Il claim è lo slogan che caratterizza un prodotto. Né nel video né durante l’evento di presentazione ufficiale è stata però spiegata la scelta della frase ibrida, metà in italiano e metà in inglese, che ha subito suscitato molte perplessità.

Un precedente: VeryBello

Inevitabili i riferimenti a VeryBello, il nome del famigerato sito voluto dal Ministero dei Beni Culturali nel 2015 e che era risultato inadatto sia a un pubblico italiano che a un pubblico internazionale: dettagli in #verybello, vero italiano e inglese maccheronico.

Continua a leggere   >>

Cognomi, soprannomi e pseudonimi (e whisky!)

Titolo impreciso di noto quotidiano sull’incriminazione di Donald Trump per un pagamento illecito all’attrice di film porno nota come Stormy Daniels:

titolo: Stormy Daniels, ritratto di una ex pornostar cresciuta in una famiglia difficile e con un soprannome preso da un Whiskey
(via @fedesettetre e @tazebaoh)

A quanto pare chi ha scritto il titolo ha tradotto dall’inglese e ha frainteso il significato della parola surname (sinonimo di last name, second name o family name), che è il cognome, e ha pensato significasse soprannome, che è l’appellativo attribuito da altri a una persona.

Stormy Daniels invece è uno pseudonimo o, nel caso più specifico di chi opera nel mondo dello spettacolo, un nome d’arte. È un nome fittizio scelto dalla persona stessa, che vi ricorre per avere un nome memorabile, più originale o che si ricorda più facilmente, oppure per altri motivi, ad es. per proteggere la propria identità.

Continua a leggere   >>

Il minimo sindacale, in inglese

Vignetta illustrativa di QUIET QUITTING con definizione the practice of doing no more work than one is contractually obliged to do

Nella rosa delle parole dell’anno 2022 per l’inglese c’è anche quiet quitting, un’espressione nata su TikTok dove ha avuto un’enorme diffusione poi estesa altrove. Definizioni di Collins Dictionary:

  1. the practice of doing no more work than one is contractually obliged to do, esp in order to spend more time on personal activities
  2. the practice of doing little or no work while being present at one’s place of employment

È un nome nuovo per un concetto già noto: in ambito lavorativo descrive chi, in senso figurato, fa il minimo sindacale , quindi non fa nulla al di fuori dell’orario lavorativo, non si fa coinvolgere in nessuna attività aggiuntiva, non partecipa attivamente durante le riunioni ecc.

In inglese esistono già altre espressioni per esprimere il concetto, ciascuna con connotazioni diverse. Esempi:

Continua a leggere   >>

Giochi di parole regali: heir and spare

I media italiani non si fanno mai sfuggire notizie e notiziole sulla famiglia reale britannica, e ora non ci risparmiano gli aggiornamenti sul discusso libro del principe Harry, Spare, in italiano sottotitolato Il minore.

copertina del libro SPARE e testo descrittivo: Harry recounts the story of how his father, now King Charles, supposedly said to his wife, Princess Diana, on the day of Harry’s birth: “Wonderful! Now you’ve given me an heir and a spare – my work is done”

Per curiosità ho cercato qualche spiegazione italiana per il titolo Spare e per la citatissima frase che avrebbe detto l’allora principe Carlo alla nascita del secondogenito (immagine qui sopra). Volevo vedere se fosse stato riconosciuto un modo di dire informale che riguarda la successione dinastica, an heir and a spare, di cui esistono anche le forme alternative the heir and the spare e a spare to the heir.

Risale alla fine del XIX secolo* ed è un gioco di parole che sfrutta la rima tra heir /(r)/  e  spare /sp(r)/, forse non del tutto riconoscibile per parlanti non nativi (ennesimo esempio dell’imprevedibilità dell’ortografia inglese: heir, “erede”, è omofono di air e la h è muta!).

Continua a leggere   >>

Parigi 2024: mascotte rosse con bianco e blu…

immagine delle mascotte delle olimpiadi 2024

Sono state presentate le mascotte ufficiali delle Olimpiadi 2024 a Parigi. Hanno un aspetto molto accattivante ma senza spiegazione dubito che avrei capito cosa rappresentano.

Potrebbero sembrare degli uccellini stilizzati ma non sono animali, come molte delle mascotte delle edizioni precedenti dei giochi olimpici. Sono invece delle antropomorfizzazioni del berretto frigio, il copricapo rosso, non rigido, tipico degli antichi frigi, indossato con la punta piegata in avanti e che durante la rivoluzione francese era diventato simbolo di libertà.

A questo punto una domanda per chi non parla francese: senza guardare di nuovo l’immagine, ricordate con certezza come si scrive il nome? E sapete come pronunciarlo?

Continua a leggere   >>

Anglicismi contagiosi: monkeypox

Alcuni titoli di notizie di maggio 2022:

Titoli: 1 Ecco cosa c’è da sapere su Monkeypox; 2 La febbre, i dolori, le bolle: un altro caso di “Monkeypox”; 3 Vaiolo delle scimmie, come è arrivato in Europa: “Aumentano i casi”. È allarme Monkeypox; 4 Verifica dei fatti: Bill Gates ha previsto l’epidemia di Monkeypox?

Si può notare un fenomeno sempre più diffuso nei nostri media: anche se una malattia o altra patologia ha già un nome italiano, in questo caso vaiolo delle scimmie, viene preferito o comunque usato in alternativa il nome inglese, monkeypox.

Presumo che il terrore delle ripetizioni prevalga sulla necessità di evitare ambiguità e non ci si renda conto che nomi diversi possono causare confusione, soprattutto tra chi non conosce l’inglese.

Altri esempi: Monkeypox è un’infezione virale associata ai viaggi in Africa occidentaleMonkeypox si sta diffondendo in tutto il mondoTutto su Monkeypox • Anche in Italia trovato Monkeypox

L’iniziale maiuscola e l’uso senza articolo determinativo mi fanno pensare che chi ricorre all’anglicismo non abbia molta dimestichezza con i nomi delle malattie o comunque subisca un po’ troppo l’interferenza dell’inglese.

Continua a leggere   >>

Strani giri: “tour THE force”

Un insolito esempio di francesismo scambiato per anglicismo, osservato da @avvbaglini:

Titolo “BMW Serie 7: tour the force tecnologico”

Tour de force trasformato erroneamente in tour the force non è un caso isolato: si trovano parecchi altri esempi in notizie, soprattutto sportive, e in scambi informali sui social, ad es. Twitter.

Tour the force si potrebbe classificare come un caso particolare di malapropismo, la sostituzione inconsapevole di una parola con un’altra che ha suono simile ma altro significato. È peculiare perché in questo caso c’è anche confusione tra lingue, direi dovuta a ignoranza di base che impedisce di riconoscere un francesismo entrato in italiano nel XIX secolo (e usato anche in inglese!).

Continua a leggere   >>

Füür måkkïn dê pöpcørn! (diacritici å gøgø)

Per distrarsi dall’attualità vi propongo il cuoco svedese dei Muppet in un video che va guardato con i sottotitoli attivati:

Contesto per chi non conosce il personaggio: il cuoco svedese (Swedish Chef) si esprime con parole incomprensibili (in inglese gibberish) inframmezzate da qualche parola inglese del lessico di base, il tutto pronunciato con un accento pseudosvedese.

Grammelot  

È una caratterizzazione linguistica che fa pensare al grammelot, “un linguaggio scenico che non si fonda sull’articolazione in parole, ma riproduce alcune proprietà del sistema fonetico di una determinata lingua o varietà, come l’intonazione, il ritmo, le sonorità, le cadenze, la presenza di particolari foni, e le ricompone in un flusso continuo, che assomiglia a un discorso e invece consiste in una rapida e arbitraria sequenza di suoni” (cfr. Enciclopedia dell’Italiano Treccani per altri dettagli).

Continua a leggere   >>

“Rabbia di Roid”, malattia inesistente

Titoli: 1 Vladimir Putin malato, gli 007 inglesi: “Rabbia di Roid, capacità cerebrali danneggiate”; 2 Putin affetto da “rabbia di Roid”, scoperta dell’intelligence: testa e collo gonfi per le cure; 3 Putin malato, forse è la Rabbia di Roid: danni cerebrali e un drammatico segreto

Vari media hanno riportato speculazioni sulla salute di Putin apparse in giornali popolari di lingua inglese. Gli autori di questi titoli si sono inventati una patologia, la Rabbia di Roid, come se fosse una sindrome o una nuova malattia infettiva identificata da qualcuno di nome Roid.

È invece una traduzione maccheronica della locuzione informale roid rage, in uso da alcuni decenni per descrivere accessi d’ira e violenza scatenati dall’uso di steroidi anabolizzanti.’ È modellata su road rage, i comportamenti aggressivi degli automobilisti che si infuriano per la guida altrui o per lo stress del traffico.

Continua a leggere   >>

Virgolettati fantasiosi (e “fumosi”)

Tre titoli della stessa vecchia notiziola, del tutto irrilevante ma utile per evidenziare un fenomeno tipico della stampa italiana, i virgolettati fantasiosi:

Titoli: 1 Matrimonio Berlusconi, la ex Pascale: “Si sposa? Auguri. Mi fumerò una canna” -- 2 Nozze Berlusconi con Marta Fascina, Francesca Pascale: “Fumerò uno spinello al loro matrimonio” – 3 Berlusconi, voci di matrimonio con Marta Fascina. Francesca Pascale: “Auguri, fumerò un joint alle nozze”

Sarei davvero curiosa di sapere cosa spinge i giornalisti a cambiare le parole altrui anche in caso di banalità come questa. Come si può vedere dagli esempi, non è neppure una necessità dettata dal risparmio di spazio, e comunque non succede solo nei titoli.

A volte le sostituzioni sono dovute all’assurdo terrore delle ripetizioni, ma sempre più spesso i virgolettati sono completamente inventati. Per chi legge è difficile distinguere tra citazioni attendibili, libere reinterpretazioni e pura immaginazione. 

Continua a leggere   >>