MIUR: lunga vita all’inglese farlocco?

Orientamento long lifeRere mi ha segnalato la voce Orientamento long life, “vita lunga”, nell’elenco degli argomenti della sezione Istruzione del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca.

Se si segue il collegamento si scopre però che la longevità non c’entra nulla, infatti nella pagina si trovano riferimenti a Orientamento lungo tutto l’arco della vita e a orientamento permanente (e un rimando a orientamento longlife, singola parola).

È un esempio di inglese farlocco che fa confusione tra l’aggettivo inglese lifelong, “che dura tutta la vita”, e il sintagma nominale long life, “vita lunga”. Dal MIUR invece ci si aspetterebbe meno itanglese e più competenze linguistiche, come ho già ribadito in Problemi di inglese per #labuonascuola.

Coerenza terminologica

Non è chiaro se orientamento long life, o. longlife, o. lungo tutto l’arco della vita e o. permanente siano effettivamente sinonimi (un unico tipo di orientamento con nomi diversi) o se rappresentino concetti diversi, né se c’entri il Programma per l’apprendimento permanente o Programma Lifelong Learning, attivo nell’Unione europea dal 2007 al 2013 e ora sostituito da Erasmus+ (si può notare che il nome della pagina del MIUR che lo descrive è lifelong.shtml) o con il concetto di formazione permanente.

Credo che questo esempio mostri chiaramente l’importanza della coerenza terminologica e la necessità di far prevalere l’approccio un concetto un termine per evitare confusione e comunicare correttamente con i cittadini: ne ho discusso in Terminologia e comunicazione con esempi di comunicazione istituzionale.
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Vedi anche:

La buona scuola, tra anglicismi e sillabazioni
Problemi di inglese per #labuonascuola.
#hackschool, hackathon e H-ACK per il MIUR

8 commenti su “MIUR: lunga vita all’inglese farlocco?”

  1. Riccardo Schiaffino:

    Più ancora che l’importanza della coerenza terminologica, mi sembra che questo esempio illustri bene che chi scrive sconcezze del genere è un ignorante che non conosce né la propria lingua, né (tantomeno) l’inglese.

    Braccia rubate all’agricoltura, avrebbe detto mio nonno buonanima.

  2. Massimo S.:

    Long life è un esempio di dove conducano indiscriminate introduzioni e adozioni di termini stranieri al posto di equivalenti italiani del medesimo significato: ad un uso improprio del termine straniero secondo il suo significato proprio e quindi, nel tempo e col protrarsi dell’uso, qualora il termine abbia ‘successo’, all’assunzione da parte del termine straniero di un significato, nella lingua italiana, che gli è estraneo nella lingua di origine.

    Risultato: una grande confusione… evitabile parlando italiano, anche se ciò significa ricorrere a perifrasi o a termini meno ‘accattivanti’.

    Un esempio è ‘team’ gruppo, attestato, è vero, fin dal secolo scorso in italiano, ma che in italiano è venuto ad assumere significati che ricorrono spesso, quali ad esempio ‘gruppo di lavoro’ che gli sono estranei nella lingua di origine e che nella lingua di origine sono espressi da locuzioni come work group o work party.

    La mia impressione è che gli estensori del Miur avessero nelle orecchie la dicitura ‘long life’ che appare su alcuni prodotti commerciali… si parla da tempo di batterie long life , di cartucce d’inchiostro (per stampanti) long life, di lampadine long life, cioè di prodotti di lunga durata, dalla vita lunga (potenzialmente estesa, secondo quel che lascia intendere l’ottimismo pubblicitario, all’arco di durata della vita stessa dell’utente )… È un’espressione in qualche modo familiare anche ai non parlanti inglese, e proprio per questo io credo che quelli del Ministero, emuli evidentemente del poeta barocco Giovanbattista Marino 😉 , l’abbiano usata senza scrupoli linguistici, come ‘effetto speciale’, per significare un concetto similare ma non identico, ‘che dura per tutta la vita,’ e quindi in modo ‘permanente’…

    “È del MIUR il fin la meraviglia: parlo del Ministero eccellente e non del goffo: chi non sa far stupir, vada alla striglia!”

  3. Alesatoredivirgole:

    A proposito di Life e del mio “inglese farlocco” …

    Domani inaugurerà OPEN MIND, mostra legata al circuito Off della consueta manifestazione Fotografia Europea 2015 (RE), presso cui esporrò cinque mie immagini/fotografie.

    “Il ciclo della vita” era il titolo che avevo pensato in origine, in linea con l’idea ed il tema rappresentato dai cinque scatti (visibili qui: http://www.refoto.it/index.php?option=com_k2&view=item&id=495:life&Itemid=73 )

    Dopo alcune “discussioni” ed un paio di ipotesi alternative mi è stato proposto di sostituire quel titolo con “Life”.

    All’inizio ho opposto un po’ di resistenza, non mi sarebbe dispiaciuto “Life Cycle”, in fondo rappresento un ciclo dall’inizio alla fine, poi ho accettato l’idea di affidarmi al semplice ma sicuramente efficace “Life”.

    Domanda: per tradurre correttamente dall’italiano all’inglese “il ciclo della vita”, avrei potuto utilizzare “life cycle” o mi sarei dovuto affidare a “the cycle of the life”?

    Qui info su Fotografia Europea 2015 e Open Mind: https://alesatoredivirgole.wordpress.com/2015/05/05/life-il-mio-ciclo-della-vita-per-open-mind-fotografia-europea-2015/

    Grazie

  4. Massimo S.:

    @Alesatoredivirgole

    Non vorrei fare osservazioni ‘maldestre’… ma mi sembra che l’idea iniziale di intitolare le tue cinque fotografie “il ciclo della vita” fosse l’idea giusta…

    In fondo si tratta di termini italiani che per la loro derivazione dal greco e dal latino, anche in italiano avrebbero mantenuto un’alta riconoscibilità, pure per una manifestazione presumibilmente di respiro internazionale e magari con un pubblico anche internazionale di fruitori.

    Pensando a film italiani di risonanza internazionale come ‘La dolce vita’, all’opera lirica, diffusa in tutto il mondo, dove la parola ‘vita’ ricorre sicuramente con una certa frequenza, ritengo il termine ‘vita’ in italiano del tutto indovinato come parte del titolo delle tue immagini in esposizione, o anche come termine unico del titolo.

    Peccato, dunque, che non sia stato proprio “Il ciclo della vita” o “Vita” il titolo scelto per le foto.

    Un inequivocabile ‘suono italiano’ avrebbe persino potuto evocare presso un pubblico internazionale un’idea di creatività ed eccellenza artistica tipicamente legata agli artisti italiani, sottolineare che si tratta di un’opera di un italiano.

    Il nome inglese, a mio parere, può persino ‘banalizzare’ l’opera’, trasmettere l’idea che si tratta del prodotto standardizzato di un’arte globale, che non esprime peculiarità locali o individuali.

    A meno che non sia questo un intento perseguito (ad esempio, per indicare l’amore finalmente, il ricorso a Ken e Barbie, icone di un amore plastificato e consumistico che nell’esteriorità dei riti civili e religiosi del matrimonio e della conseguente stereotipata vita di coppia, esaurisce ogni slancio vitale e ragion d’essere)…

  5. Alesatoredivirgole:

    @ Massimo S.
    Ti ingrazio davvero per l’interessante e dettagliata analisi, mi piace il riferimento all’amore plastificato.

    Attraverso Ken e Barbie ho voluto rappresentare l’arrivo dell’amore (finalmente) dopo tanti “due di picche” ma, come ben sappiamo ed hai sottolineato tu, questo nuovo amore può essere vero o … “di plastica”.

    Forse, in qualche modo, “Life” spoglia le cinque immagini di alcuni elementi ma, allo stesso tempo le riveste con abiti nuovi e differenti.

    Scegliere un titolo non è mai semplice, specialmente quando le alternative sono più di una.

    Sottoponendo i due titoli “Life” e “il ciclo della vita” al parere dei miei compagni di corso, sono emerse riflessioni interessanti, “Life” però è risultato quello più apprezzato e aperto a maggiori riflessioni.

    Per quanto riguarda il contesto finale: le immagini rappresentano “il ciclo” da inizio a fine, il titolo “Life” completa il messaggio.

    Ovviamente le interpretazioni sono e saranno molteplici, ciascuno attribuirà un proprio significato alle immagini sulla base di propri schemi mentali, esperienze passate o aspettative.

    Considerazioni come la tua saranno per me un modo per scoprire ciò i miei occhi non hanno visto e che la mia mente non ha riconosciuto.

    Grazie

  6. Licia:

    @Riccardo, anche secondo me questi esempi di itanglese equivalgono a dichiarare la propria ignoranza sia dell’inglese che dell’italiano, e l’aggravante è che appaiano nel sito del ministero dell’istruzione.

    @Massimo, grazie, non mi erano venute in mente batterie, lampadine e tutto il resto. Molto probabile che chi ha scritto ne sia stato influenzato, ma inconsapevolmente, e questo rende l’uso errato ancora più grave.

    A proposito di long life, un commento che gli appassionati di Star Trek apprezzeranno sicuramente:

    @Alesatoredivirgole, avresti dovuto usare life cycle, che è una locuzione (cfr. la voce in Oxford Dictionaries) ormai così cristallizzata che sempre più spesso si scrive come un’unica parola, lifecycle. L’alternativa che proponi, the cycle of the life, non è corretta: ci si aspetta life cycle e inoltre la parola life in questa accezione non può essere preceduta dall’articolo. Puoi ottenere qualche indicazione utile sulla correttezza di frasi o sequenze di parole confrontando la loro frequenza in testi in inglese, ad es. usando Google Ngram Viewer.

  7. Massimo S.:

    Diciamoci tutta la verità: molti ns. dubbi o perplessità potrebbero essere risolti dalla consultazione di buoni (e aggiornati) vocabolari e grammatiche (che non sempre abbiamo, però, a ns. disposizione…), e/o da una mirata consultazione di appropriati siti internet (consultazione che, però, non sempre riusciamo ad impostare e a scrutinare in modo appropriato…).
    Attività che richiedono tanto più tempo e impegno quanto più si è distanti, per studi e lavoro, dai temi connessi ai linguaggi, ai termini, insomma dai temi trattati dal blog.

    Ma perché ‘dannarsi l’anima’ in ricerche del genere quando c’è un’esperta a nostra disposizione, per così dire, che ci fornisce ogni indicazione e ci dà preziose mappe e spunti per orientarci nell’intricato mondo dei linguaggi? 😉

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