To.ma.to. ➜ inglese farlocco al MiBACT

logo di To.ma.to. TOp MArathon TOurism

To.ma.to., acronimo di Top Marathon Tourism, è il nome di una manifestazione organizzata dal Ministero dei Beni culturali. È descritta come maratona dei talenti, due giornate di brainstorming collettivo per ideare un progetto originale e innovativo per migliorare l’offerta e l’esperienza turistica nel nostro Paese.

Sarei curiosa di sapere come è stato ideato il nome. Sospetto che sia stata scelta una parola inglese che potesse simboleggiare l’Italia (pizza e spaghetti ➜ pomodoro ➜ tomato!) e poi sia stato fatto una specie di acrostico con le sillabe. Il risultato finale però è tipico inglese farlocco, di e per italiani con scarse competenze linguistiche.

Top Marathon Tourism, parole assemblate a caso?

Alcune nozioni rudimentali: in inglese il determinante, l’elemento che in un sintagma o in una parola composta ne caratterizza e specifica un altro, precede sempre il determinato. Esempi: dance marathon, ski marathon, radio marathon sono tipi di maratona, invece adventure tourism, space tourism, wine tourism sono tipi di turismo. 

Marathon Tourism quindi non vuol dire “maratona di/sul turismo”, come indica l’indirizzo email dell’evento (maratonaturismo ‍@invitalia.it), bensì “turismo da maratona”. È un tipo di vacanza incentrato sulla partecipazione a una maratona, noto anche come runcation (running+vacation) in inglese americano. È sicuramente un’opportunità turistica da sfruttare ma che non c’entra con To.Ma.To.

Aggiungo anche che non è chiaro se l’aggettivo top faccia riferimento alla maratona, [[top marathon] [tourism]], oppure al turismo, [top [marathon tourism]], comunque né top marathontop tourism sono molto significativi in inglese.

La lingua italiana, un bene culturale

Dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo mi aspetterei una conoscenza meno superficiale dell’inglese e soprattutto che venga sempre promossa e valorizzata la lingua italiana, anche nella scelta dei nomi.

C’è però un aspetto positivo: To.ma.to. è un evento poco noto, quindi non c’è il rischio delle figuracce del famigerato VeryBello, ve lo ricordate? Dettagli in #verybello, vero italiano e inglese maccheronico.
.

Vedi anche: Elenco di anglicismi istituzionali


Ciaone!

A proposito di scelta delle parole, un esempio di comunicazione del ministro Franceschini:

Mastrantonio fa un’analisi gustosa di ciaone, che descrive come una pernacchia linguistica […] per poi aggiungere che “ciaone” non è più un saluto amichevole ma un addio irridente, un albertosordiano gesto dell’ombrello.

Ciaone è una parola che ha suscitato molta avversione ma credo soprattutto per il concetto che rappresenta, le sue accezioni e le modalità d’uso. Se osservata da un punto di vista lessicale, evidenzia invece la grande flessibilità ed espressività dei suffissi alterativi dell’italiano: qui –(o)ne con soli due fonemi aggiuntivi conferisce un’intensificazione peggiorativa ma contemporaneamente ironica.

La storia di ciaone è raccontata in Da dove arriva il termine ciaone? (Wired).

6 commenti su “To.ma.to. ➜ inglese farlocco al MiBACT”

  1. Francesca:

    secondo me hanno puntato sulla Campbell soup di Warhol per quanto riguarda “originale e innovativo”, solo che sono già passati 54 anni, non so quanto sia più originale e innovativa l’arte di Wahrol e mi chiedo quanti la ricordano (non è la Marilyn), soprattutto tra le persone più giovani

  2. Giovanna:

    Forse mi sbaglio, ma questo continuo ricorrere a “neologismi liberamente ispirati all’inglese” denota una tendenza schizofrenica. Da un lato si ricorre all'”inglesorum” con l’intento di dare più prestigio ai contenuti, dall’altro si motivano le soluzioni farlocche con la scusa che “sono meglio comprese dal parlante italiano” (come ha sostenuto qualcuno in un commento a un post precedente, a difesa di tali scelte). A me sembra contraddittorio.

  3. Alpha T:

    Dovevano usare un altro acrostico che riproducesse TOMATO.
    Propongo:
    TO
    MAtteorenzify
    TOurism

    😀

  4. Wilson:

    Dalla scatola pensavo si parlasse dello sfruttamento economico delle maratone più importanti (come Boston e New York, che immagino siano maratone top), in fondo l’Italia ha almeno la Maratona di Venezia che ha le potenzialità per fare qualcosa di simile.

  5. Massimo S.:

    Secondo me l’iniziativa è sbagliata anche per un altro motivo: il non prendere in considerazione e sfruttare la predisposizione del turista ad assimilare parole ed espressioni del paese che egli intende visitare e lo ospiterà, e quindi la possibilità di utilizzare senz’altro, sia pure con opportune e mirate spiegazioni, parole ed espressioni tipicamente italiane per veicolare iniziative di promozione turistica, parole ed espressioni che potranno così consolidarsi nel linguaggio altrui, veicolando allo stesso tempo le peculiarità e le attrattive del ns. paese.

  6. Licia:

    @Francesca, su Twitter qualcuno ha ricordato anche le produzioni in scatola di Piero Manzoni 😉

    @Giovanna, attraverso Twitter più volte ho provato a chiedere spiegazioni sulla scelta degli anglicismi (ormai tutte le istituzioni hanno un profilo), ma le mie domande vengono sempre ignorate! È un esempio di social washing istituzionale (presenza sui social network ma nessuna interazione con chi chiede informazioni o spiegazioni)?
    Anche in questo caso devo ancora ricevere una risposta:

    @Alpha T. 😀

    @Wilson, non hanno le idee molto chiare!

    @Massimo in questo caso però il target non sono i turisti ma gli addetti ai lavori.

I commenti sono chiusi.