Gli aggiornamenti annuali dei principali dizionari dell’uso dell’italiano vengono spesso rilanciati dai media, che però di solito si limitano a riportare gli esempi dei comunicati stampa delle case editrici. Ho quindi apprezzato molto l’approfondimento di Massimo Persotti che per il suo programma radio Salvalingua ha intervistato il lessicografo Andrea Zaninello, uno dei curatori dell’edizione 2026 del Vocabolario Zingarelli:
Zaninello ha descritto molto efficacemente i criteri usati per decidere quali parole inserire, tra cui diffusione, frequenza e permanenza nel tempo. Ha spiegato che le parole nuove non sono solo neologismi ma anche nuove accezioni di parole esistenti e termini settoriali che diventano rilevanti anche nel lessico comune, come pure parole dialettali che si diffondono al di fuori degli ambiti regionali.
Zaninello ha ricordato che le parole sono uno specchio dei tempi e ha fatto molti esempi, tra cui anglicismi, neoformazioni ibride e alcune parole dai social, specificando però che non vengono seguite tendenze effimere (che invece – aggiungo io – piacciono tanto ai media!).














