Worklimate, nome e comunicazione astrusi

Titoli di notizie: 1 Ordinanza caldo, vietato lavorare al sole, in quali regioni in vigore lo stop; 2 Caldo record, sale il numero di regioni che vietano il lavoro all’aperto dalle 12:30; 3 Cosa hanno deciso le Regioni che hanno fatto le ordinanze anti-caldo; 4 Caldo, ecco il protocollo per il lavoro, tutte le misure su Cig, orari e turni

Dalle notizie sui provvedimenti presi da alcune regioni per tutelare chi lavora all’aperto nelle giornate di caldo estremo ho scoperto l’esistenza di Worklimate. È un progetto di ricerca coordinato dal Consiglio Nazionale delle Ricerche e da Inail sulle conseguenze che lo stress termico ambientale associato ai cambiamenti climatici può avere sulla salute e sulla produttività dei lavoratori.

Logo Worklimate 2.0 “Clima lavoro prevenzione” e descrizione “Temperature estreme e impatti su salute, sicurezza e produttività aziendale: strategie di intervento e soluzioni tecnologiche, informative e formative”

Worklimate fornisce informazioni di vario tipo e una piattaforma previsionale di allerta con mappe e altre indicazioni per la valutazione dei rischi legati all’esposizione ad alte temperature, e ha come destinatari “lavoratori, datori di lavoro e addetti alla sicurezza e gestione lavoro nel settore occupazionale”.

Nome astruso

Worklimate è un progetto italiano che si rivolge a chi lavora in Italia, eppure si è scelto di denominarlo con uno pseudoanglicismo ottenuto dalle due parole inglesi work e climate che nella combinazione worklimate suscitano perplessità sia per la forma che per il significato:

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“fare un meme”

foto da telecamera di sicurezza degli Uffici con turista che danneggia quadro e dichiarazione del direttore del museo Simone Verde: “Oggi un turista volendo fare un meme davanti a un dipinto, indietreggiando in posa come il principe dei Medici ritratto ha urtato la superficie dell’opera”

Ho riportato le parole dei direttore degli Uffizi sul turista che ha danneggiato un dipinto di Anton Domenico Gabbiani perché evidenziano l’evoluzione subita dalla parola meme in questi anni:

  1. meme è un nome coniato dal biologo inglese Richard Dawkins negli anni ‘70 come termine (lessico specialistico) che aveva il significato specifico di “unità fondamentale dell’informazione culturale, per es. un’idea o un determinato comportamento, che si trasmette da un individuo a un altro verbalmente o con l’imitazione”
  2. con l’avvento dei social media, nel XXI secolo nella cultura popolare meme ha subito un processo di determinologizzazione, diventando una parola (lessico comune) usata per indicare in modo generico vari tipi di contenuto virale, in particolare parodie
  3. negli ultimi anni il significato di meme è stato ulteriormente diluito e ora indica anche qualsiasi tipo di contenuto ironico, di solito corredato di didascalie o altri commenti, che è destinato alla pubblicazione e condivisione sui social, ma non ha più la viralità come caratteristica distintiva: si può dire “fare un meme” anche se poi non lo vedrà quasi nessuno

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BUONSALVE e “compensazione verbosa”

fumetto con saluto BUONSALVE!

Nel 2017 in Nuovi saluti: buonsalve e buonciao avevo descritto due saluti insoliti, probabilmente modellati scherzosamente sull’inglese goodbye, il cui uso era ristretto quasi esclusivamente a contesti online come canali Youtube, forum, chat, blog e alcune community. Non si riscontravano invece nel mondo “reale”, a parte qualche occorrenza giocosa o ironica rivolta a chi era in grado di riconoscerli.  

In questi 8 anni buonsalve, a quanto pare, ha subito un’evoluzione. Non è più solo un saluto “digitale”, che nel frattempo si era esteso anche a TikTok e altri social, ma può essere usato non ironicamente nella quotidianità anche in contesti professionali. O perlomeno è quanto farebbe supporre la nuova serie di una trasmissione televisiva, Casa a prima vista, in cui un giovane agente immobiliare toscano incontra i clienti salutandoli cordialmente con buonsalve.

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Affettare il corpo: una riesumazione?

Le parole di un noto preparatore atletico che in un’intervista spiegava i benefici anche per i non sportivi di fare movimento di vario tipo e lavorare sull’equilibrio:

fumetto con testo “...evitano di avere un trigger point, che è un punto dove senti un dolorino da dove può partire una rigidità che può poi cominciare ad affettare il resto del corpo”

Isolando la frase dal contesto credo sia inevitabile che affettare il resto del corpo faccia pensare a un enorme coltello che taglia a pezzi arti o altro.

Nell’intervista però era così ricorrente l’uso di anglicismi (il tuo knowledge, un bond, motion is lotion, lack di movimento…) che chi parla inglese poteva capire che affettare andava inteso nel senso del verbo inglese affect [something], “avere effetto su [qualcosa]”.

Non mi era ancora capitato di sentire questo uso di affettare e quindi non so se sia una peculiarità dell’idioletto dell’intervistato, che non si è reso conto dell’ambiguità, oppure se sia effettivamente diffuso in ambiti dove prevale l’itanglese e spesso si privilegiano neoformazioni ibride anziché usare il verbo italiano corrispondente (ad es. sharare per condividere, skippare per saltare, snitchare per fare la spia, applicare da apply per fare domanda, mutare da mute per silenziare…).

Chi ha letto fin qui probabilmente ha già formato una propria opinione sulla locuzione affettare il corpo modellata sull’inglese affect the body. Positiva o negativa?  

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Lunistizio, parola acchiappaclic

Alcuni titoli di notizie dell’11 giugno 2025:

Esempi di titoli: 1 Lunistizio maggiore, quando la luna si ferma; 2 Oggi c’è il lunistizio maggiore; 3 Lunistizio Maggiore 2025, la Luna delle Fragole più bassa degli ultimi 20 anni; 4 Arriva la “Luna Piena delle Fragole” e il lunistizio”

Chissà come funziona il meccanismo che improvvisamente diffonde e dà grande visibilità a una parola inusuale e di bassissima frequenza come lunistizio, credo finora sconosciuta a gran parte del parlanti.

Lunistizio

Lunistizio non è un termine astronomico ma si tratta di una parola desueta, di cui nell’ultimo secolo si trova traccia quasi esclusivamente in testi a carattere astrologico, esoterico o pseudostorico, mai in pubblicazioni scientifiche.

I media che si sono appropriati della parola  lunistizio ne spiegano il significato dicendo che equivale al “solstizio della luna”, cioè la Luna nel punto più basso della sua traiettoria orbitale rispetto all’equatore celeste, allo stesso modo in cui il solstizio rappresenta l’istante e punto dell’eclittica in cui il Sole, due volte all’anno, si trova alla massima distanza dall’equatore celeste. Se il nome lunistizio fosse congruente con il nome solstizio, dovrebbe però descrivere un fenomeno che avviene mensilmente e non sarebbe quindi così raro.

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Non più scatolette ma “pochet boul”

Ho sentito la pubblicità televisiva di un noto marchio di conserve alimentari senza però vedere le immagini, e mi ha colpita la frase finale perché non ero del tutto sicura di averla capita correttamente:

Fotogramma da pubblicità televisiva, con immagine di una scodella con la scritta “Insalatissime” e fumetto di voce fuori campo che dice “un mare di ricette creative in una pòchet bòul”

Ho cercato la pubblicità, che è rivolta a consumatori giovani con stile di vita smart e cool (citazione!), e ho avuto la conferma che viene usato l’anglicismo pocket bowl, quindi ciotola o scodella tascabile.

Trovo singolare questa scelta denominativa perché in inglese ho visto invece usare il nome pocket bowl principalmente per ciotoline pieghevoli o comprimibili per cani, comode da portare con sé per dare da bere o mangiare al proprio animale quando si è in giro.

Immagini con esempi di “pocket bowl” per cani fatte di tessuto plastico ripiegabile

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deiezioni (cagate) • minzioni (pisciate)

Uno dei tanti cartelli rivolti a proprietari di cani incivili, ma che si distingue per un uso creativo di alternative lessicali:

cartello disegnato a mano con Snoopy che tiene al guinzaglio Charlie Brown che fa pipì e testo SI PREGANO I PROPRIETARI DI CANI DI NON LASCIARE LE DEIEZIONI (CAGATE) E MINZIONI (PISCIATE)DEL PROPRI ANIMALI SUL MARCIAPIEDE! È PROVA DI CIVILTÀ! GRAZIE

Il registro è l’insieme delle modalità espressive e delle connotazioni stilistiche appropriate a un dato livello o a una data situazione comunicativa.

Chi ha scritto questo cartello ha optato per un registro formale che associamo all’italiano burocratico delle comunicazioni ufficiali, e le scelte lessicali deiezioni e minzioni sono del tutto congruenti con questa varietà linguistica.

Mi è piaciuta l’idea di aggiungere tra parentesi le alternative cagate e pisciate, parole che appartengono invece a registri informali, connotate volgarmente e di solito associate all’italiano parlato anziché scritto.

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*saphari, un ipercorrettismo

In un pannello pubblicitario ho notato l’insolita grafia saphari anziché safari:

Immagine di pannello pubbliciario di “LagoBus, alla scoperta del nostro territorio” che offre giri in barca sul lago diurni e notturni birdwatching e SAPHARI fotografico

Saphari è un esempio di ipercorrettismo, “errore causato da scarsa conoscenza e da interferenza linguistica, le quali agiscono da stimoli correttori nei confronti di una parola, di una forma grammaticale o di un costrutto, giudicati errati”. Si manifesta con la sostituzione volontaria o anche inconsapevole di una forma corretta con una scorretta. Spesso riguarda l’ortografia o la pronuncia di forestierismi.

Safari è una parola di origine swahili, a sua volta dall’arabo sāfara, “viaggiare”. Attraverso l’inglese è entrata in varie lingue diventando così un internazionalismo acquisito anche dall’italiano negli anni ‘50 del secolo scorso.

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“CARPET DIEM” (di tappeti e tappetini)

Uno zerbino che ha attirato la mia attenzione per il gioco di parole ibrido latino-inglese:

Non l’avevo mai visto prima ma ho scoperto che non è una novità. Anche in inglese si dice carpe diem e si trovano infatti varie occorrenze della spiritosaggine carpet diem anche nel mondo anglofono, però in contesti piuttosto diversi. Il gioco di parole ibrido sullo zerbino italiano mi pare invece adatto solo a chi ha conoscenze limitate dell’inglese.

In inglese mi pare improbabile che uno zerbino venga descritto come carpet, non solo perché si chiama invece door mat / doormat ma anche perché nell’inglese contemporaneo carpet non è una parola che verrebbe usata genericamente per indicare un tappeto, che di solito si dice rug: è una differenza che evidenzia l’erronea equivalenza tappetocarpet che in molti avevamo imparato a scuola (e che si trova ancora in alcuni dizionari).

In generale, in inglese il tessuto che si stende sul pavimento per protezione, decorazione o maggiore confortevolezza ha un nome diverso determinato dalla superficie che viene coperta:

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Neologismi papali: totopapa e fantapapa

Titoli: 1 Conclave dopo la morte di Papa Francesco: il Totopapa della Chiesa cattolica; 2 Il toto-Papa infiamma i bookmaker esteri (ma in Italia non si può): testa a testa Parolin-Tagle; 3 Fantapapa, cos’è e come funziona il gioco sul Conclave: la formazione, i cardinali, i jolly, la lavagna tattica; 4 FantaPapa, in due giorni quasi tremila hanno schierato i loro papabili.

Dopo la scomparsa di papa Francesco sono apparsi due occasionalismi informali, totopapa e fantapapa, che sono ottenuti con lo stesso meccanismo linguistico. Fanno ricorso entrambi a elementi formativi con funzione prefissale recenti e alquanto produttivi, per cui il significato di totopapa e fantapapa risulta facilmente intuibile.

Totopapa

Totopapa non è esattamente un neologismo ma una “parola cometa”: era già apparso nel 2013 per indicare le supposizioni su chi sarebbe uscito pontefice dal conclave, argomento che ha ampio spazio sui media quando scompare un papa, anche se solo per pochi giorni.

L’elemento toto- è usato per conferire il significato di pronostico e quindi di previsioni su un evento futuro. Ha consentito di formare varie parole, come ad es. totoelezioni, totoministri, totonomine e totofestival, ed è facilmente riconducibile a Totocalcio che invece è un nome con un’origine meno nota, totalizzatore [del] calcio: dettagli e altri esempi in Dal Totocalcio alle totoparole.

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Itanglese: storie di parole


copertina del libro Itanglese. Storie di parole da abstract a wine bar

È uscito da poco Itanglese. Storie di parole da abstract a wine bar del linguista Maurizio Trifone, una lettura molto piacevole e informativa per chiunque sia interessato all’itanglese, “l’italiano infarcito di anglicismi e pseudoanglicismi”.

È una rassegna di 75 percorsi di parole inglesi in italiano entrate nella lingua in epoche diverse, ognuna con una propria storia. Per ciascun anglicismo scelto è descritta l’origine in inglese e la sua comparsa ed evoluzione in italiano, con molti esempi d’uso tratti principalmente da archivi di giornali e in misura minore da repertori lessicografici, romanzi, saggi, testi istituzionali e carteggi (ma non da pubblicità, dai social o da corpora di italiano). Per ogni anglicismo vengono inoltre indicate opzioni lessicali italiane.

Anche nell’introduzione prevale un’analisi di tipo diacronico, come ad esempio nella descrizione di come si è affermato il nome itanglese sulle alternative apparse in anni diversi (itangliano, italiese, italese, itenglish, itanglish, italaricano, inglesorum…). Ho trovato molto efficace la sintesi di com’è cambiato nel tempo l’atteggiamento verso gli anglicismi, sia nella società italiana che nelle osservazioni degli specialisti, con una panoramica delle posizioni a volte contrastanti di linguisti che si sono occupati dell’impatto dell’inglese sull’italiano, dai puristi che rifiutavano qualsiasi parola straniera ad alcuni “aperturisti” che tendono a ridimensionare le preoccupazioni sulle interferenze dell’inglese.

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Guadagnino: “torsione bigotta”, “fuori sincrono”

Alcuni titoli su Queer, nuovo film del regista Luca Guadagnino, in cui è palese un’interferenza dell’inglese:

Titoli: 1 Luca Guadagnino e Daniel Craig: il film Queer come risposta alla bigottizzazione americana. Luca Guadagnino e Daniel Craig presentano il film “Queer”, un inno alla diversità ispirato a Burroughs, che affronta temi di identità e libertà, in uscita il 17 aprile 2025; 2 “Queer”, il grido di Guadagnino contro il bigottismo: “La diversità non si cancella”; 3 Cinema contro l’intolleranza: Guadagnino risponde alla deriva bigotta di Trump con Queer

I titoli rimandano a un’intervista di Repubblica in cui Guadagnino si è espresso sugli attacchi di Donald Trump alla comunità LGBTQ+ e alle aziende che praticano politiche inclusive (DEI, diversity, equity, and inclusion):

«In tutti i progetti, storie, personaggi, ho messo in atto ogni politica che si possa definire di diversità, equità, inclusione. Questa torsione bigotta è preoccupante, ma la risposta è continuare a fare le cose come sempre.»

L’aggettivo bigotto significa bacchettone e chi legge di torsione bigotta, deriva bigotta, bigottismo e bigottizzazione penserà che Guadagnino si riferisca alla religiosità di facciata ostentata dall’amministrazione Trump e dai repubblicani. Dubito però che sia quanto intendesse Guadagnino.

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Semantics alla Casa Bianca

Negli Stati Uniti la Casa Bianca continua a minimizzare l’uso di una chat sull’app Signal con cui il ministro della difesa Hegseth ha condiviso informazioni su un’operazione militare in Yemen, poi pubblicate dal giornalista Jeffrey Goldberg incluso per sbaglio nella chat. La risposta ufficiale è incentrata sulle singole parole usate da Goldberg per descrivere l’accaduto: le informazioni condivise sulla chat non erano riservate (“not classified”) e non si trattava di un piano militare (“not a war plan”). Alcune reazioni di media americani:

Foto della portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt e titoli con sottotitoli in inglese: 1 Hegseth’s Leak Would Have Warned the Enemy. The White House Is Using Semantics to Obscure That. War plan or battle plan? Classified or not? The answers to those questions amount to a distinction without much of a difference; 2 Team Trump leans into semantics to downplay Signal group chat scandal. White House officials have had days to come up with a “Signalgate” defense. They’ve settled on a weird point about the meaning of “war plans”; 3 Republicans Play “War Plan” Semantics As More Damning Texts Released

Ho evidenziato semantics perché consente di illustrare un esempio di anisomorfismo tra inglese e italiano dovuto a determinologizzazione, un processo di risemantizzazione con cui un elemento lessicale che in origine aveva un significato fisso e specifico in un ambito specializzato (termine) entra nel linguaggio comune dove assume un significato più generico (parola).

Il termine semantics

Il termine inglese semantics equivale all’italiano semantica quando indica la disciplina scientifica che studia il linguaggio dal punto di vista del significato e che in altri ambiti (semiotica, filosofia, logica…) analizza i rapporti tra segni e referenti.

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Vasco Rossi: in che senso “pazzo visionario”?

immagine della pagina di Instragram che la foto della prima pagina del tema di Vasco Rossi e il commento del cantante che inizia con “Proprio oggi (11 marzo) nel 1972 stavo scrivendo il mio “Tema libero su un tema libero”!

Mi è capitato di leggere Vasco Rossi, il tema a scuola chiesto dal prof «che mi ha aperto il cervello». Cosa aveva scritto da studente e la lezione prima del successo, un articolo che riporta un compito in classe del 1972 condiviso dal cantante. In una delle frasi del tema c’è un aggettivo che ha attirato la mia attenzione perché ritengo probabile che chi legge il testo ora gli attribuisca un significato diverso da quello inteso da Vasco Rossi 53 anni fa:

[…] L’uomo che sogna non serve! E le madri non protestano nel vedersi strappare i figli dal seno per impiegarli e trasformarli in una massa informe di materia grigia, da bruciare come elemento propulsore di questa civiltà. Tutto questo è tanto triste quanto di una evidenza pazzesca. Eppure a volte sono costretto a chiedermi se sono io, il pazzo visionario. La maggior parte di quelli che mi circondano, pare che non si accorgano di niente. […]

Variazione diacronica

Nel 2025 l’aggettivo visionario viene usato prevalentemente con connotazioni positive: è descritto come visionario chi dimostra grande fantasia e creatività e/o che si rivela lungimirante e riesce a immaginare chiaramente come sarà il futuro.

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L’IA “sciacqua i panni in Arno”. Il ruolo della traduzione

Che impatto ha l’intelligenza artificiale sulla lingua italiana e sulla traduzione? Se ne discute lunedì 24 febbraio in un convegno con diretta streaming:

Programma del convegno. Relatori: Giuseppe Antonelli, “L’IA-taliano e le sue varietà”;  Federico Gaspari, “I panni sporchi si lavano in casa: gli studi sulla traduzione alle prese con l’intelligenza artificiale generativa”; Maria Margherita Mattioda, “La traduzione automatica neurale: innovare la didattica per una professionalizzazione delle competenze”;

L’intelligenza artificiale “sciacqua i panni in Arno” – Il ruolo della traduzione è un convegno organizzato dalla Rappresentanza in Italia della Commissione europea che lo sintetizza con questa descrizione:

Accademici di spicco esploreranno le interazioni tra gli ambiti dell’intelligenza artificiale, della linguistica e della traduzione, mettendone in luce, tra le altre cose, le ricadute professionali e didattiche e gli effetti sulla lingua che parliamo ogni giorno.”

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