M.easy? YEAH, è inglese farlocco istituzionale!

M.easy. Prova il chatbot di Pago in Rete! Chiama il Numero Verde 800.588.518

Dal 2020 le tasse e i contributi scolastici richiesti agli alunni delle scuole statali per le attività curriculari ed extracurriculari devono essere versati attraverso Pago In Rete, il servizio centralizzato per i pagamenti telematici del Ministero dell’Istruzione.

È un servizio essenziale che riguarda tutte le famiglie con figli in età scolare, ma pare che molti abbiano ancora difficoltà d’uso. Per informazioni è stato predisposto un numero verde con risposte automatizzate (chatbot) che è stato chiamato M.easy (o M.Easy), ennesimo esempio di anglicismi usati a sproposito.

Non ho idea di cosa possa voler dire l’iniziale M., che anteposta all’aggettivo easy mi aspetto abbia la funzione di altro aggettivo o di avverbio. Dubito voglia dire molto, ed escludo anche much che sarebbe grammaticalmente errato (corretto: very), però non riesco a farmi venire in mente nessun’altra parola del lessico di base inglese che inizi per m e sia rilevante in associazione a easy

Qualsiasi cosa del tipo Ministero easy o Mister easy o altro sostantivo sarebbe un tipico caso di inglese farlocco, combinazioni di parole inglesi pensate da italiani per italiani ma che per un anglofono sarebbero sgrammaticate e/o non avrebbero molto senso.

Ho chiesto spiegazioni al profilo Twitter del Ministero dell’Istruzione ma non ho ricevuto risposta: ho il sospetto che il significato del nome M.easy sia noto solo a chi l’ha ideato e nessun altro!

Dubito comunque che chi l’ha scelto si sia posto il problema della trasparenza e della riconoscibilità del nome, e dubito anche che abbia considerato che chi conosce l’inglese potrebbe associare M.easy a parole inglesi reali come measly, misero, o measles, morbillo…

Chiama M.easy! Il chatbot telefonico di Pago In Rete. M.Easy fornisce assistenza ai cittadini che devono effettuare pagamenti alla Scuola o al Ministero tramite Pago In Rete.

Chi ha scelto il nome probabilmente non ha neppure molta esperienza di interfacce utente. Non ha infatti considerato la discrepanza tra la forma scritta del nome, M.easy, e quello che si sente se si chiama il numero verde: "Ciao, sono MISSI l’assistente virtuale di Pago in rete". È una complicazione inutile, facilmente evitabile ricorrendo a un nome italiano (“si legge come si scrive”)!

Si nota anche una vistosa incongruenza terminologica: M.easy è pubblicizzato come chatbot nel materiale informativo e nel popup del sito www.istruzione.it/pagoinrete ma la voce automatizzata che risponde al numero verde si presenta invece come assistente virtuale, come nella pagina Assistenza.

Richiedi assistenza. Per richieste di assistenza relative al sistema Pago In Rete si prega di chiamare il numero verde 800.588.518. Il servizio di supporto è attivo 7 giorni su 7, h24. Per avere maggiori informazioni si possono leggere le FAQ. Condizioni generali di utilizzo dell'assistente virtuale M.easy

L’incongruenza è sicuramente fonte di confusione per chi non ha familiarità con la terminologia informatica e in mancanza di definizioni o spiegazioni non sa che qui si intende la stessa cosa. Dare per scontato che tutti conoscano il significato di chatbot e assistente virtuale è un esempio di maledizione della conoscenza.

Per complicare ulteriormente le cose, nell’infografica che illustra Pago In Rete viene pubblicizzato un altro numero verde per l’assistenza, presumibilmente un servizio diverso che tra l’altro ha anche orari diversi (non so chi o cosa risponda perché quando ho provato era sempre occupato!)

Hai bisogno di assistenza? Numero verde: 080 92 67 603. Consulta le F.A.Q.

Anche il collegamento “FAQ” non corrisponde (1 vs 2), d’altronde per aumentare la confusione il ministero dell’Istruzione ricorre a due siti diversi, con informazioni diverse:
www.miur.gov.it/-/pago-in-re-1
www.istruzione.it/pagoinrete/index.html

Ho perplessità anche sulla scelta delll’anglicismo FAQ (andrebbe scritto senza punti) perché l’acronimo non è trasparente e non tutti lo conoscono, come già descritto in Fase 2 FAQ per italiani (con caro defunto).

Potrei evidenziare altri aspetti del sito e scelte linguistiche che dimostrano scarsa attenzione all’utente finale, che qui è qualsiasi cittadino italiano, ma preferisco non infierire.

Ribadisco però la mia convinzione che l’abuso di anglicismi è un segno di mancanza di rispetto per chi è obbligato a usare il servizio. Le famiglie di chi frequenta la scuola italiana non sono tenute a conoscere l’inglese!

Futura YEAH!

Ritengo inoltre che un ministero italiano che si rivolge a cittadini italiani o comunque a chi frequenta scuole italiane non dovrebbe ricorrere a parole inglesi se non insostituibili. La preferenza per itanglese e pseudoanglicismi veicola il messaggio che l’italiano sia una lingua inadeguata per comunicare nuovi concetti.

Se proprio non si riesce a rinunciare agli anglicismi, perlomeno bisognerebbe assicurarsi di farlo correttamente. Purtroppo non è sempre il caso, neppure se si tratta della massima autorità nell’istruzione del nostro paese. Ecco un esempio:

FUTURA YEAH! YOUTH EUROPEAN ACTION HACKATHON -- Ministero dell’Istruzione

Da una comunicazione del Ministero dell’Istruzione:

Festa dell’Europa: al via “Futura Yeah!”, l’hackathon creativo per immaginare la scuola del futuro ispirata ai valori dell’Ue.  
Un hackathon creativo dedicato alle ragazze e ai ragazzi delle scuole secondarie di secondo grado, con l’obiettivo di costruire una campagna di valorizzazione della scuola futura ispirata ai valori dell’Europa. È “Futura Yeah!” (Youth European Action Hackathon), l’evento promosso dal Ministero dell’Istruzione in occasione della Festa dell’Europa.

Inglese farlocco

Anche in questo caso ho provato a chiedere delucidazioni a chi gestisce il profilo Twitter del Ministero per sapere come vada interpretata la sequenza di parole inglesi [Futura] Youth European Action Hackathon perché in assenza di spiegazioni non si capisce se youth sia riferito ad action oppure ad hackathon e se vada inteso come “della gioventù”, “per la gioventù” o altro, né se futura sia un refuso per l’inglese future oppure se sia l’aggettivo italiano nella forma femminile singolare (forse un riferimento a Lucio Dalla?) e quindi si tratti di un nome ibrido. 

Non ho ricevuto risposta, per me una conferma che è un altro esempio di inglese farlocco pensato da italiani per italiani. Ad hackathon, anglicismo che piace molto al ministero (vedi sotto) sono associate parole inglesi del lessico di base familiari anche a chi ha conoscenze rudimentali della lingua, però sono assemblate in una sequenza che in inglese risulta malformata o comunque anomala (cfr. ordine delle parole nei sintagmi nominali inglesi). In un eccesso di prudenza eviterei inoltre di usare una parola che inizia per fu… come primo elemento.  

Acronimo inverso 

Presumo che YEAH sia stato concepito come acronimo inverso, un acrostico costruito su una parola esistente: qualcuno avrà scelto l’esclamazione informale yeah considerandola rappresentativa del linguaggio giovanile e poi avrà recuperato parole inglesi con l’iniziale desiderata per completare l’acrostico.

Anglicismo farlocco?

Il Ministero dell’Istruzione da anni usa la parola hackathon con un’accezione non standard di “gara di idee”, come già descritto in Anglicismi: criteri di condotta (messi in pratica). Gli hackathon del ministero non prevedono alcuna programmazione di software e non sono congruenti con le definizioni di hackathon registrate dai dizionari di italiano che potrebbe consultare chi non conosce l’anglicismo. Esempio dal Vocabolario Devoto-Oli:

Definizione di hackathon dal Vocabolario Devoto-Oli: Evento nonstop della durata di uno o due giorni, durante il quale esperti di diversi settori dell’informatica lavorano insieme per realizzare un software

Anche il Vocabolario Treccani e altri rimarcano l’aspetto informatico come caratteristica essenziale dell’evento, ma negli hackathon organizzati dal ministero non è prevista la creazione di software: per YEAH!, ad esempio, i partecipanti “sceglieranno alcuni simboli europei (luoghi, concetti, personaggi) capaci di veicolare i valori comunitari che ritengono utili alla scuola del futuro” e poi “si sfideranno nell’ideazione e nella realizzazione di una campagna di valorizzazione della propria visione di scuola futura europea”. 

Se un forestierismo viene usato con una nuova accezione o ne viene esteso il significato, sarebbe opportuno spiegare come interpretarlo  – non ci si può aspettare che studenti e insegnanti lo conoscano – ma non si riesce a trovare nessuna definizione né nel sito www.miur.gov.it né in www.istruzione.it.

1 Sei veramente padrone del significato di quel termine?  2 Lo sai pronunciare correttamente?  3 Lo sai anche scrivere correttamente?  4 Sei sicuro che il tuo interlocutore lo comprende?

In conclusione…

Purtroppo questi esempi forniscono un’ulteriore conferma che nelle istituzioni italiane c’è poca attenzione ai cittadini e che manca del tutto una cultura terminologica che aiuti a fare scelte più oculate. È particolarmente sconsolante che succeda anche al Ministero dell’Istruzione!

Come già descritto in Terminologia e comunicazione, sono convinta che una gestione sistematica della terminologia aiuterebbe i comunicatori pubblici a rendere i loro testi più fruibili perché consentirebbe di individuare i concetti più rilevanti e i termini che li designano, semplificherebbe e ottimizzerebbe le scelte terminologiche (ma anche denominative per i nomi propri di servizi, eventi, iniziative…) e renderebbe consapevoli della necessità di fornire spiegazioni o esempi facilmente consultabili per i concetti più ostici. Sono convinta che verrebbe ridotto drasticamente anche il numero di anglicismi superflui e il ricorso all’inglese farlocco.
. 

Altre considerazioni in Elenco di anglicismi istituzionali, a cui ho aggiunto questi esempi.


In questi anni ho raccolto vari esempi di anglicismi superflui o usati impropriamente dal Ministero dell’Istruzione / MIUR:

►  La buona scuola, tra anglicismi e sillabazioni
►  La “via italiana” alla Scuola Digitale
►  MIUR: lunga vita all’inglese farlocco?
►  Il public speaking nella scuola pubblica
►  Nello spazio, DON’T PANIC! Miur, #sapevatelo
►  #hackschool, hackathon e H-ACK per il MIUR
►  Si può leggere il focus?
►  Anglicismi governativi: STEM
►  Anglicismi governativi: schoolkit
►  Anglicismi governativi: School Bonus
►  Inglese farlocco per le scuole: *bulloff
►  hate speech vs incitamento all’odio
►  Aggiornamenti su coding
►  TRAINEESHIP prende a calci l’italiano
►  Inglese farlocco: Contamination Lab (CLab)
►  School Shooting, pessimo nome itanglese


8 commenti su “M.easy? YEAH, è inglese farlocco istituzionale!”

  1. .mau.:

    in effetti io ho pensato a measly 🙂

    (per il significato di hackaton, purtroppo anche la mia azienda lo usa in quel modo barbaro)

  2. Watkin:

    Penso che l’associazione fonetica che si voglia fare sia quella MIUR-Measy. Da galera.

  3. John Dunn:

    Yeah, well, like, it’s just four random words strung together, innit? Ovvero:
    Si prende una qualsiasi parola inglese di 3-5 lettere per usarla come acronimo. Per decifrare questo acronimo, si sceglie in modo casuale la quantità giusta di parole inglese, mettendole insieme in ordine casuale. E così si immagina di aver creato qualcosa di spiritoso. Invece non è che l’ennesimo abuso della presunta flessibilità della lingua inglese. In questo caso più sensato sarebbe stato forse European Youth Hackathon Action. Poi l’acronimo YEAH è totalmente inadatto per il Ministero dell’Istruzione; mica sono i Beatles!

  4. Licia:

    @.mau. @Watkin chissà se riusciremo mai a scoprire cosa vuol dire veramente la M! Non credo MIUR perché nell’ennesimo rimescolamento di ministeri qualche anno fa hanno sdoppiato l’allora MIUR in Ministero dell’Istruzione e in Ministero dell’Università e della Ricerca (MUR). Ho notato anch’io che in Italia si fa un uso molto flessibile di hackathon, però proprio per questo andrebbe chiarito il significato esteso per chi non lo conosce, soprattutto considerando che se si prova a fare qualche ricerca le definizioni disponibili in italiano registrano solo l’accezione informatica.

    @John in effetti un fan dei Beatles come ideatore di YEAH! potrebbe essere un’ipotesi molto probabile. 😁

  5. Licia:

    @BorisLimpopo magari è proprio una delle canzoni preferite del funzionario che ha ideato il nome M.easy!

    Ne approfitto per aggiungere il nome ibrido con giochetto di parole “latinese” LEX GOEducare e formare alla legalità e ai valori della giustizia, un concorso indetto dal Ministero dell’Istruzione che premia opere prodotte da ragazzi nelle categorie
    1 Video: K.I.S.S. (Keep It Short and Simple)
    2 Canzoni: LEX FACTOR
    3 Graphic Novel:  <senza nome>

    Fonte: Notte Bianca della Pace e della Legalità, il 28 maggio premiazione dei vincitori del progetto “LEX GO” 

  6. Clizia:

    Io credo che la M non significhi nulla e serva solo per creare un gioco di parole: pronunciando M (em) e poi easy in inglese, suona un po’ come “I’m easy”. Se questa ipotesi è corretta, qualcuno dovrebbe dirlo a chi ha registrato la risposta al numero verde. Rimane comunque una scelta scellerata

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