Trump ha davvero minacciato Taylor Swift?

Titoli fuorvianti nei media italiani sulla reazione di Donald Trump alla decisione della cantante Taylor Swift di sostenere la candidatura di Kamala Harris:

Foto di endorsement di Taylor Swift e titoli italiani: 1 Trump attacca Taylor Swift: “Pagherà per aver sostenuto Harris”; 2 Trump attacca Taylor Swift dopo l’endorsement a Kamala Harris: “Ne pagherà il prezzo”; 3 L’attacco di Donald Trump a Taylor Swift “Pagherà l’endorsement a Kamala Harris”; 4 Donald Trump giura vendetta dopo l’endorsement di Taylor Swift

Ho visto che in italiano molti hanno discusso le parole di Trump come se si trattasse di una minaccia o anche un avvertimento in stile mafioso, mentre in inglese una reazione ricorrente è ilarità

Cos’ha detto veramente Trump su Swift? Durante un intervento telefonico a Fox News, Trump ha affermato che in seguito all’endorsement “she’ll probably pay a price for it in the marketplace, e cioè ha opinato che Swift potrebbe averne un danno economico* (presumibilmente per la perdita dei fan pro-Trump). È un’affermazione risibile perché Swift è ricchissima: si stima che il suo patrimonio superi il miliardo di dollari e che ogni suo concerto generi introiti tra i 14 e i 17 milioni di dollari.

Pay a price for it

In inglese si usa l’espressione idiomatica pay a / the price for something / for doing something nel senso di pagare lo scotto, pagare le conseguenze, ossia subire gli effetti negativi di qualcosa che si è fatto, di un errore o anche di mera sfortuna. I titoli italiani invece evocano anche l’idea di fargliela pagare (“punire”), associazione assente nella frase inglese.

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La regina e il rude scudiero

Notiziola su una battuta della regina Elisabetta a un suo dipendente (“you were very rude to me”):

Titolo: L’ultima battuta della regina Elisabetta: “Che rude nominare la mia età”. Sottotitolo: Il fedele scudiero Terry Pendry ricorda una cavalcata con la sovrana poche settimane prima della morte
fonte inglese: Daily Mail 

Nel mio elenco di falsi amici finora non avevo considerato rude rude perché è uno degli esempi più noti, tra i primi che si imparano: rude è una parola del lessico di base (livello A2). Eppure il corrispondente da Londra di un noto quotidiano ha dimostrato di non sapere che, riferito al comportamento di una persona

  • rude in inglese significa maleducato, scortese, sgarbato, che non conosce le regole del vivere civile (un sinonimo più formale è impolite)
  • rude in italiano significa scontroso, brusco, scostante

Non credo che l’esempio riportato sia una svista perché lo stesso giornalista recentemente ha fatto lo stesso errore riportando una descrizione di Donald Trump attribuita alla regina Elisabetta: very rude in inglese, rude in italiano. E non si può neppure incolpare la traduzione automatica: frasi inglesi con al loro interno rude vengono tradotte correttamente con scortese o maleducato.

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Punti di vista: davvero ci interessa demure?

Nelle scorse settimane avete notato il proliferare di articoli in italiano sulla parola inglese demure, tormentone su TikTok? Alcuni esempi di titoli:

Foto della tiktoker Jools Lebron con didascalia “How to be demure and modest and respectful at the work place”. Titoli italiani: 1 Cosa vuol dire demure; 2 Demure: tutto sul nuovo trend (nato su TikTok) di cui tutti parlano; 3 Cos'è questo demure di cui parlano tutti; 4 Demure, il trend di TikTok conquista tutte: da Kamala Harris a Jennifer Lopez; 5 Che cosa significa demure e perché vogliamo esserlo tutti: dal trend TikTok alla Casa Bianca
(nella foto l’influencer statunitense Jools Lebron che ha fatto diventare virale la parola demure)

Gli articoli sono molti simili: riprendono testi in inglese, tradotti più o meno letteralmente, e tutti gli esempi d’uso sono in inglese e riguardano persone americane. I titoli italiani inducono a pensare che sia un argomento che ci riguarda direttamente (tutti ne parlano… [noi] vogliamo… vorremmo…), e invece non viene fatto nessun esempio d’uso in italiano o in contesti italiani.

È un fenomeno ricorrente nei nostri media: ci viene riproposta pedissequamente qualsiasi tendenza del mondo anglofono, come se tutto ciò che è rilevante in inglese debba esserlo automaticamente anche in italiano. 

Indipendentemente dall’argomento, spesso si ha l’impressione che chi ricicla le notizie non si faccia alcuna domanda sull’effettiva rilevanza in un contesto culturale diverso e sui destinatari del testo, e quindi non cerchi di capire se nel passaggio dall’inglese alla traduzione è necessario cambiare il punto di vista e operare adattamenti al testo, ad esempio integrandolo con informazioni aggiuntive.

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Eriksson “primo manager inglese d’Oltremanica”

Ecco come una delle principali agenzia di stampa italiane ha dato la notizia della scomparsa del noto allenatore di calcio svedese Sven-Göran Eriksson:

Il titolo dell’articolo poi è stato modificato ma nel testo è rimasta una palese traduzione errata e incompetente dall’inglese:

Sven-Göran Eriksson, England’s first overseas manager and winner of multiple honours at club level, has died at the age of 76.

Posso immaginare la fretta di pubblicare subito una notizia rilevante, ma stupisce comunque che chi ha tradotto (no, non è traduzione automatica!) non abbia capito che England’s non significa “inglese” ma dell’Inghilterra nel senso di nazionale di calcio, e che in questo contesto calcistico manager è un falso amico: equivale a commissario tecnico (in italiano spesso chiamato informalmente mister, un altro falso amico).

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Passare torce, fiaccole e testimoni

Titolo in inglese: Biden passes the torch to Harris in tearful goodbye at Democratic National Convention. Titoli in italiano: 1 La convention. Un commosso Joe Biden “passa la torcia” a Kamala: lei è la democrazia; 2 Convention democratici, Biden: “Passo la torcia a Kamala Harris”; 3 Joe Biden e il discorso alla convention democratica di Chicago: “Pronto a passare la torcia a Kamala Harris”

Nelle notizie dagli Stati Uniti sulla convention del partito democratico per ufficializzare la candidatura di Kamala Harris è ricorrente un esempio che tradisce scarse competenze linguistiche: l’espressione idiomatica inglese pass the torch, un metaforico passaggio di consegne o di funzioni, viene tradotta letteralmente con passare la torcia. Evidentemente chi lo fa non riconosce l’uso figurato di pass the torch e non si rende conto che in italiano esiste un’espressione che ha la stessa funzione, passare il testimone.

Stessa superficialità anche qualche settimana fa nella traduzione di notizie dall’inglese in cui l’espressione pass the torch era apparsa ripetutamente, sia prima che dopo la rinuncia di Joe Biden alla propria candidatura. Esempio:

Titolo: Biden è infuriato con Obama e Clinto ma è ancora pressin: “joe, passa la torcia”

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Notizie di ginnaste “eccitate”, fate e fairytale

Un falso amico ricorrente nei media italiani, in evidenza nelle notizie sulle medaglie vinte da due ginnaste italiane ai Giochi olimpici di Parigi:

Titolo: Olimpiadi Parigi 2024 Biles si inchina a Alice D’Amato, lei e la Esposito “Esempio per l'Italia”. Sottotitolo: La ginnasta americana (che ha perso): “Super eccitata e orgogliosa per loro”. Così la campionessa USA Simone Biles, parlando delle azzurre oro e bronzo nella trave

Le parole originali di Simone Biles:

I’m super excited and proud for them because now they are building the blocks for the younger Italian girls.

Chi non riconosce i falsi amici excitedeccitato dimostra scarsa padronanza dell’italiano, altrimenti si renderebbe conto che è un aggettivo incongruente in questo tipo di contesto:

  • eccitato descrive chi si trova in uno stato di esaltazione, di irrequietudine o di agitazione, o che prova un forte desiderio sessuale
  • excited esprime invece uno stato d’animo: molto contento, felicissimo, entusiasta

Ne ho già discusso anni fa in «Brutte nausee, ma siamo eccitati», con altri dettagli tra cui exciting eccitante.

La fairytale delle fate

Qualche giorno prima avevo notato un insolito anglicismo in un articolo sulla medaglia d’argento vinta inaspettatamente dalla squadra di ginnastica femminile italiana, le cui componenti vengono spesso denominate le fate:

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Trump non ha promesso “la più grande DEPORTAZIONE”

Titolo in inglese: “Trump promises ‘largest deportation operation’ in America’s history”. Titoli in italiano: 1 Trump minaccia “la più grande deportazione della storia degli Stati Uniti; 2 Trump promette la più grande deportazione della storia; 3 Trump: Dio mi ha salvato. Riporteremo la pace. Via a più grande deportazione della nostra storia.

Nelle notizie in italiano sull’ufficializzazione di Donald Trump come candidato repubblicano per le elezioni presidenziali 2024 ero sicura che avrei trovato due famigerati falsi amici, ricorrenti in notizie da paesi anglofoni sull’immigrazione irregolare

Nel discorso con cui Trump ha accettato la nomination, la promessa di effettuare the largest deportation della storia americana è stata infatti tradotta erroneamente con la più grande deportazione, ennesima dimostrazione di conoscenze inadeguate sia linguistiche che storiche di chi ci informa.

In sintesi, nell’inglese degli Stati Uniti deportation indica prevalentemente l’espulsione da un paese di uno straniero indesiderato perché irregolare o per motivi di ordine pubblico e sicurezza:

Immagine con definizione dal portale ufficiale del governo degli Stati Uniti: “Deportation is the process of removing a noncitizen from the U.S. for violating immigration law. The U.S. may detain and deport noncitizens who: Participate in criminal acts; Are a threat to public safety; Violate their visa 

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UK: la “super maggioranza” paventata da Sunak

Il 4 luglio 2024 si è votato nel Regno Unito. Questo tweet del primo ministro conservatore Rishi Sunak è stato citato anche da vari media italiani:

tweet di Rishi Sunak: “The polls are open. Vote Conservative to stop the Labour supermajority which would mean higher taxes for a generation”. Titoli italiani: GB alle urne, Sunak: “Votate per i conservatori, fermate super maggioranza Labour” e “Elezioni GB, Rishi Sunak: “Votate per i conservatori, fermate supermaggioranza Labour”

Negli esempi che ho visto, supermajority è stato tradotto letteralmente con supermaggioranza o super maggioranza, senza chiarire che in italiano si chiama maggioranza qualificata (maggioranza superiore alla metà dei voti, ad es. tre quinti) e senza spiegare cosa significa nel contesto britannico.   

Supermajority è una parola chiave della campagna elettorale dei conservatori, usata ripetutamente come spauracchio per quello che potrebbero rappresentare le conseguenze di una vittoria schiacciante dei laburisti. In realtà nel contesto delle elezioni britanniche è un riferimento improprio che non ha molto senso: vige infatti la maggioranza semplice (simple majority)*.

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Cosa sono le “chiamate” elettorali

Alcuni esempi delle comunicazioni di un istituto di ricerche demoscopiche italiano pubblicate poco dopo la chiusura delle elezioni europee 2024 in Italia:

Esempi di tweet di società di analisi di dati politici: 1 prima chiamata del nostro Decision Desk: Fratelli d’Italia è il primo partito alle elezioni europee; 2 seconda chiamata del nostro Decision Desk: il Partito Democratico è il secondo partito alle elezioni europee; 3 Chiamata del nostro Decision Desk: Alleanza Verdi Sinistra Italiana supera la soglia di sbarramento del 4%

Ho evidenziato la parola chiamata perché è un calco dall’inglese che finora avevo osservato solo in occasione delle elezioni presidenziali americane, in testi tradotti, ma non ancora in un contesto italiano.

Dubito però che il significato di chiamata sia pienamente comprensibile a chi non sa che in inglese in alcuni ambiti il verbo call significa anche “predire” o “dichiarare un risultato”.

Esempio: Europee 2024, Youtrend per SkyTG24 chiama al di sotto dello sbarramento del 4% le liste liberali Stati Uniti d’Europa e Azione

Per il momento questa accezione di call non è condivisa né dal verbo chiamare né dal sostantivo chiamata. Se in italiano c’è stata risemantizzazione, è ristretta al lessico specialistico di psefologi e altri esperti elettorali, ma è un calco che andrebbe evitato in comunicazioni generaliste perché potrebbe risultare poco comprensibile. 

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Il verdetto su Trump non è “una disgrazia”

Titolo in inglese: “Trump calls trial ‘a disgrace’ after guilty verdict. Titoli italiani: 1 Verdetto processo Trump: “Una disgrazia, vero verdetto sarà pronunciato il 5 novembre”; 2 La dichiarazione di Trump dopo la condanna: “Questo processo una disgrazia, condotto da giudici corrotti”; 3 Trump: “Processo farsa, una disgrazia per il Paese. Giudici corrotti, combatterò”

Trump ha reagito al verdetto di colpevolezza al processo su pagamenti illeciti all’attrice Stormy Daniels (campagna elettorale 2016) con una dichiarazione in cui ha descritto ripetutamente quanto successo come a disgrace e il processo come disgraceful trial

Come immaginavo, parecchi media italiani hanno tradotto letteralmente ma erroneamente con una disgrazia.

Falsi amici: disgrace ≠ disgrazia

In inglese a disgrace però non significa “una disgrazia” nel senso italiano di cattiva sorte, sventura o incidente improvviso e luttuoso, ma vergogna o scandalo.

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Ufficiale: a Venezia NON si paga il “ticket”

Esempi di notizie su Venezia del 25 aprile 2024:

Titoli: 1 A Venezia debutta il ticket per entrare in centro ma è slalom esenzioni; 2 A Venezia il debutto del ticket tra consensi e proteste; 3 Venezia, boom per il ticket d’ingresso: introiti superiori alle previsioni: 4 Venezia, parte il ticket d’ingresso. I residenti: “Non siamo allo zoo”; 5 Ticket per entrare a Venezia, ha pagato solo uno su dieci

Li ho riportati perché è un esempio vistoso della scarsa attenzione dei media alla terminologia istituzionale: nelle notizie la parola usata per identificare la quota richiesta ai turisti per visitare Venezia è ticket, che però non appare mai nelle comunicazioni ufficiali del Comune di Venezia e nel sito per i pagamenti. Si chiama invece Contributo di Accesso (CdA):

Immagine del sito cda.veneziaunica.it con titolo “Cos’è il Contributo di Accesso?” e testo “Con Contributo di Accesso ci si riferisce alla quota introdotta dal Comune di Venezia che dovrà essere versata dai visitatori occasionali, in alcune specifiche giornate del 2024, per poter accedere alla città antica di Venezia”

Ticket è uno pseudoanglicismo

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*Copenhagen e “iconica guglia”

Alcuni esempi di notizie del 16 aprile 2024 sull’incendio che a Copenaghen ha distrutto uno degli edifici più antichi della città, con due dettagli che rivelano sciatteria linguistica e indicano che si tratta di testi tradotti dall’inglese:

Titoli: 1 Danimarca, incendio nella sede della vecchia borsa di Copenhagen. Crollata l’iconica guglia; 2 Danimarca, scoppia incendio alla Vecchia Borsa di Copenhagen. La sua iconica guglia è crollata; 3 […] Un grosso incendio è scoppiato questa mattina nell’edificio della Borsa di Copenhagen, avvolta dalle fiamme è crollata l’iconica guglia

Nessuna attenzione all’ortografia: la capitale della Danimarca è København in danese e Copenhagen in inglese, ma in italiano si scrive invece Copenaghen

L’altro dettaglio riguarda la traduzione letterale di iconic spire con iconica guglia, con l’aggettivo anteposto al nome come in inglese, senza considerare che invece nell’italiano contemporaneo gli aggettivi di questo tipo tendono a essere posposti al nome.

Inoltre, iconica guglia è un esempio di un calco diffusissimo che ho descritto proprio ieri:

in inglese iconic è un aggettivo molto usato nel linguaggio pubblicitario, nei media e nei social: significa famosissimo e subito riconoscibile, distintivo, e per questo molto apprezzato, ammirato. Esempi: iconic actor, iconic role, iconic character, iconic moment, iconic movie, iconic building…

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Solo nei media: “evento di perdite di massa”

Una notizia tragica dagli Stati Uniti con un termine frainteso dai media italiani:

Titolo in inglese: BREAKING: Baltimore Bridge Collapses After Being Struck by Cargo Ship in Mass Casualty Event

Mass casualty incident

A Baltimora una nave cargo si è scontrata contro un ponte, che è crollato. Il sinistro è stato descritto da un portavoce dei vigili del fuoco della città come mass casualty incident, da alcuni media riportato anche come mass casualty event.

Sono termini del lessico specialistico della gestione delle emergenze (emergency management) degli Stati Uniti a cui ricorrono anche i media in caso di eventi estremi come ad es. deragliamenti, incidenti aerei, sparatorie di massa, calamità naturali. Si definisce come mass casualty incident (MCI) una situazione di emergenza con alto numero di morti e feriti gravi (casualties), di estensione tale per cui le strutture e il personale di soccorso – vigili del fuoco, sanitari, forze dell’ordine ecc. – potrebbero risultare temporaneamente insufficienti o impossibilitate a intervenire prontamente, ad es. per le distanze o perché troppo rischioso: c’è uno squilibrio tra le necessità delle vittime e le risorse disponibili per gli aiuti.

Mass casualty incident è diverso da multiple casualty incident, un’emergenza che invece è gestibile immediatamente con le risorse disponibili: ciò che distingue i due tipi di incident non è il numero di morti e feriti (casualties) ma la capacità di risposta.

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Differenza singolare: election ≠ elezione

Prendo spunto per un’osservazione grammaticale da un dettaglio di una citazione riportata da vari media italiani:

Citazione “Credo che una nuova elezione sia l’unico modo per consentire un processo decisionale sano e aperto sul futuro di Israele”, frase pronunciata da Chuck Schumer, leader della maggioranza al Senato degli Stati Uniti, criticando il govenro di destra di Benjamin Netanyahu

Frase originale:

I believe a new election is the only way to allow for a healthy and open decision-making process about the future of Israel, at a time when so many Israelis have lost their confidence in the vision and direction of their government.

Chi ha tradotto non ha tenuto conto di una differenza d’uso tra inglese e italiano per due parole apparentemente equivalenti, election ed elezione.

In inglese la parola election al singolare può indicare:

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“in un polmone di ferro”

Gli errori di traduzione nei media non sono dovuti solo a scarse competenze linguistiche ma anche a ignoranza generale, come in questi esempi di notizia dagli Stati Uniti della morte di un poliomielitico noto per le sue vicissitudini:

Titolo inglese: “Paul Alexander, ‘Man in the iron lung’ dies at the age of 78. Titoli italiani: “Muore a 78 anni Paul Alexander, guarito dalla poliomielite e vissuto in un polmone di ferro”; “È morto l’uomo che ha vissuto 7 anni nel polmone di ferro”; “È morto l’uomo dal polmone di ferro”

Ci si aspetta che chi si occupa di informazione professionalmente abbia perlomeno qualche rudimento di evoluzione della sanità nel XX secolo e di cosa ha comportato per la società. A quanto pare non è il caso di chi ha prodotto i titoli qui sopra (e relativi articoli).

Tradurre iron lung letteralmente con polmone di ferro anziché polmone di acciaio significa ignorare l’impatto delle infezioni da poliomelite, in particolare su generazioni di italiani nati prima degli anni ‘60, quando non esisteva ancora il vaccino antipolio. Significa non sapere che nelle forme più gravi la paralisi causata dalla malattia comprometteva la capacità respiratoria e costringeva a vivere rinchiusi in un respiratore automatico che determinava movimenti passivi della parete toracica, il polmone d’acciaio.

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