“fare un meme”

foto da telecamera di sicurezza degli Uffici con turista che danneggia quadro e dichiarazione del direttore del museo Simone Verde: “Oggi un turista volendo fare un meme davanti a un dipinto, indietreggiando in posa come il principe dei Medici ritratto ha urtato la superficie dell’opera”

Ho riportato le parole dei direttore degli Uffizi sul turista che ha danneggiato un dipinto di Anton Domenico Gabbiani perché evidenziano l’evoluzione subita dalla parola meme in questi anni:

  1. meme è un nome coniato dal biologo inglese Richard Dawkins negli anni ‘70 come termine (lessico specialistico) che aveva il significato specifico di “unità fondamentale dell’informazione culturale, per es. un’idea o un determinato comportamento, che si trasmette da un individuo a un altro verbalmente o con l’imitazione”
  2. con l’avvento dei social media, nel XXI secolo nella cultura popolare meme ha subito un processo di determinologizzazione, diventando una parola (lessico comune) usata per indicare in modo generico vari tipi di contenuto virale, in particolare parodie
  3. negli ultimi anni il significato di meme è stato ulteriormente diluito e ora indica anche qualsiasi tipo di contenuto ironico, di solito corredato di didascalie o altri commenti, che è destinato alla pubblicazione e condivisione sui social, ma non ha più la viralità come caratteristica distintiva: si può dire “fare un meme” anche se poi non lo vedrà quasi nessuno

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TACO trade (quando chicken è un coniglio)

Vignetta con caricatura di Trump, identificato da lunga cravatta rossa, e un taco al posto della testa. Titoli in inglese: 1 Trump erupts when asked about “TACO trade” ― a new nickname mocking his tariff approach; 2 Wall Street mocks Trump with four-letter code: “Taco”

Il neologismo TACO trade sta avendo visibilità negli Stati Uniti, anche perché Trump si è risentito parecchio quando gli è stato chiesto cosa ne pensasse.    

L’espressione TACO trade è stata coniata da un giornalista del Financial Times per descrivere le politiche commerciali (trade policies) di Trump. Ai continui annunci di dazi esorbitanti a paesi a lui sgraditi spesso poi segue la retromarcia* non appena ci sono reazioni negative dei mercati, ripercussioni economiche o altre conseguenze che potrebbero mettere in cattiva luce Trump, così i dazi vengono drasticamente ridotti oppure viene posposta la data in cui entreranno in vigore.  

L’acronimo TACO, facile da ricordare perché omonimo della specialità messicana 🌮, sta per Trump Always Chickens Out. Ricorre al verbo informale chicken out, che si usa per descrivere chi per paura si tira indietro dal fare qualcosa, o non ha più il coraggio di procedere.

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🎶 Espresso Macchiato 🎶, è iato!

Grazie al tormentone Espresso Macchiato, in gara all’Eurovision Song Contest 2025, non dovrò più riflettere per non sbagliare i nomi di due diverse sequenze di suoni vocalici, dittongo e iato.

Mi basterà pensare a come il cantante estone Tommy Cash pronuncia la parola macchiato:

La distinzione tra dittongo e iato è rilevante nella divisione in sillabe:

  • il dittongo è l’unione di due suoni vocalici nella stessa sillaba,
    come in cuo-re, dai-no, pie-de, fau-na, pia-no, e come
    ia di mac-chia-to nella pronuncia italiana di macchiato (3 sillabe)
     
  • lo iato è l’incontro di due o più vocali che fanno parte di due sillabe diverse e sono quindi pronunciate separatamente,
    come in pa-u-ra, po-e-ta, cu-ne-o, e come
    ia di ma-chia-to nella pronuncia del cantante estone (4 sillabe)

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“CARPET DIEM” (di tappeti e tappetini)

Uno zerbino che ha attirato la mia attenzione per il gioco di parole ibrido latino-inglese:

Non l’avevo mai visto prima ma ho scoperto che non è una novità. Anche in inglese si dice carpe diem e si trovano infatti varie occorrenze della spiritosaggine carpet diem anche nel mondo anglofono, però in contesti piuttosto diversi. Il gioco di parole ibrido sullo zerbino italiano mi pare invece adatto solo a chi ha conoscenze limitate dell’inglese.

In inglese mi pare improbabile che uno zerbino venga descritto come carpet, non solo perché si chiama invece door mat / doormat ma anche perché nell’inglese contemporaneo carpet non è una parola che verrebbe usata genericamente per indicare un tappeto, che di solito si dice rug: è una differenza che evidenzia l’erronea equivalenza tappetocarpet che in molti avevamo imparato a scuola (e che si trova ancora in alcuni dizionari).

In generale, in inglese il tessuto che si stende sul pavimento per protezione, decorazione o maggiore confortevolezza ha un nome diverso determinato dalla superficie che viene coperta:

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Guadagnino: “torsione bigotta”, “fuori sincrono”

Alcuni titoli su Queer, nuovo film del regista Luca Guadagnino, in cui è palese un’interferenza dell’inglese:

Titoli: 1 Luca Guadagnino e Daniel Craig: il film Queer come risposta alla bigottizzazione americana. Luca Guadagnino e Daniel Craig presentano il film “Queer”, un inno alla diversità ispirato a Burroughs, che affronta temi di identità e libertà, in uscita il 17 aprile 2025; 2 “Queer”, il grido di Guadagnino contro il bigottismo: “La diversità non si cancella”; 3 Cinema contro l’intolleranza: Guadagnino risponde alla deriva bigotta di Trump con Queer

I titoli rimandano a un’intervista di Repubblica in cui Guadagnino si è espresso sugli attacchi di Donald Trump alla comunità LGBTQ+ e alle aziende che praticano politiche inclusive (DEI, diversity, equity, and inclusion):

«In tutti i progetti, storie, personaggi, ho messo in atto ogni politica che si possa definire di diversità, equità, inclusione. Questa torsione bigotta è preoccupante, ma la risposta è continuare a fare le cose come sempre.»

L’aggettivo bigotto significa bacchettone e chi legge di torsione bigotta, deriva bigotta, bigottismo e bigottizzazione penserà che Guadagnino si riferisca alla religiosità di facciata ostentata dall’amministrazione Trump e dai repubblicani. Dubito però che sia quanto intendesse Guadagnino.

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Semantics alla Casa Bianca

Negli Stati Uniti la Casa Bianca continua a minimizzare l’uso di una chat sull’app Signal con cui il ministro della difesa Hegseth ha condiviso informazioni su un’operazione militare in Yemen, poi pubblicate dal giornalista Jeffrey Goldberg incluso per sbaglio nella chat. La risposta ufficiale è incentrata sulle singole parole usate da Goldberg per descrivere l’accaduto: le informazioni condivise sulla chat non erano riservate (“not classified”) e non si trattava di un piano militare (“not a war plan”). Alcune reazioni di media americani:

Foto della portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt e titoli con sottotitoli in inglese: 1 Hegseth’s Leak Would Have Warned the Enemy. The White House Is Using Semantics to Obscure That. War plan or battle plan? Classified or not? The answers to those questions amount to a distinction without much of a difference; 2 Team Trump leans into semantics to downplay Signal group chat scandal. White House officials have had days to come up with a “Signalgate” defense. They’ve settled on a weird point about the meaning of “war plans”; 3 Republicans Play “War Plan” Semantics As More Damning Texts Released

Ho evidenziato semantics perché consente di illustrare un esempio di anisomorfismo tra inglese e italiano dovuto a determinologizzazione, un processo di risemantizzazione con cui un elemento lessicale che in origine aveva un significato fisso e specifico in un ambito specializzato (termine) entra nel linguaggio comune dove assume un significato più generico (parola).

Il termine semantics

Il termine inglese semantics equivale all’italiano semantica quando indica la disciplina scientifica che studia il linguaggio dal punto di vista del significato e che in altri ambiti (semiotica, filosofia, logica…) analizza i rapporti tra segni e referenti.

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Mark Carney (NON premier!) su America vs Canada

Oggi in Canada l’economista Mark Carney presta giuramento come nuovo primo ministro. Qualche giorno fa si è espresso così sull’intenzione reiterata di Donald Trump di annettere il Canada agli Stati Uniti come 51º stato: 

.
America is not Canada. And Canada never, ever will be part of America in any way, shape or form

Ho riportato la frase perché l’affermazione “il Canada non farà mai parte dell’America” mi pare un esempio significativo per chi ritiene che in italiano l’uso del nome America e dell’aggettivo americano nel senso di Stati Uniti e statunitense sia lessicalmente improprio e irrispettoso per gli abitanti degli altri paesi del continente americano. Le parole di Carney però dimostrano che questa sineddoche non è un problema per i canadesi, né in inglese né in francese (anche in vari paesi ispanofoni del continente americano viene fatto un uso simile dell’aggettivo americano).

In italiano mi pare quindi futile cercare di contrastare America / americano per Stati Uniti / statunitense in registri non formali: è un uso attestato perlomeno dall’inizio del XIX secolo che raramente presenta ambiguità, nel caso risolte dal contesto. 

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Pickpocket, anglicismo superfluo e stagionato

immagine da videosorveglianza di borseggiatori in azione e titolo “Così i pickpocket derubano i turisti a Firenze: il colpo a tre ripreso dalle telecamere”

Questo titolo mi è stato segnalato da più persone, perplesse dall’uso della parola inglese pickpocket in un contesto italiano. Ho commentato che se si chiedesse a chi l’ha usata di spiegare la differenza tra pickpocket e borseggiatore e perché ha optato per l’anglicismo, probabilmente non saprebbe cosa rispondere. 

In inglese pickpocket è la persona che ruba da borse o tasche altrui in un luogo pubblico, esattamente la stessa attività del borseggiatore (o borsaiolo) italiano. È chiaramente un anglicismo superfluo: persino a Milano, capitale dell’itanglese, gli annunci in metropolitana esortano a fare “attenzione a borseggiatrici e borseggiatori”.

Può darsi che nei media italiani si ricorra a pickpocket perché nei titoli consente di risparmiare ben 3 caratteri (!) e attira l’attenzione, ma credo intervenga soprattutto il famigerato terrore delle ripetizioni che, in mancanza di sinonimi, spesso spinge a usare parole inglesi.

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Orzotto, peazotto e altri pseudoitalianismi

Uno pseudoforestierismo o falso forestierismo è una parola che ha l’aspetto di un prestito da un’altra lingua ma che in quella lingua 1 ha un altro significato oppure 2 non esiste.

In italiano abbondano gli pseudoanglicismi ma è un fenomeno che si riscontra anche in altre lingue, come mostrano due pseudoitalianismi molto simili ma di tipo diverso (1 vs 2) visti in un quotidiano britannico:

Titoli in inglese con foto: 1 Quick and easy recipe for mushroom, spinach and hazelnut orzotto (an early autumn risotto-style dish using low-faff orzo instead of rice. Just add parmesan, brown butter and crisp sage at the end) e 2 Vegan recipe for peazotto with pickled peas (the freshness of pureed peas and mint and the tartness of lemony pickled peas combine to give pasta ‘rice’ a perky, vibrant lift)
Fonti: orzotto e peazotto (nel secondo esempio si può notare il potenziale falso amico vibrant)

1 In inglese la parola orzotto è sufficientemente diffusa in ambito gastronomico ma ha un significato diverso dalla parola italiana: non è un piatto a base di orzo perlato ma una pasta risottata preparata con un formato di pasta di piccole dimensioni che in Italia è commercializzato come risoni e nei paesi di lingua inglese invece come orzo: dettagli in Falsi amici in cucina: orzo (“awr-zoh”).

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Parole per un desolante lunedì di gennaio

ritratto ufficiale di Trump I media ci raccontano che il terzo lunedì di gennaio si chiama Blue Monday e ci vogliono far credere che è la giornata più triste dell’anno, ma è una bufala che non ha alcun fondamento scientifico. Se però si considera che oggi 20 gennaio 2025 inizia la seconda presidenza Trump, effettivamente c’è poco da stare allegri!

In tema, ricordo alcuni post con falsi amici immancabili nelle notizie di questi giorni dagli Stati Uniti:

Riporto anche alcune parole che in inglese vengono frequentemente usate in relazione a ciò che caratterizzerà la nuova amministrazione Trump. Mi dà lo spunto una vignetta di Mike Luckovich:

vignetta con 4 omini del Monopoly con sacchi di dollari a bordo di una lussuosa Cadillac degli anni 30 con statuina di Trump sul cofano; l’auto sfreccia in direzione INAUGURATION  

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January brain e anglicismi “detox” di gennaio

Una nuova parola inglese che parecchie persone appena rientrate dalle ferie troveranno perfetta per oggi 7 gennaio:

Immagine di donna con la testa tra le mani, seduta a una scrivania piena di fogli, e definizione di January brain: “a feeling of tiredness and a lack of energy and motivation that some people experience when they go back to work in the new year after the Christmas holidays”

January brain identifica la sensazione di stanchezza diffusa e mancanza di energia e di motivazione che può caratterizzare il ritorno al lavoro nel nuovo anno dopo le vacanze di Natale.

È descritta in New words – 6 January 2025, una raccolta di nuove parole (neologismi e occasionalismi) di Cambridge Dictionary. Include anche un’altra parola inglese legata ai comportamenti di inizio d’anno: Quitter’s Day, il secondo venerdì di gennaio e giorno in cui la maggior parte delle persone lasciano perdere (quit) i buoni propositi dell’anno nuovo e ritornano alle vecchie abitudini.

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Prosternato con rossetto ai piedi di Trump

Esempi di notizie: 1 Vignetta su Jeff Bezos censurata dal Washington post, si dimette l’autrice; 2 La vignetta non pubblicata su Jeff Bezos che ha fatto dimettere una vignettista del Washington Post; 3 Bocciata la vignetta su Bezos e Trump, si dimette disegnatrice del Washington Post; 4 Censurata la vignetta con Bezos inginocchiato davanti a Trump.

È stata riporta anche dai media italiani la notizia che Ann Telnaes, nota vignettista americana, si è dimessa del quotidiano Washington Post dopo che è stata censurata una sua vignetta che raffigurava alcuni influenti personaggi americani in adorazione davanti a una statua di Trump, tra cui Bezos, il proprietario del giornale.

Telnaes ha motivato la propria decisione in Why I’m quitting the Washington Post, dove ha incluso anche una bozza della vignetta:

Vignetta che raffigura una statua di Trump su un piedistallo, davanti a cui c’è Topolino prostrato e in ginocchio con sacchi di dollari Bezos, Altman e Zuckerberg, e prostrato Soon-Shiong con labbra protruse e un rossetto in mano.

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WTF 2025!

vignetta con persone che brindano per festeggiare il capodanno sotto uno striscione con scritta 2025 e i primi tre giorni della settimana in inglese. Un uomo commenta in inglese: Starting 2025 with WTF? Perfect"

Nelle ultime settimane un mio post del 2017, Acronimi social: WTF, TFW e FTW, ha avuto un numero incredibile di visualizzazioni da parte di chi cercava spiegazioni per il meme virale in inglese che evidenzia la coincidenza tra le iniziali dei primi tre giorni della settimana di gennaio 2025, Wednesday, Thursday e Friday, e l’acronimo diffusissimo WTF.

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Parole dell’anno 2024, al di là dell’inglese

Immagine con parole dell’anno 2024 in inglese: manifest, brat, brain rot, demure
Immagine: dettagli di annunci di Word of the Year da Cambridge Dictionary, Collins Dictionary e Dictionary.com

Come ogni anno, anche alla fine del 2024 i media italiani hanno dato spazio alle word of the year annunciate da dizionari, media o altre istituzioni del mondo anglofono. Immancabili anche i fraintendimenti sui diversi criteri di scelta delle parole, come già descritto in Cos’è una “parola dell’anno” e come viene scelta.

Mi pare però che stavolta ci sia una novità: mai come quest’anno le parole inglesi del 2024 appaiono in gran parte irrilevanti per il lessico italiano, oppure sono indicative di fenomeni passeggeri o di nicchia (dettagli più sotto). Ho l’impressione che questo abbia in parte spiazzato chi invece avrebbe voluto descrivere neologismi di grande impatto e destinati a entrare nell’uso comune.  

Dalle parole dell’anno ci si aspetta infatti che siano particolarmente significative e simboliche dell’anno appena trascorso. Non per forza però devono essere nuove o esprimere nuovi concetti. Lo esemplifica efficacemente Le parole più usate nel web nel 2024 tra IA, guerra e meteo, un’analisi della linguista Stefania Spina specifica per l’italiano.

Parole rappresentative del 2024 in italiano

Spina ha usato gli strumenti e i metodi della linguistica del corpora per estrarre “parole chiave” (keyword) salienti per il 2024, ossia parole che nel web rispetto ai due anni precedenti hanno avuto una frequenza d’uso maggiore, misurata attraverso un indice cosiddetto di keyness.

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Auguri di “buon ponte” al gatto defunto

Una notiziola dalla provincia italiana con lo zampino dell’inglese:

Foto di manifesto funebre per “TATO di anni 20”. Titolo: “Cuneo, manifesti funebri per un gatto, arriva lo stop del Comune”. Testo: “è mancato al nostro affetto il nostro amato gatto. Lo annunciano con dolore augurandogli un buon ponte i suoi genitori umani Stefania e Claudio”, così i legge nel manifesto funebre, corredato da una foto dell’anziano micio sdraiato al sole.

Ho riportato le prime righe della notizia perché sono sicura che leggendole qualcuno si sarà chiesto cosa mai significhi augurare un buon ponte a un animale defunto (improbabile il significato vacanziero!). Non ho animali e non ho familiarità con il lessico di chi li accudisce, però sono riuscita a intuire il senso grazie a un dettaglio che manca nel testo dell’articolo ma appare invece sul manifesto: l’emoji 🌈.

The Rainbow Bridge

Ho scoperto così che anche in italiano è stato adottato, reinterpretandolo, un eufemismo che in inglese comunica la morte di un animale d’affezione. È molto usato sui social e fa riferimento a un luogo paradisiaco dove gli animali defunti conducono un’esistenza felice in attesa di ricongiungersi con il loro padrone, e al ponte arcobaleno che vi conduce, the Rainbow Bridge (anche con iniziali minuscole the rainbow bridge).

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