Febbre di Mobule 🤔

Descrizione di foto. Titolo: Febbre di Mobule di Munk”. Testo: “Ogni anno, tra aprile e maggio, la Baja California diventa teatro delle massicce aggregazione, chiamate “febbri”, delle mobule di Munk”

Al Museo di Storia Naturale di Milano si è conclusa da poco The Living Sea, una mostra di fotografie subacquee di Hussain Aga Khan che ha attirato un pubblico eterogeneo, tra cui molti bambini. Le foto erano davvero spettacolari e l’allestimento molto efficace, peccato invece per le didascalie in italiano spesso inadeguate, tanto che dopo qualche foto mi sono ritrovata a leggere direttamente le descrizioni originali in inglese.

L’esempio iniziale è la traduzione di questo testo:   

Fever of Munk’s pygmy devil rays
Each year around April and May, Baja California becomes a hotspot for massive aggregations, known as “fevers”, of Munk’s pygmy devil rays – Mobula munkiana

In inglese il nome devil ray consente di capire subito di che tipo di pesce si tratta: ray è la razza e devil ray è la manta o diavolo di mare. In italiano invece quanti sanno cos’è una mobula?

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“Mi piacerebbe metterlo nel mio gabinetto”

Notiziola dagli Stati Uniti apparsa in vari media con video originale sottotitolato in italiano:

Titolo pubblicato da vari media italiani: “Siparietto tra Trump e Rubio sull’orologio a pendolo nel gabinetto Presidenziale
fermo-immagine da video con Donald Trump che si rivolge al segretario di stato Marco Rubio e sottotitoli in italiano con parole di Trump: “e poi gli ho detto ‘Marco, adoro questo orologio. È bellissimo. Mi piacerebbe metterlo nel mio gabinetto’”.

Fa riferimento alle divagazioni di Donald Trump durante una riunione di governo nella Cabinet Room alla Casa Bianca. Trump si è soffermato compiaciuto sul rinnovo della sala, vantandosi di avere scelto personalmente quadri, cornici e altri elementi d’arredo, tra cui un orologio a pendolo [grandfather clock] che aveva visto nell’ufficio del Segretario di Stato Marco Rubio.

Trump says he commandeered Rubio’s clock as part of Cabinet Room makeover
commandeer = requisire

Trump ha affermato che negli edifici governativi il presidente ha il diritto di impossessarsi di quanto ritiene opportuno e ha raccontato di averlo fatto presente all’ignaro Rubio, a cui ha detto “I’d love to take that clock out and put it in the Cabinet Room”, tradotto in italiano nei sottotitoli con “l’orologio […] mi piacerebbe metterlo nel mio gabinetto”. Ha poi concluso ironizzando su Rubio “That’s his contribution to the Cabinet Room”, tradotto con “questo è stato il suo contributo al gabinetto. Nei titoli the Cabinet Room è diventato il gabinetto Presidenziale.

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Falsi amici “involontari”: celibate ≠ celibe

Spesso i falsi amici rivelano scarsa padronanza dell’italiano e incapacità di riflettere sul significato delle parole in contesto. Ne è un esempio la spiegazione prevalente nei media per la parola inglese incel, che ha ricevuto molta attenzione in seguito alla serie televisiva Adolescence:

Esempi da media: 1 “INCEL è l’abbreviazione di involuntary celibate, cioè celibe involontario. Uomini soli, che desiderano relazioni sessuali o affettive, ma ricevono solo rifiuti”; 2  Incel, chi sono i celibi involontari che su Internet diffondono odio nei confronti delle donne;  3 Cosa sono gli INCEL, il fenomeno sociale dei celibi involontari; 4 Le sette online dei celibi involontari dove cresce l’odio contro le donne

Riprendo la descrizione di incel fatta in Techlash e altre parole “tossiche” del 2018:

Incel è una parola macedonia formata da involuntarily + celibate (non è un acronimo, come farebbe supporre la grafia INCEL di alcuni titoli qui sopra). Gli incel sono maschi giovani che loro malgrado non hanno alcuna vita sessuale e covano enorme risentimento verso chi invece ce l’ha e in particolare verso le donne, odiate perché li rifiutano. Per la frustrazione e il rancore gli incel possono addirittura arrivare a uccidere, come è successo a Toronto nell’aprile 2018.

In inglese l’accezione prevalente di celibate nell’uso contemporaneo è “che non ha rapporti sessuali”, “in stato di castità”, e identifica chi per propria scelta si astiene dall’attività sessuale e da quanto vi è connesso, come ad es. chi appartiene a specifici ordini religiosi (celibate descrive sia uomini che donne). Non corrisponde all’aggettivo italiano celibe che invece indica uno stato civile (“uomo non coniugato”) e che in questo contesto è quindi un falso amico

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Fra le righe. Il piacere di tradurre – a Lugo

Appuntamento venerdì 7 marzo alle 21 al Caffè letterario di Lugo (Ravenna):

Locandina del caffè letterario di Lugo: Silvia Pareschi presenta “Fra le righe”. Una delle più note traduttrici di narrativa angloamericana contemporanea, in questo libro ci invita a esplorare il meraviglioso laboratorio della traduzione, in cui le regole incontrano la creatività e la grammatica si mescola con l’esperienza.

Silvia Pareschi presenterà il suo libro Fra le righe. Il piacere di tradurre e ci sarò anch’io per una breve introduzione. Non vedo l’ora di ritrovare Silvia perché so che ci appassionerà con racconti e dettagli del suo mestiere di traduttrice letteraria, un’avventura intellettuale ricca di sfide e soluzioni creative.

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L’IA “sciacqua i panni in Arno”. Il ruolo della traduzione

Che impatto ha l’intelligenza artificiale sulla lingua italiana e sulla traduzione? Se ne discute lunedì 24 febbraio in un convegno con diretta streaming:

Programma del convegno. Relatori: Giuseppe Antonelli, “L’IA-taliano e le sue varietà”;  Federico Gaspari, “I panni sporchi si lavano in casa: gli studi sulla traduzione alle prese con l’intelligenza artificiale generativa”; Maria Margherita Mattioda, “La traduzione automatica neurale: innovare la didattica per una professionalizzazione delle competenze”;

L’intelligenza artificiale “sciacqua i panni in Arno” – Il ruolo della traduzione è un convegno organizzato dalla Rappresentanza in Italia della Commissione europea che lo sintetizza con questa descrizione:

Accademici di spicco esploreranno le interazioni tra gli ambiti dell’intelligenza artificiale, della linguistica e della traduzione, mettendone in luce, tra le altre cose, le ricadute professionali e didattiche e gli effetti sulla lingua che parliamo ogni giorno.”

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Non italiani in treno? Preparate(vi)!

Alla Stazione Centrale di Milano biglietti e abbonamenti non devono più essere esibiti a controllori per poter accedere ai binari. Si passa invece attraverso tornelli con lettura automatica, simili a quelli della metropolitana. Per sveltire le code dei tabelloni luminosi invitano a preparare il biglietto.

La versione inglese, che ha sostituito il precedente TICKET CONTROL, è comprensibile ma inadeguata:

Cartello luminoso con la scritta in inglese DEPARTURES PREPARE YOUR TICKET

È stata usata la traduzione letterale del verbo italiano preparare che indica semplicemente che il biglietto deve essere a portata di mano (lo stato del biglietto non cambia: non subisce alcuna modifica).

In inglese, però, prepare something significa make something ready for use. Implica un’azione e/o una trasformazione, ad es. prepare a report o prepare a meal, e ha il senso allestire o predisporre per uso futuro. Si potrebbe dire prepare a ticket nel contesto di un’agenzia di viaggi per descrivere l’emissione di un biglietto cartaceo che poi verrà ritirato, mentre risulta incongruo per un biglietto che deve solo essere mostrato o avvicinato a un lettore. In questo caso di solito si dice have something ready.

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Lessico potenzialmente ingannevole: marcescenza

pianta di Quercus rubra (quercia rossa) con foglie secche sui rami

Questa giovane pianta di quercia rossa fotografata a fine gennaio ha una caratteristica che consente di rimarcare la distinzione tra lessico generico (parole che possono essere usate in vari contesti) e lessico specialistico (termini che identificano concetti specifici usati in ambiti settoriali).

Nel lessico comune la parola di registro elevato o letterario marcescenza ha un significato trasparente, molto simile a marciume. L’aggettivo corrispondente è marcescente e indica uno stato di decomposizione o putrefazione.

In botanica, un ambito specialistico, i termini marcescenza e marcescente hanno invece un altro significato, difficilmente intuibile, che identifica un fenomeno tipico di alcune piante caducifoglie, come alcune specie di quercia, di faggio e di carpino. In autunno le foglie di queste piante appassiscono e si seccano ma non cadono, permangono sui rami durante l’inverno e si staccano solo in primavera quando la pianta inizia a germogliare.

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Anisomorfismi animali (ma solo a parole!)

Sul social Bluesky c’è stata una discussione molto interessante che è partita da un commento dello zoologo Fabio Chinellato. Riguarda una schermata di avvio di Windows con foto di un rapace notturno e il testo Sapere qualcosa sui gufi potrebbe rivelarsi utile, prima o poi:

post di Fabio Chinellato con commento “È un Barbagianni ma sì, sono d'accordo. Condividiamo messaggi positivi!”

L’incongruenza tra il testo che fa riferimento ai gufi e l’immagine che mostra invece un barbagianni è sicuramente dovuta a una traduzione poco accorta dall’inglese.

Come ha spiegato Chinellato con dettagli e foto, in inglese la parola owl non indica solo il gufo ma genericamente anche qualsiasi rapace notturno come ad es. la civetta (little owl), il barbagianni (barn owl) e l’allocco (brown o tawny owl).

Ne avevo scritto anch’io tempo fa in Neologismi: allodole, gufi… ed early bird! ma riprendo l’argomento perché è esemplificativo di un caso vistoso di asimmetria lessicale tra inglese e italiano, più precisamente di anisomorfismo: l’impossibilità di far corrispondere tutti i significati di una parola in una data lingua a tutti i significati di una parola in un’altra lingua.

rappresentazione gerarchica di iperonimo inglese “owl” e iponimi “eagle owl”, “little owl”, “barn owl” e “brown owl”, e rispettivi  nomi italiani
(nello schema solo alcuni esempi dei diversi tipi di owl)

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Zucche, cocomeri e altri grandi frutti di Halloween!

Ormai è noto che il Grande cocomero dei Peanuts nell’originale inglese in realtà è una zucca, Great Pumpkin. Quando ho visto Grande cetriolo nella striscia tradotta in italiano mi è venuta subito la curiosità di sapere che altro frutto fosse stato usato nell’originale perché ho pensato che Great Cucumber fosse poco probabile. Ho scoperto che è un acino d’uva:

Nella striscia il nome di entità alternativa Great Grape funziona non solo perché l’uva è un altro frutto autunnale, quindi coerente con il contesto di notte di Halloween, ma anche perché è un nome immaginario in cui si riconoscono due costrutti che in inglese sono ricorrenti in giochi di parole e in nomi memorabili:

  • allitterazione, la ripetizione di una stessa consonante o sillaba in parole contigue, qui a inizio parola: grgr 
  • coppia minima: due parole di una stessa lingua che si differenziano per un solo fonema, collocato nella stessa posizione in entrambe, qui /ɡreɪt/ vs /ɡreɪp/  (altri esempi in Coppia minima per sorridere in absentia). 

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Solo nei media: f–king ➝ “fottuto re”

⚠️  STRONG LANGUAGE  ⚠️

Nel suo ultimo libro il giornalista americano Bob Woodward ha riportato una frase molto colorita di Joe Biden, “That son of a bitch, Bibi Netanyahu, he’s a bad guy. He’s a bad fucking guy”, che è stata tradotta malamente dall’ANSA e poi propagata senza alcuna modifica da vari media:

Biden called Netanyahu a ‘bad f–king guy’

Ultima ora ANSA dell’8 ottobre 2024: “Biden ha definito Netanyahu un figlio di p…”. E “un cattivo fottuto re”, secondo il nuovo libro di Woodward.

Incredibilmente, il segmento king in f–king è stato interpretato come se fosse la parola inglese per “re”. Chi ha tradotto non ha riconosciuto uno degli espedienti grafici comunemente usati nei media anglofoni per attenuare le espressioni volgari, ad esempio fucking può essere riscritto come f***ing, f’ing, f–king, effing ecc. Eppure anche in italiano si usano accorgimenti simili, ad es. figlio di p…, un vero str***, caxxo.

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Trump ha davvero minacciato Taylor Swift?

Titoli fuorvianti nei media italiani sulla reazione di Donald Trump alla decisione della cantante Taylor Swift di sostenere la candidatura di Kamala Harris:

Foto di endorsement di Taylor Swift e titoli italiani: 1 Trump attacca Taylor Swift: “Pagherà per aver sostenuto Harris”; 2 Trump attacca Taylor Swift dopo l’endorsement a Kamala Harris: “Ne pagherà il prezzo”; 3 L’attacco di Donald Trump a Taylor Swift “Pagherà l’endorsement a Kamala Harris”; 4 Donald Trump giura vendetta dopo l’endorsement di Taylor Swift

Ho visto che in italiano molti hanno discusso le parole di Trump come se si trattasse di una minaccia o anche un avvertimento in stile mafioso, mentre in inglese una reazione ricorrente è ilarità

Cos’ha detto veramente Trump su Swift? Durante un intervento telefonico a Fox News, Trump ha affermato che in seguito all’endorsement “she’ll probably pay a price for it in the marketplace, e cioè ha opinato che Swift potrebbe averne un danno economico* (presumibilmente per la perdita dei fan pro-Trump). È un’affermazione risibile perché Swift è ricchissima: si stima che il suo patrimonio superi il miliardo di dollari e che ogni suo concerto generi introiti tra i 14 e i 17 milioni di dollari.

Pay a price for it

In inglese si usa l’espressione idiomatica pay a / the price for something / for doing something nel senso di pagare lo scotto, pagare le conseguenze, ossia subire gli effetti negativi di qualcosa che si è fatto, di un errore o anche di mera sfortuna. I titoli italiani invece evocano anche l’idea di fargliela pagare (“punire”), associazione assente nella frase inglese.

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Punti di vista: davvero ci interessa demure?

Nelle scorse settimane avete notato il proliferare di articoli in italiano sulla parola inglese demure, tormentone su TikTok? Alcuni esempi di titoli:

Foto della tiktoker Jools Lebron con didascalia “How to be demure and modest and respectful at the work place”. Titoli italiani: 1 Cosa vuol dire demure; 2 Demure: tutto sul nuovo trend (nato su TikTok) di cui tutti parlano; 3 Cos'è questo demure di cui parlano tutti; 4 Demure, il trend di TikTok conquista tutte: da Kamala Harris a Jennifer Lopez; 5 Che cosa significa demure e perché vogliamo esserlo tutti: dal trend TikTok alla Casa Bianca
(nella foto l’influencer statunitense Jools Lebron che ha fatto diventare virale la parola demure)

Gli articoli sono molti simili: riprendono testi in inglese, tradotti più o meno letteralmente, e tutti gli esempi d’uso sono in inglese e riguardano persone americane. I titoli italiani inducono a pensare che sia un argomento che ci riguarda direttamente (tutti ne parlano… [noi] vogliamo… vorremmo…), e invece non viene fatto nessun esempio d’uso in italiano o in contesti italiani.

È un fenomeno ricorrente nei nostri media: ci viene riproposta pedissequamente qualsiasi tendenza del mondo anglofono, come se tutto ciò che è rilevante in inglese debba esserlo automaticamente anche in italiano. 

Indipendentemente dall’argomento, spesso si ha l’impressione che chi ricicla le notizie non si faccia alcuna domanda sull’effettiva rilevanza in un contesto culturale diverso e sui destinatari del testo, e quindi non cerchi di capire se nel passaggio dall’inglese alla traduzione è necessario cambiare il punto di vista e operare adattamenti al testo, ad esempio integrandolo con informazioni aggiuntive.

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Paperino: giovane oca fraintesa?

tweet di Ej Dickson: In honor of Donald Duck’s 90th birthday, I’m going to explain how I learned that Italians are obsessed with him and don’t give a shit about Mickey Mouse, and it’s going to be a thread

Paperino (Donald Duck in inglese) ha appena compiuto 90 anni. Tra chi ha ricordato la ricorrenza c’è anche una giornalista americana che su Twitter / X ha voluto spiegare perché in Italia, a differenza degli Stati Uniti, Paperino viene preferito a Topolino. I suoi tweet hanno avuto grande visibilità ma alcune affermazioni malinformate hanno suscitato parecchie reazioni tra i lettori italiani.

Non entro nel merito delle considerazioni pseudoantropologiche, però prendo spunto dalle osservazioni sul nome Paperino perché dimostrano che non sempre è sufficiente rivolgersi a una qualsiasi persona di madrelingua, come l’informatore della giornalista, per ricevere informazioni adeguate e rilevanti su questioni linguistiche.

In sintesi, la giornalista ha riportato un’interpretazione letterale del nome Paperino e si è dichiarata stupita che Donald Duck, un’anatra, sia diventato un’oca non ancora giunta a maturità, un pulcino (“a baby goose”):

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I segnali discorsivi di Sinner (senza onestà!)

Dal mondo del tennis, uno scambio di battute tra un divertito ma imbarazzato Jannik Sinner e l’intervistatore Jim Courier che gli aveva chiesto insistentemente cos’avesse di speciale la sua racchetta:

Foto di Courier e Sinner con fumetti: 1 Sinner: “honestly many players ask me what racket I play with. I think it’s a really normal racket… to be honest. Honestly, if I’m honest with you…” 2 Courier: “You keep saying ‘honest’ which tells me you’re lying… Come clean man.”  3 Sinner:  “I don’t really know the stats of the racket … to be honest”
fotogramma da Jannik Sinner On-Court Interview | Australian Open 2024 Third Round

Sinner parla correntemente inglese e qui premette ciò che sta per dire ricorrendo alle espressioni honestly e to be honest, paragonabili in italiano a “davvero”, “a dire il vero”, “a essere sincero”, “in tutta sincerità”.

In entrambe le lingue questi elementi sono segnali discorsivi, parole o locuzioni tipiche della lingua parlata che hanno valore pragmatico ma scarso contenuto informativo: possono essere eliminati senza che ne risenta il senso della comunicazione. I segnali discorsivi possono avere vari tipi di funzione, ad esempio modale (servono a esprimere atteggiamenti, sensazioni o stati psicologici del parlante) e fàtica (servono a stabilire e mantenere contatto con l’interlocutore), e possono anche variare in base al contesto, alla posizione nella frase, a come vengono pronunciati ecc.

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