Ieri Matteo Renzi è intervenuto sul futuro dell’area occupata da Expo Milano 2015.
Come riportano i principali media, Renzi ha dichiarato che non immagina l’area dell’Expo come luogo “dove trasferire pur prestigiosi immobili” ma pensa invece che “debba avere un forte valore scientifico e culturale, non solo dei federal building”.
I media però non hanno fatto lo sforzo di spiegare cosa si intenda con federal building, una locuzione che per la maggioranza dei lettori credo sia poco familiare. La traduzione letterale palazzo federale crea perplessità perché fa pensare alla sede del parlamento svizzero a Berna, invece si tratta dell’ennesimo riferimento americano:
Negli Stati Uniti un federal building è un edificio dove sono concentrati più uffici della pubblica amministrazione (cfr. USA: governo e (pubblica) amministrazione per il significato americano di government).
Legislazione
Ho appurato che in italiano la locuzione federal building viene usata con riferimento al demanio e in particolare al decreto legge n. 66 del 24 aprile 2014, art. 24 del capo V “Razionalizzazione degli spazi della pubblica amministrazione”, che riguarda il “complessivo efficientamento della presenza territoriale, attraverso l’utilizzo degli immobili pubblici disponibili o di parte di essi, anche in condivisione con altre amministrazioni pubbliche”.
Ovviamente né il decreto legge né la sua conversione nella legge n. 89 del 23 giugno 2014 (la spending review!) contengono traccia dell’anglicismo federal building, che quindi non solo è superfluo ma anche fuorviante: l’Italia non è uno stato federale.
Progetti sul futuro dell’Expo
Ulteriore conferma stamattina a un programma radio sul futuro dell’Expo: Roberto Maroni ha usato la locuzione polo degli uffici della pubblica amministrazione e Vinicio Peluffo (PD) cittadella della pubblica amministrazione. Entrambi hanno specificato che si trattava di “quello che Renzi ha chiamato federal building”.
Neppure nel dossier presentato da Cassa depositi e prestiti e Agenzia del Demanio lo scorso luglio e sintetizzato dal Corriere della Sera pare ci siano occorrenze di federal building. Si trova invece cittadella dei servizi pubblici, che dovrebbe includere Archivio di Stato, Vigili del Fuoco, Dogane, Nas, Agenzia delle Entrate, Direzione provinciale del Lavoro ecc.
Domanda retorica: cosa spinge Renzi a preferire federal building alle alternative italiane molto più trasparenti?
Aggiornamento 2018 – Nel sito del Demanio è stata pubblicata questa definizione:
Nella pagina ci sono anche le descrizioni di alcuni progetti già avviati, dove è spiegato che si tratta di accorpamenti di uffici pubblici e in un caso è usata la descrizione cittadella. È la conferma che la locuzione italiana polo amministrativo è del tutto idonea a rappresentare il concetto e che federal building è un anglicismo superfluo e poco trasparente che andrebbe evitato.
Per la serie anglicismi governativi, vedi anche:
♦ FOIA
♦ Jobs Act,
♦ Service Tax
♦ spending (review)
♦ stepchild adoption
♦ voluntary disclosure
♦ gli anglicismi di La buona scuola e del Piano Nazionale Scuola Digitale
Nella grafica Progetto per Expo si nota l’anglicismo housing sociale, che immagino vada inteso come edilizia residenziale pubblica visto che in inglese social housing ha il significato piuttosto ampio di “abitazioni per persone non abbienti o con esigenze particolari a cui provvedono enti pubblici od organizzazioni nonprofit”.
Giovanna:
Ottima ed esauriente spiegazione, personalmente non avrei capito cosa intende Renzi. Per quanto riguarda la domanda retorica, temo di non riuscire a trovare la risposta. Forse l’uso di termini inglesi dà maggior prestigio al discorso?
Mauro:
Peccato che in Italia un “federal building” non possa semplicemente esistere, non essendo un paese federale.
È inutile cercare traduzioni in italiano: non ne esistono, semplicemente perché in Italia non può esistere tale edificio.
Licia:
@Giovanna, ho letto solo alcuni stralci del discorso, ma non mancano altri esempi di anglicismi. Stando ai media, avrebbe anche detto di essere pronto a fare un progetto che sia ‘the best’ e non puntare a ‘the most'”. Inoltre, l’intero progetto è stato chiamato Human Technopole, eppure in italiano è affermata da tempo la locuzione polo tecnologico. Credo che human vada inteso come umano nel senso di “relativo all’uomo” (e quindi non agli animali o altro, infatti questo progetto “mette l’uomo al centro“; da non sottovalutare però l’affermazione che va inteso come “simbolo di un nuovo umanesimo”).
@Mauro, se il concetto rappresentato da federal building è “edificio dove sono concentrati più uffici della pubblica amministrazione”, certo che può esistere anche in Italia! Basta evitare l’anglicismo o la traduzione letterale e dargli invece un nome congruo, come cittadella / polo della pubblica amministrazione.
Gianmaria:
@Licia, non riesco a capire cosa vuoi dire con:
<>
macchè, Renzi è come Humpty Dumpty?
<>
mariopass:
Per il significato di social housing ti segnalo questo articolo che, credo, possa chiarirne il significato.
http://www.educazionesostenibile.it/portale/sostenibilita/comunita-sostenibile/1383-social-housing-nuove-prospettive-abitative.html
Segnalo, inoltre, che nei piani urbanistici comunali una quota dei vani che si prevedono in fase progettuale deve essere destinata a questo tipo di edilizia.
Licia:
@Gianmaria ?? Ti riferisci per caso a questo?
@mariopass, grazie per il riferimento. Nell’articolo vengono usati edilizia sociale e alloggi sociali come sinonimi di social housing, segnale secondo me che l’anglicismo non è giustificato. Posso però immaginare che faccia ormai parte del gergo degli addetti ai lavori.
Trovo molto più soddisfacente e precisa la soluzione dell’Enciclopedia Treccani che ho aggiunto come riferimento nel post: descrive edilizia residenziale pubblica come iperonimo, e distingue quindi tra edilizia agevolata, convenzionata, sovvenzionata e sociale.
Anche qui una domanda retorica: l’italiano offre risorse lessicali adeguate, perché non sfruttarle anziché ricorrere ai soliti anglicismi poco trasparenti?
Isa:
Perché bisognerebbe padroneggiare sia l’inglese, sia – ben più ancora – l’italiano. Il che non è di Renzi. Chi parla male pensa male, diceva quello…
Stefano:
Questa compulsione a usare locuzioni inglesi del nostro presidente del consiglio denota il suo provincialismo, il suo ritenersi più ‘moderno’ e ‘internazionale’ per il fatto di esprimersi in cotal guisa … snobbando (pur essendo Fiorentino!) la vastità e la bellezza del vocabolario italiano.
Andrea:
Renzi usa gli anglicismi perché è più cool 😉
Licia:
@Isa, a me sembra invece che la prontezza di risposta, le battute e le frasi ad effetto di Renzi dimostrino che ha un’ottima padronanza dell’italiano. Il suo inglese non è certo eccelso* ma riesce a comunicare senza difficoltà, a differenza di chi magari conosce benissimo la grammatica ma non sa esprimersi. Ho avuto la conferma da interpreti che hanno lavorato con lui recentemente: non ha alcun problema a farsi capire, anzi, e soprattutto gli interlocutori americani lo trovano accattivante. Però non ha le competenze linguistiche adeguate (o forse si tratta di ego smisurato?!?) per rendersi conto che in alcune situazioni formali e ufficiali è richiesto un inglese perfetto e quindi farebbe meglio a parlare italiano e lasciare ai professionisti il compito di tradurre le sue parole.
* Sono sempre più convinta che l’abuso di anglicismi sia inversamente proporzionale all’effettiva conoscenza dell’inglese.
@Stefano, @Andrea: direi anche poco rispetto per l’interlocutore, ma non mi sembra che questa sia una preoccupazione dei nostri politici e di chi lavora per loro, basti pensare a come comunica il team di #labuonascuola, che addirittura risponde o commenta in inglese anche se gli interlocutori sono italiani. Qualche esempio raccolto al volo:
Aggiungo anche un commento visto su Twitter a proposito di federal building:
Mauro:
@ Licia
Appunto: tutto tranne che federale. In Italia questo non c’è nè può esserci.
Stefano:
@ Licia
Concordo pienamente, anche per quanto riguarda la predilezione per l’inglese nelle risposte del team di #labuonascuola; a ‘sto punto ribattezziamola direttamente “thegoodschool” … perché usare l’italiano??
Gianmaria:
Si Licia, mi riferivo esattamente a quanto descritto nella vignetta che hai allegato. Purtroppo il mio precedente messaggio è stato mutilato ma citava proprio la frase di Humpty Dumpty della vignetta.
Licia:
@Gianmaria, è la mia citazione preferita, la uso spesso nelle presentazioni. 😉
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Stefano:
Tra gli innumerevoli anglicismi che l’attuale governo utilizza senza ritegno (e senza fornire ulteriori chiarimenti, della serie: “se non capisci, infòrmati”), segnalo il termine “hub” (Fonte: Newsletter Settimanale Anutel n. 44/2015):
“L’Archivio nazionale, illustrato in una conferenza stampa a Roma, prevede l’istituzione di una sorta di ‘domicilio digitale’ ovvero un indirizzo di posta elettronica certificata che ogni cittadino puo’ indicare come esclusivo mezzo di comunicazione con la pubblica amministrazione. Il progetto coinvolge il ministero dell’Interno che, secondo il ministro, Angelino Alfano, “deve diventare l’hub fondamentale e a disposizione di tutte le pubbliche amministrazioni”. “La vita privata dei cittadini deve viaggiare alla velocita’ degli smartphone e della banda larga – ha aggiunto Alfano – non puo’ andare a velocita’ rallentata. Il ministero dell’Interno, il Viminale non deve essere inteso solo come il ‘ministero della polizia’, ma un hub fondamentale e a disposizione di tutta la Pubblica amministrazione.
Il Treccani mi dice:”HUB: Aeroporto che, in un dato paese, raccoglie la maggior parte del traffico.”
IL MINISTERO DELL’INTERNO DIVENTERA’ UN AEROPORTO??? :-O