Whistleblower, un concetto poco italiano

Post pubblicato nel 2013, con vari aggiornamenti per il contesto italiano tra cui una nota sulla proposta di legge approvata dalla Camera il 15 novembre 2017: anticipo che il legislatore non ha usato alcun anglicismo ma ha scelto la locuzione “autore di segnalazioni di reati o irregolarità”.


The whistleblower (foto di Edward Snowden con le parole “I can’t allow the US government to destroy privacy and basic liberties”)Alcuni giorni fa The Guardian ha rivelato la fonte dello scoop sullo scandalo noto in Italia come Datagate: è Edward Snowden, che lavorava all’interno della NSA, l’agenzia governativa americana ora al centro delle polemiche. In tutti gli articoli del quotidiano britannico Snowden è sempre descritto come whistleblower.

I media italiani che hanno ripreso la notizia direttamente da The Guardian l’hanno invece definito talpa o gola profonda. In altri contesti, come segnalato nei commenti qui, whistleblower viene anche reso come spifferatore, delatore, informatore, confidente, canarino, ma sono tutte soluzioni poco soddisfacenti che hanno connotazioni diverse da quelle associabili a whistleblower e che possono essere analizzate facendo alcune considerazioni tipiche del lavoro terminologico.

Whistleblower, concetto specifico

In inglese whistleblower identifica una persona che lavora in un’impresa o in un ente (pubblici o privati) e che denuncia illeciti commessi al suo interno, riportandoli alle autorità TIME Persons of the year 2002 – The Whistleblowerscompetenti o all’opinione pubblica o anche alla stessa organizzazione se sono previsti meccanismi per raccogliere queste segnalazioni.

Il soffiare il fischietto è una metafora del ruolo di arbitro o di poliziotto assunto da chi richiama l’attenzione su attività non consentite affinché vengano bloccate.

È una parola con connotazioni positive: descrive un ruolo che esemplifica una virtù civile ma che non è esente da rischi e ritorsioni e anche per questo nel 2002 la rivista TIME ha scelto tre whistleblower come persone dell’anno. 

Il registro della parola whistleblower è neutro, non informale come potrebbe sembrare. Da anni è entrata nella terminologia giuridica di diversi paesi di lingua inglese (esempi: Whistleblower Protection Act negli Stati Uniti, Whistleblowers’ Charter alla base del Public Interest Disclosure Act nel Regno Unito; cfr. anche il commento di Marco B. che segnala che nelle multinazionali viene fatta attività di formazione sul tema).

Inadeguatezza delle potenziali scelte lessicali italiane

In questo contesto è chiaro che in italiano parole come spifferatore, delatore, confidente, canarino non sono adatte a descrivere il concetto perché hanno connotazioni negative.

Talpa è una persona insospettabile infiltrata o “reclutata” appositamente da un’organizzazione criminale o eversiva per fornire informazioni riservate dal proprio ambiente di lavoro.

Informatore è potenzialmente più neutro ma mi pare implichi che le informazioni siano fornite in seguito a una richiesta specifica (ad es. è la polizia che propone una collaborazione agli informatori) mentre il whistleblower agisce di propria iniziativa, e che ci siano vantaggi per chi informa, economici o di altro tipo (cfr. informant in inglese), quindi motivazioni diverse da quelle del whistleblower che invece è spinto da convinzioni etiche o politiche e non ha alcun tornaconto.

Gola profonda non funziona perché è una locuzione connotata come gergo giornalistico e soprattutto, come altre parole già citate, descrive una persona la cui identità rimane nascosta o segreta, mentre il whistleblower agisce esponendosi pubblicamente.

C’è chi ha preso spunto da alertador in spagnolo e lanceur d’alerte in francese (in entrambe le lingue esistono comunque altre opzioni) e ha suggerito allertatore, ma mi sembra faccia pensare a dispositivi o meccanismi indicatori e non a persone.

Ne approfitto per ricordare che nel lavoro terminologico andrebbe sempre fatta un’analisi degli aspetti che caratterizzano i concetti e dei termini che li rappresentano. In sintesi:

tabella di confronto delle caratteristiche di whistleblower, informatore, gola profonda, talpa e spifferatore (registro, connotazioni, iniziativa, identità, motivazioni)

Questo tipo di confronto aiuta ad eliminare soluzioni non valide e in questo caso conferma che nel lessico italiano manca una parola equivalente a whistleblower.

Terminologia nella legislazione italiana ed europea

Può essere utile confrontare le soluzioni adottate nei linguaggi speciali, ad esempio quello giuridico. Stando a Wikipedia, nella legislazione italiana, ancora molto limitata, non esiste un termine specifico ma si ricorre alla locuzione dipendente pubblico che segnala illeciti.

Si trovano invece diversi riferimenti in ambito comunitario ma una ricerca in EUR-Lex rivela che nelle traduzioni italiane dei testi redatti in inglese non c’è coerenza terminologica: whistleblower viene reso a volte con informatore, altre con denunciante ma più spesso con descrizioni come funzionario che ha denunciato del malfunzionamenti, colui che segnala irregolarità, colui che denuncia cattive prassi ecc.

In altri contesti istituzionali viene preferito il termine inglese. Esempio: Whistlerblowing – Un fischietto contro la cattiva amministrazione (Regione Emilia-Romagna).

Alla ricerca di un termine italiano

La figura del whistleblower per il momento è ancora un concetto estraneo alla cultura italiana e per questo non facilmente identificabile. Se ne parla quasi esclusivamente con riferimento al mondo anglosassone e quindi in un contesto generalista mi pare una soluzione accettabile ricorrere al prestito, whistleblower, spiegandone il significato.

Se anche in Italia si diffonderà la pratica di segnalare illeciti all’interno di un’organizzazione, probabilmente nel linguaggio giuridico si dovrà ricorrere a un termine specifico che potrebbe poi entrare nel lessico comune. Escludendo il prestito, si potrebbe optare per una parola dal significato generico come denunciatore e renderla specifica con un aggettivo o altro elemento che evidenzi uno o più tratti distintivi del concetto (come esempio di riferimento mi viene in mente la terminologia formata con antimafia). Suggerimenti?


Grazie a Carla Crivello per avermi segnalato un commento di Massimo Mantellini in La dittatura dei dati, a .mau., Marco e Marco B. per i commenti a Datagate, scandalo americano e nome “italiano”, e a chi ha avuto la pazienza di leggere questo post  fin qui.


Aggiornamento giugno 2013 – L’importanza della terminologia: negli Stati Uniti intanto ci si domanda se Snowden sia effettivamente un whistleblower, cfr. Hero. Traitor. Whistle-Blower. Spy. What to Call NSA Leaker Ed Snowden? e Snowden è un eroe o un criminale? Aggiungo AP Editor: Do Not Describe Edward Snowden As A ‘Whistleblower’.

Aggiornamento ottobre 2014 – L’Accademia della Crusca ha pubblicato una consulenza linguistica molto dettagliata, Che cosa indica e come si traduce la parola inglese whistleblower? (è citato anche questo post).

Altre osservazioni nei commenti qui sotto, in particolare su segnalatore / segnalante di illeciti.

Aggiornamento 21 gennaio 2016 – Nella seduta odierna la Camera ha approvato la proposta di legge 3365 denominata “Disposizioni per la tutela degli autori di segnalazioni di reati o irregolarità di cui siano venuti a conoscenza nell’ambito di un rapporto di lavoro pubblico o privato” (dettagli qui). Nel testo vengono date queste definizioni:

Ai fini della presente legge si applicano le seguenti definizioni:: a) segnalazione di reati o irregolarità: la segnalazione di reati o irregolarità nell'interesse pubblico, avvenuti o presunti, all'ente pubblico o privato del quale è dipendente, che può agire efficacemente per rimuoverne le cause; b) autore: il lavoratore che effettua la segnalazione di cui alla lettera a)all'autorità di regolamentazione del settore interessato ovvero all'autorità di polizia o giudiziaria.

Si può concludere che nella terminologia giuridica italiana il concetto che in inglese è denominato whistleblower è reso con autore di segnalazioni di reati o irregolarità, o in alternativa autore di segnalazioni di illeciti, mentre whistleblowing diventa segnalazione di illeciti.

Nella discussione della proposta di legge si trovano occorrenze degli anglicismi, che però scompaiono dal testo finale. Nonostante ciò, i media riportano la notizia usando ampiamente sia whistleblower che whistleblowing (esempi), spesso dando per scontato che il lettore ne conosca già il significato.

Aggiornamento novembre 2016 – Il Gruppo Incipit ha invitato tutti i responsabili dell’informazione e i legislatori a usare allertatore civico (“colui che, dopo aver constatato sistematiche irregolarità all’interno dell’organizzazione pubblica o privata per cui lavora, decide di denunciare l’illecito per il bene della collettività”) e allerta civica. La scelta è stata influenzata dal francese lanceur d’alerte e dallo spagnolo alertador.

Aggiornamento novembre 2017 – La legge è stata definitivamente approvata dalla Camera ed è stata confermata la terminologia descritta qui sopra: per il legislatore italiano il whistleblower è autore di segnalazioni di reati o irregolarità. Nel nuovo post #Whistleblowing in Italia? Adesso basta! alcune considerazioni su come è stata comunicata l’approvazione della nuova legge da media e politici.

Aggiornamento settembre 2019 – Altri dettagli sulle connotazioni e l’origine di talpa in Casa Bianca: il whistleblower NON è una talpa! e relativi commenti.

21 commenti su “Whistleblower, un concetto poco italiano”

  1. .mau.:

    “allertista” direi che è una persona che lo fa di mestiere, quindi non funziona nemmeno lui.

    E “allertante”?

  2. Licia:

    @.mau. non so, mi piace l’idea di “allertare” ma anche il suffisso –ante a me fa pensare a qualcuno che svolge un’attività in maniera continuativa.

    Un’altra opzione potrebbe essere anche segnalatore seguito da aggettivo o altro che ne restringa il significato, ad es. segnalatore di illeciti. Non so nulla di linguaggio giuridico ma per il lessico comune lo preferirei al segnalante usato nella cosiddetta legge anticorruzione (6 novembre 2012 n. 190). Riporto il riferimento:

    Art. 54-bis. – (Tutela del dipendente pubblico che segnala illeciti). 
    1. Fuori dei casi di responsabilità a titolo di calunnia o diffamazione, ovvero per lo stesso titolo ai sensi dell’articolo 2043 del codice civile, il pubblico dipendente che denuncia all’autorità giudiziaria o alla Corte dei conti, ovvero
    riferisce al proprio superiore gerarchico condotte illecite di cui sia venuto a conoscenza in ragione del rapporto di lavoro, non può essere sanzionato, licenziato o sottoposto ad una misura discriminatoria, diretta o indiretta, avente effetti sulle condizioni di lavoro per motivi collegati direttamente o indirettamente alla denuncia.
    2. Nell’ambito del procedimento disciplinare, l’identità del segnalante non può essere rivelata, senza il suo consenso, sempre che la contestazione dell’addebito disciplinare sia fondata su accertamenti distinti e ulteriori rispetto alla segnalazione. Qualora la contestazione sia fondata, in tutto o in parte, sulla segnalazione, l’identità può essere rivelata ove la sua conoscenza sia assolutamente indispensabile per la difesa dell’incolpato.

  3. Francesco:

    Chapeau, Licia! (come sempre, del resto…)

    Quando trovi un corrispettivo traduttivo beh, fai un fischio! 😉

  4. Marco B:

    Mi domandavo se possa funzionare un termine calcistico come guardalinee, che segnala il fuorigioco. In fondo il calcio è davvero parte della nostra cultura, e suona sempre meglio del klokkenkluider che hanno adottato gli olandesi 🙂

  5. Carla Crivello:

    Ho trovato in un documento (dicembre 2009) di Transparency International Italia la proposta da parte degli autori di tradurre “whistleblowers” con “vedette civiche” o “sentinelle civiche”. Nel documento però prevale nettamente “vedette civiche”. Carla

  6. Licia:

    Grazie a tutti per i commenti.

    Mi piace l’aggettivo civico, invece guardalinee, vedetta e sentinella non mi convincono del tutto perché mi danno l’idea che si tratti di un ruolo affidato a queste persone affinché stiano all’erta ed intercettino eventuali illeciti (ma non è detto che mentre sono di guardia succeda qualcosa), quindi sono sentinelle indipendentemente dal verificarsi di irregolarità. Il whistleblower invece diventa tale solo quando segnala l’illecito, scoperto mentre ricopre tutt’altro ruolo, quindi “si attiva” come whistleblower solo nel caso di irregolarità.

  7. Licia:

    @Carla, grazie, scelta molto interessante, anche se personalmente preferirei evitare il suffisso –ante perché lo associo ad attività svolte in maniera continuativa e lo collego a un registro burocratico.

  8. klement:

    Allertista mi pare simile ad allarmista, connesso al senso di esagerazione o infondatezza.
    Direi sia adatto un participio presente come denunciante, segnalante, che non implica un’attività abituale.
    La connotazione positiva o negativa direi non sia nel termine in sé, perché ad esempio “infiltrato” non è negativo se riferito a un poliziotto nascosto in un’organizzazione criminale per smascherarla.
    Qualunque termine si scelga, facciamo attenzione ad applicarlo solo alla segnalazione di veri illeciti, e non al semplice contestatore benpensante che denuncia come spreco tutte le spese che non gli garbano, come ramazzare il piazzale della chiesa se è anticlericale.

  9. Whistleblowing: il delatore fascista è paragonabile a Snowden? | Il Fatto Quotidiano:

    […] elementi in comune: hanno una connotazione negativa e sono assolutamente scorrette. Per un interessante approfondimento sul problema di traduzione si veda questa discussione. In Italia il modo in cui le notizie di stampa sono riportate favorisce spesso la tendenza ad utilizzare libere (quanto fuorvianti) […]

  10. Valerio:

    secondo me denunciante civico va bene. A chi afferma che il suffisso in -ante indica un’attività continuata, vorrei far notare che in italiano il participio viene generalmente usato per indicare qualcuno che fa una determinata azione a prescindere dal numero di volte che questa è eseguita. Chi invece l’azione la ripete in modo continuativo (per lavoro o per altro motivo) ha solitamente un nome specifico che termina con -tore o con -ista

  11. Licia:

    Grazie a tutti per gli ulteriori commenti. In questi giorni ho notato un nuovo interesse per questo post, probabilmente in seguito alla notizia di una proposta di legge in proposito, riportata da alcuni media. Tra questi, Whistleblowing: dal M5S la prima proposta di legge italiana fa riferimento al testo del documento, intitolato Legge per la protezione delle segnalazioni di reato nell’interesse pubblico (whistleblowing). Il primo articolo contiene le seguenti definizioni:

    Whistleblowing: la gestione delle segnalazioni, da parte di un lavoratore, di informazioni relative a reati o irregolarità percepite – avvenute, in corso o future – rivolte a persone o enti che possono agire efficacemente per rimuoverne le cause.

    Whistleblower (segnalante): il lavoratore che, in buona fede, segnala tali informazioni a una persona/organo appositamente designato all’interno dell’ente – ove presente –, a un’Autorità regolatrice di settore o alle Autorità di Polizia e Giudiziaria.

    Immagino sia una bozza perché la sintassi è ancora abbastanza ambigua, si può però già notare che negli articoli che seguono non vengono usati gli anglicismi bensì il verbo segnalare e i sostantivi segnalante e segnalazione.

  12. Mario Versaggi:

    Molto interessante. Grazie. Propongo TESTIMONE CIVICO. Mi viene in mente Grapes of wrath (a proposito della diversa cultura anglosassone) dove Tom rivela la propria determinazione alla madre, stanco dei soprusi contro sé e contro tanti come lui: “I will be there” sarò lì. Testimoniare con la presenza, con la denuncia e chiamare (soffiando nel fischietto) tutti noi ad un giudizio imprescindibile.
    Ciao.

  13. Luigi Mililotti:

    Licia buon giorno
    Complimenti per il lavoro sulla traduzione del termine whistelblower , scusami se ti contatto attraverso questo specifico blog ma non ho Twitter e non sono riuscito attraverso linkedin.

    Sto partecipando ad uno studio sulla applicazione della “litigation communication ” in Italia anche in questo caso abbiamo difficoltà a trovare del termini corrispettivi e comunicativi nella nostra lingua.

    A riguardo ti chiedevo un tuo autorevole commento a riguardo

    Grazie della attenzione

    Luigi M

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