Sull’erba di Wimbledon: “Royal Hayness”

Da una notiziola sul tennista Jannik Sinner attento all’etichetta quando la principessa del Galles gli ha consegnato il trofeo di vincitore del torneo di Wimbledon 2025:

Foto della premiazione e testo “È sempre la principessa del Galles a dover presentare i trofei ai vincitori delle finali maschili e femminili, a sottolineare il legame forte tra la famiglia reale britannica e questa competizione storica. Sinner, rispettoso, si avvicina e sembra dire Royal Hayness ovvero proprio Sua Altezza Reale in italiano”

In alcuni media italiani l’appellativo inglese Your Royal Highness è diventato un ridicolo [Your] Royal Hayness, con high trasformato in hay, il fieno. Forse perché il torneo di Wimbledon si gioca sull’erba? O perché chi scrive ne fa uso e ha idee piuttosto fumose su lessico e ortografia dell’inglese? 🙃

Suffissi nominali

In inglese la parola *hayness non fa parte del lessico comune (ma può essere un cognome). Nella parola si riconoscono comunque facilmente hay e –ness, che però è un suffisso nominale deaggettivale: forma nomi astratti che esprimono uno stato, una qualità o una condizione e che hanno come base un aggettivo, come ad es. sadsadness, kind kindness, highhighness.

Continua a leggere   >>

“Mi piacerebbe metterlo nel mio gabinetto”

Notiziola dagli Stati Uniti apparsa in vari media con video originale sottotitolato in italiano:

Titolo pubblicato da vari media italiani: “Siparietto tra Trump e Rubio sull’orologio a pendolo nel gabinetto Presidenziale
fermo-immagine da video con Donald Trump che si rivolge al segretario di stato Marco Rubio e sottotitoli in italiano con parole di Trump: “e poi gli ho detto ‘Marco, adoro questo orologio. È bellissimo. Mi piacerebbe metterlo nel mio gabinetto’”.

Fa riferimento alle divagazioni di Donald Trump durante una riunione di governo nella Cabinet Room alla Casa Bianca. Trump si è soffermato compiaciuto sul rinnovo della sala, vantandosi di avere scelto personalmente quadri, cornici e altri elementi d’arredo, tra cui un orologio a pendolo [grandfather clock] che aveva visto nell’ufficio del Segretario di Stato Marco Rubio.

Trump says he commandeered Rubio’s clock as part of Cabinet Room makeover
commandeer = requisire

Trump ha affermato che negli edifici governativi il presidente ha il diritto di impossessarsi di quanto ritiene opportuno e ha raccontato di averlo fatto presente all’ignaro Rubio, a cui ha detto “I’d love to take that clock out and put it in the Cabinet Room”, tradotto in italiano nei sottotitoli con “l’orologio […] mi piacerebbe metterlo nel mio gabinetto”. Ha poi concluso ironizzando su Rubio “That’s his contribution to the Cabinet Room”, tradotto con “questo è stato il suo contributo al gabinetto. Nei titoli the Cabinet Room è diventato il gabinetto Presidenziale.

Continua a leggere   >>

Solo in Italia: la “Festa d’America” di Musk

Notizia dagli Stati Uniti: Elon Musk ha fondato un nuovo partito che ha chiamato America Party. Ecco come è stato tradotto il nome in un programma di Rete 4:

post di Andrea Fontana a commento di immagine di programma televisivo: «È ufficiale: l’uomo più ricco del mondo, Elon Musk, ha deciso di fondare un partito. Il nome è “America Party”, tradotto: “Festa d’America”» Apre così il programma “4 di sera”. Immagine del programma con scritta PARTY IN MUSK e fotomontaggio di Trump e Musk

La traduzione “Festa d’America” è un errore eclatante ma faccio fatica a credere che la conduttrice, che a quanto pare ha vissuto e lavorato a New York, e altri nella redazione del programma ignorino che la parola inglese party è polisemica. Non ha unicamente il significato di “festa, ricevimento” con cui è entrata nell’uso in italiano, ma ha anche altre accezioni, tra cui “partito, organizzazione politica” che è ciò che intende Musk.

E se la spiegazione per l’errore non fosse l’ignoranza di chi dà la notizia ma dei destinatari? Potrebbe farlo pensare la scritta alle spalle della conduttrice, PARTY IN MUSK, che presumo sia un gioco di parole che dovrebbe richiamare “festa in maschera”. Non conosco il programma, che non ho mai visto, ma se fosse diretto a un pubblico di persone poco scolarizzate, che credono facilmente a qualsiasi cosa si dica in televisione, allora forse le traduzioni maccheroniche potrebbero essere scelte consapevoli per attirare l’attenzione.

Festa d’America fa sicuramente più effetto e incuriosisce di più di un poco originale “partito [d’] America” (chi ha una conoscenza solo rudimentale del lessico inglese probabilmente non noterà l’errore di traduzione) e il gioco di parole party in musk ha tutte le caratteristiche dell’inglese farlocco:

Continua a leggere   >>

Worklimate, nome e comunicazione astrusi

Titoli di notizie: 1 Ordinanza caldo, vietato lavorare al sole, in quali regioni in vigore lo stop; 2 Caldo record, sale il numero di regioni che vietano il lavoro all’aperto dalle 12:30; 3 Cosa hanno deciso le Regioni che hanno fatto le ordinanze anti-caldo; 4 Caldo, ecco il protocollo per il lavoro, tutte le misure su Cig, orari e turni

Dalle notizie sui provvedimenti presi da alcune regioni per tutelare chi lavora all’aperto nelle giornate di caldo estremo ho scoperto l’esistenza di Worklimate. È un progetto di ricerca coordinato dal Consiglio Nazionale delle Ricerche e da Inail sulle conseguenze che lo stress termico ambientale associato ai cambiamenti climatici può avere sulla salute e sulla produttività dei lavoratori.

Logo Worklimate 2.0 “Clima lavoro prevenzione” e descrizione “Temperature estreme e impatti su salute, sicurezza e produttività aziendale: strategie di intervento e soluzioni tecnologiche, informative e formative”

Worklimate fornisce informazioni di vario tipo e una piattaforma previsionale di allerta con mappe e altre indicazioni per la valutazione dei rischi legati all’esposizione ad alte temperature, e ha come destinatari “lavoratori, datori di lavoro e addetti alla sicurezza e gestione lavoro nel settore occupazionale”.

Nome astruso

Worklimate è un progetto italiano che si rivolge a chi lavora in Italia, eppure si è scelto di denominarlo con uno pseudoanglicismo ottenuto dalle due parole inglesi work e climate che nella combinazione worklimate suscitano perplessità sia per la forma che per il significato:

Continua a leggere   >>

“fare un meme”

foto da telecamera di sicurezza degli Uffici con turista che danneggia quadro e dichiarazione del direttore del museo Simone Verde: “Oggi un turista volendo fare un meme davanti a un dipinto, indietreggiando in posa come il principe dei Medici ritratto ha urtato la superficie dell’opera”

Ho riportato le parole dei direttore degli Uffizi sul turista che ha danneggiato un dipinto di Anton Domenico Gabbiani perché evidenziano l’evoluzione subita dalla parola meme in questi anni:

  1. meme è un nome coniato dal biologo inglese Richard Dawkins negli anni ‘70 come termine (lessico specialistico) che aveva il significato specifico di “unità fondamentale dell’informazione culturale, per es. un’idea o un determinato comportamento, che si trasmette da un individuo a un altro verbalmente o con l’imitazione”
  2. con l’avvento dei social media, nel XXI secolo nella cultura popolare meme ha subito un processo di determinologizzazione, diventando una parola (lessico comune) usata per indicare in modo generico vari tipi di contenuto virale, in particolare parodie
  3. negli ultimi anni il significato di meme è stato ulteriormente diluito e ora indica anche qualsiasi tipo di contenuto ironico, di solito corredato di didascalie o altri commenti, che è destinato alla pubblicazione e condivisione sui social, ma non ha più la viralità come caratteristica distintiva: si può dire “fare un meme” anche se poi non lo vedrà quasi nessuno

Continua a leggere   >>

BUONSALVE e “compensazione verbosa”

fumetto con saluto BUONSALVE!

Nel 2017 in Nuovi saluti: buonsalve e buonciao avevo descritto due saluti insoliti, probabilmente modellati scherzosamente sull’inglese goodbye, il cui uso era ristretto quasi esclusivamente a contesti online come canali Youtube, forum, chat, blog e alcune community. Non si riscontravano invece nel mondo “reale”, a parte qualche occorrenza giocosa o ironica rivolta a chi era in grado di riconoscerli.  

In questi 8 anni buonsalve, a quanto pare, ha subito un’evoluzione. Non è più solo un saluto “digitale”, che nel frattempo si era esteso anche a TikTok e altri social, ma può essere usato non ironicamente nella quotidianità anche in contesti professionali. O perlomeno è quanto farebbe supporre la nuova serie di una trasmissione televisiva, Casa a prima vista, in cui un giovane agente immobiliare toscano incontra i clienti salutandoli cordialmente con buonsalve.

Continua a leggere   >>

Affettare il corpo: una riesumazione?

Le parole di un noto preparatore atletico che in un’intervista spiegava i benefici anche per i non sportivi di fare movimento di vario tipo e lavorare sull’equilibrio:

fumetto con testo “...evitano di avere un trigger point, che è un punto dove senti un dolorino da dove può partire una rigidità che può poi cominciare ad affettare il resto del corpo”

Isolando la frase dal contesto credo sia inevitabile che affettare il resto del corpo faccia pensare a un enorme coltello che taglia a pezzi arti o altro.

Nell’intervista però era così ricorrente l’uso di anglicismi (il tuo knowledge, un bond, motion is lotion, lack di movimento…) che chi parla inglese poteva capire che affettare andava inteso nel senso del verbo inglese affect [something], “avere effetto su [qualcosa]”.

Non mi era ancora capitato di sentire questo uso di affettare e quindi non so se sia una peculiarità dell’idioletto dell’intervistato, che non si è reso conto dell’ambiguità, oppure se sia effettivamente diffuso in ambiti dove prevale l’itanglese e spesso si privilegiano neoformazioni ibride anziché usare il verbo italiano corrispondente (ad es. sharare per condividere, skippare per saltare, snitchare per fare la spia, applicare da apply per fare domanda, mutare da mute per silenziare…).

Chi ha letto fin qui probabilmente ha già formato una propria opinione sulla locuzione affettare il corpo modellata sull’inglese affect the body. Positiva o negativa?  

Continua a leggere   >>

Lunistizio, parola acchiappaclic

Alcuni titoli di notizie dell’11 giugno 2025:

Esempi di titoli: 1 Lunistizio maggiore, quando la luna si ferma; 2 Oggi c’è il lunistizio maggiore; 3 Lunistizio Maggiore 2025, la Luna delle Fragole più bassa degli ultimi 20 anni; 4 Arriva la “Luna Piena delle Fragole” e il lunistizio”

Chissà come funziona il meccanismo che improvvisamente diffonde e dà grande visibilità a una parola inusuale e di bassissima frequenza come lunistizio, credo finora sconosciuta a gran parte del parlanti.

Lunistizio

Lunistizio non è un termine astronomico ma si tratta di una parola desueta, di cui nell’ultimo secolo si trova traccia quasi esclusivamente in testi a carattere astrologico, esoterico o pseudostorico, mai in pubblicazioni scientifiche.

I media che si sono appropriati della parola  lunistizio ne spiegano il significato dicendo che equivale al “solstizio della luna”, cioè la Luna nel punto più basso della sua traiettoria orbitale rispetto all’equatore celeste, allo stesso modo in cui il solstizio rappresenta l’istante e punto dell’eclittica in cui il Sole, due volte all’anno, si trova alla massima distanza dall’equatore celeste. Se il nome lunistizio fosse congruente con il nome solstizio, dovrebbe però descrivere un fenomeno che avviene mensilmente e non sarebbe quindi così raro.

Continua a leggere   >>

Non più scatolette ma “pochet boul”

Ho sentito la pubblicità televisiva di un noto marchio di conserve alimentari senza però vedere le immagini, e mi ha colpita la frase finale perché non ero del tutto sicura di averla capita correttamente:

Fotogramma da pubblicità televisiva, con immagine di una scodella con la scritta “Insalatissime” e fumetto di voce fuori campo che dice “un mare di ricette creative in una pòchet bòul”

Ho cercato la pubblicità, che è rivolta a consumatori giovani con stile di vita smart e cool (citazione!), e ho avuto la conferma che viene usato l’anglicismo pocket bowl, quindi ciotola o scodella tascabile.

Trovo singolare questa scelta denominativa perché in inglese ho visto invece usare il nome pocket bowl principalmente per ciotoline pieghevoli o comprimibili per cani, comode da portare con sé per dare da bere o mangiare al proprio animale quando si è in giro.

Immagini con esempi di “pocket bowl” per cani fatte di tessuto plastico ripiegabile

Continua a leggere   >>

Morbidamente obeso inganna umani e IA

Chissà se chi preferisce i biscotti morbidi ai biscotti secchi ne mangerebbe volentieri uno che in inglese è descritto come morbid

Post con foto di biscotto gigante a forma di omino, per metà del quale si vedono anche scheletro e interiora. Il commento in inglese è “It's #NationalBiscuitDay - so here's a morbid one for you!”. Il biscotto è realizzato da Qimmy Shimmy

È un esempio che trovo perfetto per ricordare i falsi amici morbidmorbido.

Nel suo uso più frequente l’aggettivo inglese morbid equivale a morboso nel senso figurato di malsano, ossessivo, anche macabro. L’ho già descritto in Parole inglesi da paura con l’esempio dell’infelice marchio italiano Morbid line.

In inglese morbid però può significare anche morboso nel senso medico di “relativo o caratteristico di morbo o di malattia”, patologico. Esempi: morbid anatomy equivale ad anatomia patologica e morbid obesity è l’obesità patologica o di 3° grado (indice di massa corporea > 40).

Continua a leggere   >>

TACO trade (quando chicken è un coniglio)

Vignetta con caricatura di Trump, identificato da lunga cravatta rossa, e un taco al posto della testa. Titoli in inglese: 1 Trump erupts when asked about “TACO trade” ― a new nickname mocking his tariff approach; 2 Wall Street mocks Trump with four-letter code: “Taco”

Il neologismo TACO trade sta avendo visibilità negli Stati Uniti, anche perché Trump si è risentito parecchio quando gli è stato chiesto cosa ne pensasse.    

L’espressione TACO trade è stata coniata da un giornalista del Financial Times per descrivere le politiche commerciali (trade policies) di Trump. Ai continui annunci di dazi esorbitanti a paesi a lui sgraditi spesso poi segue la retromarcia* non appena ci sono reazioni negative dei mercati, ripercussioni economiche o altre conseguenze che potrebbero mettere in cattiva luce Trump, così i dazi vengono drasticamente ridotti oppure viene posposta la data in cui entreranno in vigore.  

L’acronimo TACO, facile da ricordare perché omonimo della specialità messicana 🌮, sta per Trump Always Chickens Out. Ricorre al verbo informale chicken out, che si usa per descrivere chi per paura si tira indietro dal fare qualcosa, o non ha più il coraggio di procedere.

Continua a leggere   >>

deiezioni (cagate) • minzioni (pisciate)

Uno dei tanti cartelli rivolti a proprietari di cani incivili, ma che si distingue per un uso creativo di alternative lessicali:

cartello disegnato a mano con Snoopy che tiene al guinzaglio Charlie Brown che fa pipì e testo SI PREGANO I PROPRIETARI DI CANI DI NON LASCIARE LE DEIEZIONI (CAGATE) E MINZIONI (PISCIATE)DEL PROPRI ANIMALI SUL MARCIAPIEDE! È PROVA DI CIVILTÀ! GRAZIE

Il registro è l’insieme delle modalità espressive e delle connotazioni stilistiche appropriate a un dato livello o a una data situazione comunicativa.

Chi ha scritto questo cartello ha optato per un registro formale che associamo all’italiano burocratico delle comunicazioni ufficiali, e le scelte lessicali deiezioni e minzioni sono del tutto congruenti con questa varietà linguistica.

Mi è piaciuta l’idea di aggiungere tra parentesi le alternative cagate e pisciate, parole che appartengono invece a registri informali, connotate volgarmente e di solito associate all’italiano parlato anziché scritto.

Continua a leggere   >>

Falsi amici “involontari”: celibate ≠ celibe

Spesso i falsi amici rivelano scarsa padronanza dell’italiano e incapacità di riflettere sul significato delle parole in contesto. Ne è un esempio la spiegazione prevalente nei media per la parola inglese incel, che ha ricevuto molta attenzione in seguito alla serie televisiva Adolescence:

Esempi da media: 1 “INCEL è l’abbreviazione di involuntary celibate, cioè celibe involontario. Uomini soli, che desiderano relazioni sessuali o affettive, ma ricevono solo rifiuti”; 2  Incel, chi sono i celibi involontari che su Internet diffondono odio nei confronti delle donne;  3 Cosa sono gli INCEL, il fenomeno sociale dei celibi involontari; 4 Le sette online dei celibi involontari dove cresce l’odio contro le donne

Riprendo la descrizione di incel fatta in Techlash e altre parole “tossiche” del 2018:

Incel è una parola macedonia formata da involuntarily + celibate (non è un acronimo, come farebbe supporre la grafia INCEL di alcuni titoli qui sopra). Gli incel sono maschi giovani che loro malgrado non hanno alcuna vita sessuale e covano enorme risentimento verso chi invece ce l’ha e in particolare verso le donne, odiate perché li rifiutano. Per la frustrazione e il rancore gli incel possono addirittura arrivare a uccidere, come è successo a Toronto nell’aprile 2018.

In inglese l’accezione prevalente di celibate nell’uso contemporaneo è “che non ha rapporti sessuali”, “in stato di castità”, e identifica chi per propria scelta si astiene dall’attività sessuale e da quanto vi è connesso, come ad es. chi appartiene a specifici ordini religiosi (celibate descrive sia uomini che donne). Non corrisponde all’aggettivo italiano celibe che invece indica uno stato civile (“uomo non coniugato”) e che in questo contesto è quindi un falso amico

Continua a leggere   >>

🎶 Espresso Macchiato 🎶, è iato!

Grazie al tormentone Espresso Macchiato, in gara all’Eurovision Song Contest 2025, non dovrò più riflettere per non sbagliare i nomi di due diverse sequenze di suoni vocalici, dittongo e iato.

Mi basterà pensare a come il cantante estone Tommy Cash pronuncia la parola macchiato:

La distinzione tra dittongo e iato è rilevante nella divisione in sillabe:

  • il dittongo è l’unione di due suoni vocalici nella stessa sillaba,
    come in cuo-re, dai-no, pie-de, fau-na, pia-no, e come
    ia di mac-chia-to nella pronuncia italiana di macchiato (3 sillabe)
     
  • lo iato è l’incontro di due o più vocali che fanno parte di due sillabe diverse e sono quindi pronunciate separatamente,
    come in pa-u-ra, po-e-ta, cu-ne-o, e come
    ia di ma-chia-to nella pronuncia del cantante estone (4 sillabe)

Continua a leggere   >>

*saphari, un ipercorrettismo

In un pannello pubblicitario ho notato l’insolita grafia saphari anziché safari:

Immagine di pannello pubbliciario di “LagoBus, alla scoperta del nostro territorio” che offre giri in barca sul lago diurni e notturni birdwatching e SAPHARI fotografico

Saphari è un esempio di ipercorrettismo, “errore causato da scarsa conoscenza e da interferenza linguistica, le quali agiscono da stimoli correttori nei confronti di una parola, di una forma grammaticale o di un costrutto, giudicati errati”. Si manifesta con la sostituzione volontaria o anche inconsapevole di una forma corretta con una scorretta. Spesso riguarda l’ortografia o la pronuncia di forestierismi.

Safari è una parola di origine swahili, a sua volta dall’arabo sāfara, “viaggiare”. Attraverso l’inglese è entrata in varie lingue diventando così un internazionalismo acquisito anche dall’italiano negli anni ‘50 del secolo scorso.

Continua a leggere   >>