🎶 Espresso Macchiato 🎶, è iato!

Grazie al tormentone Espresso Macchiato, in gara all’Eurovision Song Contest 2025, non dovrò più riflettere per non sbagliare i nomi di due diverse sequenze di suoni vocalici, dittongo e iato.

Mi basterà pensare a come il cantante estone Tommy Cash pronuncia la parola macchiato:

La distinzione tra dittongo e iato è rilevante nella divisione in sillabe:

  • il dittongo è l’unione di due suoni vocalici nella stessa sillaba,
    come in cuo-re, dai-no, pie-de, fau-na, pia-no, e come
    ia di mac-chia-to nella pronuncia italiana di macchiato (3 sillabe)
     
  • lo iato è l’incontro di due o più vocali che fanno parte di due sillabe diverse e sono quindi pronunciate separatamente,
    come in pa-u-ra, po-e-ta, cu-ne-o, e come
    ia di ma-chia-to nella pronuncia del cantante estone (4 sillabe)

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*saphari, un ipercorrettismo

In un pannello pubblicitario ho notato l’insolita grafia saphari anziché safari:

Immagine di pannello pubbliciario di “LagoBus, alla scoperta del nostro territorio” che offre giri in barca sul lago diurni e notturni birdwatching e SAPHARI fotografico

Saphari è un esempio di ipercorrettismo, “errore causato da scarsa conoscenza e da interferenza linguistica, le quali agiscono da stimoli correttori nei confronti di una parola, di una forma grammaticale o di un costrutto, giudicati errati”. Si manifesta con la sostituzione volontaria o anche inconsapevole di una forma corretta con una scorretta. Spesso riguarda l’ortografia o la pronuncia di forestierismi.

Safari è una parola di origine swahili, a sua volta dall’arabo sāfara, “viaggiare”. Attraverso l’inglese è entrata in varie lingue diventando così un internazionalismo acquisito anche dall’italiano negli anni ‘50 del secolo scorso.

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“CARPET DIEM” (di tappeti e tappetini)

Uno zerbino che ha attirato la mia attenzione per il gioco di parole ibrido latino-inglese:

Non l’avevo mai visto prima ma ho scoperto che non è una novità. Anche in inglese si dice carpe diem e si trovano infatti varie occorrenze della spiritosaggine carpet diem anche nel mondo anglofono, però in contesti piuttosto diversi. Il gioco di parole ibrido sullo zerbino italiano mi pare invece adatto solo a chi ha conoscenze limitate dell’inglese.

In inglese mi pare improbabile che uno zerbino venga descritto come carpet, non solo perché si chiama invece door mat / doormat ma anche perché nell’inglese contemporaneo carpet non è una parola che verrebbe usata genericamente per indicare un tappeto, che di solito si dice rug: è una differenza che evidenzia l’erronea equivalenza tappetocarpet che in molti avevamo imparato a scuola (e che si trova ancora in alcuni dizionari).

In generale, in inglese il tessuto che si stende sul pavimento per protezione, decorazione o maggiore confortevolezza ha un nome diverso determinato dalla superficie che viene coperta:

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Cosa si può ricevere con IT-Alert?

Immagine di telefono con messaggio IT-Alert da Protezione Civile: “Saluto Papa Francesco. Orario chiusura accesso PIazza San Pietro ore 17 del 25 aprile. Per percorsi e orari funerale…”. Titoli: 1 Roma, allarme sugli smartphone spaventa i cittadini. Ma è per gli orari di chiusura di piazza San Pietro; 2 A Roma allerta della Protezione Civile spaventa i cittadini, ma è per il Papa; 3 Ore 13:12 a Roma It-alert per saluto a Papa Francesco. Paura e polemica tra i cittadini.

Il 25 aprile a Roma su tutti telefoni mobili è arrivato un messaggio del sistema IT-Alert con cui la protezione civile forniva informazioni sull’orario di chiusura di Piazza San Pietro per il funerale del papa

La polemica che ne è seguita – spavento e uso improprio – non mi ha sorpresa perché in IT-alert, aspetti linguistici migliorabili avevo già espresso varie perplessità sulle modalità di comunicazione del sistema di allarme pubblico, che in base alle informazioni disponibili dovrebbe essere destinato esclusivamente a rischi specifici relativi a gravi emergenze o catastrofi imminenti, come indicato nella pagina Quando si usa

schermata dal sito IT-Alert, Sistema nazionale di allarme pubblico. Testo: Il servizio IT-alert, come previsto dalla Direttiva UE 2018/1972 per i sistemi di allarme pubblico e dal Codice delle comunicazioni elettroniche italiano, viene attivato in occasione di gravi emergenze o catastrofi imminenti. Dal 13 febbraio 2024 è operativo esclusivamente per i seguenti rischi di protezione civile: Incidenti nucleari o situazione di emergenza radiologica; Incidenti rilevanti in stabilimenti industriali; Collasso di una grande diga;  Attività vulcanica nelle aree dei Campi Flegrei, del Vesuvio e all’isola di Vulcano.

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Neologismi papali: totopapa e fantapapa

Titoli: 1 Conclave dopo la morte di Papa Francesco: il Totopapa della Chiesa cattolica; 2 Il toto-Papa infiamma i bookmaker esteri (ma in Italia non si può): testa a testa Parolin-Tagle; 3 Fantapapa, cos’è e come funziona il gioco sul Conclave: la formazione, i cardinali, i jolly, la lavagna tattica; 4 FantaPapa, in due giorni quasi tremila hanno schierato i loro papabili.

Dopo la scomparsa di papa Francesco sono apparsi due occasionalismi informali, totopapa e fantapapa, che sono ottenuti con lo stesso meccanismo linguistico. Fanno ricorso entrambi a elementi formativi con funzione prefissale recenti e alquanto produttivi, per cui il significato di totopapa e fantapapa risulta facilmente intuibile.

Totopapa

Totopapa non è esattamente un neologismo ma una “parola cometa”: era già apparso nel 2013 per indicare le supposizioni su chi sarebbe uscito pontefice dal conclave, argomento che ha ampio spazio sui media quando scompare un papa, anche se solo per pochi giorni.

L’elemento toto- è usato per conferire il significato di pronostico e quindi di previsioni su un evento futuro. Ha consentito di formare varie parole, come ad es. totoelezioni, totoministri, totonomine e totofestival, ed è facilmente riconducibile a Totocalcio che invece è un nome con un’origine meno nota, totalizzatore [del] calcio: dettagli e altri esempi in Dal Totocalcio alle totoparole.

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Gli inesistenti polli “alla clorina” americani

Titolo in inglese: Buy our chlorine chicken if you want lower tariffs, Trump tells Britain and the Eu

Trump ha minacciato ulteriori dazi per Unione europea e Regno Unito se non verranno tolte le restrizioni sanitarie all’importazione di manzo e pollame americani. Se ne sta discutendo anche in Italia e in questa notizia è evidente un falso amico già visto più volte:

Titolo e sottotitolo di articolo di Ferruccio de Bortoli: “La parabola del pollo americano disinfettato con la clorina. Se c’è un aspetto positivo dell’offensiva americana è quello di costringere l’Unione a rivedere molte regole e ad abbattere alcune barriere interne. Ma sul pollo alla clorina e alle altre norme sanitarie, resistere, resistere, resistere”

In inglese chlorine-treated chicken o chlorinated chicken o più informalmente chlorine chicken identifica la carne di pollo sottoposta a una prassi ricorrente nell’industria alimentare americana, ma vietata nell’Unione europea, di “disinfettare” la carne bianca con soluzioni a base di cloro, in inglese chlorine, che è l’elemento chimico rappresentato dal simbolo Cl.

La clorina, in inglese chlorin (senza –e!), è tutt’altro. È un composto chimico organico fotosensibile (C20H16N4) che non ha nulla a che vedere con la disinfezione delle carcasse di pollo contaminate da feci e batteri vari.

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Itanglese: storie di parole


copertina del libro Itanglese. Storie di parole da abstract a wine bar

È uscito da poco Itanglese. Storie di parole da abstract a wine bar del linguista Maurizio Trifone, una lettura molto piacevole e informativa per chiunque sia interessato all’itanglese, “l’italiano infarcito di anglicismi e pseudoanglicismi”.

È una rassegna di 75 percorsi di parole inglesi in italiano entrate nella lingua in epoche diverse, ognuna con una propria storia. Per ciascun anglicismo scelto è descritta l’origine in inglese e la sua comparsa ed evoluzione in italiano, con molti esempi d’uso tratti principalmente da archivi di giornali e in misura minore da repertori lessicografici, romanzi, saggi, testi istituzionali e carteggi (ma non da pubblicità, dai social o da corpora di italiano). Per ogni anglicismo vengono inoltre indicate opzioni lessicali italiane.

Anche nell’introduzione prevale un’analisi di tipo diacronico, come ad esempio nella descrizione di come si è affermato il nome itanglese sulle alternative apparse in anni diversi (itangliano, italiese, italese, itenglish, itanglish, italaricano, inglesorum…). Ho trovato molto efficace la sintesi di com’è cambiato nel tempo l’atteggiamento verso gli anglicismi, sia nella società italiana che nelle osservazioni degli specialisti, con una panoramica delle posizioni a volte contrastanti di linguisti che si sono occupati dell’impatto dell’inglese sull’italiano, dai puristi che rifiutavano qualsiasi parola straniera ad alcuni “aperturisti” che tendono a ridimensionare le preoccupazioni sulle interferenze dell’inglese.

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Dazi ≠ tariffe ≠ balzelli ≠ gabelle

Immagine di Trump con tabella dei dazi. Titolo in inglese: “Trump announces sweeping new tariffs”. Titolo in italiano: “La decisione USA: Tariffe reciproche minimo al 10% con tutti i paesi dal 5 aprile”. Sottotitoli: 1 Il presidente americano ha firmato «uno storico ordine esecutivo» che istituisce balzelli reciproci sui Paesi di tutto il mondo. Alla Cina tariffe del 34%, al Giappone del 24%. «È il Liberation day»; 2 I ‘dazi reciproci’ di Trump hanno innescato una reazione a catena sulle Borse mondiali: all’indomani dell’annuncio sulle nuove gabelle le azioni in Asia e in Europa sono crollate bruscamente.

Condivido in pieno la reazione di Alliandre sulla variazione lessicale che si osserva nei media italiani in molte notizie sui dazi annunciati da Trump il 2 aprile 2025:

post su Bluesky di @alliandre: L’irritazione totale per la paura che i giornalisti italiani hanno per le ripetizioni... sicché per es. sul Corriere usano DAZI, TARIFFE, GABELLE in modo intercambiabile. 1) dazi e tariffe *non sono la stessa cosa*. 2) “gabelle”? Siete seri??

A quanto pare alcune informazioni facilmente reperibili sono sconosciute a parecchi giornalisti:

dazio
imposta indiretta sui consumi che colpisce la circolazione dei beni da uno Stato all’altro. I dazi esterni, detti anche dazi di confine, dazi doganali, diritti doganali o semplicemente dogane, colpiscono le merci che entrano nello Stato (dazi di importazione), ne escono (dazi di esportazione) o lo attraversano (dazi di transito). Il dazio impone una differenza tra i prezzi stabiliti dai mercati internazionali e quelli entro il paese che li impone. Attraverso il dazi i governi possono rendere più onerosi i prezzi delle merci importate rispetto a quelle nazionali.  
L’elenco dei dazi in vigore costituisce la tariffa daziaria o doganale

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Guadagnino: “torsione bigotta”, “fuori sincrono”

Alcuni titoli su Queer, nuovo film del regista Luca Guadagnino, in cui è palese un’interferenza dell’inglese:

Titoli: 1 Luca Guadagnino e Daniel Craig: il film Queer come risposta alla bigottizzazione americana. Luca Guadagnino e Daniel Craig presentano il film “Queer”, un inno alla diversità ispirato a Burroughs, che affronta temi di identità e libertà, in uscita il 17 aprile 2025; 2 “Queer”, il grido di Guadagnino contro il bigottismo: “La diversità non si cancella”; 3 Cinema contro l’intolleranza: Guadagnino risponde alla deriva bigotta di Trump con Queer

I titoli rimandano a un’intervista di Repubblica in cui Guadagnino si è espresso sugli attacchi di Donald Trump alla comunità LGBTQ+ e alle aziende che praticano politiche inclusive (DEI, diversity, equity, and inclusion):

«In tutti i progetti, storie, personaggi, ho messo in atto ogni politica che si possa definire di diversità, equità, inclusione. Questa torsione bigotta è preoccupante, ma la risposta è continuare a fare le cose come sempre.»

L’aggettivo bigotto significa bacchettone e chi legge di torsione bigotta, deriva bigotta, bigottismo e bigottizzazione penserà che Guadagnino si riferisca alla religiosità di facciata ostentata dall’amministrazione Trump e dai repubblicani. Dubito però che sia quanto intendesse Guadagnino.

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Semantics alla Casa Bianca

Negli Stati Uniti la Casa Bianca continua a minimizzare l’uso di una chat sull’app Signal con cui il ministro della difesa Hegseth ha condiviso informazioni su un’operazione militare in Yemen, poi pubblicate dal giornalista Jeffrey Goldberg incluso per sbaglio nella chat. La risposta ufficiale è incentrata sulle singole parole usate da Goldberg per descrivere l’accaduto: le informazioni condivise sulla chat non erano riservate (“not classified”) e non si trattava di un piano militare (“not a war plan”). Alcune reazioni di media americani:

Foto della portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt e titoli con sottotitoli in inglese: 1 Hegseth’s Leak Would Have Warned the Enemy. The White House Is Using Semantics to Obscure That. War plan or battle plan? Classified or not? The answers to those questions amount to a distinction without much of a difference; 2 Team Trump leans into semantics to downplay Signal group chat scandal. White House officials have had days to come up with a “Signalgate” defense. They’ve settled on a weird point about the meaning of “war plans”; 3 Republicans Play “War Plan” Semantics As More Damning Texts Released

Ho evidenziato semantics perché consente di illustrare un esempio di anisomorfismo tra inglese e italiano dovuto a determinologizzazione, un processo di risemantizzazione con cui un elemento lessicale che in origine aveva un significato fisso e specifico in un ambito specializzato (termine) entra nel linguaggio comune dove assume un significato più generico (parola).

Il termine semantics

Il termine inglese semantics equivale all’italiano semantica quando indica la disciplina scientifica che studia il linguaggio dal punto di vista del significato e che in altri ambiti (semiotica, filosofia, logica…) analizza i rapporti tra segni e referenti.

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Vasco Rossi: in che senso “pazzo visionario”?

immagine della pagina di Instragram che la foto della prima pagina del tema di Vasco Rossi e il commento del cantante che inizia con “Proprio oggi (11 marzo) nel 1972 stavo scrivendo il mio “Tema libero su un tema libero”!

Mi è capitato di leggere Vasco Rossi, il tema a scuola chiesto dal prof «che mi ha aperto il cervello». Cosa aveva scritto da studente e la lezione prima del successo, un articolo che riporta un compito in classe del 1972 condiviso dal cantante. In una delle frasi del tema c’è un aggettivo che ha attirato la mia attenzione perché ritengo probabile che chi legge il testo ora gli attribuisca un significato diverso da quello inteso da Vasco Rossi 53 anni fa:

[…] L’uomo che sogna non serve! E le madri non protestano nel vedersi strappare i figli dal seno per impiegarli e trasformarli in una massa informe di materia grigia, da bruciare come elemento propulsore di questa civiltà. Tutto questo è tanto triste quanto di una evidenza pazzesca. Eppure a volte sono costretto a chiedermi se sono io, il pazzo visionario. La maggior parte di quelli che mi circondano, pare che non si accorgano di niente. […]

Variazione diacronica

Nel 2025 l’aggettivo visionario viene usato prevalentemente con connotazioni positive: è descritto come visionario chi dimostra grande fantasia e creatività e/o che si rivela lungimirante e riesce a immaginare chiaramente come sarà il futuro.

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Mark Carney (NON premier!) su America vs Canada

Oggi in Canada l’economista Mark Carney presta giuramento come nuovo primo ministro. Qualche giorno fa si è espresso così sull’intenzione reiterata di Donald Trump di annettere il Canada agli Stati Uniti come 51º stato: 

.
America is not Canada. And Canada never, ever will be part of America in any way, shape or form

Ho riportato la frase perché l’affermazione “il Canada non farà mai parte dell’America” mi pare un esempio significativo per chi ritiene che in italiano l’uso del nome America e dell’aggettivo americano nel senso di Stati Uniti e statunitense sia lessicalmente improprio e irrispettoso per gli abitanti degli altri paesi del continente americano. Le parole di Carney però dimostrano che questa sineddoche non è un problema per i canadesi, né in inglese né in francese (anche in vari paesi ispanofoni del continente americano viene fatto un uso simile dell’aggettivo americano).

In italiano mi pare quindi futile cercare di contrastare America / americano per Stati Uniti / statunitense in registri non formali: è un uso attestato perlomeno dall’inizio del XIX secolo che raramente presenta ambiguità, nel caso risolte dal contesto. 

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Pandemia: 5 anni ancora senza definizione

Sono passati 5 anni dall’11 marzo 2020, data in cui l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha classificato come pandemia quella che fino allora era stata descritta come epidemia di COVID-19:

Post dell’OMS (WHO) dell’11 marzo 2025 con il testo “5 years ago, on 11 March 2020, the Director-General Dr Tedros for the first time said that the #COVID19 epidemic was now a pandemic. This decision was taken based on the escalating situation and some countries’ inaction” e un’immagine di calendario in cui è evidenziata la data 11 marzo, con il titolo “Five years ago, on this date…” e un post-it con la nota “on the basis of data trends, Dr Tedros for the first time used the word ‘pandemic’ to describe the COVID-19 epidemic”

Esattamente 5 anni fa ho pubblicato Da epidemia a pandemia: aspetti terminologici, in cui avevo espresso le mie perplessità sulla mancanza di una definizione precisa di cosa intendesse l’OMS con pandemia (pandemic), identificata genericamente come “la diffusione mondiale di una nuova malattia”.

Avevo osservato che non veniva specificato quali criteri e relative soglie venissero usati per ricorrere alla classificazione di pandemia, che appariva del tutto a discrezione dell’OMS. Il confronto con altre definizioni istituzionali aveva confermato che si trattava di un concetto soggettivo, non misurabile, e che sarebbe stata necessaria una definizione rigorosa e più precisa di pandemia.

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Pickpocket, anglicismo superfluo e stagionato

immagine da videosorveglianza di borseggiatori in azione e titolo “Così i pickpocket derubano i turisti a Firenze: il colpo a tre ripreso dalle telecamere”

Questo titolo mi è stato segnalato da più persone, perplesse dall’uso della parola inglese pickpocket in un contesto italiano. Ho commentato che se si chiedesse a chi l’ha usata di spiegare la differenza tra pickpocket e borseggiatore e perché ha optato per l’anglicismo, probabilmente non saprebbe cosa rispondere. 

In inglese pickpocket è la persona che ruba da borse o tasche altrui in un luogo pubblico, esattamente la stessa attività del borseggiatore (o borsaiolo) italiano. È chiaramente un anglicismo superfluo: persino a Milano, capitale dell’itanglese, gli annunci in metropolitana esortano a fare “attenzione a borseggiatrici e borseggiatori”.

Può darsi che nei media italiani si ricorra a pickpocket perché nei titoli consente di risparmiare ben 3 caratteri (!) e attira l’attenzione, ma credo intervenga soprattutto il famigerato terrore delle ripetizioni che, in mancanza di sinonimi, spesso spinge a usare parole inglesi.

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Orzotto, peazotto e altri pseudoitalianismi

Uno pseudoforestierismo o falso forestierismo è una parola che ha l’aspetto di un prestito da un’altra lingua ma che in quella lingua 1 ha un altro significato oppure 2 non esiste.

In italiano abbondano gli pseudoanglicismi ma è un fenomeno che si riscontra anche in altre lingue, come mostrano due pseudoitalianismi molto simili ma di tipo diverso (1 vs 2) visti in un quotidiano britannico:

Titoli in inglese con foto: 1 Quick and easy recipe for mushroom, spinach and hazelnut orzotto (an early autumn risotto-style dish using low-faff orzo instead of rice. Just add parmesan, brown butter and crisp sage at the end) e 2 Vegan recipe for peazotto with pickled peas (the freshness of pureed peas and mint and the tartness of lemony pickled peas combine to give pasta ‘rice’ a perky, vibrant lift)
Fonti: orzotto e peazotto (nel secondo esempio si può notare il potenziale falso amico vibrant)

1 In inglese la parola orzotto è sufficientemente diffusa in ambito gastronomico ma ha un significato diverso dalla parola italiana: non è un piatto a base di orzo perlato ma una pasta risottata preparata con un formato di pasta di piccole dimensioni che in Italia è commercializzato come risoni e nei paesi di lingua inglese invece come orzo: dettagli in Falsi amici in cucina: orzo (“awr-zoh”).

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