ATP (Finals) e ABC (della localizzazione)

Il sito del torneo di tennis ATP Finals è disponibile in inglese, italiano, spagnolo e giapponese. A quanto pare, però, chi se ne è occupato ha poca familiarità con il concetto di localizzazione, il processo di traduzione e l’adattamento di software e contenuti per un mercato specifico (o, più genericamente, per un pubblico diverso da quello del prodotto originale).

Un esempio dalla versione italiana della pagina che confronta i due finalisti:

Schermata dalla pagina H2H che confronta i due tennisti Carlos Alcaraz e Jannik Sinner, con dati su data di nascita, altezza, peso, tipo di gioco e guadagni totali in carriera

Come si può vedere, la traduzione è incompleta, con varie parti rimaste in inglese (ancora più evidente nella versione giapponese!). Inoltre, non è stato fatto alcun adattamento ma sono state mantenute varie convenzioni americane improprie in italiano:

Continua a leggere   >>

IA agentica, un calco poco ragionato. Alternative?

All’inizio dell’anno in Parole per il 2025? avevo accennato alla comparsa dell’aggettivo agentico con questi esempi:

Titoli: 1 IA Agentica: la nuova rivoluzione dell’IA è arrivata; 2 AI agentica: quando le macchine cominciano a “pensare”; 3 L’ascesa dell’AI agentica: opportunità e rischi di sicurezza; 4 Come l’IA agentica automatizza settori cruciali: dalla sanità alla sicurezza; 5 IA Agentica: applicazioni e rischi degli agenti autonomi

Con parecchio ritardo torno sul tema perché agentico è un neologismo che sta avendo molta visibilità, grazie soprattutto alla locuzione IA agentica (o forma ibrida AI agentica). È un calco del termine inglese agentic AI che denomina un nuovo tipo di sistemi di intelligenza artificiale in grado di agire e decidere autonomamente, senza supervisione umana.  

Ho parecchie perplessità sull’aggettivo agentico: è una scelta poco ragionata e poco trasparente che non tiene conto di alcune importanti differenze lessicali e terminologiche tra inglese e italiano.

Agentic in inglese

L’aggettivo inglese agentic non è una parola del lessico comune ma un termine settoriale. Prima del 2024 era poco noto al di fuori dell’ambito delle scienze sociali in cui è emerso alla fine del secolo scorso con il significato di “having agency”.

Continua a leggere   >>

Perché elezioni di midterm in Argentina?

Alcuni titoli di cronaca estera del 27 ottobre 2025:

titoli: 1 Sorpresa in Argentina: Milei vince le elezioni di midterm oltre ogni pronostico. Trump si congratula; 2 Argentina, vittoria schiacciante per Milei nelle elezioni midterm; 3 Argentina: Milei vince a sorpresa le elezioni di midterm; 4 Argentina, Milei stravince le midterm e cambia il Parlamento

L’Argentina è un paese ispanofono, le notizie sono in italiano: cosa spinge i titolisti ad adoperare la parola inglese midterm, che in spagnolo non si usa?

Ovviamente è una domanda retorica perché non è certo una novità che nei media italiani si ricorra con gran disinvoltura ad anglicismi superflui, per più motivi:

  • maggiore brevità di molte parole inglesi, utile nei titoli (anche se basterebbe riformulare per trovare soluzioni alternative);
  • terrore delle ripetizioni: in mancanza di sinonimi italiani, spesso si usa una parola inglese per non ripetere quella italiana;
  • scarse competenze linguistiche che inducono alla convinzione che l’anglicismo superfluo sia più preciso della parola italiana corrispondente;
  • uso di fonti in inglese per gran parte delle notizie dall’estero, con traduzioni inadeguate (umane approssimative o automatiche senza revisione).

Continua a leggere   >>

Rane ai ferri… e all’uncinetto!

In italiano le rane gracidano e per imitarle si dice cra cra. In inglese invece il verbo è croak, che è anche l’onomatopea, ma si imitano con ribbit ribbit.

Ho descritto i versi in βρεκεκεκὲξ κοὰξ κοάξ → ribbit e cra cra e proprio un riferimento al post mi ha fatto scoprire* un’accezione inglese alquanto curiosa di frog che non si trova nei dizionari. 

Riguarda infatti il lessico informale molto particolare del lavoro a maglia (knitting) e all’uncinetto (crochet), e ha un’origine divertente.

Continua a leggere   >>

Per protestare con ironia: frivolezza tattica

Le immagini dagli Stati Uniti delle manifestazioni di protestaNo Kings” del 18 ottobre contro autoritarismo e accentramento del potere di Donald Trump e della sua amministrazione mostrano un clima festoso e pacifico, con innumerevoli cartelli spiritosi e travestimenti vari tra cui spiccavano costumi gonfiabili di animali e personaggi di fantasia.

In molti commenti in inglese era ricorrente un’espressione che non conoscevo e che ho trovato molto efficace: tactical frivolity. Due esempi:

Foto dalle proteste “No Kings” con didascalie “It was a fun day of tactical frivolity!” e “A group of frogs is called an army (or a colony). Love that for the tactical frivolity that began in Portland” con immagine di una serie di persone con costumi di rane gonfiabili.

Ho poi imparato che la locuzione tactical frivolity ha avuto origine alla fine del secolo scorso nell’ambito delle scienze sociali e ha un equivalente italiano in frivolezza tattica. Identifica una forma di protesta pubblica non violenta e creativa che evita lo scontro e ricorre a umorismo e ironia, con azioni stravaganti o eccentriche che rendono ridicole le autorità e attirano l’attenzione. Il nome è abbastanza recente ma il concetto non è nuovo: da secoli l’uso politico dell’ironia fa parte della storia europea (esempi in tactical frivolity – Wikipedia).

L’idea di tactical frivolity è rappresentata perfettamente dalla prima rana gonfiabile apparsa il 2 ottobre a Portland: l’assurdità di una singola persona inoffensiva in un costume buffo, sola davanti a decine di agenti in tenuta antisommossa, ha creato immediatamente un simbolo potentissimo e ha spinto molti all’emulazione: rane e altri personaggi si sono moltiplicati ovunque, cfr. Dalle rane agli unicorni: i costumi gonfiabili irridono il potere di Trump nelle proteste No Kings

Continua a leggere   >>

Quali nuove parole entrano nei dizionari?

Gli aggiornamenti annuali dei principali dizionari dell’uso dell’italiano vengono spesso rilanciati dai media, che però di solito si limitano a riportare gli esempi dei comunicati stampa delle case editrici. Ho quindi apprezzato molto l’approfondimento di Massimo Persotti che per il suo programma radio Salvalingua ha intervistato il lessicografo Andrea Zaninello, uno dei curatori dell’edizione 2026 del Vocabolario Zingarelli

Zaninello ha descritto molto efficacemente i criteri usati per decidere quali parole inserire, tra cui diffusione, frequenza e permanenza nel tempo. Ha spiegato che le parole nuove non sono solo neologismi ma anche nuove accezioni di parole esistenti e termini settoriali che diventano rilevanti anche nel lessico comune, come pure parole dialettali che si diffondono al di fuori degli ambiti regionali.

Zaninello ha ricordato che le parole sono uno specchio dei tempi e ha fatto molti esempi, tra cui anglicismi, neoformazioni ibride e alcune parole dai social, specificando però che non vengono seguite tendenze effimere (che invece – aggiungo io – piacciono tanto ai media!).

Continua a leggere   >>

Rianalisi: da hamburger a burger

immagine stilizzata di cheeseburger: panino morbido tondo con carne, formaggio, pomodoro e insalata

Mi ricollego a Burger vietato, emendamento malformato per aggiungere qualche dettaglio sull’origine della parola burger, entrata nel lessico inglese attraverso un fenomeno linguistico particolare, la rianalisi:

rianalisi: una ‘reinterpretazione’ di una parola o un costrutto complessi, non giustificata o anche errata sul piano etimologico, spesso consistente in un’arbitraria risegmentazione, o guidata da fattori analogici e da etimologie fantasiose [Enciclopedia dell’Italiano]

La parola burger nasce negli anni ‘30 del secolo scorso come accorciamento di hamburger, interpretato erroneamente come se il segmento ham indicasse “prosciutto”. Si tratta invece di un aggettivo geografico che nella locuzione originale Hamburger steak significa carne “all’amburghese” (cfr. in italiano svizzera da bistecca alla svizzera).

Continua a leggere   >>

Burger vietato, emendamento malformato

Notizia con titoli a effetto ma poco accurati su un emendamento in tema alimentare approvato dal Parlamento europeo l’8 ottobre 2025:

Foto di piatto vegetariano e titoli: 1 Non si potrà chiamare hamburger se non è di carne; 2 Veggie burger, divieto uso termine votato dal Parlamento Ue; 3 Il parlamento europeo vieta l’uso di nomi animali per prodotti vegetali; 4 Stop del Parlamento al “veggie burger”: vietato usare termini legati alla carne per prodotti vegetali; 5 Basta con “salsiccia e burger vegani”, vietati i nomi che richiamano la carne; 6 Il parlamento riunito a Strasburgo ha approvato un emendamento che rivoluzionerà la comunicazione nel mondo della cucina green

L’approvazione di un emendamento al Parlamento europeo è solo un passaggio dell’iter per la sua entrata in vigore, quindi per ora non cambia nulla, a parte la grande visibilità a una mossa politica mascherata da protezione dei consumatori.

Nelle notizie riportate dai media noto anche alcune ambiguità linguistiche e scarsa attenzione ad aspetti terminologici che invece mi sembrano rilevanti.

In sintesi: l’emendamento riguarda l’uso di alcune parole comuni “carnee” come salsiccia, burger e bistecca che da tempo vengono frequentemente usate per denominare succedanei vegetali e a base di pesce. Si propone di non consentirne più l’uso in ambito produttivo, commerciale e promozionale, e cioè in settori regolamentati. L’esclusione non riguarderebbe invece in alcun modo tutti gli altri contesti e quindi chi cucina, descrive o consuma prodotti vegetariani e vegani: a differenza di quanto fanno supporre alcuni media, si potrà continuare a usare qualsiasi nome in accezione “vegetale” senza subire alcuna impraticabile restrizione.

Continua a leggere   >>

Trump, demenza e senilità: falsi amici

Titolo del sito americano The Verge su un comportamento anomalo in alcuni risultati di ricerca di Google (la sintesi generata dall’IA non appare se al nome Trump è associata la parola dementia o altre equivalenti):

Titolo in inglese: Google is blocking AI searches for Trump and dementia

La notizia è stata ripresa anche da alcuni media italiani con traduzioni letterali poco informate che non riconoscono alcune differenze di significato tra italiano e inglese. Esempio:

Titolo in italiano: Google blocca le AI Overview su Trump e la demenza? Didascalia: Google non mostra panoramiche AI per le ricerche su Trump e la demenza, mentre offre risposte dettagliate per Biden e Obama

Dementia ≠ demenza

Chi legge in italiano probabilmente interpreterà la parola demenza con il significato prevalente nel linguaggio comune di idiozia, mancanza di buon senso, insensatezza, follia.   

In inglese invece dementia viene usato principalmente nel senso medico di decadimento grave e irreparabile delle facoltà intellettive. Spesso con dementia si intende demenza senile, un declino mentale irreversibile legato all’età (Trump ha 79 anni).

Continua a leggere   >>

USA: shutdown non è chiusura del governo!

Notizia dagli Stati Uniti di oggi 1 ottobre 2025:

Titolo in inglese: U.S. government shuts down after Congress fails to reach a funding deal

Alcuni titoli italiani che riportano la stessa notizia:

Titoli: 1 “Shutdown, cosa succede agli Stati Uniti quando c’è una chiusura del governo?”; 2 Il governo statunitense non può più spendere soldi; 3 “Shutdown del governo USA: perché l’Europa dovrebbe preoccuparsi”; 4 “Primo shutdown. Il governo degli Statii Uniti chiude i battenti”

Sono titoli imprecisi e fuorvianti perché viene fatta l’equivalenza government governo. In questo contesto però sono falsi amici, come già descritto anni fa in USA: governo e (pubblica) amministrazione.

Governo e government

In italiano la parola governo può avere vari significati ma in riferimento a un paese e preceduto dall’articolo determinativo prevale l’accezione “complesso delle istituzioni cui, dall’ordinamento giuridico, è affidato l’esercizio della funzione esecutiva”. In Italia il governo è composto dal presidente del consiglio e dai ministri.

È un’accezione condivisa da government anche nella maggior parte delle varietà di inglese, in cui government identifica l’organismo istituzionale che esercita il potere esecutivo, cfr. ad es. nel Regno Unito His Majesty’s Government (HM Government) o UK Government o British Goverment e in Canada Government of Canada o, al momento, Carney[’s] Government.

Continua a leggere   >>

L’attore professionista e i suoi droni

Notizia del 25 settembre in inglese sulle incursioni di droni su due diversi aeroporti danesi:

Denmark says ‘professional actor’ behind drone incursions over its airports

Quando l’ho letta ho subito pensato che in italiano “professional actor” sarebbe stato tradotto letteralmente, senza alcuna informazione aggiuntiva, e così è stato. Esempio:

(ANSA) - ROMA, 25 SET - Il ministro della Difesa Troels Lund Poulsen ha affermato, in una conferenza stampa dopo i nuovi avvistamenti notturni di droni, che dietro l’incidente c’è un attore professionista. Si tratta, ha detto, di un attacco “sistematico” e lo descrive come “ibrido”. 

La traduzione actorattore è corretta ma in un contesto generalista di notizie e notiziari rivolti a chiunque è inopportuna: sono sicura che molti si saranno domandati chi sia il singolo attore professionista coinvolto perché avranno pensato a qualcuno che recita di mestiere in teatro, al cinema o alla televisione.

Actor e attore, anche senza recitazione

Per interpretare correttamente l’informazione serve sapere che in inglese actor può significare genericamente e astrattamente “chi prende parte in un’azione”, “partecipante”.

Continua a leggere   >>

Cartelli (e lessico) per turismo da selfie

Le notizie recenti di droni apparsi nei cieli di alcuni paesi europei mi hanno fatto ripensare ai cartelli “no drone zone” che mi è capitato di vedere in luoghi naturali particolarmente instagrammabili (e tiktokabili!). Esempio in noto punto panoramico in Alto Adige:

Foto di un prato di montagna con due cartelli uno sopra l’altro: 1 segnale di divieto di sosta con la scritta bilingue in tedesco e italiano “Parken verboten – Sosta vietata”; 2 segnale con un drone barrato e scritta in inglese NO DRONE ZONE e più piccolo “launching, landing or operating unmanned or remotely controlled aircraft in this area is prohibited”

Ho fatto la foto non per il divieto in sé (ben venga!) ma perché mi ha colpita l’uso dell’inglese contrapposto al classico cartello bilingue in tedesco e in italiano. A poca distanza c’era un altro cartello che chiedeva di non camminare sul prato, anche questo solo in inglese:

Continua a leggere   >>

Metafore digitali: carosello (ma senza giostre!)

immagine che rappresenta un carosello in Instagram

In Instagram uno dei formati disponibili per proporre contenuti consente di presentare in un unico post una serie di immagini e/o video correlati che vengono visualizzati in sequenza scorrendo dall’uno all’altro. Nella versione italiana la funzionalità è stata chiamata carosello.

Il nome scelto è un calco del nome originale inglese carousel, un esempio di terminologizzazione che però evoca un significato che manca alla parola italiana. Di conseguenza si osservano fraintendimenti della metafora su cui è basato il nome, come mostrano le illustrazioni con giostra (“carosello”) in questi due esempi:

due immagini italiane che rappresentano il carosello di Instagram come una giostra tradizionale con i cavallini di legno. Didascalie: 1 I Caroselli: il formato Instagram dello storytelling visivo; 2 Sono megliio i reed o i caroselli?

La parola carousel ha più accezioni. Nell’inglese americano è anche la giostra nel senso di piattaforma che gira in senso circolare, con modelli di cavalli, altri animali o veicoli su cui si siedono i bambini per divertimento, e che in inglese britannico si chiama invece merry-go-round o roundabout. Questa però non è l’accezione a cui fa riferimento il carousel di Instragram.

Continua a leggere   >>

Febbre di Mobule 🤔

Descrizione di foto. Titolo: Febbre di Mobule di Munk”. Testo: “Ogni anno, tra aprile e maggio, la Baja California diventa teatro delle massicce aggregazione, chiamate “febbri”, delle mobule di Munk”

Al Museo di Storia Naturale di Milano si è conclusa da poco The Living Sea, una mostra di fotografie subacquee di Hussain Aga Khan che ha attirato un pubblico eterogeneo, tra cui molti bambini. Le foto erano davvero spettacolari e l’allestimento molto efficace, peccato invece per le didascalie in italiano spesso inadeguate, tanto che dopo qualche foto mi sono ritrovata a leggere direttamente le descrizioni originali in inglese.

L’esempio iniziale è la traduzione di questo testo:   

Fever of Munk’s pygmy devil rays
Each year around April and May, Baja California becomes a hotspot for massive aggregations, known as “fevers”, of Munk’s pygmy devil rays – Mobula munkiana

In inglese il nome devil ray consente di capire subito di che tipo di pesce si tratta: ray è la razza e devil ray è la manta o diavolo di mare. In italiano invece quanti sanno cos’è una mobula?

Continua a leggere   >>