Internazionalismi dall’ISS

Samantha Cristoforetti dalla Stazione Spaziale Internazionale:

Cristoforetti ha fatto il cosplay di una scena del film 2001: Odissea nello spazio. Si era vestita come l’hostess del film, con scarpette con il velcro sulle suole per camminare in assenza di gravità.

Le due parole evidenziate sono accomunate da due caratteristiche: sono entrambe internazionalismi che si ritrovano in molte lingue europee e sono state create ricorrendo a meccanismi linguistici simili.

Continua a leggere   >>

Inglese farlocco: Self Bar

Un tweet che ha avuto molta visibilità:

tweet di @broderly fatto in una stazione con foto di n distributore automatico di bevande: Out of all cases of English being used in Italy, the use of ‘self bar’ to mean ‘vending machine’ is surely the most baffling. Where do they get this from?

Self Bar, il nome sui distributori automatici di bevande delle principali stazioni italiane, è un tipico esempio del fenomeno che descrivo come inglese farlocco: sono combinazioni di parole inglesi (o che ne hanno l’apparenza) pensate da italiani per italiani e facilmente comprensibili da chi ha conoscenze solo scolastiche della lingua, ma che agli anglofoni risultano agrammaticali o poco idiomatiche, se non incomprensibili.

Da dove arriva Self Bar?

Per capire come nasce il nome Self Bar si deve risalire a locuzioni inglesi come self-service restaurant e self-service petrol station (o filling station / pump ecc.) che in italiano sono state abbreviate in self-service, creando un sostantivo inesistente in inglese.

Continua a leggere   >>

Grazie e serafini, in inglese in coppia (minima)

Una spiritosaggine che offre diversi spunti linguistici ed etimologici:

Immagine di scultura di angelo che regge acquasantiera con commento in inglese “It’s nice but do you have any sans-seraph fonts?”

Il meccanismo umoristico sfrutta un esempio di coppia minima, le due parole seraph /ˈserəf/ e serif /ˈserɪf/ che nella pronuncia si differenziano per un solo fonema, collocato nella stessa posizione in entrambe, che le distingue conferendo loro significati diversi: “serafino” e “grazia” (tipografia).

La somiglianza di suoni qui è in absentia perché la seconda parola, serif, non è presente ma viene evocata dal contesto grazie alla polisemia di font che può indicare sia 1 fonte battesimale o acquasantiera che 2 tipo di carattere, e richiama immediatamente la locuzione sans-serif font.

Continua a leggere   >>

Chi ha paura del dizionario?

Fa parlare di sé l’edizione 2022 del Dizionario dell’Italiano Treccani, annunciata con varie novità tra cui l’abbandono della convenzione lessicografica tradizionale di registrare sostantivi e aggettivi nella forma maschile singolare e con indicazione solamente della desinenza per il femminile.

È stato scelto invece di lemmatizzare ogni forma femminile, dando quindi lo stesso rilievo ad entrambi i generi, elencati in ordine alfabetico. Ad esempio, si passa
da     bambino s. m. (f. –a)  
a       bambina, bambino n. f, n. m.

Di conseguenza hanno maggiore evidenza i nomi di professione al femminile, che acquisiscono così una loro autonomia lessicale. È un’innovazione a cui è stato dato molto risalto anche dai media. Alcuni esempi di titoli:

Titoli: 1 Parità di genere, la svolta nel linguaggio: il nuovo vocabolario Treccani registra il femminile di nomi e aggettivi prima del maschile; 2 Treccani sdogana architetta, notaia, medica e soldata; 3 Dalla soldata alla medica: la svolta gender della Treccani; 4 La Treccani cede al marketing gender; 5 Treccani è il primo dizionario a introdurre la parità di genere nel linguaggio per eliminare gli stereotipi

Continua a leggere   >>

Imprecisioni: “nella casa di Trump a Mar-a-Lago”

foto aerea della megavilla di Trump e titolo “Nella casa di Trum a Mar-a-Lago l'Fbi cercava anche documenti classificati sulle armi nucleari”

In questo titolo di una notizia dagli Stati Uniti su un’indagine sull’ex presidente Trump, due dettagli nelle parole evidenziate in giallo rivelano che si tratta di una traduzione letterale di “in Trump’s Mar-a-Lago home”:

Con i primi rudimenti di inglese si impara la differenza tra house, un edificio, e home, il luogo dove si abita, dove si è nati o dov’è la propria vita familiare. In italiano si può ricorrere a casa in entrambi i casi ma in questo contesto la grammatica ci consente di distinguere i due concetti:
1   nella casa di T. indica l’edificio (house);
2   in casa o a casa di T. indica invece in senso più astratto il luogo di abituale dimora (home).
Anche un piccolo dettaglio come preposizione semplice vs articolata fa la differenza!

Continua a leggere   >>

Se ITA Airways intima “wait you turn”…

Cartello di ITA Airways, presumibilmente al check-in o al gate, con scritta ATTENDERE IL PROPRIO TURNO e traduzione maldestra in inglese WAIT YOU TURN
(tweet di @dorinileonardo; cartello visto a Linate)

Su Twitter c’è chi ha commentato l’inglese sgrammaticato di questo cartello di ITA Airways soffermandosi sulla costruzione del verbo wait che, come si impara con i primi rudimenti di inglese, è intransitivo e va seguito dalla preposizione for, quindi ci si aspetterebbe wait for your turn.  

In realtà in associazione a turn è del tutto corretto invitare ad aspettare il proprio turno ricorrendo all’espressione wait your turn, una costruzione idiomatica che è anche lemmatizzata separatamente da alcuni dizionari.

Continua a leggere   >>

Tranquilli, il cörsivœ parlato non fa danni!

Per chi non sa ancora cos’è il cörsivœ parlato, è la presa in giro della cadenza cantilenata tipica di certe ragazze milanesi, caratterizzata da vocali strascicate (allungamento) e trasformate se in posizione finale (dittongazione). È una tendenza ridicolizzata già da qualche anno ma ha fatto notizia nei media generalisti lo scorso maggio grazie ai video virali di una sedicente “professoressa”.   

Mi stupisce che questa notiziola estiva continui a suscitare interesse, ormai da settimane. Non sono invece per nulla sorpresa dalle reazioni sdegnate per l’uso improprio del sostantivo corsivo e per la pronuncia storpiata: succede spesso che l’uso ludico della lingua venga frainteso e causi reazioni negative, o che si confonda un fenomeno con chi lo rappresenta.

Continua a leggere   >>

M.easy? YEAH, è inglese farlocco istituzionale!

M.easy. Prova il chatbot di Pago in Rete! Chiama il Numero Verde 800.588.518

Dal 2020 le tasse e i contributi scolastici richiesti agli alunni delle scuole statali per le attività curriculari ed extracurriculari devono essere versati attraverso Pago In Rete, il servizio centralizzato per i pagamenti telematici del Ministero dell’Istruzione.

È un servizio essenziale che riguarda tutte le famiglie con figli in età scolare, ma pare che molti abbiano ancora difficoltà d’uso. Per informazioni è stato predisposto un numero verde con risposte automatizzate (chatbot) che è stato chiamato M.easy (o M.Easy), ennesimo esempio di anglicismi usati a sproposito.

Non ho idea di cosa possa voler dire l’iniziale M., che anteposta all’aggettivo easy mi aspetto abbia la funzione di altro aggettivo o di avverbio. Dubito voglia dire molto, ed escludo anche much che sarebbe grammaticalmente errato (corretto: very), però non riesco a farmi venire in mente nessun’altra parola del lessico di base inglese che inizi per m e sia rilevante in associazione a easy

Continua a leggere   >>

Falsi amici per nemici: “armi più letali”

Il confronto tra alcuni titoli in inglese e in italiano evidenzia le ambiguità sintattiche e semantiche dell’espressione more lethal weapons:

Titoli in inglese: 1 America and NATO will give more lethal weapons to Ukraine; 2 Russia sharpens warnings as the US and Euroe send more lethal weapons to Ukraine. Titoli in italiano: 1 Ucraina, USA invierà armi più letali a Kiev; 2 Per Kiev armi più letali da 35 paesi fornitori; 3 Conte, no all’invio di armi sempre più letali in Ucraina.

La struttura del sintagma more lethal weapons può essere interpretata in due modi:

1 [[more lethal] weapons] armi più letali 
2 [more [lethal weapons]] più armi letali

Negli esempi l’interpretazione corretta è la 2, come confermano titoli simili con altre formulazioni:

Continua a leggere   >>

Inferno e paradiso (e non solo), però di carta!

foto del giochino di carta per bambini descritto in questo post

Come si chiama il giochino di carta tridimensionale che si apre e chiude con le dita e sotto le alette numerate rivela dei messaggi?

Mi sono resa conto che non lo sapevo (o non me lo ricordavo più) quando ho visto un tweet in inglese che lo chiedeva. Per l’italiano ho fatto anch’io la stessa domanda e ho ottenuto varie risposte.

Inferno (e) paradiso è il nome prevalente, usato in varie parti d’Italia (Romagna, Lombardia, Sardegna, Novara, Roma), con l’alternativa paradiso-inferno nel nord della Lombardia.

Continua a leggere   >>

1 titolo, 12 parole, 3 calchi sintattici

titolo: Il problema di Gibilterra con i suoi rifiuti, a causa di Brexit (sottotitolo: Per settimane erano state accumulate migliaia di tonnellate di spazzatura: la questione ora sembra risolta, ma non è detto che duri)

Non so se questo sia un titolo originale italiano oppure una traduzione letterale, però è certo che la sua struttura rivela alcune interferenze dell’inglese.

Si nota innanzitutto la costruzione il problema di y con x che ricalca l’inglese y’s problem with x, ad es. Gibraltar’s problem with its waste. Alla preposizione con è assegnata la funzione che hanno locuzioni come per ciò che riguarda, a proposito di, relativamente a. È un uso recente ma sempre più diffuso che si nota anche in altri calchi come cosa succede con x, cosa fare con x, la novità con x ecc. Dettagli in Interferenze dell’inglese: il problema di “con”.

Continua a leggere   >>

Falsi amici dal fronte: private, troops, tank

Molte notizie dall’Ucraina sono tradotte dall’inglese e purtroppo sono ricorrenti falsi amici ed errori grossolani, spesso poi replicati pedissequamente da varie testate.

Esempio del 4 aprile 2022 con refusi e due errori evidenti anche se non si dispone del testo originale:

Kiev pubblica elenco soldati russi coinvolti a Bucha. Un lungo elenco dettagliato di 87 pagine con i nomi di oltre 1.600 soldati russi ritenuti coinvolti nel massacro di Bucha. Nell’elenco del “personale di 64 brigate di fanteria motorizzate separate della35a armata”, i soldati sono identificati con grado militare, nome e cognome, data di nascita ed estremi del passaporto. Per molti di loro, al posto del grado militare è scritto semplicemente ‘privato’. Figura anche qualche nome proveniente da diversi distretti Cecenia.  via @DocThomas e @damgentemp 

Private non è sempre privato!

In ambito militare private è un sostantivo che significa soldato semplice. Chi ha tradotto ha dato per scontato che fosse un aggettivo e anziché verificare l’esistenza di altre accezioni ha inventato una spiegazione poco plausibile in un contesto in cui l’attenzione alla riservatezza è un controsenso.

Presumo che chi ha tradotto, ma anche chi ha riciclato il testo, ignori l’esistenza del film di Spielberg Saving Private Ryan, in italiano Salvate il soldato Ryan, oppure non si faccia mai nessuna domanda e si preoccupi solo della formattazione (priorità: il tipo di virgolette che racchiudono privato!).

Continua a leggere   >>

Raffreddorizzarsi: occasionalismo o neologismo?

L’immunologo Silvestri: «Il Covid sembra raffreddorizzarsi ma non per chi è senza vaccino». «Non sono le feste che ci immaginavamo e abbiamo ancora davanti un periodo difficile. Ma, nonostante una crescita dei contagi che sembra una valanga, dobbiamo avere fiducia: i dati che raccogliamo ogni giorno indicano che la variante Omicron, benché molto trasmissibile, è meno aggressiva e molto di rado ha conseguenze serie sui vaccinati. La controprova l’abbiamo dagli ospedali che non sono sotto pressione nemmeno nella Londra con un milione di contagiati. La speranza è che il virus si stia raffreddorizzando».

L’immunologo Guido Silvestri, intervistato dal Corriere della Sera, ha usato il verbo riflessivo raffreddorizzarsi, poi ripreso immediatamente da molte altre testate, per ipotizzare effetti meno gravi per la variante Omicron del virus SARS-CoV-2.

La parola è insolita ma ben formata: il suffisso izzare, usato per creare  verbi denominali e deaggettivali, è tra i più produttivi dell’italiano. Ha prevalentemente un valore causativo o trasformativo: quando ha come base una parola x o un nome proprio X, il verbo x-izzare indica rendere x o come x, fare x, causare x, trasformare in x.

Continua a leggere   >>

Un rapper può “incitare il caos”?

Foto del rapper Travis Scott con titolo in inglese: “Travis Scott sued for ‘inciting mayhem and chaos’ at Astroworld concert in Texas”. Frase italiana: “Per la tragedia di Astroworld iniziano ad arrivare le denunce al rapper Travis Scott reo di “incitare il caos”.

Durante il concerto di un rapper americano in Texas c’è stata una calca che ha causato la morte di più persone. Nelle notizie tradotte dall’inglese sono evidenti alcune differenze tra due verbi in apparenza coincidenti, incite in inglese e incitare in italiano.

Esempi: Il rapper ama incitare il caos e il sospetto è che stavolta la situazione gli sia sfuggita di mano • Scott è stato accusato di incitare il caos e comportamenti pericolosi nei suoi spettacoli  • Denunce al rapper Travis Scott, colpevole di «incitare la violenza»

Trovo improprie queste traduzioni perché ricalcano una costruzione dell’inglese che non è usata in italiano.

Continua a leggere   >>

Far la fine di Vil Coyote, in inglese…

Uomo con piede e braccio ingessati dice a donna: “I misudged a curb and Wile. E. Coyote’d myself”
vignetta: Moderately Confused

Nella vignetta con il malcapitato che non ha calcolato bene l’altezza* del marciapiede si può notare il nome proprio Wile E. Coyote trasformato in un verbo. È un esempio di un meccanismo linguistico molto flessibile in inglese che a me piace molto, anche quando le parole create sono solo occasionalismi usati ad effetto comico.

La conversione (o transcategorizzazione) consente di assegnare una nuova categoria grammaticale a una parola esistente, senza modificarla. In inglese è estremamente produttiva, soprattutto nella conversione di sostantivi in verbi (verbing o verbification). Alcuni esempi: i verbi stan, ratio e bot, ricorrenti sui social.

Una striscia di Calvin and Hobbes che ironizza su questo meccanismo:

Continua a leggere   >>