Bufale linguistiche: UE, Natale e nomi cristiani

Titoli: 1 L’Europa fa la guerra al Natale, l’ultima follia del politicamente corretto; 2 Se l’Europa “vieta” il natale e i nomi cristiani per essere inclusivi; 3 In Europa vietato dire “Natale” e perfino chiamarsi Maria; 4 Mai dire Natale: il decalogo Ue che vuole dettare le parole corrette. Bruxelles: “Stop ai riferimenti a religione o genere”. Sparisce anche il “signore e signori”

Nell’immagine alcuni titoli del 29 novembre 2021 apparsi sui media italiani. Polemizzano su #UnionOfEquality, un testo in inglese a uso interno dei dipendenti della Commissione europea. Contiene linee guida per la comunicazione inclusiva.

Sono uscite copie ora online, ad es. qui, e consultandole viene il sospetto che chi ne ha scritto nei media italiani non abbia letto il documento o abbia conoscenze di inglese inadeguate per capirne il contenuto, altrimenti saprebbe che non vi si trova alcun divieto ma solo esempi e indicazioni di tipo linguistico, aggiornati alle sensibilità più recenti.

Nulla di nuovo: da anni multinazionali e organizzazioni internazionali hanno linee guida interne di questo tipo, essenziali in ambienti di lavoro con persone che provengono da culture differenti. Consentono di acquisire consapevolezza delle diversità ed evitare linguaggio e stereotipi che discriminano ed escludono chi è di età, religione, genere, orientamento sessuale, origine ecc. diversi dai propri.

Everyone in the European Union has an inherent

È facile dimostrare che la maggior parte delle affermazioni dei media e di alcuni politici su questo documento sono distorte o infondate, a partire da un dettaglio fondamentale: non viene chiarito esplicitamente che le linee guida sono in inglese, lingua di lavoro, e viene invece fatto credere che ci sia una versione italiana che riguarda parole italiane.

Qui sotto ho raccolto e commentato gli errori più evidenti, tratti da più fonti. Sono indicati dal colore rosso.

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C’è un bombo ed è silente

Bombus terrestris su fiore di Monarda didyma

Il nome bombo è di origine onomatopeica: come la parola bomba, di cui è allotropo, deriva dal latino bombus, “ronzio, rombo, rimbombo”, a sua volta dal greco βόμβος,

Chi ha osservato i bombi in azione sa che si spostano rapidamente da un fiore all’altro con una certa frenesia, e con un ronzio continuo. Fa effetto vederli invece immobili e silenziosi mentre dormono sui fiori, come il bombo della foto che è abbracciato ai petali di una Monarda didyma.

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Un capello umano, per sbaglio!

In questa immagine c’è un errore di traduzione dall’inglese dovuto a una curiosa svista:

Immagine con illustrazione che confronta dimensioni di capello, particella di polvere e coronavirus. Al post di capello: aria umana 
Esempio di @aragost

Chi ha tradotto non ha capito un’acca, la seconda di human hair, e ha trasformato un capello nell’aria umana.

C’è da chiedersi se chi produce questi testi e chi li pubblica rifletta sul significato delle parole: anche senza testo originale qualche sospetto su “aria umana” sarebbe dovuto venire…

Il testo poi è stato corretto in capello umano, con un aggettivo di troppo che evidenzia un noto esempio di anisomorfismo: in inglese la parola hair può indicare un singolo capello, un singolo pelo umano o animale oppure l’intera capigliatura.

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AstraZeneca è un vaccino raccomandato?

Il 29 gennaio 2021 la Commissione europea ha autorizzato l’uso del vaccino AstraZeneca in seguito alla valutazione positiva dell’Agenzia europea per i medicinali (EMA). Due esempi delle imprecisioni con cui è stata data la notizia in italiano:

Vaccino AstraZeneca: approvazione dell’Ema. Raccomandato per i maggiori di 18 anni

Secondo le valutazioni diffuse dall’EMA venerdì pomeriggio, l’uso del vaccino di AstraZeneca – prodotto in collaborazione con l’università di Oxford – è raccomandato nei maggiori di 18 anni e senza limiti per i più anziani, anche se l’Agenzia ha segnalato la mancanza di dati certi sull’efficacia oltre i 55 anni di età.

Le parole evidenziate sono traduzioni letterali dall’inglese e mostrano che in una comunicazione generalista il verbo inglese recommend può essere un falso amico.

In italiano infatti raccomandare comunica l’idea che l’EMA consigli vivamente di usare il vaccino AstraZeneca per i maggiorenni, presumibilmente preferendolo ad altri vaccini.

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Executive order ≠ ordine esecutivo

Nelle notizie dagli Stati Uniti sulla nuova presidenza Biden è stata data molta evidenza ad alcuni provvedimenti firmati il giorno stesso dell’insediamento:

Foto di BIden che firma provvedimenti. Titolo inglese: “Biden Reverses Many of Trump’s Actions with Executive Orders”. Titoli italiani: “Gli ordini esecutivi di BIden per cambiare tutto, subito” e “USA, ecco cosa c’è negli ordini esecutivi firmati da Biden il primo giorno alla Casa Bianca”

In gran parte dei media italiani executive order è stato reso letteralmente con ordine esecutivo, un calco che ritengo inadeguato.

Executive order negli Stati Uniti

L’executive order è un provvedimento firmato del presidente degli Stati Uniti e diretto a dipartimenti o agenzie del governo federale (executive branch) per indirizzarne le azioni. È l’unico tipo di provvedimento che ha valore di legge ma non deve passare dal Congresso (il parlamento). Può riguardare leggi esistenti o in alternativa consente di esercitare poteri concessi al presidente dalla costituzione.

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Eredità lessicale di John le Carré

Titolo di notizia: Morto lo scrittore John le Carré, maestro dei romanzi di spionaggio. Addio al genio degli intrecci che venivano dalla guerra fredda. Aveva 89 anni. Era stato agente segreto. Creò romanzi memorabili come «La casa Russia» e «La talpa»  (con copertine di romanzi)

Prendo spunto dalla scomparsa dello scrittore britannico John le Carré per ricordare che gli va attribuito l’uso figurato della parola talpa per indicare una persona infiltrata oppure “reclutata” da un’organizzazione criminale o eversiva affinché fornisca informazioni riservate dal proprio ambiente di lavoro.

Da mole…

In inglese la parola mole (“talpa”) usata in senso metaforico è apparsa con questa accezione nel romanzo del 1974 Tinker Tailor Soldier Spy. Era un calco del russo крот (“krot”), a quanto pare usato nel gergo del KGB, che le Carré ha introdotto nel lessico inglese grazie al successo del suo libro. Mole in questa accezione può quindi essere considerata una parola d’autore perché si sa con certezza a chi attribuirne l’origine.

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Kid of the Year: non è una bambina!

Il settimanale americano TIME ogni dicembre proclama una persona dell’anno a cui viene conferito il premio Person of the Year. Quest’anno ha ideato una nuova categoria, KId of the Year, a cui hanno concorso 5000 americani di età tra gli 8 e i 16 anni.

Copertina di TIME con l’annuncio di Kid of the Year e foto della ragazza seduta su un cubo. Titolo italiano: “Una scienziata 15enne in coopertina sul TIME: Gitanjali Rao è la bambina dell’anno”

La vincitrice, Gitanjali Rao, ha 15 anni, e ha usato tecnologia, informatica e intelligenza artificiale per trovare soluzioni a problemi reali. Fa un certo effetto vederla descritta come bambina dell’anno nei media italiani.

È stata fatta una traduzione letterale kidbambino senza riflettere se la corrispondenza abbia senso in questo contesto. Eppure nessuno di noi descriverebbe una quindicenne come bambina (se non per rimarcare caratteristiche o comportamenti infantili inaspettati per l’età).

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I pronomi di Elliot Page

Riporto anche qui alcuni aggiornamenti fatti a Cos’è il singular they e come si usa. È un argomento di cui si sta discutendo anche in Italia, ma senza le dovute precisazioni linguistiche su cosa si intende quando una persona anglofona specifica l’uso dei pronomi che la riguardano.

Lo spunto è una notizia dal mondo del cinema americano: Elliot Page: Star of X-Men and Juno announces he is transgender. L’annuncio è stato fatto sui social e inizia con questa frase:

Hi friends, I want to share with you that I am trans, my pronouns are he/they and my name is Elliot.

Page segnala che non è più Ellen (dead name, il suo nome anagrafico*) ma Elliot e d’ora in poi in suo riferimento va usato il pronome maschile he oppure il pronome they, che invece non fa distinzione di genere (non entrambi nello stesso contesto ma o l’uno o l’altro!).

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Uva aspra americana, uva acerba italiana

Testa di Trump a forma di grappolo d’uva che urla CHEATED! STOLEN!! RIGGED!  vignetta: Steve Sack via Twitter

La vignetta su Trump incapace di accettare la sconfitta elettorale ricorre a un’espressione idiomatica inglese che mi piace molto per la sua efficacia ma anche per la sua origine peculiare: una delle più note favole di Esopo.

Bastano le due parole sour grapes per identificare l’atteggiamento di chi si esprime negativamente su qualcosa che vorrebbe poter avere o una situazione in cui vorrebbe trovarsi ma che gli è preclusa. Esempi: she said she didn’t want to join the club anyway, but it’s just sour grapes; Are his criticisms justified, or is this a case of sour grapes?

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“Che vuoi?” Un’emoji, più gesti, molti nomi

L’emoji più italiana di tutte arriva finalmente su iPhone. Nella nuova versione di iOS c’è anche la mano con i polpastrelli uniti, il nostro “che vuoi?”. Insieme ad altri 116 pittogrammi

Nelle notizie di inizio ottobre 2020 è riapparsa una nuova emoji che aveva già fatto parlare di sé come tipico gesto italiano qualche mese fa, quando il consorzio Unicode aveva annunciato le nuove emoji dell’aggiornamento 13.0.

È stata aggiunta grazie alla proposta di un italiano, Adriano Farano, che in un’intervista ha spiegato come ha avuto l’idea e come l’ha concretizzata nella proposta presentata a Unicode,  “What do you want?” Pinched Fingers Emoji Proposal, un documento ricco di riferimenti culturali.

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Giornata mondiale della traduzione 2020

poster International Translation Day 2020
poster di Liza Gunenko per FIT

Il 30 settembre di ogni anno si festeggia la Giornata mondiale della traduzione, data scelta perché è anche San Girolamo, il santo patrono dei traduttori.

Nel 2020 è inevitabile che il tema della giornata sia legato all’emergenza coronavirus: Finding the words for a world in crisisTrouver les mots pour un monde en crise.

Da qualche giorno sui social si possono trovare informazioni sulla traduzione e interventi di traduttori e altri esperti. Su Twitter, ad esempio, si possono trovare grazie agli hashtag #GiornataInternazionaleDellaTraduzione e #GiornataMondialedellaTraduzione in italiano, #InternationalTranslationDay e #ITD2020 in inglese e #JMT2020 in francese.

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Unioni forzate, per colpa dell’inglese!

Chi ha un profilo di Twitter ogni anno nell’anniversario della propria iscrizione riceve questo messaggio:

Buon anniversario di Twitter. Con oggi sono 10 anni che ti sei unito a Twitter! Condividi il grande giorno con gli altri membri della tua community di Twitter.

ll testo è lo stesso per ogni anniversario, da anni, e invita a postare un tweet con un messaggio predefinito che è una traduzione letterale dall’inglese:

Testo inglese: “Do you remember when you joined Twitter? I do!” – Testo italiano: “Ricordi quando ti sei unito a Twitter? Io sì!”

Mi pare un esempio di localizzazione poco accurata, non solo perché la frase è formulata al maschile anche se rivolta a una donna ma anche per il calco sempre più diffuso join somethingunirsi a qualcosa.

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Storie di lupi mannari (e di traduzione)

vignetta in inglese: immagine di lupo mannaro con metodi per ammazzarlo (silver bullet, heart removal, decapitation)
Immagine via social media

Mi ricollego al silver bullet descritto in Munizioni d’argento contro il coronavirus? per un dettaglio etimologico: licantropo e lupo mannaro in italiano e werewolf in inglese e Werwolf in tedesco sono parole con origini diverse ma che condividono lo stesso significato letterale di uomo+lupo.

Licantropo deriva dal greco lykánthrōpos, composto di lýkos “lupo” e ánthrōpos “uomo”. L’aggettivo mannaro di lupo mannaro deriva dal latino volgare (lupum) *hominarium, a sua volta da homo –mĭnis. In inglese were in werewolf è riconducibile all’inglese antico wer, “uomo”, di origine germanica che si ritrova anche nel tedesco Werwolf (cfr. anche il latino vir).

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VIETATO SEDERSI, in inglese

cartello su sedile di autobus: VIETATO SEDERSI – FORBIDDEN TO SIT DOWN

In questo cartello apparso sui mezzi pubblici di Padova c’è un errore ricorrente nella versione inglese dei messaggi di divieto italiani: vietato <verbo> viene tradotto letteralmente con *forbidden <verbo>. Si direbbe che né chi fa la traduzione o ne usa una automatica, né chi è coinvolto nel processo di approvazione e realizzazione del divieto abbia mai visto alcun cartello in inglese e quindi non sappia che si usa la formula don’t o do not <verbo>.

Eppure basterebbero pochi minuti per trovare siti di produttori di cartelli di lingua inglese e vedere che frasi vengono usate. Esempi:

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Falsi amici al rally di campagna senza vento

Un falso amico ricorrente nelle notizie sulle attività politiche dei candidati alla presidenza degli Stati Uniti:

Titolo in inglese: “Trump’s Tulsa rally was a flop”. Titoli in italiano: “Trump, delude il primo rally che rilancia la sua campagna per la Casa Bianca” e “I fan del KPop e i ragazzini di TikTok hanno fatto fallire il rally di Trump”

In italiano l’anglicismo rally, in uso dagli anni ‘30 del secolo scorso*, descrive gare automobilistiche o sciistiche o manifestazioni di vario tipo che si svolgono in più tappe, quindi nulla a che vedere con l’evento di cui è stato protagonista Donald Trump a Tulsa.

Rally in inglese

La traduzione letterale dei titoli mette in evidenza un fenomeno tipico dei forestierismi: raramente vengono adottate tutte le accezioni della lingua di origine. In inglese la parola rally ha infatti vari significati, i principali dei quali sono riconducibili all’etimologia della parola, dal francese rallier, “riunire, radunare, (ri)portare assieme”.

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