“in un polmone di ferro”

Gli errori di traduzione nei media non sono dovuti solo a scarse competenze linguistiche ma anche a ignoranza generale, come in questi esempi di notizia dagli Stati Uniti della morte di un poliomielitico noto per le sue vicissitudini:

Titolo inglese: “Paul Alexander, ‘Man in the iron lung’ dies at the age of 78. Titoli italiani: “Muore a 78 anni Paul Alexander, guarito dalla poliomielite e vissuto in un polmone di ferro”; “È morto l’uomo che ha vissuto 7 anni nel polmone di ferro”; “È morto l’uomo dal polmone di ferro”

Ci si aspetta che chi si occupa di informazione professionalmente abbia perlomeno qualche rudimento di evoluzione della sanità nel XX secolo e di cosa ha comportato per la società. A quanto pare non è il caso di chi ha prodotto i titoli qui sopra (e relativi articoli).

Tradurre iron lung letteralmente con polmone di ferro anziché polmone di acciaio significa ignorare l’impatto delle infezioni da poliomelite, in particolare su generazioni di italiani nati prima degli anni ‘60, quando non esisteva ancora il vaccino antipolio. Significa non sapere che nelle forme più gravi la paralisi causata dalla malattia comprometteva la capacità respiratoria e costringeva a vivere rinchiusi in un respiratore automatico che determinava movimenti passivi della parete toracica, il polmone d’acciaio.

Tradurre con un polmone di ferro indica inoltre che chi scrive non si fa nessuna domanda per capire se la locuzione sia significativa in un contesto italiano, tantomeno di che tipo di dispositivo medico si tratti. E chi ha titolato l’uomo dal polmone di ferro (un organo bionico??) probabilmente non ha neppure prestato attenzione alle immagini.

Non avevo dubbi che la traduzione automatica* avrebbe fatto di meglio: tutti i servizi gratuiti generici rendono correttamente iron lung con polmone d’acciaio. I titoli che ho riportato sono invece gli ennesimi esempi di sciatteria umana, poco professionale ma purtroppo molto diffusa.


* A proposito di traduzione automatica, ne approfitto per ricordare che i sistemi attuali sono progettati per tradurre interi testi (frasi con almeno un verbo di modo finito e punteggiatura) e non andrebbero mai usati per singole parole o espressioni.

7 commenti su ““in un polmone di ferro””

  1. .mau.:

    ho il sospetto che chi scriva questi articoli sia molto giovane. Io che giovane non lo sono ho ben presente i polmoni d’acciaio.

  2. Isa:

    Grazie, e diciamolo una buona volta: chi “si occupa di informazione professionalmente” non solo non sa l’inglese, non sa niente. C’era una volta una cosa che si chiamava “cultura generale”, ma temo sia rimasta patrimonio di pochissimi.

  3. Mauro:

    Tra le altre cose in Italia dovremmo almeno ricordare la storia di Rossana Benzi, vista la notorietà che ottenne come attivista. E allora nessuno si sognava di scrivere o dire polmone di ferro invece che di acciaio.
    Insomma, non servivano conoscenze particolari. Bastava un po’ di memoria.

  4. Licia:

    Aggiungo che ho visto più volte riferimenti al polmone d’acciaio anche recentemente, durante la pandemia, come esempio molto rappresentativo della svolta epocale rappresentata da un vaccino.

  5. Elisa:

    Con queste competenze linguistiche… l’informazione è in una botte di ferro!

  6. Lorenza:

    Non sono un’esperta, ma già a primo acchito leggendo la frase in inglese mi sono chiesta se “iron lung” non fosse un idioma o una metafora. Chi tratta di notizie sanitarie non dovrebbe essere più informato sul campo medico? Ci si aspetta da chi riporta una notizia che sia informato sul settore di cui scrive, no?

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