Un cartello molto americano

Negli Stati Uniti l’amministrazione Trump sta togliendo i bambini ai migranti che cercano di superare il confine. Una delle numerose vignette in tema:

vignetta Vignetta Rob Rogers

Prendo spunto dalla vignetta per ricordare il concetto di conoscenze enciclopediche, le informazioni extralinguistiche di conoscenza del mondo condivise da chi appartiene a una cultura specifica. Sono usate per formulare inferenze sul “non detto” nell’interpretazione di un testo, di un’immagine o di una situazione.

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Cartelli a Miami

In questi giorni sono a Miami, ospite alla conferenza annuale dell’American Translators Association. Anche qui mi sono divertita a osservare qualche cartello.

ESTASYON BIS POU EVAKYE ANKA DIJANSOvunque si sente parlare spagnolo ma le comunicazioni ufficiali bilingui sono meno comuni di quanto mi sarei aspettata e per questo mi ha colpita molto il cartello in tre lingue con istruzioni per le evacuazioni di emergenza in caso di uragano, rappresentato dal simbolo hurricane_symbol_blue.

La terza lingua per me era irriconoscibile ma ho immaginato che fosse una lingua creola come il papiamento di Aruba. Ho poi avuto conferma che si tratta di creolo haitiano, infatti a Miami c’è una comunità di parlanti molto numerosa.

In due cartelli di divieto ho visto indicati mezzi di trasporto molto specifici:

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Furbetti del cartellino (e non solo)

Partito Nazionale Furbetti – vignetta di ContemoriÈ tornata nelle cronache la locuzione furbetti del cartellino, stavolta riferita ai dipendenti del comune di Sanremo che timbravano e poi si allontanavano dal luogo di lavoro o timbravano per colleghi assenti.

Viene subito in mente furbetti del quartierino, espressione usata dall’immobiliarista romano Stefano Ricucci, resa nota da un’intercettazione nel 2005 e subito entrata nel lessico italiano. Per il Vocabolario Treccani ha contribuito a fare acquisire a furbetto l’accezione specifica di “chi aggira le regole in modo fraudolento”.

Sul modello furbetti del …ino, ho trovato molto efficace anche furbetti del Maggiolino per i protagonisti dello scandalo Volkswagen.

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Ancora cartelli ferroviari: truncated platform

Il prossimo treno è in ritardo e dovete aspettare in stazione? Niente paura, i cartelli di Trenitalia sono fonte continua di svago! Ecco un esempio: per raggiungere il binario 3, devo andare verso sinistra o scendere le scale?

cartello alla stazione di Milano Rogoredo: Binari tronchi – Truncated platforms

Ho anche notato la traduzione truncated platforms per binari tronchi, perché in inglese britannico il marciapiede che consente di accedere ai treni sui binari di testa, cioè che terminano in stazione, si chiama bay platform (molto meno frequente dead-end platform).

Anche stavolta non è colpa di Google Translate ma di qualcuno che si è improvvisato traduttore. È comunque un esempio utile per aggiungere qualche nota terminologica.

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Stazione AV di Bologna: caos sui cartelli

Ho già dedicato due post ai cartelli della stazione Alta Velocità di Bologna:
Quiz: KISS&RIDE (un anglicismo superfluo e dal significato poco trasparente) 
Toilet(te), una storia movimentata (inglese maccheronico sui cartelli dei Servizi)

Qualche giorno fa non ero di corsa come al solito e così ho potuto notare non solo altri errori ma anche incongruenze nelle diciture, che possono essere diverse a seconda dell’ubicazione dei cartelli. Qualche esempio:

Toilets
Piani –3 (Hall) e  –4 (binari) 
inglese errato: *Services
Piano –2 (KISS&RIDE)
inglese corretto: Toilets 
Polfer Police
Sottopassaggio Stazione Centrale
inglese inesistente: *Polfer
italiano: nome comune Polizia
Piano –2 (KISS&RIDE)
inglese corretto: Police 
italiano: acronimo Polfer
Parking car park
Piano –2 (KISS&RIDE)
inglese errato: *Parking
Sottopassaggio Stazione Centrale  
inglese corretto: Car park 

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Cartelli a Creta

Ringrazio WG che a Creta ha visto alcune scritte in un inglese abbastanza approssimativo e ha pensato di fotografarle per la mia miniraccolta di cartelli. Della serie, “mal comune mezzo gaudio”: non siamo solo noi in Italia ad avere problemi con l’inglese. E c’è di peggio, come dimostra la misteriosa avvertenza “Latin America” sulla porta di una doccia cinese!

SANY0213   FOTO

SANY0124   SANY0605

Cartelli insoliti

La Caccia online ai crimini linguistici di Il Disinformatico mi ha fatto venire in mente un paio di scritte o cartelli curiosi che ho visto in giro ultimamente, anche se solo i primi due hanno qualche problemino linguistico:

 evviva grammatica e ortografia  VIETATO ENTRARE ANIMALI

vietato lavare e lordare comprati l'attrezzo!!! i ruderi non scaricateli, ristrutturateli!       ricezione cellulari: 45 minuti a piedi. Si presume a passo veloce per l'ansia di comunicare?

Nuovo post con cartelli visti al mercato: Chitroli e carchope: l’ortografia imperfetta


Aggiornamento marzo 2011 – Aggiungo il cartello descritto qui con cane svizzero visto in Engadina, a destra il suo cugino austriaco meno agitato:

cane austriaco

(altri cartelli rivolti ai proprietari di cani sporcaccioni qui e qui)

Sempre in Engadina si faceva notare anche un altro cartello, in questo caso dall’italiano un po’ approssimativo (p.v. = per vafore???):

Il mio preferito comunque rimane il menu altoatesino


Aggiornamento settembre 2011 – Cartello visto all’entrata del Duomo di Ragusa Ibla:

Duomo Ragusa Ibla


Aggiornamento marzo 2012 – Un altro cartello curioso visto in Sicilia, a Monreale, sulla porta di una casa che dava direttamente sulla strada:

cartello Monreale


Aggiornamento ottobre 2012 – Un segnale di pericolo visto sull’Appennino bolognese e uno di divieto visto in Engadina:

cartello lepre grassa       cartello vietato segare i sedili


Aggiornamento 2014

Segnaletica di montagna:

Messaggio per chi ha fretta visto davanti a una piadineria in Romagna:

CHI HA FURIA HA UN BEL CAVALLO

Un “classico” visto più volte lungo i sentieri di montagna:

DIVIETO DI CACC A

In Sicilia, un insolito mix di servizi:

servizi eclettici: ambulanza e pompe funebri

Aggiornamenti 2017

Divieti in un bagno valdostano:

Nei bagni austriaci invece non ci sono divieti ma disegni espliciti:

 bagno austriaco

In Austria anche queste indicazioni per turisti americani:

NO KANGAROOS IN AUSTRIA

Cartello antistruscio nella stazione AV di Bologna:

Vietato strusciare i piedi contro la balaustra e i frontali dei gradini.

Pulizia dietro al cane obbligatoria, davanti e ai lati facoltativa:

pulisci dietro al tuo cane

Insolita combinazione di divieto e sfondo con insaccati:

vietato bere e mangiare

In Veneto, strane istruzioni di parcheggio:

Ad Alghero, cartello molto dettagliato sopra una pattumiera:

Vietato gettare: pannolini con cacca e pipì, cacca di cane qualsiasi dimensione, bombe a mano, mitra, lanciarazzi, aerei, navi da crociera, pedalò, canoe, mogli, mariti, fidanzate, amanti, bambini fino a 16 anni, bambacioni, reggiseni fino alla 5a, perizomi, sexy toys, scarpe, calzini, mutande, canotte, bollette luce acqua gas, rate Equitalia, SUOCERE!!!

Nei dintorni, il divieto per l’uomo con 24 pallini:

Un uomo e 24 pallini: divieto di…?


Vedi anche: altri post che descrivono cartelli, ad esempio Parole curiose: Schlittschuhschritt.

Elseweb, l’altrove digitale

immagine con cartelli a un incrocio che puntano in direzioni diverse, ciascuno con il nome di un social: Instagram, Threads, Bluesky e X

Ultimamente c’è parecchio movimento nei social di microblogging: continua l’abbandono del sempre più mefitico X (ex Twitter), da qualche giorno Threads è disponibile anche nell’Unione europea e ci sono varie altre opzioni che ricordano Twitter, come ad esempio Mastodon e Bluesky.

C’è chi ha aperto nuovi profili su diverse piattaforme e, in attesa di capire quale privilegiare, interagisce in qua e in là. Questa fase di spostamenti e assestamenti forse spiega perché in inglese ora mi pare di vedere usare con maggiore frequenza una parola informale che mi piace molto: elseweb, “da qualche altra parte nel web”, modellata su elsewhere, “altrove” e usata per indicare genericamente, senza specificarlo, un qualche altro luogo digitale (di solito un altro social, ma anche un sito).

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Le improbabili “51 locazioni possibili”

Concludo la settimana con un altro esempio degli effetti del terrore delle ripetizioni nei media italiani:

Titolo: “Deposito per le scorie nucleari, pubblicato l’elenco: ecco i siti idonei in 6 regioni”. Testo: “Il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ha pubblicato sul proprio sito l’elenco delle aree idonee per il deposito nazionale delle scorie nucleari, contenuto nella Carta Nazionale delle Aree Idonee (Cnai)”

Chi ha scritto questo testo immagino abbia ritenuto disdicevole ripetere area o sito e alla ricerca di sinonimi abbia pensato a location. Probabilmente avrà ritenuto che l’anglicismo fosse inadatto al contesto scorie nucleari, da cui la forma “italianizzata” locazione. Così però si dimostra scarsa padronanza del lessico italiano e viene confermato che la ricerca ossessiva di sinonimi spesso va a discapito di coerenza e correttezza dei contenuti.

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Da pet a disco di pasta, parole anti-terrore!

Titolo: Taylor Swift e quella moda del “gatto sulle spalle” lanciata sulla copertina di TIME. Col suo Benjamin Button la pop star americana sta spopolando tra gli amanti dei felini. Il gioco è quello del selfie col proprio pet adagiato come una sciarpa con risultati, spesso, esilaranti

L’intesa tra Taylor e Benjamin è nata quattro anni fa: «Mi hanno dato in mano questo micio e mi sono innamorata subito»

Gatto, felino, pet e micio per lo stesso referente sono esempi del terrore delle ripetizioni che tormenta giornalisti e titolisti italiani e li spinge a ricorrere ad alternative che sarebbero poco probabili in interazioni reali: davvero c’è chi userebbe l’anglicismo pet per descrivere una foto con il proprio gatto?

In Variazione e ripetizione (con partita Iva e tweet) ho già discusso le conseguenze negative della ricerca ossessiva di sinonimi. Nelle notizie a contenuto tecnico e specialistico possono interferire con la precisione e correttezza delle informazioni che spesso ne risultano distorte, come negli esempi di vaccino ≠ siero ≠ antidoto e immunizzato ≠ vaccinato.

[Per] non dire gatto…

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Inglese fаrlocco spiegato agli anglofoni

Titolo: Italians have embraced ‘fake English’ di Amy Kazmin. Sottotitolo: Fuency in ‘inglese farlocco’ has become necessary in Italy as hybrid words and off-kilter meanings proliferate.

Ho avuto il piacere di essere intervistata da Amy Kazmin del Financial Times per un articolo sugli pseudoanglicismi usati in italiano che più spiazzano gli anglofoni. Aggiungo qui qualche dettaglio della nostra conversazione che non ha trovato spazio nel testo.

Pseudoanglicismi

Gli pseudoanglicismi sono parole che hanno l’aspetto di lessico inglese ma che in inglese hanno un altro significato, come flipper, mister, pile, smart working, front runner, o che proprio non esistono, come self bar, stender, job on call, stepchild adoption.

Molti pseudoanglicismi nascono da meccanismi impropri di accorciamento di espressioni o di parole composte, ad es. il bachelorette [party], la spending [review], la voluntary [disclosure], in smart [working]. È un fenomeno dovuto anche a scarsa comprensione di differenze morfosintattiche tra inglese e italiano.

Word cloud con le parole self bar, south working, cash black, Jingle Balls, Exhibitionist Award, Happy Popping, Prenoting, Smuffer, no tamp, free vax, Click Day, personal viagger, black days, tartadog, next opening, every day every pay, VampControl, SNEET, delusion room, job on call, fly down, Italian sounding, BIObreak, Cinema2Day

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“Firmami la Costituzione”, intima il titolista

Per la serie virgolettati fantasiosi dei media, ecco come è stata trasformato un episodio che ha coinvolto il Presidente della Repubblica e una bambina che gli si è rivolta con un cartello:

Foto di bambina che regge un cartello con la scritta “Per Favore Può Firmarmi la COSTITUZIONE? Grazie Presidente” e titolo ripreso da vari media “Firmami la Costituzione”. Mattarella si ferma e accontenta bimba di Cuneo.

Da tempo i virgolettati dei media non rappresentano più parole altrui che si intendono riprodotte letteralmente, ma ne sono una libera interpretazione.

A volte sono addirittura in contrasto con l’evidenza dei fatti, come in questo caso: vari media che hanno pubblicato foto e video dell’incontro hanno trasformato la richiesta della bambina, “Per favore, può firmarmi la Costituzione?”, in un improbabile imperativo diretto e informale, Firmami la Costituzione, fraintendendo e distorcendo le intenzioni comunicative

La bambina invece è ricorsa a un registro formale, con allocutivo e formule di cortesia che rendono la frase del tutto appropriata alla situazione comunicativa in cui è avvenuta l’interazione. Ha dimostrato di avere le competenze linguistiche che invece a quanto pare mancano a chi ha pensato che Firmami la Costituzione fosse una sintesi adeguata.

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Open to Meraviglia… and to perplessità

Il Ministero del Turismo ha presentato la nuova campagna di promozione dell’Italia nel mondo, Italia: Open to Meraviglia, che consiste in affissioni pubblicitarie di vario tipo, un profilo di Instagram e un video che avrà versioni in varie lingue:


Aggiornamento 26 aprile 2023: al momento il video ufficiale Italia, Open to meraviglia risulta “privato” ed è stato rimosso dai canali istituzionali (ma c’è una copia permanente in Archive.org); qui l’ho sostituito con quello della presentazione ufficiale.

Il narratore ci informa che:

“L’Italia è una porta aperta sulla meraviglia. È questo in fondo che noi italiani sappiamo fare meglio: meravigliarci sempre per meravigliare gli altri. E da questo pensiero nasce anche il nostro logo: una bandiera che si spalanca dando il benvenuto al mondo intero e che abbiamo firmato con il claim Italia, Open to Meraviglia”.

Il claim è lo slogan che caratterizza un prodotto. Né nel video né durante l’evento di presentazione ufficiale è stata però spiegata la scelta della frase ibrida, metà in italiano e metà in inglese, che ha subito suscitato molte perplessità.

Un precedente: VeryBello

Inevitabili i riferimenti a VeryBello, il nome del famigerato sito voluto dal Ministero dei Beni Culturali nel 2015 e che era risultato inadatto sia a un pubblico italiano che a un pubblico internazionale: dettagli in #verybello, vero italiano e inglese maccheronico.

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Inglese farlocco: Self Bar

Un tweet che ha avuto molta visibilità:

tweet di @broderly fatto in una stazione con foto di n distributore automatico di bevande: Out of all cases of English being used in Italy, the use of ‘self bar’ to mean ‘vending machine’ is surely the most baffling. Where do they get this from?

Self Bar, il nome sui distributori automatici di bevande delle principali stazioni italiane, è un tipico esempio del fenomeno che descrivo come inglese farlocco: sono combinazioni di parole inglesi (o che ne hanno l’apparenza) pensate da italiani per italiani e facilmente comprensibili da chi ha conoscenze solo scolastiche della lingua, ma che agli anglofoni risultano agrammaticali o poco idiomatiche, se non incomprensibili.

Da dove arriva Self Bar?

Per capire come nasce il nome Self Bar si deve risalire a locuzioni inglesi come self-service restaurant e self-service petrol station (o filling station / pump ecc.) che in italiano sono state abbreviate in self-service, creando un sostantivo inesistente in inglese.

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Preparedness e readiness nel setting scolastico

Volete un esempio di come non fare comunicazione istituzionale? Eccolo:

copertina del documento “Indicazioni strategiche ad interim per preparedness e readiness ai fini di mitigazione delle infezioni da SARS-CoV-2 in ambito scolastico (anno scolastico 2022 -2023) – Versione 5 agosto 2022”

È il documento “messo a punto da Istituto Superiore di Sanità, con i ministeri della Salute e dell’Istruzione” destinato a tutte le istituzioni scolastiche del I e II ciclo. Contiene una lunga introduzione a due tabelle con misure di prevenzione non farmacologiche.

Immagino che al documento abbiano collaborato varie persone eppure, a quanto pare, prima della pubblicazione nessuno si è reso conto che il testo è farraginoso, incongruente e vago ma anche infarcito di tecnicismi usati senza alcuna spiegazione.

Si ha l’impressione che nessuno abbia considerato i destinatari del testo – chiunque lavori nella scuola – e tantomeno si sia chiesto quanti possano sapere cosa sono preparedness e readiness e come si differenziano, cos’è un setting scolastico, cos’è un razionale, cosa si intende con etichetta respiratoria e molto altro. 

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