Bungarello: occasionalismo o neologismo?

Ieri il Corriere della Sera riportava che in occasione della giornata mondiale contro l’AIDS
(1 dicembre) alle redazioni dei programmi RAI era stato comunicato il divieto del ministero della Salute di nominare esplicitamente il profilattico (ma il ministro ha poi smentito).

#bungarelloLa trasmissione radio Caterpillar ha approfittato di questo contesto per chiedere agli ascoltatori di trovare un nome più accattivante per il preservativo.

Ci sono state proposte molto divertenti e ha vinto un bell’esempio di creatività linguistica, bungarello.

Uno dei conduttori l’ha descritto come “un termine un po’ vezzeggiativo”, cogliendo un aspetto interessante della formazione delle parole.

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il cloud e la cloud

Il genere dei forestierismi

In italiano non c’è una regola precisa per stabilire il genere dei prestiti. Le grammatiche indicano che il genere dovrebbe essere determinato dal sostantivo italiano corrispondente (ad es. il biglietto > il ticket, la parola > la password) ma in realtà prevale il maschile, a meno che il riferimento a un sostantivo italiano femminile non sia palese.

Cloud

Fatte queste premesse, mi piacerebbe chiedere a chi non ha già familiarità con i concetti legati al cloud computing che genere assegnerebbe a cloud in italiano: maschile o femminile? Ci pensavo guardando una pubblicità che imperversa in questi giorni:

 Immagine Nuvola Italiana Pubblicità Nuvola Italiana

Nello slogan “La Nuvola Italiana di Telecom Italia. L’unico cloud con la rete dentro”  l’associazione tra nuvola e cloud è esplicita ma il prestito è di genere maschile.
Immagino che la scelta di Telecom Italia non sia stata scontata ma, come è prassi in questi casi, abbia richiesto un’analisi terminologica con la valutazione di vari fattori.

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Integralisti della lingua inglese

Anche altre lingue hanno i loro talebani della grammatica: in inglese, ad esempio, si parla di grammar police o, peggio ancora, di grammar nazi*, individui sempre pronti a evidenziare e correggere i minimi errori altrui, in particolare in contesti informali dove le correzioni non sono rilevanti ai fini della comunicazione.

Ultimamente hanno avuto una certa visibilità anche le parole stickler e grammar grouch, soprattutto grazie alla pubblicazione del libro You Are What You Speak: Grammar Grouches, Language Laws, and the Politics of Identity di Robert Lane Greene, e nell’inglese americano si usa genericamente anche peever (cfr. pet peeve).


Vignetta: Non sequitur

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Grammatica, variabilità e norme interiorizzate

tulipano

Un dettaglio di tulipano non solo perché è primavera ma anche per una vaga assonanza con un’espressione che trovo molto efficace: talebano della grammatica.f]……

L’ho vista usare nel forum Scioglilingua, dove c’erano vari interventi sullo studio della grammatica che, per quanto noioso, da molti veniva visto come arma indispensabile contro la temuta degenerazione della lingua italiana. 

Mi ha fatto tornare in mente Prima lezione di grammatica, in cui Luca Serianni osserva che in queste discussioni l’attaccamento alla lingua spesso “si manifesta in un’istintiva avversione per il nuovo, visto come imbarbarimento e decadenza” e che

molto frequente è un atteggiamento iper-razionalistico, fondato sull’idea che la lingua sia un monolite nel quale si possa sempre tracciare il confine giusto-sbagliato sul fondamento di un’astratta immagine della norma, sottratta alla variabilità degli usi concreti.

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Retroformazione del singolare

La parola del giorno di Oxford Dictionaries è panini, con la definizione “noun, plural same or paninis; a sandwich made with Italian bread, usually toasted“. In inglese identifica un singolo panino alla piastra: ne avevo accennato in Bimbos in stilettos eating pepperoni paninis).

La voce – non più disponibile – era interessante anche perché completata da un approfondimento sulla modifica subita dal numero di alcuni sostantivi inglesi nel tempo o nel processo di assimilazione da un’altra lingua, per cui forme in origine plurali come addenda e agenda vengono interpretate come singolari e viene formato il plurale con l’aggiunta di una –s, oppure parole che terminano in –s vengono percepite come plurali e viene “inventato” il singolare grazie a processi di retroformazione, il processo attraverso il quale si fa derivare una parola da un’altra che sembrerebbe un suo derivato.

Alcuni esempi:

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