Pet hate

Post pubblicato il 14 settembre 2008 in blogs.technet.com/terminologia


Un’espressione inglese che trovo molto utile è pet hate (meno frequente pet aversion, in inglese americano invece pet peeve). Viene usata per descrivere qualcosa di importanza relativa verso il quale, però, si prova un particolare fastidio, tanto che ogni occasione è buona per rendere nota la propria avversione.

E in italiano? Non mi pare ci sia alcuna espressione italiana equivalente (non credo si possa dire di avere idiosincrasie preferite), l’unico termine colloquiale che forse un po’ si avvicina è il sostantivo fissa, ma non è proprio la stessa cosa. Eppure, chi di noi non ha uno o più pet hate?

cipolla: vegetale molto apprezzato crudo a nord delle Alpi, in particolare dagli addetti della mensa Microsoft a DublinoEsempio: quando sono all’estero trovo detestabile la cipolla cruda che immancabilmente viene messa in tutte le insalate, con qualsiasi combinazione di ingredienti. L’irritazione aumenta quando mi raccomando preliminarmente che non venga aggiunta e invece, appena metto la prima forchettata in bocca, scopro che è lì, triturata e mimetizzata subdolamente, resistente ai tentativi di eliminazione (se poi la luce è così soffusa che non si riesce a distinguere il colore di quello che si ha nel piatto, identificare l’onnipresente ortaggio è proprio un’impresa).


Nota lessicale: quando la parola pet è usata con funzione aggettivale non significa animale domestico o “cocco” (ad es. teacher’s pet) ma indica “preferito”, “favorito”, “ciò a cui si tiene di più”, ad es. pet project, pet theory.

Nuovi post: pet hate linguistici in Idiosincrasie per le parole e in È biologico, non organico!