Picture perfect vs foto perfetta

Titolo di The Guardian sull’ormai famosissima foto scattata da Ray Giubilo a Jasmine Paolini:

Foto di Jasmine Paolini con racchetta davanti al volto che fa effetto maschera, e didascalia “Jasmine Paolini of Italy hits a forehand – and delivers one of the best images of this year’s US Open. Photograph: Ray Giubilo”. Titolo: “Picture perfect? How one of the best tennis photos of all time was taken at the US Open”

Ho visto citare l’articolo inglese da varie persone che hanno tradotto il titolo in italiano rendendo picture perfect con “foto perfetta” o “scatto perfetto”. In questo caso è anche il senso voluto dal titolista, ma forse non tutti hanno fatto attenzione all’ordine delle parole della locuzione, interpretata come se fosse perfect picture, e non hanno capito che picture perfect è un aggettivo.  

Picture-perfect è un aggettivo di solito scritto con il trattino e usato soprattutto in funzione attributiva per indicare che qualcosa è assolutamente perfetto: esteticamente, per come appare o per la sua esecuzione.

Continua a leggere   >>

“Italian Sounding” e Parmesan vs Parmigiano

Immagine con imitazioni di Parmigiano: “Parma Queso Parmesano”, “Parveggio”, “Pamellano”, “Pamesello Italiano”, “Reggianito”, “Parmezan”
Esempi di prodotti “Italian Sounding” inesistenti in Italia 

Il tema di discussione corrente dell’Accademia della Crusca, L’italiano, una lingua internazionale (contro l’italian sounding), invita i lettori a intervenire “sulla questione del rilancio commerciale dell’italianità e di come questo abbia impatto sulla lingua”.

Ho commentato che l’uso improprio di nomi di prodotti italiani e di marchionimi italianeggianti in mercati diversi da quello italiano (il fenomeno che viene impropriamente chiamato Italian Sounding) è sicuramente rilevante da un punto di vista produttivo e commerciale, ma non mi è chiaro quale possa essere l’effettivo impatto sulla lingua italiana.

Aggiungo qui qualche altra considerazione, più specifica, che prende spunto da “il caso del parmesan vs. parmigiano”, a cui viene accennato nel testo come esempio di “danni per la mancata protezione della terminologia”. Non sono forniti dettagli ma immagino sia un riferimento ai mercati di lingua inglese, in particolare Stati Uniti e Australia, dove viene commercializzato come Parmesan vario formaggio prodotto localmente.

Continua a leggere   >>

Irrilevanti “neologismi d’agosto”?

Alcuni titoli del 19 agosto 2025:

Titoli: 1 Da skibidi a tradwife, nuove parole nel Cambridge DIctionary” (AGI); 2 Skibidi e tradwife, dai social al dizionario Cambridge cos’ cambia il linguaggio (ANSA); 3 Da delulu al tormentone skibidi. TikTok cambia il vocabolario inglese (Il Messaggero); 4 Skibidi e le altre: i meme ora diventano parole sul Cambridge DIctionary (Avvenire); 5 Skibidi e Delulu, cosa significano le nuoe parole aggiunte al Cambridge (Euronews); 6 Skibidi, Delulul e Tradwife, cosa significano le nuove parole nate su TikTok (Adnkronos)

Neologismi d’agosto: da qualche anno in questo periodo i media italiani, probabilmente a corto di notizie più sostanziose, danno spazio a neologismi della lingua inglese nati sui social. Nel 2024 è stato un proliferare di articoli su demure e brat, adesso invece è il turno di alcune parole descritte in Cambridge Dictionary adds skibidi, delulu and tradwife among over 6,000 new words, un articolo promozionale della casa editrice del dizionario britannico poi rilanciato da parecchi media di lingua inglese.

Come spesso succede per molte tendenze del mondo anglofono, agenzie e vari media italiani hanno riproposto pedestremente le stesse informazioni, limitandosi a discutibili traduzioni letterali di definizioni ed esempi del testo inglese, ma senza aggiungere alcun dettaglio, ad es. se sono parole effettivamente usate anche in italiano e come.

Continua a leggere   >>

Per escludere AI Overview di Google: -ai

Ecco cosa appare se si cerca “AI Overview” con Google:

Schermata del risultato della ricerca “AI Overview” con logo AI Overview seguito dal testo “AI Overview, in Ricerca Google, è una funzionalità che utilizza l'intelligenza artificiale generativa per fornire risposte sintetiche e complete direttamente nella pagina dei risultati, arricchite da collegamenti a fonti attendibili. In sostanza, quando effettui una ricerca, AI Overview crea un riquadro in cima ai risultati, offrendo una risposta immediata e dettagliata basata su diverse fonti”

Se usate Google per ricerche molto specifiche, ad es. di tipo terminologico, forse anche voi non apprezzate la funzionalità recente AI Overview, la sintesi generata dal sistema di intelligenza artificiale Gemini che spesso viene anteposta ai risultati di ricerca. Ci sono due modi per evitarla:

  1. Si può aggiungere l’operatore -ai (con il segno meno) alla stringa di ricerca per ottenere solo risultati “tradizionali” senza visualizzare AI Overview.
  2. Nell’interfaccia del motore di ricerca si può usare la scheda Web che a differenza della scheda Tutti non restituisce risultati generati da IA.

Continua a leggere   >>

Stati Uniti: si continua a “bere Kool-Aid”

Negli Stati Uniti l’atteggiamento dei sostenitori più fanatici di Trump, quelli che si bevono tutto quello che dice e accettano pedissequamente tutto ciò che fa, è spesso descritto spregiativamente ricorrendo all’espressione drink the Kool-Aid.

Drinking the Kool-Aid significa credere ciecamente a qualcuno o in qualcosa senza mai metterlo in discussione. Ha un’origine truce (un suicidio di massa) che ho già descritto in “Bere il Kool-Aid”, un post del 2013 che ho aggiornato con questo nuovo esempio:

Foto di Jim Jones con affiancata stessa foto ma con la faccia di Trump, e didascalia “the difference between Trump and Jim Jones is that Trump would charge you for the Kool-Aid”

È un meme di cui circolano più varianti e che illustra bene il concetto di conoscenze enciclopediche, l’insieme di informazioni linguistiche e extralinguistiche che il lettore usa nell’interpretazione di un testo per formulare inferenze sul “non-detto”. Chi ricorre al meme presume che i destinatari americani conoscano o riconoscano:

Continua a leggere   >>

Turisti, attenzione ai falsi amici!

Sono intervenuta al programma radio Salvalingua di Massimo Persotti per ricordare alcune parole inglesi e alcuni falsi amici che potrebbero creare qualche imbarazzo o incomprensione a chi va in vacanza in paesi anglofoni e magari non usa più l’inglese dai tempi della scuola:


[Contesto che richiede pronunce inglesi molto italianizzate]

Alcuni dei falsi amici a cui ho accennato sono descritti più dettagliatamente anche qui: trolley, consummation, bar, self-service, latte, mustard, marmalade, toast, sandwich, panini, pepperoni 🍕, sympathy.

Ho anche ricordato brevemente alcune differenze tra inglese e italiano nell’uso delle formule di cortesia: in Lingue, funzione fatica e cortesia esempi e dettagli, e in Se ITA Airways intima “wait you turn”… perché è importante ricordarsi di usare sempre please.

Continua a leggere   >>

SOTT’OLII 🤔

L’ortografia italiana è sicuramente meno complessa di quella di altre lingue ma non significa che sia estremamente facile, come dimostra questo esempio:

Foto di bancarella di mercato con conserve di pesce in contenitori di plastica trasparente e cartellino SOTT’OLII (alici marinate, acciughe, aringhe)

La parola che pronunciamo /sotˈtɔljo/ può essere scritta in due modi diversi, sott’olio e sottolio. È la funzione della parola che determina quale convenzione di scrittura si può usare:

  • sottolio o sott’olio se aggettivo invariato (ad es. acciughe sottolio / sott’olio) o avverbio (ad es. conservare sottolio / sott’olio);
  • solo sottolio se sostantivo (ad es. antipasto di sottoli); il plurale è invariato, anche se si riscontrano rare evenienze della forma sottolii.

Nel cartellino della foto sott’olii ha la funzione di sostantivo e quindi la forma usata, probabilmente un ipercorrettismo, andrebbe considerata un errore di ortografia perché non è rispettata la convenzione di scrittura indicata dai dizionari dell’uso.

Continua a leggere   >>

Sull’erba di Wimbledon: “Royal Hayness”

Da una notiziola sul tennista Jannik Sinner attento all’etichetta quando la principessa del Galles gli ha consegnato il trofeo di vincitore del torneo di Wimbledon 2025:

Foto della premiazione e testo “È sempre la principessa del Galles a dover presentare i trofei ai vincitori delle finali maschili e femminili, a sottolineare il legame forte tra la famiglia reale britannica e questa competizione storica. Sinner, rispettoso, si avvicina e sembra dire Royal Hayness ovvero proprio Sua Altezza Reale in italiano”

In alcuni media italiani l’appellativo inglese Your Royal Highness è diventato un ridicolo [Your] Royal Hayness, con high trasformato in hay, il fieno. Forse perché il torneo di Wimbledon si gioca sull’erba? O perché chi scrive ne fa uso e ha idee piuttosto fumose su lessico e ortografia dell’inglese? 🙃

Suffissi nominali

In inglese la parola *hayness non fa parte del lessico comune (ma può essere un cognome). Nella parola si riconoscono comunque facilmente hay e –ness, che però è un suffisso nominale deaggettivale: forma nomi astratti che esprimono uno stato, una qualità o una condizione e che hanno come base un aggettivo, come ad es. sadsadness, kind kindness, highhighness.

Continua a leggere   >>

“Mi piacerebbe metterlo nel mio gabinetto”

Notiziola dagli Stati Uniti apparsa in vari media con video originale sottotitolato in italiano:

Titolo pubblicato da vari media italiani: “Siparietto tra Trump e Rubio sull’orologio a pendolo nel gabinetto Presidenziale
fermo-immagine da video con Donald Trump che si rivolge al segretario di stato Marco Rubio e sottotitoli in italiano con parole di Trump: “e poi gli ho detto ‘Marco, adoro questo orologio. È bellissimo. Mi piacerebbe metterlo nel mio gabinetto’”.

Fa riferimento alle divagazioni di Donald Trump durante una riunione di governo nella Cabinet Room alla Casa Bianca. Trump si è soffermato compiaciuto sul rinnovo della sala, vantandosi di avere scelto personalmente quadri, cornici e altri elementi d’arredo, tra cui un orologio a pendolo [grandfather clock] che aveva visto nell’ufficio del Segretario di Stato Marco Rubio.

Trump says he commandeered Rubio’s clock as part of Cabinet Room makeover
commandeer = requisire

Trump ha affermato che negli edifici governativi il presidente ha il diritto di impossessarsi di quanto ritiene opportuno e ha raccontato di averlo fatto presente all’ignaro Rubio, a cui ha detto “I’d love to take that clock out and put it in the Cabinet Room”, tradotto in italiano nei sottotitoli con “l’orologio […] mi piacerebbe metterlo nel mio gabinetto”. Ha poi concluso ironizzando su Rubio “That’s his contribution to the Cabinet Room”, tradotto con “questo è stato il suo contributo al gabinetto. Nei titoli the Cabinet Room è diventato il gabinetto Presidenziale.

Continua a leggere   >>

Solo in Italia: la “Festa d’America” di Musk

Notizia dagli Stati Uniti: Elon Musk ha fondato un nuovo partito che ha chiamato America Party. Ecco come è stato tradotto il nome in un programma di Rete 4:

post di Andrea Fontana a commento di immagine di programma televisivo: «È ufficiale: l’uomo più ricco del mondo, Elon Musk, ha deciso di fondare un partito. Il nome è “America Party”, tradotto: “Festa d’America”» Apre così il programma “4 di sera”. Immagine del programma con scritta PARTY IN MUSK e fotomontaggio di Trump e Musk

La traduzione “Festa d’America” è un errore eclatante ma faccio fatica a credere che la conduttrice, che a quanto pare ha vissuto e lavorato a New York, e altri nella redazione del programma ignorino che la parola inglese party è polisemica. Non ha unicamente il significato di “festa, ricevimento” con cui è entrata nell’uso in italiano, ma ha anche altre accezioni, tra cui “partito, organizzazione politica” che è ciò che intende Musk.

E se la spiegazione per l’errore non fosse l’ignoranza di chi dà la notizia ma dei destinatari? Potrebbe farlo pensare la scritta alle spalle della conduttrice, PARTY IN MUSK, che presumo sia un gioco di parole che dovrebbe richiamare “festa in maschera”. Non conosco il programma, che non ho mai visto, ma se fosse diretto a un pubblico di persone poco scolarizzate, che credono facilmente a qualsiasi cosa si dica in televisione, allora forse le traduzioni maccheroniche potrebbero essere scelte consapevoli per attirare l’attenzione.

Festa d’America fa sicuramente più effetto e incuriosisce di più di un poco originale “partito [d’] America” (chi ha una conoscenza solo rudimentale del lessico inglese probabilmente non noterà l’errore di traduzione) e il gioco di parole party in musk ha tutte le caratteristiche dell’inglese farlocco:

Continua a leggere   >>

Worklimate, nome e comunicazione astrusi

Titoli di notizie: 1 Ordinanza caldo, vietato lavorare al sole, in quali regioni in vigore lo stop; 2 Caldo record, sale il numero di regioni che vietano il lavoro all’aperto dalle 12:30; 3 Cosa hanno deciso le Regioni che hanno fatto le ordinanze anti-caldo; 4 Caldo, ecco il protocollo per il lavoro, tutte le misure su Cig, orari e turni

Dalle notizie sui provvedimenti presi da alcune regioni per tutelare chi lavora all’aperto nelle giornate di caldo estremo ho scoperto l’esistenza di Worklimate. È un progetto di ricerca coordinato dal Consiglio Nazionale delle Ricerche e da Inail sulle conseguenze che lo stress termico ambientale associato ai cambiamenti climatici può avere sulla salute e sulla produttività dei lavoratori.

Logo Worklimate 2.0 “Clima lavoro prevenzione” e descrizione “Temperature estreme e impatti su salute, sicurezza e produttività aziendale: strategie di intervento e soluzioni tecnologiche, informative e formative”

Worklimate fornisce informazioni di vario tipo e una piattaforma previsionale di allerta con mappe e altre indicazioni per la valutazione dei rischi legati all’esposizione ad alte temperature, e ha come destinatari “lavoratori, datori di lavoro e addetti alla sicurezza e gestione lavoro nel settore occupazionale”.

Nome astruso

Worklimate è un progetto italiano che si rivolge a chi lavora in Italia, eppure si è scelto di denominarlo con uno pseudoanglicismo ottenuto dalle due parole inglesi work e climate che nella combinazione worklimate suscitano perplessità sia per la forma che per il significato:

Continua a leggere   >>

“fare un meme”

foto da telecamera di sicurezza degli Uffici con turista che danneggia quadro e dichiarazione del direttore del museo Simone Verde: “Oggi un turista volendo fare un meme davanti a un dipinto, indietreggiando in posa come il principe dei Medici ritratto ha urtato la superficie dell’opera”

Ho riportato le parole dei direttore degli Uffizi sul turista che ha danneggiato un dipinto di Anton Domenico Gabbiani perché evidenziano l’evoluzione subita dalla parola meme in questi anni:

  1. meme è un nome coniato dal biologo inglese Richard Dawkins negli anni ‘70 come termine (lessico specialistico) che aveva il significato specifico di “unità fondamentale dell’informazione culturale, per es. un’idea o un determinato comportamento, che si trasmette da un individuo a un altro verbalmente o con l’imitazione”
  2. con l’avvento dei social media, nel XXI secolo nella cultura popolare meme ha subito un processo di determinologizzazione, diventando una parola (lessico comune) usata per indicare in modo generico vari tipi di contenuto virale, in particolare parodie
  3. negli ultimi anni il significato di meme è stato ulteriormente diluito e ora indica anche qualsiasi tipo di contenuto ironico, di solito corredato di didascalie o altri commenti, che è destinato alla pubblicazione e condivisione sui social, ma non ha più la viralità come caratteristica distintiva: si può dire “fare un meme” anche se poi non lo vedrà quasi nessuno

Continua a leggere   >>

BUONSALVE e “compensazione verbosa”

fumetto con saluto BUONSALVE!

Nel 2017 in Nuovi saluti: buonsalve e buonciao avevo descritto due saluti insoliti, probabilmente modellati scherzosamente sull’inglese goodbye, il cui uso era ristretto quasi esclusivamente a contesti online come canali Youtube, forum, chat, blog e alcune community. Non si riscontravano invece nel mondo “reale”, a parte qualche occorrenza giocosa o ironica rivolta a chi era in grado di riconoscerli.  

In questi 8 anni buonsalve, a quanto pare, ha subito un’evoluzione. Non è più solo un saluto “digitale”, che nel frattempo si era esteso anche a TikTok e altri social, ma può essere usato non ironicamente nella quotidianità anche in contesti professionali. O perlomeno è quanto farebbe supporre la nuova serie di una trasmissione televisiva, Casa a prima vista, in cui un giovane agente immobiliare toscano incontra i clienti salutandoli cordialmente con buonsalve.

Continua a leggere   >>

Affettare il corpo: una riesumazione?

Le parole di un noto preparatore atletico che in un’intervista spiegava i benefici anche per i non sportivi di fare movimento di vario tipo e lavorare sull’equilibrio:

fumetto con testo “...evitano di avere un trigger point, che è un punto dove senti un dolorino da dove può partire una rigidità che può poi cominciare ad affettare il resto del corpo”

Isolando la frase dal contesto credo sia inevitabile che affettare il resto del corpo faccia pensare a un enorme coltello che taglia a pezzi arti o altro.

Nell’intervista però era così ricorrente l’uso di anglicismi (il tuo knowledge, un bond, motion is lotion, lack di movimento…) che chi parla inglese poteva capire che affettare andava inteso nel senso del verbo inglese affect [something], “avere effetto su [qualcosa]”.

Non mi era ancora capitato di sentire questo uso di affettare e quindi non so se sia una peculiarità dell’idioletto dell’intervistato, che non si è reso conto dell’ambiguità, oppure se sia effettivamente diffuso in ambiti dove prevale l’itanglese e spesso si privilegiano neoformazioni ibride anziché usare il verbo italiano corrispondente (ad es. sharare per condividere, skippare per saltare, snitchare per fare la spia, applicare da apply per fare domanda, mutare da mute per silenziare…).

Chi ha letto fin qui probabilmente ha già formato una propria opinione sulla locuzione affettare il corpo modellata sull’inglese affect the body. Positiva o negativa?  

Continua a leggere   >>

Lunistizio, parola acchiappaclic

Alcuni titoli di notizie dell’11 giugno 2025:

Esempi di titoli: 1 Lunistizio maggiore, quando la luna si ferma; 2 Oggi c’è il lunistizio maggiore; 3 Lunistizio Maggiore 2025, la Luna delle Fragole più bassa degli ultimi 20 anni; 4 Arriva la “Luna Piena delle Fragole” e il lunistizio”

Chissà come funziona il meccanismo che improvvisamente diffonde e dà grande visibilità a una parola inusuale e di bassissima frequenza come lunistizio, credo finora sconosciuta a gran parte del parlanti.

Lunistizio

Lunistizio non è un termine astronomico ma si tratta di una parola desueta, di cui nell’ultimo secolo si trova traccia quasi esclusivamente in testi a carattere astrologico, esoterico o pseudostorico, mai in pubblicazioni scientifiche.

I media che si sono appropriati della parola  lunistizio ne spiegano il significato dicendo che equivale al “solstizio della luna”, cioè la Luna nel punto più basso della sua traiettoria orbitale rispetto all’equatore celeste, allo stesso modo in cui il solstizio rappresenta l’istante e punto dell’eclittica in cui il Sole, due volte all’anno, si trova alla massima distanza dall’equatore celeste. Se il nome lunistizio fosse congruente con il nome solstizio, dovrebbe però descrivere un fenomeno che avviene mensilmente e non sarebbe quindi così raro.

Continua a leggere   >>