Trenitalia e le date

Avevo scritto Trenitalia o Trenispagna? dopo avere acquistato un biglietto sul sito Trenitalia. Tra i vari problemi (in parte risolti) avevo notato il passaggio non richiesto all’interfaccia inglese che, nel mio caso, ha fatto sì che fosse in inglese anche l’SMS con i dettagli del viaggio.

Ho letto l’SMS solo oggi, prima di partire, e ho pensato di avere sbagliato la prenotazione:

ES Italia AV xxxx 03/02/2012 h.13:25 from […]

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Nomi, “ordine orientale” e localizzazione

Quando un alfabeto non basta (La parola del traduttore) è un intervento molto interessante di Antonietta Pastore, traduttrice dal giapponese, che fa vari esempi delle connotazioni culturali legate all’uso e all’impatto visivo dei tre diversi sistemi di scrittura giapponesi, kanji, hiragana e katakana, e delle difficoltà di trasmetterle in un’altra lingua.

Nomi propri giapponesi e “ordine orientale”

Si può notare anche un altro dettaglio: i nomi propri Murakami Harukicitati nel testo sono presentati con il cognome seguito dal nome, ad es. Murakami Haruki e non Haruki Murakami come siamo più abituati a leggere in italiano e in altre lingue.

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Date e localizzazione (anche senza traduzione)

Nell’undicesimo dicembre del XXI secolo

data TwitterQualche giorno fa ho notato un vistoso errore nel formato della data italiana in Twitter, che si avvale del crowdsourcing per le versioni in lingue diverse dall’inglese.

È un problema che mi ha fatto tornare indietro negli anni, quando la localizzazione era un’attività ancora nuova e capitava di trovare esempi simili in software che era stato tradotto ma non adattato.

Tra le cause, non solo difficoltà tecniche (non esistevano le analisi di localizzabilità) ma anche mancanza di esperienza e scarsa consapevolezza delle differenze tra locale

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Parolacce, software e localizzazione

What do you love (wdyl.com, ora non più disponibile) era la funzionalità di ricerca di Google, disponibile solo in inglese, che restituiva risultati da più di venti servizi diversi in un’unica interfaccia. Se però si digitavano parolacce o volgarità (ad es. shit), si ottenevano informazioni sui gattini (kitten).

C’è chi ha identificato le parole proibite e le ha elencate in Google’s Official List of Bad Words; la scoperta è stata ripresa in vari siti ma va detto che le cosiddette offensive word list sono abbastanza comuni e hanno varie applicazioni nello sviluppo di software.

Ad esempio, servono a evitare che appaiano parole offensive nelle sequenze di lettere e numeri generati automaticamente, come nei codici per la registrazione di software (eventualità non rara, basti pensare all’inglese e alle sue four-letter words!), oppure possono essere usate per filtrare messaggi di posta elettronica o altro contenuto.

Un altro tipico campo di applicazione sono i correttori ortografici, il completamento automatico e i sistemi di riconoscimento vocale e di riconoscimento della grafia.

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