Il 28 giugno è stato fatto il primo test per verificare il Sistema nazionale di allarme pubblico IT-alert. Questo è il testo del messaggio ricevuto a mezzogiorno circa da chi si trovava in Toscana:
È davvero la formulazione più efficace per una comunicazione di emergenza rivolta a tutti i cittadini, o si potrebbe migliorare?
Va considerato che questo tipo di messaggio viene ricevuto anche persone con bassa scolarizzazione, con difficoltà cognitive e da stranieri che non padroneggiano perfettamente l’italiano (o l’inglese). Il testo dovrebbe quindi essere il più possibile semplice e facilmente comprensibile, ma non mi pare che il messaggio di oggi lo sia del tutto.
Testo italiano
La locuzione una volta operativo è potenzialmente ambigua: non tutti potrebbero interpretarlo correttamente e pensare invece che funzionerà una volta sola. Un’alternativa preferibile potrebbe essere quando sarà attivo, con il verbo esplicito, al futuro, e l’aggettivo attivo che fa parte delle circa 2000 parole ad altissima frequenza del lessico di base dell’italiano (De Mauro), più breve e più comunemente usato di operativo.
Anche per informazioni vai sul sito … e compila il questionario è un’affermazione ambigua perché fa pensare che per poter ottenere informazioni sia necessario compilare il questionario (no, operazioni distinte).
Si nota inoltre la scelta di accorpare tutte le frasi in un unico capoverso, rendendo così la lettura meno agevole.
Aggiungo che anche la locuzione messaggio di test ha suscitato perplessità: come discusso nei commenti, può risultare inusuale e meno intelligibile rispetto a messaggio di prova.
Testo inglese
Si possono fare considerazioni simili anche per la frase It will alert you in the event of a major emergency once operational, formalmente corretta ma di registro piuttosto burocratico. Chi non è un parlante nativo di inglese (E2, English as a second language) e ha solo una conoscenza di base della lingua potrebbe non sapere che qui once equivale a when e chiedersi cosa si intenda esattamente. L’informazione che il servizio non è ancora attivo andrebbe comunque data prima, non alla fine della frase. Inoltre in the event of in ottica E2 potrebbe essere semplificato in if there is.
Anche il testo inglese comunica erroneamente che la compilazione del questionario è necessaria per ottenere informazioni (to get… go to… and…).
Per un confronto, questo è il messaggio di test del sistema di allarme pubblico del Regno Unito:
Si può osservare come vengono date le informazioni e in che ordine:
- è un test per un nuovo servizio, che ti avviserà [futuro] se ci saranno emergenze;
- in una emergenza reale [si ribadisce che questo è un test], ci saranno indicazioni nel messaggio stesso [utile informazione preventiva su come funzionerà il servizio];
- dove trovare altri dettagli (indirizzo breve e facile da scrivere, nel caso il link non fosse attivo)
- viene ribadito nuovamente che questo è un test.
Si nota anche che i diversi tipi di informazione sono separati da spazi che facilitano la lettura (anche nei messaggi bilingui gallese e inglese).
Sito istituzionale IT-alert
Ho dato un’occhiata veloce anche alla comunicazione nel sito ufficiale indicato nel messaggio di avviso.
In questo caso il nome inglese IT-alert (con qualche incongruenza di maiuscole/minuscole) è del tutto giustificato, per coerenza con i nomi di altri sistemi nell’Unione europea: ES-Alert, FR-Alert, DE-Alert ecc. Non capisco invece perché nei video promozionali il nome venga pronunciato “i-ti àlert” (o “àllert”), con accento sulla prima sillaba: in inglese si dice /əˈlɜːt/, in italiano il falso amico è allerta.
Mi sarei aspettata testi chiari e lineari, ad alta leggibilità, comprensibili a tutti i cittadini a cui sono rivolte queste informazioni importanti, ma purtroppo non è così.
Burocratese e “maledizione della conoscenza”
Nei testi prevale il burocratese e ci si domanda che utente tipico abbiano avuto in mente gli autori del sito. Abbondano nominalizzazioni, pseudotecnicismi (ad es. eventi emergenziali anziché emergenze) e parole di bassa frequenza (ad es. diramazione e salvifico) e frasi lunghe e complesse, piene di incisi, come si può vedere in questo esempio dalla pagina Cos’è:
Inoltre, chi ha redatto i testi sembra dare per scontato che tutti abbiano già le nozioni tecniche necessarie per capire di che tipo di servizio si tratta, un tipico caso di maledizione della conoscenza. Ad esempio, nel sito è ricorrente il termine cell-broadcast, senza però chiarirne il significato (unica spiegazione in una voce della pagina FAQ, Come funziona IT-Alert?, verso cui però non c’è alcun rimando).
Problemi simili anche nel primo di una serie di video nel sito, Come funziona IT-alert, in cui si sente disquisire di “sel brodcàsting” e “oversciùting”. Per chi non è in grado di riconoscere le parole inglesi perlomeno si sarebbe potuta aggiungere una scritta in sovraimpressione, così invece l’effetto è molto amatoriale.
Un esempio di istruzioni poco lineari dalla pagina Come funziona:
Non c’è da stupirsi se con informazioni così poco comprensibili si siano diffusi disinformazione e teorie complottistiche sulle finalità del servizio, e che gli account social della Protezione Civile stiano cercando di rimediare. Esempio da Twitter:
Finalmente in questo caso è stato usato linguaggio chiaro e accessibile, senza inutili tecnicismi (unidirezionale credo risulti sufficientemente trasparente, a differenza di locuzioni con l’anglicismo broadcast!).
Mi sembra però abbastanza inutile dare l’indicazione Scopri di più su www.it-alert.gov.it (.gov non necessario!) se non viene fatta una revisione del sito per rendere le informazioni più fruibili.
Al momento, infatti, l’unica pagina formulata in maniera più comprensibile è FAQ, ma è l’ultima voce a destra della barra dei menu ed è improbabile che sia la prima scelta di chi arriva sul sito. E le altre pagine potrebbero essere un deterrente e scoraggiare ulteriore lettura.
In conclusione, ribadisco quello che mi sono già chiesta l’estate scorsa in Preparedness e readiness nel setting scolastico, un altro esempio di comunicazione istituzionale inadeguata: possibile che non si possa fare di meglio?
Nelle istituzioni non esistono linee guida interne per la comunicazione, istituzionale e scientifica? Nessuno degli autori ha familiarità con le indicazioni per la semplificazione del linguaggio amministrativo? Possibile che manchino le competenze per scrittura e revisione di testi pubblici? O forse manca la volontà di comunicare in maniera più efficace e veramente comprensibile per tutti i cittadini?
Il tweet della Protezione Civile perlomeno dà qualche speranza!
Aggiornamento gennaio 2024 – Purtroppo gli stessi problemi sono evidenti anche per la fase 2 della sperimentazione: IT-Alert: simulando incidenti, trascurando la comunicazione (nuovo post).
In tema comunicazione delle emergenze, vedi anche:
- Meteo: allertamenti, allerte e criticità (scelte terminologiche e scarsa attenzione alle incongruenze)
- I tweet di INGV sui terremoti (un esempio virtuoso di comunicazione efficace)
Grazie a Floriana Sciumbata, esperta di comunicazione semplificata, che ho consultato per questo post.
Formato data e ora
Aggiornamento luglio 2023 – In una delle regioni coinvolte nel test ho ricevuto anch’io il messaggio di IT-Alert, nel mio caso su un telefono con sistema operativo Android e tutte le impostazioni italiano-Italia. Ho notato subito l’insolito formato di data e ora:
È stato usato un formato americano sia per la data, con il mese in forma abbreviata che precede il giorno, che per l’ora, indicata con la convenzione a 12 ore anziché quella a 24 usata in Europa. Per chi non ha familiarità con questi formati potrebbe non essere subito chiaro che Lug 10 è una data e che la sigla PM, di solito però con lettere minuscole, serve a distinguere gli orari dopo mezzogiorno (post meridiem) da quelli prima (AM, anti meridiem). In una situazione di emergenza anche questi dettagli fanno la differenza: tutto il testo dovrebbe essere facilmente comprensibile e non richiedere alcuna interpretazione.
A quanto pare però in questo caso il formato di data e ora non è modificabile perché imposto dal sistema operativo, una svista di sviluppatori americano-centrici che non hanno considerato l’internazionalizzazione del servizio. Da un mio tweet è nata una discussione sugli aspetti tecnici, Andrea Fontana ha identificato il problema e ha aperto una segnalazione per il team di Android: il bug è già stato assegnato e si spera ci sia presto una soluzione. Dal profilo di It-Alert nessun ringraziamento, silenzio totale…
Aggiornamento 3 settembre 2023 – Grazie ad Andrea Fontana, il problema è stato risolto e la correzione sarà disponibile in una delle prossime versioni di Android. Mi auguro che i profili istituzionali a cui è stata fatta la comunicazione sappiano apprezzare l’intervento di un singolo cittadino per migliorare l’esperienza utente di tutti.
No-alert
Infine, una nota lessicale: si è diffuso il neologismo no-alert (o meno comune no-ItAlert) per identificare i negazionisti che si oppongono alla ricezione dei messaggi di allarme pubblico, convinti che sia un’interferenza statale illecita nella propria vita privata.
No alert si aggiunge a una serie molto produttiva di locuzioni sul modello no x, dove x indica ciò a cui ci si oppone e in prevalenza è una parola inglese o che ne ha l’aspetto.
.mau.:
È vero che .gov. non è necessario, ma può dare una maggiore sicurezza all’utente che ha già avuto a che fare con .gov.it .
Licia:
@.mau. per i link cliccabili può essere utile, in questo caso però si tratta di un’immagine e bisogna riscriverlo a mano, quindi più semplice è meglio è (e credo sarebbe preferibile congruenza in tutti i tipi di comunicazione: nel messaggio che arriva sul telefono c’è la versione senza .gov)
Jacques:
Ma la mia prima domanda era perché “test” e non semplicemente “prova”?
E sono anch’io d’accordo che il “gov” nell’url aiuta garantire che sia una fonte governativa ufficiale (per quanto posso essere una garanzia oggigiorno) a distribuire l’informazione.
Licia:
@Jacques, non condivido l’obiezione su test. È una delle circa 2000 parole del lessico fondamentale della lingua italiana, in uso dal XIX secolo, e ha il vantaggio di essere un internazionalismo facilmente riconoscibile.
Andrea:
Ancora più inutile è il www!
EugenioTaf:
Tu come lo pronunceresti o come andrebbe pronunciato secondo te?
Io, visto oggi per la prima volta, lo pronuncio come nel video; aggiungo che per me alert è una parola che uso frequentemente, pronunciata àlert, perché è presente in lua un linguaggio che uso spesso (e di cui parlo tra italiani).
Licia:
@Andrea, no, in questo caso è necessario, come si può verificare facilmente. Comunque davvero curiosa questa cosa che di tutto il contenuto del post, quello che abbia colpito di più è una nota marginale sull’URL!
@Eugenio, io direi “alèrt”, a imitazione della pronuncia inglese. Non è il mio campo e non so quale sia la spiegazione tecnica per la ritrazione dell’accento, che di solito è più comune per i francesismi, però si nota anche in altri anglicismi come performance, report e alarm, che inevitabilmente mi fa venire in mente questa pubblicità anche quando sento “àlert”:
EugenioTaf:
> io direi “alèrt”, a imitazione della pronuncia inglese.
e con IT però pronunciato in italiano?
Licia:
@Eugenio, mi devo essere spiegata male: con “a imitazione della pronuncia inglese” intendevo pronuncia italiana adattata, quindi vocali italiane ma accento tonico sulla seconda sillaba come in inglese e come nella parola italiana allerta. Ne consegue anche IT con pronuncia italiana.
Intanto su Twitter mi è stato segnalato un articolo sul sito dell’Accademia della Crusca dell’attuale presidente, Paolo D’Achille, che spiega che “la lingua contemporanea mostra una tendenza, che è stata variamente spiegata, a ritrarre l’accento”, e questo riguarda anche i forestierismi (in particolare i francesismi).
Evit di Doppiaggi italioti:
Forse Jacques intendeva dire che “prova” potrebbe essere più familiare abbinato alla parola “messaggio” in questo caso specifico. È vero che “test” è una parola riconoscibile da tutti, ma la formula “è un messaggio di test” la trovo anch’io comprensibile ma poco familiare, a differenza di “questo è un messaggio di prova del sistema di…” o semplicemente “questo è un test del sistema di…”. Diciamo che “un messaggio di test” mi sembra una di quelle espressioni nate da traduzioni un po’ troppo dirette, più che una frase nata in italiano. Ma forse è un eccesso di zelo da parte mia nell’osservare quel messaggio prolisso! Chiaramente i problemi comunicativi sono ben altri, come evidenziato nel tuo puntuale articolo. Le istituzioni italiane adorano la verbosità burocratese e non se ne rendono neanche conto.
Vincenzo:
Oltre a quanto scritto sopra, nel testo e nei commenti, vorrei anche attirare l’attenzione sul messaggio orale che prepotentemente si affaccia dal telefono. Forse potrebbe essere più semplice, non necessariamente uguale al testo scritto, e soprattutto la pronuncia inglese è del tutto ‘italiana’. A questo punto perché ripeterlo anche in inglese?
Ho risposto anche al questionario, non subito perché l’accesso era impossibile. Mi è sembrato poco professionale, ma bisogna avere pazienza.
Licia:
@Evit, @Jacques nel video promozionale si nota anche Area TEST (anziché area del / di test, cfr. test area in inglese).
Concordo che sono calchi palesi e sarebbe stato preferibile ricorrere anche a prova, però test ha il vantaggio di essere un internazionalismo. Difficile però stabilire se si tratti di una scelta ragionata (parole che possano essere riconosciute anche da chi non padroneggia italiano e inglese) oppure di una scelta superficiale (traduzioni letterali dall’inglese).
@Vincenzo, grazie per l’osservazione: l’accessibilità è fondamentale e in questi casi ancora più importante. La lettura avviene per tutti automaticamente o solo per chi ha attivato le impostazioni per la sintesi vocale?
Licia:
Aggiungo un’osservazione su una formulazione nella pagina FAQ che si presta a interpretazioni errate:
Si nota anche la scelta di poco felice di propagazione broadcast, senza spiegare esplicitamente di cosa si tratta ma ricorrendo a un sostantivo che può portare all’associazione con diffusione di virus.
Serve davvero maggiore riflessione su come vengono comunicate le informazioni a tutti i cittadini.
John Dunn:
@Licia, @Vicenzo: il messaggio orale è arrivato sul mio telefono automaticamente. Forse perché il mio telefono ‘parla inglese’, il messaggio è stato letto due volte, la prima volta in italiano, ma con un accento inglese talmente forte che non ho capito niente, e poi in un’inglese più o meno normale. Evidentemente questi messaggi sono stati creati da un computer che palesemente non è all’altezza del compito.
Massimo S.:
Un altro commento… a scoppio ritardato…
Cara Licia,
su “messaggio di test” dico che sei rimasta vittima di quella “maledizione della conoscenza” di cui si parla nell’articolo…
Certo che era preferibile il termine “prova”…!
E la riprova ne è il delirio complottista scaturito da chi per l’ambiguità della comunicazione si è sentito “sotto esame” indebito del Governo e ha avuto paura di essere da questi indebitamente “testato”-“tastato” (nell’intimo del proprio cellulare…) proprio come si dice lo siano stati gli sventurati “rapiti” dagli extraterrestri e sottoposti a invasivi, indicibili test…
Il più familiare e neutro termine “prova”, come acutamente osservato dai commentatori che mi hanno preceduto sul punto, avrebbe evitato – a mio parere -fraintendimenti e fugato diffidenze e paure…
Il messaggio, in definitiva, era rivolto ai parlanti italiani e cmq c’era il testo in inglese per gli eventuali stranieri raggiunti dal messaggio…
Urciullo:
Non credo di aver mai sentito prima l’espressione “messaggio di test”, molto simile alla ben più comune “messaggio di testo”, che è peraltro esattamente ciò che si sta leggendo.
“Messaggio di prova” è la sola scelta corretta, per chi voglia farsi capire.