Miscomprensione (con percentuale)

A quanto pare la notizia che il 51% dei quindicenni italiani sarebbe incapace di capire un testo scritto ha origine da un’interpretazione errata dei dati. In un articolo che l’ha rilevato si nota questa frase:

Se poi si considera la fine della secondaria di secondo grado, la quota di popolazione al livello 1 risulta comunque inferiore al 20 per cento in italiano e al 30 per cento in matematica (è probabile che la confusione nasca dall’aver sommato le fasce di livello 1 e 2 di quest’ultima prova: una plateale miscomprensione del testo da parte di chi ha letto questi dati!).

L’ho riportata perché il contesto è italiano eppure si notano alcune interferenza dell’inglese.

Percentuali

Quando si presentano più percentuali che vengono confrontate tra loro, in italiano i numeri si fanno seguire dal simbolo %, senza spazio. Andrebbero evitate le parole per cento, come invece è prassi in inglese con per cent (anche percent in inglese americano). Nell’esempio qui sopra mi aspetterei quindi inferiore al 20% in italiano e al 30% in matematica, una convenzione di scrittura che rende il testo più leggibile.

Miscomprensione e altre misinterpretazioni

La parola miscomprensione non è registrata da nessun dizionario di italiano ed è un palese calco dell’inglese miscomprehension, di registro più elevato del sinonimo misunderstanding, quindi nient’altro che un fraintendimento.

Chi fa uso di parole come miscomprensione, mistraduzione e miscalcolo (e verbi corrispondenti miscomprendere, mistradurre e miscalcolare) probabilmente le ritiene del tutto adeguate perché il prefisso mis- si ritrova anche in alcune parole italiane, però non considera alcune differenze tra inglese e italiano.

In inglese il prefisso mis- è molto produttivo. Comunica l’idea di confusione e caratterizza cose o azioni come errate, inadeguate, inopportune o fuorvianti. Le parole di questo tipo sono numerosissime e questi sono solo alcuni esempi dal lessico di base: misunderstanding, mismanage, misbehave, misplace, misread, misremember, misleading.

In italiano invece mis- non è altrettanto produttivo. Si ritrova solo in un numero ristretto di parole e conferisce connotazione diverse dall’inglese in quanto attribuisce valore contrario o peggiorativo:

voce mis- nel Vocabolario Treccani: [prob. incrocio del lat. minus (v. meno) e del ted. ant. missi- (mod. miss-), che aveva la stessa funzione]. – Prefisso che attribuisce alla parola a cui è premesso valore negativo, così da conferirle significato contrario (come per es. in misconoscere, miscredente), oppure peggiorativo (per es., misfatto), talvolta negativo e peggiorativo insieme (per es., misleale).

Per chi non ha familiarità con l’uso inglese del prefisso mis- potrebbe quindi non essere del tutto chiaro che con il calco miscomprensione si intende un fraintendimento o un’interpretazione maldestra, e che con mistraduzione e miscalcolo, calchi di mistranslation e miscalculation, si vogliono indicare errori compiuti perlopiù inavvertitamente o inconsapevolmente.

Un esempio particolare riguarda misinterpretare (e misinterpretazione), calco di misinterpret, in circolazione dalla fine del secolo scorso e registrato nel Dizionario Devoto-Oli con due diverse accezioni:
1 fraintendere volutamente
2 intendere erroneamente

Mi pare però che l’accezione 1 si differenzi dall’uso inglese: in caso di intenzionalità in inglese di solito lo si indica esplicitamente ricorrendo ad avverbi come deliberately o wilfully.

In sintesi: per evitare fraintendimenti e confusione, se non fanno già parte del lessico italiano meglio rinunciare a mis-neologismi!


Vedi anche: “Misinformazione” anche in italiano? dove ho già descritto il prefisso mis- per evidenziare la differenza tra disinformation e misinformation in inglese.

diagramma che illustra le differenze tra misinformation, disinformation e malinformation


Grazie a @GregorioSamueli per lo spunto

5 commenti su “Miscomprensione (con percentuale)”

  1. morgaine:

    Siamo saltati sulla sedia in tanti sentendo leggere quella parola da Francesco Costa a Morning. Matteo Bordone le ha addirittura dedicato una puntata del suo podcast Tienimi Bordone e il bello è che gli autori dell’articolo sono due letterati.
    Comunque secondo me l’errore con cui si è arrivati al 51% non è di interpretazione del testo, ma di matematica.

  2. John Dunn:

    Non sono sicuro che si tratti qui di calco dell’inglese ‘miscomprehension’. Tu ovviamente conosci l’inglese meglio di me, ma io ho mai sentito questa parola, e benché sia registrata dall’OED (con 6 esempi, solo due dopo 1908), mi sembra una parola rarissima. Quindi chi ha scritto questo testo difficilmente poteva conoscerla. Semmai potrebbe essere una ‘traduzione’ di ‘misunderstanding’.

    Però sono d’accordo che la prima accezione di ‘misinterpretare’ non è normalmente presente nel verbo inglese.

  3. Licia:

    @Morgaine, ho sentito anch’io il podcast di Matteo Bordone (dettaglio buffo: credo che abbiamo pubblicato praticamente in contemporanea), è stato un bello spunto per considerazioni linguistiche.

    @John ovviamente l’inglese non lo conosco meglio io, e proprio per questo apprezzo moltissimo questi interventi: quando scrivo un post spesso penso “spero che John Dunn legga, confermi e aggiunga qualche dettaglio”. 😄

    Non mi sembra però che miscomprehension sia una parola così rara in inglese. Si trovano parecchi esempi d’uso in libri, articoli accademici e anche in tweet. Nel caso specifico di miscomprensione nell’articolo italiano sono convinta che chi l’ha usato sia stato influenzato dalla ricorrenza di miscomprehension in testi inglesi su insegnamento e apprendimento, dove miscomprehension è spesso usato in opposizione a comprehension.

  4. John Dunn:

    @Licia: Grazie della tua risposta e del voto di fiducia. Visto l’uso di miscomprehension nei contesti di insegnamento e apprendimento, magari hai ragione. Adesso è garantito che incontrerò questa parola almeno cinque volte al giorno.

  5. Licia:

    @John capisco bene, è the frequency illusion, termine coniato dal linguista Arnold Zwicky per descrivere un effetto che a me è capitato spesso:

    once you’ve noticed a phenomenon, you think it happens a whole lot, even “all the time”.  Your estimates of frequency are likely to be skewed by your noticing nearly every occurrence that comes past you.  People who are reflective about language — professional linguists, people who set themselves up as authorities on language, and ordinary people who are simply interested in language — are especially prone to the Frequency Illusion.

    Fonte: Language Log

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