L’incontro Comunicare in Europa: il linguaggio della crescita, dai documenti UE alle opportunità all’Università di Salerno è stato molto interessante e piacevole.
Nel mio intervento, Terminologia e comunicazione, ho preso spunto da alcuni esempi istituzionali di “maledizione della conoscenza” per evidenziare aspetti del lavoro terminologico che possono aiutare i comunicatori pubblici a rendere i loro testi più accessibili ai cittadini.
Se manca un sistema di gestione della terminologia, o almeno dei glossari di riferimento, diventa ancora più importante sapere individuare i concetti, e quindi i termini che li designano, che più di altri richiedono spiegazioni o esempi per essere comprensibili.
Come identificare concetti e termini prioritari
I criteri di selezione possono variare in base a diversi fattori, come ad es. tipo e finalità di comunicazione, utente finale, grado di specificità, modalità d’uso. Ne ho descritti alcuni:
Novità – Va chiarito ogni concetto nuovo e ogni concetto già noto in altri ambiti ma non in quello in cui appare per la prima volta. Esempio: pensiero computazionale, concetto noto negli Stati Uniti ma fino a un paio di mesi fa quasi sconosciuto in Italia, come rilevato nei commenti a La buona scuola, tra anglicismi e sillabazioni.
Visibilità – I concetti strategici e a forte impatto richiedono un’attenzione particolare. Un esempio che faccio spesso riguarda l’accordo sottoscritto da 25 stati membri dell’UE il 2 marzo 2012 e chiamato fiscal compact dai media italiani ma patto di bilancio nei documenti ufficiali UE (e si trovano anche occorrenze di fiscal pact, patto fiscale europeo e trattato sulla stabilità), con grande confusione per i cittadini. I concetti ad alta visibilità vanno individuati quanto prima, in modo da poter diffondere la denominazione ufficiale a tutti i comunicatori prima che ricorrano a soluzioni alternative, come prestiti o calchi dall’inglese, e creino incongruenze (ad es. inclusive growth, concetto chiave della strategia Europa 2020, che in italiano viene chiamato sia crescita inclusiva che crescita solidale) e a volte possano anche fare prevalere terminologia inadeguata o addirittura errata (cfr. paradiso fiscale).
Confondibilità – Va evitato che omonimi, accezioni poco note, parole simili o casi di anisomorfismo causino fraintendimenti, come ad es. fiscal in fiscal compact (il significato inglese non corrisponde all’italiano fiscale, cfr. fiscal cuts ≠ tagli fiscali) o compact, difficilmente interpretabile correttamente come “accordo”.
Risemantizzazione – È un argomento su cui torno spesso: per chi non ha competenze terminologiche può essere difficile riconoscere i neologismi semantici ed evidenziarli come tali (dettagli in iPad, “flick” e terminologizzazione). Un esempio tipico è crescita, che nel contesto di Europa 2020 non è una parola del lessico comune ma un termine che identifica un concetto specifico: l’ha sottolineato Daniela Vellutino in Se la crescita è un termine… e nell’intervento che ha dato inizio ai lavori dell’incontro.
Specializzazione – Il tipo di utente finale determina quali termini vadano spiegati e quali invece possano essere dati per scontati. Esempio: in una pagina di presentazione del Fondo per la crescita sostenibile è corretto spiegare cosa siano le tecnologie abilitanti, mentre non è necessario se il destinatario è un gruppo di lavoro sulla politica industriale dell’UE, quindi esperti in materia.
Ci sono parecchi altri criteri per individuare concetti e termini prioritari (cfr. Quali termini documentare?), ma ritengo che questi siano i più utili e i meno complessi da assimilare per chi fa comunicazione senza una specifica formazione terminologica.
Altri aspetti rilevanti
Nel mio intervento ho ricordato anche altri aspetti terminologici a cui va data attenzione nelle comunicazioni istituzionali: definizioni adeguate, la differenza tra parole e termini, alcune difficoltà create dagli anglicismi, la coerenza terminologica (ad es. coding e programmazione), la necessità di far prevalere l’approccio un concetto un termine che esclude la variazione privilegiata invece dai giornalisti.
A conclusione di questo lungo post, un ringraziamento a Daniela Vellutino, ai suoi collaboratori e agli altri relatori perché è stato un incontro alquanto stimolante e istruttivo, con contributi davvero interessanti: molto utile il confronto tra professionisti con competenze e punti di vista anche parecchio diversi tra loro. Una bella occasione anche per gli studenti, numerosissimi.
Foto da Our Terminology meets the European Citizens
Vedi anche: La “maledizione della conoscenza” (lo spunto iniziale del mio intervento) e Coding e programmazione e commenti (altri esempi di comunicazione istituzionale che avrebbe potuto beneficiare di maggiore attenzione alla terminologia).