Giochi di parole regali: heir and spare

I media italiani non si fanno mai sfuggire notizie e notiziole sulla famiglia reale britannica, e ora non ci risparmiano gli aggiornamenti sul discusso libro del principe Harry, Spare, in italiano sottotitolato Il minore.

copertina del libro SPARE e testo descrittivo: Harry recounts the story of how his father, now King Charles, supposedly said to his wife, Princess Diana, on the day of Harry’s birth: “Wonderful! Now you’ve given me an heir and a spare – my work is done”

Per curiosità ho cercato qualche spiegazione italiana per il titolo Spare e per la citatissima frase che avrebbe detto l’allora principe Carlo alla nascita del secondogenito (immagine qui sopra). Volevo vedere se fosse stato riconosciuto un modo di dire informale che riguarda la successione dinastica, an heir and a spare, di cui esistono anche le forme alternative the heir and the spare e a spare to the heir.

Risale alla fine del XIX secolo* ed è un gioco di parole che sfrutta la rima tra heir /(r)/  e  spare /sp(r)/, forse non del tutto riconoscibile per parlanti non nativi (ennesimo esempio dell’imprevedibilità dell’ortografia inglese: heir, “erede”, è omofono di air e la h è muta!).

La parola spare usata come aggettivo qualificativo indica qualcosa che viene accantonato per eventuali necessità future, quindi che è di scorta, di riserva, un pezzo di ricambio: spare keys sono le seconde chiavi, spare tyre è la ruota di scorta (cfr. il significato figurato italiano), spare bed è un letto in più per gli ospiti, spare time è il tempo libero che avanza dal lavoro, ecc.

Nel contesto delle monarchie ereditarie, a / the spare [to the heir] è il secondogenito che garantisce la successione dinastica nel caso di morte del primogenito, un tempo evento non raro: altri dettagli in Royal baby: The ‘heir and the spare’, un articolo del 2015 della BBC pubblicato poco prima della nascita della principessa Charlotte, secondogenita di William e spare del fratello maggiore George. 

Il titolo del libro del principe Harry, Spare, risulta quindi molto significativo per i sudditi britannici. Forse lo è un po’ meno per il pubblico americano, per il quale ho visto una spiegazione molto contemporanea: backup child, il figlio “di backup”!

parole dell’allora principe Carlo alla moglie Diana dopo la nascita di Harry: “Wonderful! Now you’ve given me an heir and a spare – my work is done”

Nelle traduzioni dei media italiani a cui ho dato un’occhiata sono stati riportati i significati più comuni di spare ma non lo specifico riferimento “dinastico”, presumo perché non è stato riconosciuto il modo di dire a cui è ricorso Carlo. Di conseguenza non è stato neppure spiegato il gioco di parole. Due esempi:  

  • Il duca di Sussex ha ora precisato che a suggerirglielo [il titolo] è stata una frase che Carlo avrebbe detto a Diana quando i figli erano piccoli: «Meraviglioso. Mi hai dato un erede ed un ricambio, hai fatto il tuo lavoro».
  • […] una frase che re Carlo avrebbe detto alla moglie Diana il giorno della nascita di Harry: «Meraviglioso! Mi hai dato un erede e una scorta (spare, ndr), il mio lavoro è fatto».

Nel sottotitolo dell’edizione italiana del libro, Il minore, si nota invece la scelta intelligente di ricorrere a una soluzione che per forza di cose si scosta dal titolo ma riesce a evocare sia l’ordine di nascita che la condizione di inferiorità / secondarietà di Harry.


Noterella sull’esclamazione Wonderful!, resa ovunque con “Meraviglioso!”: probabilmente la mia è solo una preferenza personale ma per Carlo vedrei più adatto “Splendido!” o “Magnifico!”.


* Il modo di dire the heir and the spare è attribuito dall’ereditiera americana Consuelo Vanderbilt che così descriveva i due figli avuti dal marito, un duca inglese, in un matrimonio combinato.  

7 commenti su “Giochi di parole regali: heir and spare

  1. Nicola Annunziata:

    Nell’italiano di un tempo si sarebbe detto il “cadetto”

  2. Aldopaolo Palareti:

    Mi sembra che sia anche utilizzato nella letteratura contemporanea di genere regency. Da quanto scrivi, soprattutto dal riferimento a Consuelo Vanderbilt (1877-1964), sembra un uso improprio dal punto di vista storico.
    Infatti non mi risulta in Jane Austin o Georgette Heyer, per le quali il primo Ottocento era contemporaneo o recente.

  3. Licia:

    Temo di non avere capito perché il riferimento a Consuelo Vanderbilt sarebbe improprio e perché Jane Austen avrebbe dovuto usare un’espressione di fine XIX secolo.

  4. Cesare:

    Quale sarebbe stata secondo te la traduzione corretta in italiano della frase detta da Carlo?

  5. Aldopaolo Palareti:

    Evidentemente non mi sono spiegato bene.
    Si tratta di un uso recente, infatti *non* è usato da Jane Austin.
    Ma nella letteratura Regency contemporanea viene talvolta usato come fosse già in uso a inizio Ottocento. Per me dimostra una mancanza di approfondimento storico da parte di alcuni autori.
    Talvolta il romanzo storico viene scritto presentando personaggi che seguono comportamenti moderni non plausibili all’epoca e che parlano in un linguaggio moderno. Credo che sia un atteggiamento deprecabile.

  6. Licia:

    Grazie per il chiarimento, avevo frainteso (avevo capito che fosse messa in dubbio l’attribuzione dell’origine dell’espressione), oltretutto non ho mai letto nulla del genere cosiddetto regency.

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