Risemantizzazioni: tamponare, on the road

Da tempo in ambito medico e clinico il sostantivo tampone – forma abbreviata di tampone diagnostico – ha non solo il significato primario di
1 strumento (bastoncino cotonato) usato per un prelievo di materiale organico
ma anche altre accezioni:
2 prelievo di materiale organico e
3 esame del prelievo effettuato,
che insieme costituiscono un
4 test diagnostico
Le accezioni 2, 3 e 4 derivano da meccanismi di metonimia.

Sono invece recenti altre risemantizzazioni, molto usate nei media e da cariche istituzionali, protezione civile e medici nel contesto dell’epidemia di COVID-19. Esempi di marzo 2020:

Esempi di titoli: 1 Il piano per tamponare a tappeto tutto il Veneto; 2 Tamponatura di massa ai rientrati dal Nord; Coronavirus, il racconto del tamponato Zoro; 4 Al via la campagna di tamponamento del personale sanitario

La risemantizzazione è l’attribuzione di un nuovo significato a un elemento lessicale esistente, che così diventa un neologismo semantico. Negli esempi qui sopra:

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Lockdown vs distanziamento sociale

Titoli: Coronavirus, il mondo si divide sul lockdown; Lockdown all’italiana; Anche il Belgio in lockdown: Il 3 aprile non finirà il lockdown: Il lockdown? Si poteva evitare

Lockdown è un anglicismo entrato prepotentemente nelle cronache di queste settimane di emergenza per il nuovo coronavirus. Dobbiamo considerarlo ormai insostituibile, semplicemente utile oppure superfluo?

Lockdown in inglese

Lockdown è una parola di origine americana e nel lessico non specialistico ha due significati:

1 l’isolamento dei detenuti nella propria cella come misura temporanea di sicurezza (per alcuni aspetti paragonabile al cosiddetto carcere duro); è l’accezione originale che deriva dal verbo americano lock somebody down, confinare [un detenuto] in cella, da non confondersi con lock somebody up (o away), rinchiudere in prigione;

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Covid hospital, anglicismo inquietante

Esempi di titoli: Coronavirus in Veneto, Zaia: “Apriamo un Covid-Hospital in ogni provincia”; Lazio, Covid Hospital diventano 5; L’Aquila: apre il Covid Hospital al G8; L’ospedale di Lugo diventa Covid Hospital; Primi malati nel Covid Hospital di Camerino

Mi chiedo quale sia la motivazione nella scelta dell’anglicismo Covid hospital per denominare gli ospedali italiani destinati alla cura di persone affette da COVID-19. Forse si ritiene che hospital sia una parola che comunica maggiore efficienza, competenza e modernità di ospedale, un tipo di convinzione diffusa tra chi ha una conoscenza solo superficiale dell’inglese?

Temo che chi ha privilegiato l’anglicismo non abbia considerato le potenziali connotazioni negative di hospital. Per chi non conosce l’inglese, come la maggior parte degli anziani, hospital sentito alla radio o in TV può infatti suonare simile a hospice, la struttura per il ricovero di malati terminali. Il possibile fraintendimento non è per nulla rassicurante se si appartiene a una categoria di persone che rischia la vita se contagiata.

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Da epidemia a pandemia: aspetti terminologici

tweet di World Health Organization: “We have therefore made the assessment that #COVID19 can be characterized as a pandemic”- @DrTedros #coronavirus

Ieri 11 marzo 2020 il direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità ha annunciato che l’epidemia di COVID-19 da questo momento viene classificata come pandemia.

Per noi italiani l’uso di un’etichetta diversa (da epidemia a pandemia) non fa molta differenza, ma prendo comunque spunto dall’annuncio dell’OMS per alcune considerazioni terminologiche, tra cui la distinzione tra lessico comune e lessico specialistico (parole vs termini) e la mancanza di un approccio onomasiologico ben definito.

La parola pandemia

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Lavorare da casa non è smart working!

Esempi di titoli: 1 Coronavirus: smart working obbligatorio nelle PA; 2 Coronavirus, lavoro: pronti 2 milioni di euro per lo smart working; 3 Covid-19, sono incompatibili smart working e smart schooling; 4 Lo smart learning oltre il coronavirus

Smart working è un’espressione ricorrente nelle notizie sulle misure per contrastare la diffusione della COVID-19. È usata genericamente per identificare l’opzione di lavorare da casa ricorrendo a strumenti informatici.

Si tratta però di uno pseudoanglicismo perché in inglese questa modalità di lavoro non si chiama smart working bensì working from home, da cui l’acronimo WFH, oppure remote working o anche telecommuting, come si può verificare nelle cronache dei media britannici e americani di questi giorni.

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La “regola droplet”, invenzione dei media?

Nelle notizie del 2 marzo 2020 sulle misure urgenti del governo per gestire l’emergenza epidemiologica da COVID-19 è ricorrente l’anglicismo droplet. Alcuni esempi di titoli:

Coronavirus e droplet: ecco al distanza di sicurezza anti contagio – Coronavirus e criterio Droplet: come funziona? Le prove in bar e ristoranti – La chiave è il “droplet”, la regola per contrastare il contagio da coronavirus – Introdotta la regola del droplet – Coronavirus, la parola d’ordine è “droplet”, tenere la distanza d un metro – Arriva la norma Droplet.

A seconda delle testate, droplet sarebbe il nome di una regola, di una norma o di un criterio, oppure una misura che determina la distanza che impedisce il contagio del coronavirus.

Se però si consulta il Decreto del presidente del consiglio dei ministri del 1 marzo 2020, non c’è nessuna occorrenza di droplet, e neppure nel comunicato stampa del Ministero della Salute. Sarei molto curiosa di sapere perché i media hanno deciso che droplet dovesse diventare la nuova parola chiave e se si rendono conto che la usano impropriamente.

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Il curioso caso degli hashtag con errore

tweet di Donald Trump del 26 febbraio 2020: Low Ratings Fake News MSDNC (Comcast) & @CNN are doing everything possible to make the Caronavirus look as bad as possible, including panicking markets, if possible. Likewise their incompetent Do Nothing Democrat comrades are all talk, no action. USA in great shape! @CDCgov

È risaputo che i tweet di Trump sono pieni di refusi: ricordate Giuseppi e covfefe? L’ultimo esempio è Caronavirus, che non è un banale errore di digitazione bensì di ortografia: le vocali a ed o sono troppo distanti sulla tastiera per essere invertite per sbaglio.

Variazioni in tema #coronavirus

È plausibile che Trump ignori come si scrive coronavirus, però potrebbe anche essere stato confuso dagli innumerevoli hashtag con refuso che in queste settimane sono stati di tendenza soppiantando il corretto #coronavirus (per chi non ha familiarità con Twitter: sono “di tendenza” gli argomenti di discussione più popolari che appaiono in evidenza in un’apposita sezione – cfr. Trend(ing) topics, nuove “tendenze”) .

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FUD, da paura!

Esempi di marchi: stritFUD, Gente del FUD, Radio FUD, SUD ‘N’ FUD, STRIT FUD la traduzione italiana del gusto

Nel mondo della ristorazione veloce si notano spesso nomi di attività o eventi per i quali sono usate parole inglesi del lessico di base che, con intento spiritoso, vengono scritte come si pronunciano in italiano. È un esempio di assimilazione grafica già descritto in Da Halloween ad Allouìn.

Una parola ricorrente è FUD per food ma dubito che chi la usa sappia che in inglese FUD è un acronimo con un significato negativo preciso: sta per Fear, Uncertainty and Doubt.

FUD, dal marketing alla propaganda

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COVID-19 non è il virus ma la malattia!

Alcuni titoli dell’11 febbraio 2020:

Immagine di coronavirus ed esempi di titoli:  Il coronavirus si chiama Covid-19; Il nuovo coronavirus ora ha un nome ufficiale: Covid-19; Oms: “Abbiamo un nome per Coronavirus, Covid-19”

Per molti media italiani l’Organizzazione Mondiale della Sanità avrebbe annunciato il nome ufficiale del coronavirus responsabile dell’epidemia in corso in Cina: COVID-19.

Hanno preso una cantonata: il virus ha già due nomi ufficiali, coronavirus 2019-nCoV (usato finora da OMS e media) e SARS-CoV-2 (nuovo nome usato dai virologi di ICTV)*. Quello annunciato l’11 febbraio dal direttore generale dell’OMS, Tedros Adhanom Ghebreyesus, è il nome della malattia causata dal virus. Nel nome COVID-19 la lettera d sta infatti per disease, malattia, morbo o infezione.

C’è quindi da chiedersi quanto siano affidabili le notizie date da chi fraintende informazioni così semplici come il testo inglese del tweet dell’OMS (e viene in mente il concetto di infodemia):

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Trump, Giuseppi e le subdole -e

Esempi di tweet: 1 “L’ha cancellato! Ma in realtà aveva ragione: essendo il COnte-bis è plurale. Giuseppi!” 2 “Giuseppo, Giuseppi, Giuseppe, Giuseppiamo, Giuseppate, Giuseppano” 3 “Giuseppi, ma che succedi? Sei di nuovi in parlamenti con maggioranzi alternativi?

È stata fatta molta ironia sull’errore *Giuseppi in un tweet, poi eliminato e sostituito, scritto da Donald Trump sul presidente del consiglio italiano:

tweet di Trump del 27 agosto 2019: “Starting to look good for the highly respected Prime Minister of the Italian Republic, Giuseppi Conte. Represented Italy powerfully at the G-7. Loves his Country greatly & works well with the USA. A very talented man who will hopefylly remain Prime Minister!”

È risaputo che Trump fa spesso errori di ortografia, però in questo caso potrebbe essere stato influenzato dai molti italianismi dell’inglese americano che finiscono in i e sono parole singolari, come panini, biscotti, zucchini, cannoli, pepperoni (plurale paninis, biscottis…).

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Quant’è un trilione? Dipende…

Notizia dagli Stati Uniti di aprile 2019: quando le azioni di Microsoft hanno superato il valore unitario di 130 $, la società americana ha raggiunto una capitalizzazione di mercato superiore a una cifra che in inglese è chiamata trillion.  

Microsoft joins the $1 Trillion Club -- Microsoft entra nel “club del trilione”. È la terza società a superare la soglia dopo Apple e Amazon.

La notizia è stata riportata anche da alcuni media italiani che hanno tradotto trillion con trilione. A quanti milioni di dollari corrisponde? Dipende dalla lingua e dal tipo di scala di riferimento usata!

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“Misinformazione” anche in italiano?

Misinformation WOTY 2018

Il sito Dictionary.com ha scelto misinformation come parola dell’anno 2018, definita come informazioni false che hanno ampia diffusione, a prescindere che ci sia o meno l’intenzione di trarre in inganno. La decisione è illustrata con esempi recenti e un breve glossario.

In Perché fake news anche in italiano? (2016) avevo già descritto misinformation, evidenziando la mancanza di una parola italiana corrispondente.

A distanza di due anni il calco misinformazione è sempre più diffuso. Non lo ritengo molto efficace perché non è del tutto trasparente e non è facilmente distinguibile da disinformazione. Inoltre, mi pare che chi lo ha adottato non tenga conto di alcune particolarità e ambiguità in inglese.

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Acronimi social: WTF, TFW e FTW

Nel 2013 ho descritto Black Friday e Cyber Monday come due giornate americane di sconti e acquisti sfrenati, senza immaginare che ben presto si sarebbero affermate anche in Italia. Da noi però non c’è una netta distinzione tra corsa agli acquisti “fisici” del venerdì e “digitali” del lunedì, come invece negli Stati Uniti:

 Vignetta di uomo al computer che dice “Mine” mentre tipa altrove ad altro computer vede messaggio di errore ed esclama “WTF”. Didascalia: Nathan liked the convenience of Cyber Monday but missed the brutality of Black Friday. So he hired Russian hackers to take out his competition.

Questa vignetta fa notare il potenziale falso amico convenience, che qui non ha il significato economico di convenienza ma vuol dire comodità, praticità. E mi dà anche lo spunto per descrivere l’esclamazione WTF e confrontarla ad altri acronimi molto usati sui social, non solo in inglese ma anche in italiano, e in apparenza simili.

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Inglese farlocco: free vax

Post aggiornato con neologismi “pandemici” (2021)

L’Italia del “free vax” in piazza: da Cagliari a Torino si manifesta per chiedere libertà di scelta
Immagine: schermata dalla home page di Repubblica del 4 giugno 2017

Repubblica e Corriere della Sera riferiscono che in una manifestazione antivaccinista del 4 giugno 2017 a Bologna è stata usata la locuzione free vax, già condivisa su Facebook e apparsa poi anche come hashtag #freevax in alcuni tweet (esempi qui, qui e qui).

Noi free vax. Centinaia in piazza contro i vaccini obbligatori

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