L’espressione posa il fiasco! è ricorrente sui social da almeno una decina di anni, però non è ancora registrata da nessuno dei principali dizionari italiani. Se una persona non di madrelingua mi chiedesse cosa significa, sarebbe facile chiarire che è una reazione sarcastica, non volgare ma implicitamente offensiva, verso qualcuno che fa affermazioni insensate, inverosimili, assurde o palesemente false, come quelle di un ubriaco che non è in pieno possesso delle proprie facoltà mentali.
Per far capire perché è un insulto stringato ma incisivo andrebbe però spiegato che l’abbinamento delle parole posare e fiasco è particolarmente efficace grazie a connotazioni aggiuntive e informazioni extralinguistiche che fanno parte delle conoscenze enciclopediche di parlanti nativi:
- in un’interazione informale, per l’ordine o l’esortazione ad appoggiare un oggetto di solito usiamo il verbo mettere giù; se ricorriamo invece a posare, che segnala che l’azione va fatta con attenzione e lentezza, velatamente evochiamo la cautela necessaria nelle interazioni con persone non del tutto equilibrate;
- a differenza di altre parole per recipienti, fiasco consente di non specificare il contenuto: sappiamo che è vino, di origine non particolarmente pregiata, e probabilmente abbiamo un’idea del tipo di persona con il fiasco perennemente in mano. L’allusione ad abuso di vino in fiasco riesce così a insinuare che l’avvinazzato che vi ricorre è un poveraccio, uno sfigato (e il senso figurato di fiasco potrebbe indirettamente rafforzare la percezione negativa). Una variazione dell’insulto, posa il tavernello, il vino in tetrapak, ha un effetto simile. Non si otterrebbe invece con un generico bottiglia.
Sono dettagli a cui sicuramente non hanno pensato quegli italiani che sui social si rivolgono ad anglofoni apostrofandoli con put down the flask!
Dubito sappiano che in inglese flask nel senso di recipiente per bevande non denota il fiasco ma la borraccia (termica, sportiva, da ufficio…) oppure la fiaschetta (hip flask). Il fiasco da vino si chiama fiasco anche in inglese, un italianismo per il quale però prevale l’altra accezione di insuccesso totale.
La traduzione letterale ma farlocca put down the flask! me ne ricorda un’altra più frequente, l’accusa di mirror climbing, però mi fa pensare anche a fly down e a I know my chicken.
Non sono riuscita ad appurare l’origine di posare il fiasco, però è probabile che fosse la battuta di qualche comico o usata in qualche film. Se avete dettagli, aggiungeteli nei commenti!
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Ciao Licia,
l’affermazione che il contenuto del fiasco sia “vino, di origine non particolarmente pregiata” può essere oggetto di discussione, perchè ai nostri giorni alcuni produttori toscani di pregiato Chianti utilizzano proprio il fiasco per “onorare” l’utilizzo che se ne faceva anticamente.
https://we-hike.it/storia-del-fiasco-di-vino-chianti/
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@Cesare, grazie per il dettaglio. Quando ho scritto il post avevo considerato se aggiungere una nota sulle eccezioni (tra l’altro in inglese fiasco è associato in prevalenza proprio al Chianti), però sono convinta che nell’immaginario collettivo, che è quello a cui fa riferimento posa il fiasco!, prevalga l’idea di vino dozzinale.
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Ciao Licia, invece io ho dei dubbi sulla tua spiegazione sull’uso del verbo “posare” in questo modo di dire. Ho il dubbio (ma nessuna prova) che l’espressione “Posa il fiasco” nasca in un’area centro-meridionale. A sud (o quanto meno in Calabria, mia terra di origine) è decisamente più comune l’uso del verbo posare e poco comune l’uso di “metter giù”. Vivendo a nord e avendo molti contatti con gente veneta, noto da anni che nelle varianti nord-orientali dell’italiano sono invece molto più comuni i “phrasal verbs” rispetto al Sud Italia (ad es. “far su”, “cadere giù”, “mettere giù” ecc. che non avevo mai usato prima di trasferirmi al nord). Ovviamente questa è solo una sensazione perché non ho sottomano studi sulle variazioni diatopiche dell’italiano al momento. Che non sia uno di quei casi di “anguria” vs. “cocomero”?
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Salve Licia,
complimenti intanto per i post sempre interessanti.
Qui a Padova ho sentito usare in tono scherzoso l’espressione dialettale “Pian col chèno” (Vacci piano con il vino) che ha più o meno lo stesso significato.
Non so se l’espressione abbia origini antiche, anche se la parola “chèno” viene regolarmente riportata almeno in un paio di dizionari dedicati al dialetto veneto dove si precisa essere di etimologia incerta.
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@Dario, molto utile questa osservazione, grazie. Io sono del nord e non avevo proprio considerato la variazione diatopica (e ora sto pensando a che effetto facciano a chi non li ha mai sentiti i verbi prendere dietro e portare dietro, nel senso di prendere e portare con sé!). A proposito di chi non usa mettere giù, avrei anche la curiosità di sapere se posare sia preferito ad appoggiare.
@Francesco, grazie, mi piacciono molto questi dettagli!
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Per rimanere in tema, potresti spiegarci perché l’insuccesso è detto “fiasco”!
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@Federico non si sa: tutte le fonti affidabile dicono “origine incerta”, probabilmente da gergo teatrale.
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Confermo l’impressione di Dario. Anche per me posare non significa metter giù lentamente, ma semplicemente mettere giù. La mia percezione è che pare sia più un verbo che dà all’espressione una connotazione di comando (ti intimo di posare il fiasco), ma non imperativa. Non so come dire. Forse come se ci si rivolgesse a un bambino, che è come si tratta un ubriaco in fondo. In definitiva sottintende un atteggiamento di compatimento per il comportamento di chi maneggia il fiasco.
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“A proposito di chi non usa mettere giù, avrei anche la curiosità di sapere se posare sia preferito ad appoggiare.”
Mah, probabilmente sì. La mia sensazione è che “appoggiare” e “poggiare” presuppongano una maggiore attenzione e delicatezza, mentre “posare” lo percepisco come più generico. Il che è una percezione opposta rispetto all’uso settentrionale, direi. Cioè mi verrebbe naturale dire ad es. “Poggia la zappa al muro” (= “Fai attenzione a metterla in equilibrio in modo che sia sostenuta dal muro e non cada”) MA “Posa la zappa e vienimi a dare una mano” (=lasciala dove capita senza attenzione, anche per terra).
Ma ancora una volta sono solo mie supposizioni.
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In friulano è: “mole il bevi”.
Frase resa nota al resto dell’Italia dal comico Marco Milani (Mandi Mandi)
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Ciao Licia. Per quanto sia divenuta di uso comune, potrei fare una scommessa sulla origine toscana. Credo di conoscere ed avere usato questa espressione da sempre, soprattutto dalle mie parti!
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Per curiosità, riporto cosa dice sull’origine di “fiasco” nel senso di insuccesso il _Dizionario dei modi di dire della lingua italiana_ di Carlo Lapucci, ma non giurerei sulla sua attendibilità; lui stesso è cauto sulle spiegazioni che propone.
Far fiasco
Non riuscire in una cosa, avere un insuccesso soprattutto a teatro o in amore.
La metafora è presa probabilmente dal linguaggio dei soffiatori di vetro che, quando sbagliano nel fare un recipiente al quale intendevano dare una bella forma, finiscono col trovarsi nelle mani una vescica o una grossa bolla di vetro simile a un fiasco.
Il solito aneddoto vorrebbe che l’origine del detto fosse fatta risalire a Domenico Biancolelli che, nel secolo XVII, usava improvvisare, nelle vesti di Arlecchino, un monologo prendendo lo spunto da una cosa qualsiasi. Una sera scelse un fiasco, ma non ebbe successo.
L’origine comunque è incerta. La diffusione e l’uso di questa locuzione sono sorprendenti: francese: _faire fiasco_; tedesco _Fiasko machen_; inglese _to be a fiasco_.
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Concordo con Fabio Lanzi, anch’io credo che sia un’espressione prettamente toscana. A Firenze la sento usare da quando ero ragazzina (ben prima che esistessero i social network) ed è molto comune.
Se fosse così, “posare” avrebbe senz’altro il valore che gli attribuisce Dario (cioè un “mettere giù” abbastanza generico).
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Aggiungo la mia esperienza personale. Sui social l’espressione “posare il fiasco” sarà anche recente… ma nella vita vera la usavano già i miei nonni materni. Nonni che vivevano sull’Appennino nella zona delle cosiddette quattro province (Genova, Piacenza, Pavia, Alessandria). E da bambino la ho sentita anche nella terra di mio padre (Istria), anche se qui talvolta declinata in dialetto e non in italiano (“mola el fiasco”, sì, con mollare invece di posare).
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Aggiungo: in Istria si usava sì “mola el fiasco”… ma forse era più diffuso (con lo stesso identico uso e significato) “mola el bicer” (cioè il bicchiere).
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Ciao.
Sono livornese e da noi “posa il fiasco!” lo si dice praticamente da sempre (come anche: “lèvaci l’olio!”. In questo caso si rifà all’abitudine di versare un po’ d’olio dentro il fiasco pieno di vino, affinché questo non venga a contatto con l’aria; quando il fiasco viene aperto per la prima volta l’olio vien tolto con della stoppa. L’ubriaco è talmente voglioso di bere che non perde tempo ad eliminare l’olio, tracannando anche quello. E perciò chi fa discorsi assurdi tanto da sembrare ubriaco viene invitato, metaforicamente, almeno a togliere l’olio ci cui sopra.).
Tornando a “posa il fiasco”, è per l’appunto un invito rivolto a coloro che fanno discorsi senza senso, assurdi o fuori luogo a provare a ragionare su ciò che dicono, e perciò, ironicamente, li si invita a smettere di bere “posando” (cioè appoggiarlo sul tavolo, metterlo giù ecc.) il fiasco del vino.
Se sono stato poco comprensibile chiedo scusa, mi sa che devo posa’ ‘r fiasco.
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Grazie a tutti per i dettagli. Mi piace l’idea che un’espressione “tradizionale” sia stata ripresa nell’italiano contemporaneo e che chi come me non la conosceva la trovi efficace.