Aporofobia: paura e ostilità verso i poveri

La parola dell’anno del 2017 in Spagna è aporofobia la paura, ripugnanza o avversione verso i poveri.

È un neologismo coniato dalla filosofa spagnola Adele Cortina alla fine del secolo scorso per identificare un atteggiamento negativo molto diffuso nelle società del benessere che è esemplificato dall’ostilità verso i migranti ma che va distinto dal razzismo e dalla xenofobia.

Per Cortina, ciò che crea avversione non è la provenienza straniera ma la condizione di povertà, intesa non solo come indigenza ma anche come indisponibilità di beni e servizi di tipo sociale, politico e culturale.

Lo straniero non fa paura e non viene marginalizzato se è ricco, famoso, gode di prestigio o gli vengono attribuite particolari qualità: solo chi è povero non ha nulla da offrire e quindi non ha nessun valore e nessuna “capacità contrattuale”, fondamentali invece nella nostra società. Allo straniero vengono inoltre associate azioni e caratteristiche negative e si fanno generalizzazioni infondate, come spiega Emilio Martínez Navarro (in spagnolo).

Usando come riferimento la terminologia delle istituzioni europee, l’aporofobia fa pensare ai migranti forzati e ai migranti economici ma non ai migranti altamente qualificati o di chi si trasferisce per diletto, per questioni fiscali o per altri motivi.

Sistema concettuale delle persone che lasciano il proprio paes

Un potenziale internazionalismo

La parola aporofobia è nata in ambito filosofico ed è stata creata ricorrendo a un composto neoclassico. È formata dall’elemento greco ἄπορος (áporos), “povero, senza mezzi”, e dal suffisso –fobia del latino scientifico, a sua volta dal greco ϕοβία.

È un meccanismo di formazione di termini scientifici comune a molte lingue occidentali: se il concetto dovesse diffondersi al di fuori del contesto spagnolo e quindi si creasse la necessità di avere un termine che lo identifichi anche in altre lingue, aporofobia potrebbe diventare un internazionalismo.

Anche in italiano aporofobia sarebbe coerente con termini e parole dotte già esistenti, però risulterebbe poco trasparente nel lessico comune perché aporo– è un elemento formativo raro e non facilmente riconoscibile.


Se si dà un’occhiata alle altre parole spagnole prese in considerazione per la parola dell’anno 2017, si nota che rappresentano concetti che sono attuali e/o familiari anche in un contesto italiano: turismofobia, uberización, (cfr. uberizzazione), machoexplicación (l’adattamento spagnolo di mansplaining), noticias falsas per fake news, bitcóin (grafia spagnola per bitcoin), la risemantizzazione di odiador come alternativa all’anglicismo hater, trans, superbacteria e la parola destripe come alternativa a spoiler.

Altre parole spagnole dell’anno: nel 2014 selfi come adattamento di selfie, nel 2015 refugiado (cfr. Le differenze tra rifugiati e migranti) e nel 2016 populismo.

Viviamo davvero in un mondo globalizzato: lingue diverse, culture diverse ma al centro dell’attenzione gli stessi concetti!


Aggiornamento – Aggiungo il video di Aporofobia, el miedo a las personas pobres, un intervento di Adela Cortina che spiega il concetto e perché ne abbiamo bisogno. È in spagnolo ma facilmente comprensibile:

1 commento su “Aporofobia: paura e ostilità verso i poveri”

  1. Flavia:

    Sicuramente viviamo in un mondo globalizzato con lingue diverse e culture diverse ma al centro dell’attenzione non poniamo gli stessi concetti: basti guardare alla parola dell’anno inglese e spagnola. E a quella italiana.

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