Bitcoin, parola tecnologica del 2017

Donna davanti a un computer dice all’uomo che le è accanto “WannaCry ci richiede un riscatto di $300 in bitcoin”. Uomo: “Cos’è WannaCry?” Donna: “Cos’è un bitcoin?”

La vignetta di Chip Bok è di maggio 2017 e la trovo significativa perché fa riferimento a due termini informatici che hanno già qualche anno ma che nel 2017 si sono affermati più marcatamente di altri anche nel lessico comune italiano.

Sono ransomware, già descritto in Ransomware, malware e altri –ware, e soprattutto bitcoin, la valuta digitale creata per transazioni online indipendenti da interventi di banche centrali o altre istituzioni finanziarie. Ultimamente si discute molto delle implicazioni tecnologiche e finanziarie dei bitcoin ma qui mi soffermerò sugli aspetti linguistici.

Vignetta con elfo che mostra letterina a Babbo Natale e dice “HERE’S ANOTHER KID WHO WANTS BITCOINS”
Vignetta: Hedgeye

Bitcoin: origine del nome, simbolo, codici e ortografia

Il nome bitcoin è attribuito a Satoshi Nakamoto, pseudonimo di chi ha inventato la valuta nel 2008, ed è formato da bit, in informatica l’unità elementare di informazione, e coin, moneta.

il logo di bitcoinIl simbolo, anch’esso ideato da Nakamoto, è  (U+20BF in Unicode 10), una B maiuscola con due tratti paralleli verticali sul bordo superiore e su quello inferiore che richiamano tratti simili nei simboli di altre monete, come $, € e ¥. Al momento la valuta è identificata da due codici diversi: XBT, conforme allo standard ISO 4217 ma non ancora approvato ufficialmente, e BTC, per ora il più diffuso.

In questi due esempi delle tante guide rapide sull’argomento si nota un uso diverso della lettera iniziale del nome: Come ti spiego i Bitcoin al Cenone di Natale vs I bitcoin spiegati bene. Sia in inglese che in italiano permangono le incongruenze ma la tendenza prevalente distingue tra Bitcoin con la maiuscola per indicare il sistema o la tecnologia, e bitcoin con la minuscola per l’unità monetaria.

Mendicante con cartello “Now accepting BITCOINS!”
Vignetta: Steve Nease

L’anisomorfismo di coin e moneta

Le parole coin in inglese e moneta in italiano sono un esempio di anisomorfismo, l’impossibilità di far corrispondere tutti i significati di una parola in una data lingua a tutti i significati di una parola in un’altra.

Nel lessico comune inglese coin ha il significato di disco di metallo usato come mezzo di pagamento e coniato da un’autorità che ne stabilisce il valore. Al plurale coins è il seme di denari nelle carte da gioco italiane.

Coin non condivide invece i significati economici di moneta in italiano – mezzo di pagamento garantito da uno Stato, bene economico intermediario negli scambi, valuta corrente usata in un determinato paese ecc. – che in inglese sono coperti da altre parole tra cui money e currency.

In inglese il concetto di bitcoin è descritto come digital currency o come crypocurrency (termine che evidenzia l’uso della crittografia per convalidare la generazione di valuta e le transazioni), mentre in italiano usiamo sia valuta che moneta digitale e allo stesso modo sia criptovaluta che criptomoneta (o in alternativa, ma meno comuni, crittovaluta e crittomoneta). 

Da un punto di vista lessicale l’uso di coin in bitcoin è quindi piuttosto innovativo.

vignetta: Searching for the father of Bitcoin!

La risemantizzazione di coin

Con l’introduzione e la diffusione dei bitcoin, la parola coin ha subito un processo di risemantizzazione che ha creato un neologismo semantico: coin è diventato un elemento formativo che identifica una valuta digitale.

Dogbert, il cane di Dilbert, annuncia “I invented a digital currency that I call ‘Bercoin?”Esempi di nomi di sistemi di valute digitali alternative sono Dogecoin, Chinacoin, Litecoin, Peercoin, Primecoin, Darkcoin (poi rinominato Dash), MonaCoin, Syscoin, ZCoin, Skycoin, ReddCoin, ByteCoin.

L’elemento coin si ritrova anche in nomi di siti, piattaforme per transazioni con valute digitali e varie app, come Coinbase, CoinMarketCap, diversi tipi di Coin Index tra cui Coindex, e servizi come Coin Market Watch e molti altri. 

Radici comuni per coin, coniare e moneta

Concludo con alcune note etimologiche. La parola inglese coin, che oltre a un sostantivo è anche un verbo equivalente all’italiano coniare – anche nel senso figurato di creare una nuova parola – deriva dal latino cŭneu(m), lo stampo di acciaio su cui è inciso il tipo da riprodurre sulla moneta. In italiano conio è quindi un allotropo della parola cuneo, che in ambito economico ha avuto una risemantizzazione da tutt’altra strada, il calco cuneo fiscale dell’inglese fiscal wedge.

Un riferimento al conio si ritrova anche nella parola italiana moneta, dal latino monēta(m) “zecca, moneta”, dal tempio di Jūno (Giunone) Monēta che serviva da zecca. Stesso etimo anche per la parola inglese per zecca, mint, attraverso l’inglese arcaico mynet (cfr. anche il tedesco Münze, moneta), a sua volta allotropo di money, denaro o soldi, ma in questo caso attraverso il francese antico moneie.

Vignetta: 1636, uomo in abiti rinascimentali con un tulipano che dice “Tulips! What could go wrong?”  2017 uomo moderno con un laptop che dice “Bitcoin! What could go wrong?”
Vignetta: Hedgeye 

Concordate con la mia scelta di bitcoin come termine tecnologico che nel 2017 è entrato definitivamente anche nel lessico italiano ed è diventato familiare anche a chi non si occupa di finanza o informatica?  
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Vedi anche: Falsi amici: mining ≠ minare (il processo di “estrazione” dei bitcoin).


Riferimenti etimologici: Oxford Dictionaries e Vocabolario Zingarelli.