Parole dell’anno 2014

Da WOTY a PdA

L’ultima parola della settimana del 2014 scelta da Giuseppe Antonelli per La lingua batte di Radio3 è PdA, acronimo di parola dell’anno e calco dell’inglese WOTY, word of the year. Nel podcast potete ascoltare le parole dell’anno annunciate finora per l’inglese, la lingua che ha fatto nascere questa tradizione, e per alcune altre lingue.

Selfie parola dell’anno: 2013 in inglese, 2014 in italiano

I lettori di Repubblica hanno scelto selfie come parola dell’anno 2014, preferendola a ebola e Jobs Act e altre nove parole selezionate dal linguista Massimo Arcangeli:

Parole dell’anno 2014 scelte da la Repubblica: ice bucket challenge, drone, [grande] bellezza, selfie, sinodo, Jobs Act, ludopatia, banana (mangiabanane), califfato, annuncite, ebola, angelo del fango

Dettagli in Tutte le sfumature del “selfie”, parola dell’anno 2014 con molti esempi di neologismi inglesi modellati su selfie, forse poco noti ai lettori italiani ma che hanno già ricevuto molta attenzione in inglese grazie a Selfie parola dell’anno 2013.   

Credo che selfie sia rilevante anche perché in breve tempo ha già subito alcuni cambiamenti di significato. Ne ho parlato lo scorso aprile in Da selfie a selfare / selfarsi, dove potete trovare anche altri neologismi come metaselfie, selfista e selfie stick.

Parole in evidenza nei media nel 2014

Stefania Spina ha confrontato più di 60.000 articoli di giornale pubblicati nel 2014 con 180.000 articoli pubblicati nel 2012 e nel 2013 e ha ricavato il contributo lessicale specifico del 2014 per quel che riguarda cronaca (mondiali, baby squillo, ebola, alluvioni…), notizie dal mondo (Isis, Ucraina, sanzioni, decapitazione…), politica italiana (renziani, renzismo, bonus, riforme, spending review…), parole quotidiane (tweet, genitori, ex di vario genere…). È un’analisi statistica molto interessante, che potete leggere in Selfie, patto e stress: le parole-chiave del 2014 secondo i giornali.

Parole e neologismi dell’anno nel blog

Alcune delle parole scelte da Repubblica che ho descritto anch’io nei mesi scorsi:

Dai fuchi ai droni (origine del nome e note sulla sua pronuncia)
L’evoluzione di spending review (da anglicismo a pseudoprestito)
Ebola: interferenze dell’inglese (i media sbagliano quando omettono l’articolo)
Get your [Jobs] Act together! (il primo di alcuni post su un anglicismo non giustificato)

Altre parole che si sono fatte notare nel 2014:

Politica: ghigliottina e tagliola e canguro
Cronaca: bomba d’acqua e accometaggio
Tecnologia: [dispositivi] indossabili, tra cui Apple Watch
Parole recenti ma già in evoluzione: non solo selfie ma anche hashtag.

La mia personale parola dell’anno è inglese farlocco, tag per il blog e hashtag per Twitter che ho cominciato a usare qualche mese fa per descrivere brevi comunicazioni o nomi destinati a un pubblico italiano ma scritti esclusivamente in inglese poco idiomatico o addirittura errato però facilmente comprensibile o riconoscibile, tanto che ogni spiegazione italiana viene ritenuta superflua. Un esempio tipico è Jobs Act.

Tra queste c’è anche la vostra parola dell’anno?
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Vedi anche: Apericenone e parole (dell’ultimo) dell’anno e Parole di capodanno: qualtagh e first-foot

4 commenti su “Parole dell’anno 2014”

  1. Mauro

    Io protesto e contesto!
    La parola dell’anno in Italia (sempre che abbia senso nominarne una) deve essere una parola in ITALIANO (neologismo o meno, poco conta) non una stupida scopiazzatura dall’inglese.
    Selfie o Jobs Act potranno avere senso nell’uso quotidiano (in realtà, almeno per quanto riguarda Jobs Act, non ne hanno nessuno), ma non hanno nessun diritto di essere nominate parole dell’anno in Italia.
    Tanto vale allora chiedere al regno Unito o agli Stati Uniti di annetterci direttamente.

    Comunque, Licia, auguri 🙂

  2. massimo:

    Autoscatto, perché “allunga” il selfie e perché, se dico “facciamoci un autoscatto”, non mi si fila nessuno.
    Buon 2015

  3. Licia:

    @Mauro, su Jobs Act sfondi una porta aperta, mentre selfie mi pare un esempio perfetto di internazionalismo (lo usano anche in francese e in spagnolo, dove è stato adattato in selfi).
    Qualche settimana fa sono stata a una presentazione del vocabolario Devoto Oli e la lessicografa Biancamaria Gismondi aveva fatto proprio l’esempio di selfie come una di quelle parole che da subito si capisce che avranno successo (vedi anche il metodo FUDGE per distinguere tra occasionalismi e neologismi).

    @Massimo, infatti: per selfie ormai prevale l’aspetto social di condivisione, mentre autoscatto fa pensare alla pellicola e alle foto analogiche.

    Grazie a entrambi per gli auguri!

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