Charlie Brown, l’ortografia e la sillabazione

Traduzione italiana di una striscia dei Peanuts:

Charlie Brown a Snoopy: NON SOLO SO  UN SACCO DI PAROLE DIFFICILI, MA CONOSCO TUTTE LE REGOLE DI SILLABAZIONE CHE CI SONO NEL LIBRO… L’UNICA CHE NON MI RICORDO MAI È “DUE VOCALI IN IATO SI POSSONO DIVIDERE”… OPPURE “NON SI POSSONO DIVIDERE”? “I DIGRAMMI E TRIGRAMMI SI DIVIDONO”? E I DITTONGHI?

vignetta in cui Charlie Brown dice a Snoopy: NOBODY THINKS I CAN WIN THE CITY SPELLING BEE, SNOOPY, BUT I’M GONNA SHOW ‘EM!Ho immaginato subito che nella striscia originale Charlie Brown volesse partecipare a una spelling bee, una gara di compitazione molto diffusa negli Stati Uniti, sia a livello locale che nazionale, ma inesistente in Italia.

Nella striscia italiana la gara di sillabazione è un esempio di traduzione comunicativa: i riferimenti non riconoscibili di una cultura vengono sostituiti con altri più familiari nella cultura di arrivo. È una strategia spesso usata in testo destinato a una fruizione rapida, ad es. umoristico o fumetti, che non ammette note o informazioni aggiuntive. Lo scopo è di produrre un effetto equivalente o simile nei lettori di entrambe le lingue. È il caso anche di questa striscia? 

Confrontiamola con l’originale:

vignetta in cui Charlie Brown dice: I NOT ONLY KNOW A LOT OF HARD WORDS, BUT I KNOW EVERY SPELLING RULE IN THE BOOK… THE ONLY ONE I HAVE TROUBLE REMEMBERING IS, “I BEFORE E EXCEPT AFTER D”….. OR IS IT, “E BEFORE I EXCEPT AFTER G”? “I BEFORE B ECEPT AFTER I”? “V BEFORE Z EXCEPT AFTER E”? Snoopy reagisce con GOOD GRIEF!

Nella striscia americana fanno parte del "non detto" la complessità dell’ortografia inglese e le poche regole su cui si possa fare affidamento. La reazione di Snoopy e l’effetto umoristico sono dovuti all’incapacità del povero Charlie Brown di ricordare la formulettaI before E except after C”, un rudimento dell’ortografia che tutti conoscono (è un po’ come se un italiano si facesse venire dei dubbi per “su qui e qua l’accento mai non va”, anche se in realtà in inglese ci sono alcune eccezioni alla regola).

Nella traduzione è stato scelto l’esempio della sillabazione*, che per un bambino italiano è una competenza facile da padroneggiare anche senza conoscere concetti linguistici specifici e apparentemente complessi come iato, dittongo, digramma e trigramma.

In conclusione, non mi sembra che l’effetto nelle due lingue sia sufficientemente simile.
Inglese: attività avanzata, concetti elementari ignorati ➞ probabilità di successo infime.
Italiano: attività elementare, concetti avanzati ignorati ➞ probabilità di successo comunque elevate (e quindi scarso effetto umoristico).

Esempio:

striscia in inglese in cui Lucy dice a Charlie Brown “spell acetylcholinesterase”

traduzione italiana in cui Lucy dice a Charlie Brown: “sillaba acetilcolinesterasi”

In inglese è difficile fare lo spelling della parola /ˌasɪtʌɪlˌkəʊlɪnˈɛstəreɪz/ se la si sente pronunciare senza averla mai vista scritta e non si ha familiarità con la terminologia scientifica. In italiano, invece, anche un bambino dovrebbe essere in grado di dividere correttamente in sillabe una parola sconosciuta come /atʃetilkolinesteˈrazi/ se padroneggia le regole di sillabazione.


* a scuola però si direbbe divisione in sillabe

Vedi anche: Non si sillaba solo a scuola (la complessità della sillabazione in inglese e altre lingue e le implicazioni nella localizzazione) e Parla come mangi 3 (sull’ortografia inglese, con la regoletta della magic E). Altre traduzioni di strisce dei Peanuts in Quante parole sono? e Caro Stinfio Natale…

Fonti: Il Post (strisce italiane) e Go Comics (strisce originali); trascrizione fonetica di acetylcholinesterase da Oxford Dictionaries.

10 commenti su “Charlie Brown, l’ortografia e la sillabazione”

  1. .mau.:

    già usare “compitazione” al posto di spelling incasinerebbe le cose, pensavo

  2. Licia:

    @.mau., mi aspettavo un commento su compitazione perche è una parola che non credo usi nessuno, sostituita da spelling, però mi divertiva l’idea di usarla per una volta. 🙂
    Non saprei cosa si dica alle elementari e se effettivamente si parli di questo concetto, so solo che ai miei tempi non ce n’era la necessità e l’unica gara che si faceva era quella delle tabelline.

    Credo comunque che si potrebbe parlare di gara di ortografia. È un iperonimo (può includere anche la sillabazione, la scrittura di serie di parole come non ce n’è, l’uso delle maiuscole ecc.) ma sarebbe immediatamente comprensibile per un lettore italiano.

  3. Daniele A. Gewurz:

    Condivido: era più semplice e vagamente verosimile mettere una semplice “gara di ortografia” e poi far lambiccare Charlie Brown a proposito di “su lì e là l’accento non va”, “su sì e ma l’accento non va”…

  4. Licia:

    @Daniele, sono curiosa di vedere come sono state gestite le altre strisce della serie, ad es. in quella successiva, pubblicata oggi, nell’originale Charlie Brown non è ancora riuscito a imparare la regoletta di base (Le’ts see now… How does that rule go? “E before I except after G” No, that’s not right… “I before G except after…” No… “C before E except… except”…. Hmmm…) mentre nella striscia italiana è passato ad altri dubbi (Ora, vediamo… Com’era quella regola? “S sempre a capo se non c’è dopo una T”. No…. Era “S sempre a capo se non c’è dopo una P”… Hmmm…).

  5. Marco B. Rossi:

    Io avrei tradotto con gara di dettato, che i miei figli mi dicono si faccia ancora a scuola.
    In realtà stavo per scrivere che io avrei lasciato “spelling bee” con una nota che spiegasse cosa è (in fondo è per i lettori de Il Post e non de Il Giornale), ma ho dato un occhio a Wikipedia e mi è venuta questa idea.

  6. ArgiaSbolenfi:

    A mio avviso un effetto umoristico c’è comunque, anche se un po’ diverso dall’originale: Charlie Brown prima si vanta delle sue competenze linguistiche, poi si scopre che ha imparato dei termini complicati (trigrammi, dittonghi..) ma non è in grado di padroneggiare la materia..

  7. Licia:

    @ArgiaSbolenfi, non ho esperienza recente e diretta di scuole elementari, mi domando però se sia sufficientemente realistico che un bambino come Charlie Brown conosca quella terminologia linguistica.

    @Marco, vero, i dettati sono proprio l’equivalente italiano di una prova di ortografia. In questo contesto però c’è il problema aggiuntivo del contesto: si tratta di una prova orale con Charlie Brown in piedi davanti a tutta la classe.
    Come fai notare, il lettore tipico de Il Post sicuramente ha le conoscenze necessarie per capire cosa implica una gara di ortografia in un contesto di lingua inglese, anche senza particolari spiegazioni. Si possono quindi usare strategie di traduzione diverse in base al tipo di lettore (ad es. mi vengono in mente i quaderni e i diari dei Peanuts che usavo alle elementari e alle medie, per bambini) o anche al periodo in cui viene fatta la traduzione (aspetto diacronico: qualche decina di anni fa non si potevano presumere conoscenze non solo sulla lingua ma anche sulla cultura americana che invece ora possiamo dare per scontate, soprattutto grazie a film e telefilm).

    Infine, un grazie ad Anna che mi ha mandato il link a questo cartone animato:

  8. ArgiaSbolenfi:

    @Licia: ovviamente un bambino delle elementari non può conoscere quei termini, ma io ho sempre percepito dei leggeri tratti “surreali” nei Peanuts quando i protagonisti hanno degli sprazzi di maturità (Schroeder che esegue delle complesse partiture, le citazioni bibliche di Linus, una bambina non può ragionevolmente allestire una baracchina con su scritto “Aiuto psichiatrico”..), quindi per me quell’adattamento nello spirito del fumetto ci sta.

  9. .mau.:

    in effetti “ortografia” sarebbe stata la scelta migliore, e tra l’altro lasciava anche ampio margine per le scelte nelle tavole successive!

  10. Licia:

    Un aggiornamento su come sono state gestite le tavole successive, dove si notano problemi di coerenza tra strisce, di adattamento e di gestione di conoscenze enciclopediche, in particolare alcuni riferimenti al baseball. Qualche esempio:

    In inglese, a Charlie Brown viene chiesto come si scrive maze, parola che ha un’ortografia regolare, e lui risponde M A Y S; in italiano invece la parola da dividere in sillabe è astemio (il cui significato probabilmente non è noto a molti bambini, dettaglio comunque irrilevante in italiano ai fini della divisione in sillabe) e l’errore di Charlie Brown adattato diventa AS-TE-MIO.

    Dopo alcune strisce riappare il riferimento alla parola sbagliata.

    In inglese, Charlie Brown spiega di avere fatto confusione perché maze gli ha fatto venire in mente Willie Mays (un campione di baseball): When the teacher said for me to spell “maze”, the first thing that came to my mind was Willie Mays; in italiano la parola sbagliata diventa maestro (invece che astemio) ma vengono mantenuti i riferimenti a Willie Mays, incomprensibili per la maggior parte dei lettori italiani: Quando l’insegnante mi ha detto di spezzare “maestro”, la prima cosa che mi è venuta in mente è stata Willie Mays. L’uso del verbo spezzare non è affatto idiomatico in un contesto di divisione in sillabe e l’incongruenza astemio / maestro credo aumenti ulteriormente le difficoltà di interpretazione della striscia.

    In seguito, in inglese, Charlie Brown si scusa con la maestra e quindi aggiunge oh… incidentally… M A Z E; in italiano invece dice ah, tra l’altro, MA-E-STRO (anche in questo caso invece che astemio).

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