L’influenza della traduzione sull’italiano

Ho trovato molto interessante Gemelli diversi: italiano originale, italiano tradotto, uno speciale di sei articoli nel Portale Treccani sull’influenza delle traduzioni sull’italiano contemporaneo, che avviene soprattutto attraverso notizie, film, telefilm, romanzi e legiferazione europea. alcune parole chiave dello speciale sulla traduzione

Nella word cloud alcune parole chiave degli articoli, di cui riassumo i punti principali:

L’italiano, la traduzione, la norma sottolinea che la maggior parte dei telefilm, romanzi, articoli di giornale e istruzioni per l’uso sono traduzioni, quasi tutte dell’inglese. Introduce i cosiddetti universali traduttivi e si sofferma sul conservatorismo per evidenziare che le traduzioni professionali sono spesso “un luogo di tutela della tradizione della lingua d’arrivo”, ad es. forestierismi e costrutti estranei sono meno frequenti che nei testi scritti originariamente in italiano. Discorso diverso invece per i traduttori improvvisati: basta pensare ai calchi e ai falsi amici prodotti dalle redazioni dei quotidiani italiani.

Egli batte lui: l’italiano delle traduzioni nei giornali descrive alcuni aspetti della normalizzazione operata dai traduttori esperti, “in forza di una maggiore consapevolezza linguistica”, mentre Burocratese vs. eurocratese: meglio i giudici o i traduttori? riporta metodi e risultati di una ricerca che ha confrontato sentenze della Corte di Cassazione Civile (emanate in italiano) e della Corte di Giustizia dell’Unione Europea (in francese ma con documenti preparatori in italiano).

«Qual è il problema, amico?» L’italiano dei fumetti tradotti dall’inglese conclude che i fumetti tradotti presentano una lingua controllata, attenta alla norma e complessivamente conservatrice ma spesso poco spontanea e poco efficiente da un punto di vista espressivo, con qualche interferenza dell’inglese.

Originalità della traduzione letteraria: una questione di distanze introduce i parametri usati per misurare la “vicinanza” tra testo originale e tradotto: distanza intertestuale, intervallo di confidenza, voce del traduttore e analisi dei segmenti ripetuti.

Da francamente me ne infischio a fottuto bastardo: le parolacce nell’italiano doppiato al cinema fa un’analisi basata sul turpiloquio “perché esemplificativo della spontaneità espressiva di una comunità linguistica e culturale”. Evidenzia alcune differenze tra inglese e italiano e rileva che tra i più giovani si stanno diffondendo sempre più espressioni tipiche del doppiaggese come Cristo!, bastardo, fottuto ecc., che normalmente non vengono usate in italiano.
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Nel blog, vedi anche: fottuti & dannati (…e favoriti), sulle parolacce del doppiaggese, e i post nella categoria media per esempi di calchi lessicali e sintattici, falsi amici e altre interferenze dell’inglese nelle traduzioni non professionali dei quotidiani italiani.


A proposito di traduzione, nei prossimi giorni sarò all’American Translators Association Conference a Miami. A meno che il jetlag non mi tenga sveglia, il blog farà una pausa. 

2 commenti su “L’influenza della traduzione sull’italiano”

  1. mav:

    Il mio professore di statistica all’università ci invitava a preferire “intervallo di fiducia” a “intervallo di confidenza”.

    In realtà in alcuni (molti? tutti?) dizionari italiani confidente è sinonimo di fiducioso, ma a me sembra che quest’accezione del primo termine si sia col tempo persa e stia tornando in auge solo di recente come calco dall’inglese “confidence”.

    20 anni fa mi sarebbe sembrato molto strano sentir dire: “sono molto confidente che succeda X”

    È solo una mia impressione o qualcosa di conclamato?

  2. Licia:

    @mav anche a me pare che il confidente calco dell’inglese si stia diffondendo. Molto probabile che il colpevole sia il doppiaggese, grazie al quale parecchi falsi amici ormai sono stati accolti definitivamente nel lessico e così si sono trasformati in prestiti camuffati: esempi tipici la chimica tra persone e celebrare il compleanno.

    Classificherei confidenza nell’accezione che ha in statistica come un esempio di internazionalismo, anche perché ha un significato particolare che non equivale a quello del lessico comune (cfr. Vocabolario Treccani che usa “attendibilità”). 

    Aggiungo il riferimento a due post con calchi sintattici: “qui per rimanere” ormai è “qui per restare” e Interferenze dell’inglese: il problema di “con”

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