fottuti & dannati (…e favoriti)

Tradurre adeguatamente le espressioni volgari inglesi come fucking non è sempre facile: come accennavo in Parole proibite alla TV americana, abbondano i falsi amici e le interpretazioni errate (e nel tempo le connotazioni di certe parole cambiano). 

traduzioni_pericoloseSugli “incresciosi fottuto e fottutissimo” come traducenti di fucking interviene Patrizia Valduga in Traduzioni pericolose, un breve articolo* nel primo numero del mensile E, dove si leggono anche alcune riflessioni su damn / damned:

[…] Che cosa sono, per esempio, tutti questi “dannati”, “dannatamente” e “dannazione” che ci tocca sentire e, purtroppo, anche leggere? Non sono che la traduzione approssimativa – forse perché troppo prossima – di damn e damned, che significano “maledizione” e “maledetto” e che, nell’uso colloquiale, possono anche diventare esclamazione e avverbio quantitativo, che allora significa “terribilmente, enormemente, moltissimo”. […] E a me viene da pensare soltanto che “dannato” sia un sostantivo, un condannato per l’eternità alle pene dell’inferno. […]

Anche i dizionari bilingui non sembrano essere immuni da traduzioni inadeguate: viene citata l’ultima edizione di un noto dizionario inglese-italiano, dove, ad esempio, he’s a damn fool viene reso con “è un dannato stupido”.

L’articolo si conclude con una nota su favourite:

[…] Una traduzione scorretta ormai entrata nell’uso comune è “favorito” per favourite, che vuol dire anche “favorito”, certo, come un cavallo in una corsa, ma che in italiano si dovrebbe tradurre “preferito, prediletto”. Chi usa “favorito”, non sa che significa “assecondato, aiutato, agevolato”? Che i “favoriti” erano gli amanti dei sovrani? […]

pulsante_favoritesMi domando se alla diffusione di questo falso amico abbia contribuito anche l’informatica, in particolare la funzione Favorites nella versione americana di Internet Explorer? È probabile, se non altro a giudicare dall’enorme numero di occorrenze di “favoriti” in milioni di pagine web.

Mi ha anche fatto tornare in mente la discussione sulla localizzazione di Favorites in italiano ai tempi di Windows 95, quando lavoravo in Microsoft, ma in quel caso le argomentazioni pulsante_Preferitilinguistiche a favore di Preferiti erano prevalse sul calco privilegiato invece dal marketing e da chi era avvezzo alla versione americana del prodotto. 

Vedi anche: 

i commenti a idiosyncrasy <> idiosincrasia, per un esempio di come non sia sempre una buona idea affidarsi solo ai dizionari bilingui
il post di Mara in Lavori in corso…, sulla traduzione degli insulti

* L’intero articolo di Patrizia Valduga:

6 commenti su “fottuti & dannati (…e favoriti)”

  1. Andrea Sciuto:

    Una traduzione scorretta ormai entrata nell’uso comune è “favorito” per favourite

    “ormai”?
    Sono secoli che, purtroppo, è nell’uso comune questa scempiaggine.
    Se fossi a casa mia (ma noi precari lavoriamo a migliaia di Km da casa, e i libri li teniamo imballati nei garage delle nonne delle fidanzate) potrei mandarvi una striscia di Topolino degli anni ’40 (autore Paul Murry, se non vado errato), in cui Topolino diceva “sta per iniziare il mio telefilm favorito”. La traduzione italiana non so se fosse dell’epoca, o più recente – ma certo risale a molto prima che Internet explorer fosse di uso comune in Italia: credo di aver comprato quell’albo quando ero alle scuole medie.

  2. Licia:

    @Andrea, probabilmente non mi sono spiegata bene.
    I falsi amici sono sempre esistiti, però non credo che chi li trovava in Topolino o in qualche romanzo poi se ne appropriasse e li usasse parlando anche con gli amici. Nel caso delle proprie preferenze per file, prodotti o altro su Internet, l’uso “attivo” invece dilaga, probabilmente trovarselo sempre davanti in inglese (e poi in italiano maltradotto) un certo effetto l’ha avuto.

  3. Francesca:

    Anch’io avevo letto questo articolo, ma vorrei dire che tutta la rivista E è interessante e bella graficamente.

  4. Andrea Sciuto:

    Licia:
    “non credo che chi li trovava in Topolino o in qualche romanzo poi se ne appropriasse e li usasse”
    Io sì.
    Mi pento e mi dolgo, ma, ahimè, non potrei parlare con onestà se non lo ammettessi.

    E poi, chi ha detto che non ti sei spiegata? La cosa che tu hai aggiunto è sensatissima, e parla del “contributo” che I.E. ha dato alla diffusione di questo falso amico; quello che io osservavo era riferito alla citazione della Valduga, che dice che “ormai” è entrato nell’uso comune, mentre io noto che era diffuso anche prima. E comunque non volevo minimamente fare polemica.

  5. Licia:

    @Andrea: però va anche detto che le storie di Topolino scritte e disegnate in Italia, perlomeno quelle che leggevo da bambina, erano bellissime e sicuramente hanno contribuito a diffondere un certo tipo di lessico ricercato che in molti non avrebbero altrimenti mai incontrato altrove (anche se qui confesso che mi ero divertita a fare credere al mio fratello più piccolo che il torpedone, trovato appunto in una storia di Topolino, era il cestino da picnic: direi che è molto peggio dei telefilm favoriti!!).

I commenti sono chiusi.