Luoghi comuni: lingue semplici vs complesse

Foto dell’on. Rampelli e parole pronunciate: “…questa lingua meravigliosa che comunque condiziona anche la complessità del pensiero che si esprime, perché se una lingua è semplice, è semplice il pensiero o è debole anche il pensiero. Se una lingua è una lingua complessa, è complesso il pensiero che ne deriva, la sua articolazione è più profonda”

A un Forum della lingua italiana l’onorevole Rampelli, promotore di una proposta di legge per la tutela della lingua italiana, ha ripreso alcune affermazioni della presidente del consiglio che lo scorso dicembre aveva asserito che l’italiano è “una lingua molto più complessa, molto più carica di sfumature” [di altre lingue].

Una classificazione impossibile

Nel suo intervento Rampelli ha contrapposto lingue semplici e lingue complesse, sostenendo che solo le seconde consentono pensieri profondi e articolati. È però un’idea male informata che non ha nessun fondamento scientifico, probabilmente influenzata da interpretazioni affrettate del cosiddetto determinismo linguistico (la lingua che parliamo determina il modo in cui pensiamo).

Non esiste però alcun metodo che consenta di classificare le lingue in base a diversi livelli di complessità. Bisognerebbe innanzitutto decidere quali parametri usare (fonologici? morfologici? sintattici? semantici? …?) e poi trovare un modo per fare una misurazione oggettiva. Basta però dare un’occhiata alle categorie di World Atlas of Language Structure per farsi un’idea delle enormi differenze esistenti.

Nessuna lingua è “semplice”, né priva di irregolarità e accezioni. Tutte le lingue naturali sono meccanismi sofisticati con una grammatica complessa: se alcune caratteristiche possono sembrare relativamente semplici in riferimento alla propria lingua, altre appariranno invece più complesse, e le percezioni cambieranno dal diverso punto di vista di altre lingue.

Lingue superiori? Idee antiquate! 

Una lingua è un sistema di segni, un insieme di convenzioni fonetiche, morfologiche, sintattiche e lessicali che regolano gli atti linguistici all’interno di una comunità etnica, politica o culturale.

Ogni comunità ha peculiarità diverse, ma ciascuna lingua soddisfa le esigenze sociali, culturali e psicologiche dei parlanti della propria comunità. Ciascuna lingua ha comunque i mezzi per esprimere anche concetti alieni alla propria cultura: in mancanza di parole per un concetto specifico si ricorrerà a perifrasi, spiegazioni, similitudini ecc., come quando si descrivono strutture grammaticali di una lingua completamente diversa dalla propria o si traduce tra lingue e culture molto distanti tra loro.

Ne consegue che non esistono lingue strutturalmente “superiori” ad altre, come sostenuto da idee in voga nel XVIII e XIX secolo, legate a nazionalismi, che opponevano singole lingue europee a lingue considerate a torto primitive.

È innegabile che, rispetto ad altre, alcune lingue godano di maggiore prestigio, o maggiore influenza politica o economica, o più rilevanza storica, o siano più diffuse, o abbiano sviluppato un lessico specialistico più ampio ecc. La prevalenza di alcune lingue su altre è però determinata da fattori di vario genere, e non da caratteristiche linguistiche intrinseche, che quindi non rendono una lingua più semplice o più complessa né i relativi pensieri più deboli o più profondi.

Stereotipi linguistici

La mancata consapevolezza delle finalità di ciascuna lingua nella comunità di parlanti (lingue diverse, scopi diversi!) e il confronto soggettivo e poco informato tra lingue che ne può conseguire è alla base di stereotipi e luoghi comuni.

Ne ha descritti vari Isabella Chiari in ‘Parlo spagnolo a Dio, italiano alle donne, francese agli uomini e tedesco al mio cavallo’: Stereotipi sulle lingue nel tempo (“come ogni oggetto complesso anche le lingue sono oggetto di diverse forme di stereotipizzazione: si formano rappresentazioni condivise sul carattere della lingua, sulla sua presunta facilità o difficoltà di apprendimento, sulla musicalità, sulle caratteristiche dei suoni, della grammatica, della precisione e della logicità, e molti altri aspetti”).

È un articolo con esempi immediati che consiglierei anche ai politici che si lanciano in classifiche linguistiche azzardate. Non passeranno mai di qui, ma nel caso avrei anche qualche altro suggerimento di lettura:


Vedi anche: Multa per chi usa anglicismi? Non è una novità (perplessità sui dati usati a sostegno della discussa proposta di legge per la tutela della lingua italiana) e L’italico dispensatore (chi legifera sulla lingua dovrebbe fare maggiore attenzione alle proprie affermazioni). Nuovo post: Il ruolo dei linguisti nelle leggi sull’italiano (serve maggiore divulgazione sui temi linguistici).


Lascia un commento L' indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *.