I♡ AM♡ LA CUCINA ITALIANA: chi lo dice?

immagine di mano di cuoco che fa saltare in padella iconcine simboliche della cucina italiana e didascalia IO AMO LA CUCINA ITALIANA CANDIDATA A PATRIMONIO UNESCO e logo dei ministeri della cultura e dell’agricoltura e della sovranità alimentare

Da comunicato stampa del 5 agosto 2023 del Ministero dell’agricoltura e della sovranità alimentare:

Una padella dalla quale saltano fuori, insieme alla pasta, la pizza, l’olio, i formaggi e così via, anche i profili di tanti beni culturali della nostra Nazione, dalla Torre di Pisa al Colosseo.

È stato svelato ieri, nell’Anfiteatro del Parco Archeologico di Pompei, il logo che accompagnerà la candidatura della cucina italiana a patrimonio immateriale dell’Unesco fino al 2023.  […]

ll logo ufficiale, che sosterrà la candidatura della Cucina italiana a patrimonio immateriale dell’Unesco, richiama l’atto del preparare il cibo come rito e come valorizzazione del patrimonio alimentare e culturale che rivive ogni giorno e che verrà trasmesso alle generazioni future.

L’immagine ha suscitato vari commenti, con inevitabili spiritosaggini a base di fritto misto, quattro salti in padella e dalla padella alla brace, e rimandi a Open to Meraviglia: purtroppo anche in questo caso le scelte comunicative suscitano varie perplessità.

Non è un logo!

Nel comunicato e nelle parole dei ministri intervenuti l’illustrazione è sempre descritta come logo, ma non ne ha le caratteristiche: un logo è una rappresentazione grafica o un simbolo che caratterizza in modo univoco il nome di un’azienda o di un’istituzione o di un marchio commerciale e lo rende memorabile e facilmente riconoscibile, anche in dimensioni ridotte.

Non è il caso di questa illustrazione molto dettagliata, a cui è associata una frase descrittiva generica. A differenza di un logo efficace, non risulta affatto distintiva se vista velocemente o in miniatura (“troppa roba”). Alcuni esempi di logo di Patrimonio Unesco italiani per un confronto:

  logo Parco dell’Etna Patrimonio Unescologo Conegliano Valdobbiadene, paesaggio del Prosecco Patrimonio Unescologo Dolomiti Patrimonio Unesco IO AMO LA CUCINA ITALIANA

Gioco di parole ibrido (ma io chi?)

La frase I♡ AM♡ LA CUCINA ITALIANA CANDIDATA A PATRIMONIO UNESCO, con due cuoricini tricolori che sostituiscono le prime due O, pare confermare la preferenza per soluzioni ibride italiano-inglese, già viste per Open to Meraviglia e Let’s Marche e molto usate in vari altri ambiti, cfr. ad es. l’iniziativa Ri-Party-Amo di WWF.

I AM♡ può essere letto anche come I am in inglese, ma cosa vorrebbe comunicare I am la cucina italiana? È l’immagine che parla in prima persona e spiega come interpretarla?

In entrambi i casi (io amo  I am) non si capisce chi sia “io” e a chi si rivolga. Nell’interpretazione io amo noto il pronome io, espresso esplicitamente. Lo noto perché l’italiano è una lingua “pro-drop”: il soggetto pronominale è quasi sempre omesso, a meno che non sia necessario disambiguare oppure si voglia conferire enfasi. Capisco la ricerca del gioco di parole ibrido, però qui io non si contrappone a nessun altro soggetto e lo trovo ridondante: l’effetto per me è quello poco idiomatico di una frase inglese tradotta letteralmente, pronome incluso.

Riconoscibilità dei simboli (e stereotipi)

I ministri coinvolti nella presentazione non hanno spiegato chi siano i destinatari di questa campagna, e cioè se è rivolta ai cittadini italiani e serve per illustrare l’iniziativa istituzionale, oppure se è pensata per un pubblico estero che si presume possa appoggiare e approvare la candidatura. In mancanza di conferme, ipotizzo il secondo caso.

Quando si opera in ambito internazionale, andrebbe verificato che immagini e messaggi non verbali siano accettabili in paesi diversi e che consentano lo stesso tipo di comunicazione del prodotto originale, senza distorsioni o fraintendimenti.

Il mix di simboli (e stereotipi: sole, pizza e pasta, manca solo il mandolino!) che saltano in padella fa pensare che forse questa analisi non sia stata sufficientemente approfondita. A quanto pare non è stato considerato che ciò che risulta riconoscibile per un italiano potrebbe non esserlo per altri destinatari e potrebbe comunicare un messaggio che non coincide con quello desiderato.

simboli nella padella

Qualche osservazione che farei se mi venisse chiesta una valutazione di globalizzazione sui dettagli grafici:

  • Alimenti – Stupisce che sia stato usato il simbolo della pizza americana come nelle emoji 🍕, con le rondelle di salame pepperoni e il formaggio giallo, anziché una pizza intera nella tipica rappresentazione italiana bianca e rossa con il verde del basilico. Vicino alla pizza si nota un solitario broccolo che sarebbe stato preferibile evitare: nell’immaginario americano (e di altri paesi) è la verdura più disgustosa. Inoltre, sono state usate stilizzazioni poco distintive, ad es. ciliegie e ciliegini sono molto simili, e non si capisce cosa siano i dischi volanti rossi con due sagome più chiare all’interno, forse pomodori tagliati a metà? Poco felici anche i funghi, con potenziale associazione indesiderata a dei teschi. Il pezzo di carne è molto generico: anziché optare per un tipico prosciutto crudo molto apprezzato nel mondo, si è preferito qualcosa più simile a un britannico gammon, con potenziali associazioni indesiderate. Colpisce inoltre la scelta di includere un barattolo di Nutella, un prodotto commerciale italiano notissimo ovunque ma non rappresentativo di cosa intendiamo con cucina  italiana
  • Monumenti – Il Colosseo e la Torre di Pisa (come mai color ocra?) sono facilmente riconoscibili internazionalmente, e presumo che anche il Ponte di Rialto e la Mole Antonelliana siano sufficientemente noti a chi conosce l’Italia. Forse non altrettanto identificabile l’Arco di Costantino (ma perché due monumenti romani?) e ancora meno Santa Maria delle Grazie, immagino scelti non perché particolarmente simbolici ma perché Patrimonio Unesco. Non si capisce se il tempio greco rappresenti la Valle dei Templi oppure se sia un rimando al simbolo dell’Unesco. Bologna capitale gastronomica invece non pervenuta. Unica rappresentazione del territorio italiano, una generica montagna grigia che non comunica nulla (o forse dovrebbe evocare le Dolomiti, altro Patrimonio Unesco?).
  • Personaggi illustri – Sono stati scelti Verdi, Dante, Leonardo e Levi Montalcini nelle loro raffigurazioni convenzionali italiane. C’è da chiedersi quanti non italiani sappiano riconoscerli, identificare l’ambito che rappresentano e che associazione hanno alla cucina italiana (a me non ne viene in mente nessuna!).

L’impressione è che i simboli siano stati assemblati facendo poca attenzione ai dettagli e all’effetto sui potenziali destinatari: per chi non vive in Italia e non condivide le nostre conoscenze enciclopediche è difficile capire quale sia il filo conduttore che lega tra loro e alla nostra cucina tutte le figurine. Il risultato riesce a essere sia stereotipato che poco caratterizzante, poco memorabile e amatoriale.


Vedi anche:

Italian sounding e inglese farlocco 
Open to Meraviglia… and to perplessità
Differenze culturali: come si mangia la pizza
Inside Out: emozioni, broccoli e localizzazione

Immagine iniziale ricavata da servizio televisivo


9 commenti su “I♡ AM♡ LA CUCINA ITALIANA: chi lo dice?”

  1. Elisa:

    Non hai detto nulla in merito alle nuvolette in stile OneDrive perché sei rimasta senza parole come me?

  2. Licia:

    @Elisa per le nuvolette non avevo fatto questo collegamento perché troppo colpita dal resto!! Mi stupisce che questa illustrazione che sembra un collage di emoji sia opera di studenti (gli allievi della Scuola dell’Arte della Medaglia) perché presumo siano giovani e anche solo per questo dovrebbero essere immuni dall’uso eccessivo di emoji che invece è tipico di generazioni più in là con gli anni.

    Forse però l’ispirazione non sono le emoji ma, come ha osservato @fammestaquieta, le calamite souvenir di luoghi turistici che molti mettono sul frigo, spesso in un trionfo di kitsch…

    Qualsiasi sia l’ispirazione, chi ha commentato Open to mappazzone ha sintetizzato perfettamente l’effetto!

  3. John Dunn:

    Questo gioco di parole è talmente maldestro, che non riesco a capire se è voluto o meno. I giochi di parole bilingui possono essere sia spiritosi sia efficaci come slogan, ma deve sempre esserci una logica linguistica e contestuale che è difficile trovare in questo esempio.

    Però ho trovato qui una cosa positiva, almeno per me (ma non per tutti): il ‘cuoco’ è mancino!

  4. Dante:

    Penso che sia difficile non pensare al celebre logo “I ♡ NY”. Quindi per uno straniero/inglese la traduzione sarebbe: io amo sono amo la cucina italiana.

  5. Licia:

    @John questa dei nomi ibridi farlocchi sembra una tendenza inarrestabile. Che dire ad esempio di MY RHOME del Comune di Roma, un servizio rivolto a tutti i cittadini?

    Log MY RHOME la casa digitale del cittadino

     

    @Dante sicuramente richiama il famoso I ❤️ NY  ma il cuore con la bandierina dentro può far venire in mente anche il logo dell’Eurovision Song Contest con colori della bandiera per ciascun paese, dove però il cuore rappresenta un’altra lettera, la V.

    logo Eurovision Song Contest con colori della bandiera italiana

  6. John Dunn:

    @Licia,

    grazie per l’esempio. Per un’agenzia immobiliare sarebbe quasi geniale.

  7. Daniela:

    “Il Colosseo e la Torre di Pisa (come mai color ocra?)” …perché sono cotti 😀

  8. Anna B.:

    Cara Licia,
    a parte le tue giustificate perplessità, a una cosa è davvero utile questa campagna: se ne può discutere con chi studia italiano come L2 😊.
    Per i “dischi volanti”: io li avevo interpretati come fette di pomodoro, perché li avevo visti più volte rappresentati così in giocattoli di legno per bambini. Parlandone con altre persone le interpretazioni variavano tra pizzette, peperoncino affettatto o una coppia di salsicce … Interessante che, visto che ormai c’era già di tutto, manchi per esempio una tazza di caffè fumante …

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