Scudo, scudare, scudato, scudante

Due titoli di notizie sulla vicenda finanziaria in cui è coinvolto il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana:

1 Caso camici: verifiche su conti svizzeri Fontana, atto dovuto. Soldi dichiarati e scudati provenienti da eredità della madre 2 Fontana, dubbi sull’eredità: i 5 milioni delle Bahamas trasferiti in Svizzera e scudati

Non avevo mai notato questa accezione dell’aggettivo scudato, “regolarizzato mediante uno scudo fiscale”. Non è però nuova: in ambito politico ed economico è in uso perlomeno dall’inizio del secolo ma ora fa riferimento in particolare a provvedimenti varati nel 2009-2010 dal governo di Silvio Berlusconi e Giulio Tremonti.

Esiste anche il sostantivo scudante, chi si è avvalso dello scudo fiscale e dispone di capitali scudati che sono gestiti tramite un intermediario. La base per entrambe le parole è il verbo scudare, “regolarizzare dei capitali approfittando di una sanatoria di legge ed evitando futuri accertamenti”.

Uno scudo di protezione

scudo fiscale, nel linguaggio giornalistico, condizione di non punibilità del contribuente che ha tenuto un comportamento fiscale o tributario illecito e che successivamente ha aderito a una sanatoria con condono; (est.) provvedimento di legge che garantisce questa condizione

Se si riflette sulla metafora dello scudo all’origine di queste parole, è sconsolante rendersi conto di quanto “italiana” sia l’idea di garantire protezione, difesa e riparo a capitali detenuti illegalmente all’estero e un trattamento di favore agli evasori che hanno commesso il reato l’illecito.

Nomi ufficiali e ufficiosi

Con disciplina sullo scudo fiscale si fa riferimento* all’articolo 13-bis del decreto-legge n. 78 del 2009, Disposizioni concernenti il rimpatrio di attività finanziarie e patrimoniali detenute fuori del territorio dello Stato, integrato negli anni successivi da altri decreti legge.

Si nota però una discrepanza tra i testi legislativi, dove non appaiono mai scudo e i suoi derivati, e la comunicazione di media, politici e addetti ai lavori, che invece hanno privilegiato e fatto affermare la metafora.

Questo tipo di incongruenza terminologica è un fenomeno ricorrente, anche se ultimamente riguarda soprattutto anglicismi (e pseudoanglicismi) che vengono privilegiati alla terminologia effettivamente usata dal legislatore: esempi tipici sono FOIA, i numerosi Act (da Jobs Act a Family Act) e quello che è apparso come l’erede dello scudo fiscale, la cosiddetta voluntary disclosure.
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Vedi anche: Paradisi fiscali e parole nate per sbaglio (nulla a che vedere con spiagge tropicali!)


* Cfr. Il rimpatrio di attività finanziarie e patrimoniali nel sito della Camera per i riferimenti giuridici e gli aspetti principali della legislazione. 

Le definizioni usate nel post sono dal Vocabolario Zingarelli.

Il verbo scudare è un esempio di derivato verbale denominale che ha come base l’effetto (scudo) prodotto dall’azione, con l’aggiunta del suffisso –are. È un meccanismo di formazione di parole molto produttivo in italiano.


5 commenti su “Scudo, scudare, scudato, scudante”

  1. Giovanni:

    Detenere capitali all’estero non è sempre e in sé reato (= illecito penale), evadere non è sempre e in sé reato, perciò, come la definizione dello Zingarelli suggerisce, il più generico termine illecito è anche il più corretto.

  2. Andrea F:

    Tra i vari deprimenti neologismi giornalistici “scudato” è quello che mi dispiace meno. È ben formato, chiaro, semplice e ci scuda pure dall’inglesorum.

  3. Licia:

    @Giovanni, temo di non avere capito l’osservazione: lo scudo fiscale si applicava solo ai capitali detenuti illegalmente all’estero, quindi l’uso dell’aggettivo scudato non è rilevante per quelli invece detenuti rispettando la normativa.

    @Andrea, concordo: è un esempio tra i tanti che l’italiano dispone di tutti i meccanismi necessari per creare parole nuove ed efficaci!

  4. Giovanni:

    Quando ti comporti illegalmente non sempre commetti un reato. Il reato è un illecito penale, si riferisce a comportamenti a cui l’ordinamento giuridico riconduce un particolare disvalore. Lo scudo riguarda gli illeciti anche non penali. Portare capitali all’estero senza il rispetto delle prescrizioni di legge o evadere il fisco non sono sempre, solo e comunque illeciti penali. Reato non è sinonimo di illegale né di illecito, così come spada non è sinonimo di arma. Hai mai sentito l’espressione reato penale? Sarebbe come dire illecito penale penale. A tal proposito, da una ricerca volante via google di “reato penale” trovo sufficientemente ben argomentato il primo dei link proposti (intendo con la sufficienza necessaria per omettere il vaglio dei link successivi) https://www.diritto.it/perche-e-sbagliato-dire-reato-penale/

  5. Licia:

    @Giovanni adesso ho capito: nella frase sull’“italianità” del concetto di scudo mi viene contestato l’uso del sostantivo reato da un punto di vista giuridico (un termine di un linguaggio specialistico). Io invece ho usato reato come parola, nell’uso più ampio che ha nel lessico comune. Grazie per la precisazione: per evitare di sviare ulteriormente la discussione dall’argomento del post ho sostituito reato con illecito.

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