6 commenti su “Lo sbattimento dell’amministratore”

  1. W G:

    Più che mancanza di punteggiatura direi mancanza di buon senso percettivo : sarebbe stato sufficiente scrivere “l’amministratore” con un carattere più piccolo e in basso a destra. Comunque qui gli asini sono due: chi ha scritto il cartello e l’amministratore che lo ha appeso….il quale, non dico una sbattuta , ma una bacchettata sulle dita come usava ancora ai miei tempi la meriterebbe sicuramente.

  2. Licia:

    @Stefano :-D   (però funziona meglio a Roma e presumo nel resto dell’Italia centrale, perché in Italia settentrionale ci si aspetta l’articolo determinativo davanti ai sostantivi che identificano dei familiari, obbligatorio se non è specificato il nome proprio: andiamo a pranzo dalla nonna, c’è la zia al telefono ecc.)

    Aggiungo anche la storiella molto nota in inglese dell’insegnante che scrive alla lavagna la frase a woman withour her man is nothing e chiede agli studenti di aggiungere la punteggiatura; tutti i maschi scrivono a woman, without her man, is nothing, mentre tutte le studentesse scrivono a woman: without her, man is nothing.

    @ W G, sarebbe stato ancora meglio aggiungere il pronome le a sbattere perché, a parte la punteggiatura, qui c’è anche un problema di grammatica: sbattere è un verbo transitivo che non ammette l’omissione dell’oggetto e quindi automaticamente il complemento oggetto diventa l’amministratore.

  3. Stefano:

    In realtà, anche a Roma dipende con chi parli. Se parli con tuo fratello o tuo padre, dici una cosa tipo “C’è mamma?” Se invece fai la stessa domanda a un bambino con cui non hai familiarità, l’articolo lo usi: “C’è la mamma”?
    In un contesto di estrema familiarità, i sostantivi identificativi dei familiari si comportano come nomi propri. Appena la familiarità scende anche di poco, le cose diventano meno ovvie e si iniziano a usare gli articoli per distinguere “la mamma” da una mamma qualunque

  4. Licia:

    @Stefano, grazie per i dettagli: i regionalismi mi incuriosiscono moltissimo. Proprio stamattina ho letto Italiani regionali: «Cosa costano?», e devo dire che non avevo mai fatto caso a “cosa costa?” per “quanto costa?” perché per me suona del tutto normale.

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