Plug and Play, chi se lo ricorda?

immagine con diversi dispositivi collegati a un laptopSurfing the Information Superhighway: the changing face of Internet language riflette sulla continua evoluzione della terminologia informatica con gli esempi di alcuni termini che, se venissero introdotti ora, risulterebbero inadeguati, datati o poco efficaci: cyberspace, Information Superhighway, surf, netizen, Web ring e il prefisso hyper.

Il cambiamento nella percezione della terminologia è associato a tre aspetti diacronici:
1sviluppi tecnologici che rendono obsoleti alcuni concetti e termini associati
2maggiore familiarità con i concetti informatici e quindi altra accettabilità dei termini 
3diverse tendenze nella formazione di nuovi termini

L’immagine che illustra l’articolo mi ha fatto pensare a Plug and Play, termine molto diffuso nella seconda metà degli anni ‘90 perché rappresentava una vera innovazione: identificava i dispositivi che erano subito operativi appena collegati al computer e che non richiedevano più una configurazione manuale, fino ad allora un incubo per gli utenti meno esperti.

Ora non occorre più specificare che un dispositivo è Plug and Play e il termine sta scomparendo. Mi pare che in inglese sia in declino anche la tendenza a usare conglomerati del tipo <verb> and <verb> nella formazione di termini informatici: mi viene in mente anche drag and drop, negli anni ‘90 una nuova funzionalità per spostare un oggetto trascinandolo con il mouse e ora concetto ormai scontato che ha reso il termine obsoleto.


Aggiornamento 2017 – Anche il termine della telefonia mobile roaming è destinato a scomparire dal lessico comune di buona parte dei cittadini europei, in questo caso grazie alle norme dell’UE sull’applicazione delle tariffe nazionali del proprio operatore ovunque ci si trovi nell’UE (“roam like at home”) .


Vedi anche: Evoluzione della terminologia informatica (vignetta).

9 commenti su “Plug and Play, chi se lo ricorda?”

  1. .mau.:

    a dire il vero il nome più usato dai disperati utenti era “Plug and pray” 🙂

  2. Licia:

    @Alice, credo proprio di no, soprattutto tra certi italiani! 😉

    Mi hai fatto pensare anche a un altro aspetto diacronico, che ho appena verificato con Google Ngram Viewer con una ricerca nel periodo 1988-2008: la diversa rilevanza di copy and paste e copia e incolla su cut and paste e taglia e incolla negli anni.

    In inglese:

    In italiano:

    Cosa ci sarà dietro queste tendenze, forse qualche aspetto sociologico?!?

  3. Alice:

    hahahaha può essere, comunque a me viene molto più naturale parlare di “Copia e incolla” anche quando intendo “Taglia e incolla”. Direi che “scivola meglio” 🙂

  4. Francesco:

    Beh, è più facile che si dica copincolla rispetto a taglincolla: è diventata occorrenza sdoganata, la prima (non scritta così, ovviamente). Può contribuire anche la diffusione a livello globale di Internet? D’altronde, in Rete (e non solo: 1 e 2) i contenuti si copiano e non si tagliano… (sempre straordinario Ngram: ah, se solo cercasse non solo tra i libri!)

    Ps. Aggiungo anche un recente “upload and share”!

  5. Marco B.:

    E’ divertente anche il termine copypasta, come spregiativo verso chi copia e incolla materiale altrui come se fosse farina del proprio sacco

  6. .mau.:

    @francesco: come “non scritta così”? Io uso tranquillamente il verbo-valigia copincollare! (“taglia e incolla” non mi piace, piuttosto userei “taglia e cuci”)

  7. Licia:

    A me invece succede questo: in italiano mi suona meglio copia [e] incolla ma in inglese cut&paste, chissà perché.

    @Francesco, concordo su Ngram Viewer, davvero un peccato che includa solo libri e quindi non sia del tutto rappresentativo, però è davvero divertente vedere subito i grafici.

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