Tendenze nella formazione di neologismi

immagine locandinaSono di ritorno da Genova, dove ho partecipato al convegno annuale Ass.I.Term., Terminologia, variazione e interferenze linguistiche e culturali. Molti interventi interessanti, tra cui quello della linguista Valeria Della Valle che ha riassunto molto efficacemente le Tendenze recenti nella formazione delle parole nuove.

Alcune note in ordine sparso:

  • grande impiego di affissi e confissi, ad es. cyber, euro, turbo, –landia;
  • in espansione abbreviazioni e accorciamenti, specialmente nella lingua parlata;
  • uso di conglomerati, ad es. gratta e vinci o usa e getta;
  • tamponamenti (parole macedonia), ad es. tv-fonino;
  • progressiva familiarizzazione di acronimi e sigle, spesso senza essere in grado di distinguere gli elementi che stanno alla base, ad es. DICO;
  • acronimi che danno luogo a formazioni derivate, ad es. suvvista da SUV;
  • notevole diffusione dei deonomastici, spesso derivati da nomi di politici;
  • fenomeni di transcategorizzazione, come nel passaggo da aggettivo a nome, ad es. fisso, mobile (telefonia);
  • irradiazione dal modello morfologico anglomericano, ad es. teo-lib;
  • ricorso a unità polirematiche per supplire a carenze di aggettivi, ad es. di eccellenza;
  • enfasi espressiva, un accorgimento fonografematico per mettere in evidenza parole marcandole in senso ironico o polemico, ad es. dibbbattito, ggiovani;
  • termini nati in ambiti specialistici che vengono assorbiti nel linguaggio comune, ad es. profilo tariffario, federalismo sociale;
  • forte presenza di neologismi semantici, con slittamento di ambito e significato, ad es. concertista, calendarista;
  • metaforizzazione, ad es. stellato (segnalato con una o più stelle in una guida);
  • metonimia, ad es. casco rosso per vigile del fuoco;
  • metonimia topografica, ad es. Palazzo Grazioli;
  • antonomasia, ad es. Il Cavaliere;
  • calchi, numerosissimi, diventati normali e ben inseriti nel nostro sistema linguistico, tanto che spesso non sono riconoscibili come tali dal parlante comune, ad es. profilazione (profiling) e guidatore designato (designated driver);
  • prestiti, dove l’italiano preferisce prestiti integrali al meccanismo dell’adattamento, con alcune eccezioni tipo fotoscioppare e susci (forma adattata alle caratteristiche fonografematiche dell’italiano e che sta sostituendo sushi);
  • internazionalismi, ovvero fenonemi di assimilazione dall’inglese che entrano contemporaneamente in lingue di paesi diversi; in genere fanno riferimento a eventi globali ma anche ad aspetti nuovi di vita quotidiana, ad es. risparmio etico, aiuti umanitari;
  • neoformazioni di autore, parole brillanti create da giornalisti, editorialisti e politologi per suscitare curiosità e interesse, ad es. ciecopacifista (Sartori) e verbiparo (Coletti).

Valeria Della Valle ha concluso sottolineando che l’italiano è una lingua che riesce a trovare notevoli risorse per inventare parole nuove, segnalando però che molte sono connotate polemicamente o ironicamente.


Aggiornamento – L’intervento di Valeria Della Valle è ora disponibile in Tendenze recenti nella formazione delle parole nuove; un altro articolo sull’argomento è Una passeggiata fra i neologismi del Terzo Millennio.

Vedi anche: Occasionalismo o neologismo?

8 commenti su “Tendenze nella formazione di neologismi”

  1. .mau.:

    quindi calchi e traslitterazioni verso il sistema fonetico italiano sono così minoritari? (non parlo dei prestiti, visto che per definizione non sono parole “italiane”)

  2. Licia:

    @ .mau.
    Sul momento non ho capito il commento, poi mi sono resa conto che mancava un intero pezzo di post, quello che faceva riferimento a calchi e prestiti, quindi GRAZIE così ho potuto rimediare (e non è l’unico pasticcio che ho combinato ultimamente cercando di spiegare come funziona Live Writer!).
    Ovviamente, come hai ben sottolineato tu, i calchi sono uno dei meccanismi più importanti nella formazione delle nuove parole mentre le “traslitterazioni” dei prestiti non sono così comuni.
    In ogni caso, vari relatori hanno confermato che la presenza di anglicismi in italiano non è così massiccia come verrebbe da pensare, specialmente a chi ha a che fare con la terminologia informatica.

  3. Francesca:

    L’ultimo neologismo che ho sentito mi ha fatto davvero ridere… dopo il cinepanettone è arrivato il cinecocomero!
    Un caro saluto

  4. Licia:

    @ Francesca: anche a me è piaciuto! Trovo che molti dei neologismi creati nel mondo dello spettacolo siano davvero efficaci (anche se spesso abbastanza effimeri), ad esempio a me era piaciuto molto prezzemolina.

  5. Fabrizio:

    Quando leggo “susci” mi si accappona la pelle, idem per gli irrealistici plurali come “geishe” oppure “Kawasaki” pronunciato “Kavasachi” invece di “Kauasachi”.

  6. Licia:

    @ Fabrizio: un po’ l’effetto che fa a me quando viene aggiunta la -s al plurale delle parole inglesi, addirittura creando forme non ammesse in inglese come *softwares 🙁

  7. Francesca:

    Ciao Licia,

    l’ultimo neologismo captato in rete è stato ‘castinante’, ovvero colui/colei che partecipa ai casting (fonte: evento Facebook). Posso fornire il link!
    Speriamo che non prenda piede, è orrendo! :S

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