Esempi di Euro-English

Qualche mese fa in SMS, Euro-English e Euro-Italian avevo descritto SMS come esempio di Euro-English, la varietà di inglese usata nelle istituzioni dell’Unione europea che ha alcune caratteristiche proprie, soprattutto lessicali, che non sono presenti nell’inglese standard di Gran Bretagna e Irlanda.

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Nel portale sulla traduzione della Commissione europea è stato pubblicato A brief list of misused English terminology in EU publications, a cura di Jeremy Gardner dalla Corte dei conti europea, un’analisi di un centinaio di parole* che al di fuori delle istituzioni europee sono sconosciute alle persone di madrelingua inglese (ad es. planification, to precise e telematics), che hanno un significato diverso da quello dell’inglese standard (ad es. externalise) o che hanno un significato simile ma un uso diverso (ad es. homogenise).

L’elenco è stato compilato verificando l’uso di ciascuna parola in dizionari inglesi, nel British National Corpus e con la collaborazione di madrelingua. Per ogni voce include una spiegazione, esempi d’uso nelle istituzioni dell’UE e terminologia alternativa.

Dell’elenco non fanno invece parte alcune parole “tecnologiche” usate in inglese da chi lavora all’UE perché specifiche del linguaggio parlato. Si tratta di acronimi, abbreviazioni o significati impropri di parole inglesi influenzati dall’uso in altre lingue europee, come GPS o navigator (inglese standard: satnav o Tom-Tom), SMS (text), to send an SMS (to text), GSM o Handy (mobile o cell phone), key, pen o stick (la chiavetta Internet, in inglese dongle, forma abbreviata di mobile broadband dongle), modem (router), recharge (ricarica di telefonia mobile, in inglese top-up, to top up).

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Per imparare l’inglese delle istituzioni europee c’è anche un libro di testo, EU English.


* Elenco delle parole analizzate: actor; actual; adequate; agenda; agent; aids; allow (to); anglo-saxon; assist at; attestation; attribute to; axis; badge; budget line; cabinet; case; coherent/coherence; college; comitology; complete (to complete); concern (concerning, for what concerns); conference; contractual (agent); contradictory procedure; control; deepen; define; delay; detached/detachment; dispose ; dispose (of); elaborate; enable (to); ensure; establish; eventual/eventually; evolution; exercise; externalise; fiche; foresee; formulate; frame; heavy; hierarchical superior; homogenise; important; informatics/telematics; introduce; jury; justify; mission; modality; modify; normally; operator; opportunity; permit (to); perspective; planification; precise (to); prescription; project; punctual; reflection/ reflection group; reinforce; request to; respect; retain; semester; service; sickness insurance; so-called; strengthen; student; telematics; third country; training; transmit; transpose; unavailability; valorise.

6 commenti su “Esempi di Euro-English”

  1. Luigi Muzii:

    Il problema riguarda anche l’italiano e le altre lingue comunitarie. Al riguardo, Franco Urzì ha scritto un’interessante analisi con cui spesso accompagna il suo dizionario di collocazioni (combinazioni lessicali).
    Certo, sarebbe imbarazzante per qualunque altro organismo avere anche la pretesa di pubblicare un opuscolo di norme redazionali per scrivere in modo chiaro e a favore di traduzione, fortissimamente influenzato dal francese (meglio, da un certo francese). Non per l’UE e, soprattutto, la DGT.
    Non si riflette abbastanza su come la DGT alteri anche il mercato della traduzione, non solo sotto l’aspetto economico e professionale, quanto anche sotto l’aspetto linguistico.

  2. .mau.

    non riesco a capire la logica per cui la lingua parlata nelle istituzioni della UE debba essere l’inglese oxoniano, a dire il vero. Ben venga un pidgin English per rimettere tutti più su un piano di parità!

  3. Licia:

    @.mau. mi viene in mente un’amica italiana che lavora a Bruxelles e che diceva “il GSM” e solo dal contesto si riusciva a capire che intendeva il telefonino. Il problema è proprio che il significato dei termini dell’Euro-English è chiaro solo all’interno dell’UE e non facilmente comprensibile per chi non è un funzionario. Lo evidenzia anche il documento citato, in un capoverso intitolato Who cares?:

    «A common reaction to this situation is that it does not matter as, internally, we all know what ‘informatics’ are (is?), what happens if we ‘transpose’ a Directive’ or ‘go on mission’ and that, when our ‘agents’ are on a contract, they are not actually going to kill anyone. In fact, internally, it may often be easier to communicate with these terms than with the correct ones (it is reasonable to suppose that fewer EU officials know ‘outsource’ than ‘externalise’, for example). However, the European institutions also need to communicate with the outside world and our documents need to be translated – both tasks that are not facilitated by the use of terminology that is unknown to native speakers and either does not appear in dictionaries or is shown in them with quite a different meaning. Finally, it is worth remembering that whereas EU staff should be able to understand ‘real’ English, we cannot expect the general public to be au fait with the EU variety.»

  4. Rose:

    L’ultimo periodo di Who cares ” it is worth remembering that whereas EU staff should be able to understand ‘real’ English, we cannot expect the general public to be au fait with the EU variety.” mi sembra che definisca bene la questione, soprattutto nella prima parte.

  5. .mau.:

    però quello è un problema diverso, che cioè alla UE non sono in grado di spiegare all’esterno il loro gergo… cosa che andrebbe bene per altri gruppi, ma non per quelli che fanno le meta-leggi europee. Pensa se anche il testo delle leggi italiane fosse così incomprensib… (ehm)

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