Parole proibite alla TV americana

Girl with a dirty mouth (Lavori in corso…) fa varie considerazioni sulla traduzione di alcune espressioni inglesi volgari. Ho aggiunto alcuni commenti a proposito della traduzione italiana “This is a big fucking deal”, i complimenti entusiasti del vicepresidente americano Biden ad Obama per l’accordo sulla riforma sanitaria di marzo 2010.

L’uscita di Biden è stata subito riportata dai media italiani. Il Sole 24 Ore, ad esempio, è intervenuto due volte, facendo però un paio di considerazioni che non condivido.

In State per leggere un biiiiip, la frase viene tradotta “questa è una grande fottuta riforma” e fucking è descritto come un “intercalare che gli americani usano come rafforzativo”. Effettivamente fucking, che in inglese è usato con funzioni aggettivali e avverbiali (come descritto qui, può modificare aggettivi, es. fucking huge, avverbi, es. fucking fast e verbi, es. you need to fucking stop that), è un espletivo, ovvero un elemento linguistico che non ha altra  funzione se non quella, spesso dettata da mere esigenze di ritmo, di contribuire alla forza illocutoria dell’enunciato*. Proprio per questo tradurre fucking con fottuto, come hanno fatto quasi tutti i media italiani, non è una buona soluzione: fottuto in italiano ha connotazioni negative mentre Biden semplicemente sottolineava il suo apprezzamento (alternative di traduzione nel post di Mara).

In La parolaccia come prosecuzione della politica con altri mezzi, la frase di Biden diventa una cosa fottutamente importante e viene classificata come “un’espressione gergale e niente affatto offensiva” che avrebbe creato scandalo solo per il luogo dove è stata pronunciata. Non penso sia un’interpretazione corretta: nei media di lingua inglese è raro leggere la parola fuck o forme derivate, infatti si usa un asterisco (f*ck), solo le consonanti fk, oppure l’eufemismo f-word. Negli Stati Uniti è addirittura una violazione della legge trasmettere programmi in cui venga usato linguaggio sconcio, anche estemporaneo (i cosiddetti fleeting expletive) e la Federal Communications Commission, l’ente governativo che regola le telecomunicazioni, è molto chiara a proposito di fuck:

“Profane language” includes those words that are so highly offensive that their mere utterance in the context presented may, in legal terms, amount to a “nuisance.” In its Golden Globe Awards Order the FCC warned broadcasters that, depending on the context, it would consider the “F-Word” and those words (or variants thereof) that are as highly offensive as the “F-Word” to be “profane language” that cannot be broadcast between 6 a.m. and 10 p.m. 

In questo contesto si può capire meglio il clamore suscitato dall’espletivo di Biden: può anche far parte del linguaggio di tutti i giorni di molti, ma è inaccettabile in televisione.

The Seven Words You Can't Say on Television - Penguin ebookÈ molto difficile cogliere le sfumature e le implicazioni culturali relative ai tabù linguistici se non si fa parte di quella cultura. Ancora più difficile trovare traduzioni idonee: come sottolineava Mara, abbondano i falsi amici e le interpretazioni errate, e la forza e le connotazioni di certe parole cambiano nel tempo. A questo proposito, una lettura molto interessante è il libretto The Seven Words You Can’t Say on Television**, tratto da The Stuff of Thought di Steven Pinker: un’analisi di tipo linguistico, neurologico, semantico e pragmatico delle parolacce, con riferimenti non solo all’inglese ma anche ad altre lingue e culture.

Concludo questo post lunghissimo con un episodio curioso che ha addirittura fatto notizia un paio di giorni fa nel Regno Unito: durante un gioco televisivo di anagrammi sono state estratte le lettere che potevano formare la parola F U C K E D eppure, per quanto ovvia, nessuno dei concorrenti ha osato proporla, né è stata nominata da chi ne ha scritto!

foto del tabellone del programma Countdown con le lettere AUODFCKE

E spero che non passi di qui per caso nessuna persona di madrelingua inglese: gli esempi espliciti potrebbero risultare molto fastidiosi, proprio come a me, leggendo alcuni romanzi inglesi con frammenti di dialogo in italiano, aveva fatto un pessimo effetto vedere scritte alcune bestemmie che dubito potrebbero essere stampate in Italia (e mi ero domandata se l’autore si fosse effettivamente reso conto del loro peso).

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* Definizione di espletivo dal Dizionario di linguistica Einaudi. 
** Riferimento a un noto monologo del comico americano George Carlin.

Aggiornamento 28/3/2010: in Language Log, un’analisi che evidenzia come l’uscita di Biden avrebbe avuto ben altro significato se fosse stata senza articolo (anarthrous). In questo caso, big fucking deal avrebbe richiesto una traduzione completamente diversa che trasmettesse perlomeno sarcasmo, tipo “sai che riforma del c…” o qualcosa del genere.


Vedi anche [link aggiornati]:
  Parolacce, software e localizzazione
  Tradurre "The man who —-ed an entire country" e fottuti & dannati (…e favoriti)
  Tradurre obscenicon? #$*%@!!

Nei commenti qui sotto, video della conferenza The Language of Swearing di Steven Pinker.

Aggiornamento 17/6/2011: alcuni contributi divertenti sulle “oscenità linguistiche” dal punto di vista legislativo e burocratico australiano in Fully (sic): A f#@%ing stupid law, Being a DIC e No pimping this ride.

3 commenti su “Parole proibite alla TV americana”

  1. Mara:

    Ciao Licia,

    in effetti mi è sfuggito completamente ma “big deal!” o “big fucking deal!” vogliono dire esattamente il contrario di quello che intendeva Biden. Ossia, come perfettamente reso da te, una “riforma del c.” 😀

    Sempre su Biden, anche “maledettamente importante” potrebbe essere una soluzione, che dici?

    Mara

    PS magari nel tradurre avessimo tutto questo tempo da dedicare a una sfumatura 😀

  2. Licia:

    @ Mara: concordo su tutto 🙂
    (e non credo che a molti fosse venuto in mente il riferimento a big deal!, altrimenti non ne avrebbero disquisito su Language Log!!)

  3. Licia:

    Su The Guardian, si può ascoltare o scaricare un podcast che analizza il linguaggio scurrile inglese, il suo significato e l’evoluzione delle parole tabù nel tempo.

    Qui invece si può vedere una conferenza di Steven Pinker dal titolo The Language of Swearing, che riproduce gran parte del contenuto del libretto citato nel post:

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