C’è un kingmaker? È un difetto del gioco!

Prendo spunto da un tweet con alcuni esempi di titoli di notizie recenti per qualche osservazione su kingmaker, la parola-tormentone delle cronache politiche sull’elezione del nuovo Presidente della Repubblica:

Testo tweet: “Unica certezza su elezione Presidente della Repubblica è l’infatuazione di media e politici per l’anglicismo #kingmaker. Non è un neologismo: prime attestazioni negli anni ‘70, poi ricomparse sporadiche. Ora però per Quirinale 2022 sembra sia obbligatorio farne uso!” Esempi di titoli: 1 Romanzo Quirinale, chi vuol essere kingmaker; 2 Quirinale, il vero kingmaker è il caos; 3 Il Cav, più re che kingmaker; 4 La gara tra i capi partito per diventare kingmaker: 5 Berlusconi kingmaker per il Colle

Il significato di kingmaker è ormai noto: nel lessico della politica è l’artefice di una nomina o di un’elezione in posizioni di potere o di alta responsabilità, è un personaggio influente che opera nell’ombra, è un’eminenza grigia, è chi muove i fili, è chi tesse le trame, è un regista che lavora dietro le quinte, è un grande manovratore.

In italiano non mancano le metafore ma i media hanno reso kingmaker una parola irrinunciabile che ha una caratteristica tipica dell’itanglese: agli anglicismi spesso vengono attribuiti arbitrariamente significati più precisi e più evocativi di qualsiasi alternativa italiana.

Mi pare inoltre che kingmaker sia già diventato un plastismo: “parola o locuzione che, affermatasi rapidamente nella lingua, finisce per diventare un cliché a causa della sua diffusione massiccia che la porta a sostituire anche parole più appropriate”.  

Kingmaker, per gioco

Ho preso spunto dal tweet perché grazie ai commenti di @FrancescoPonzin e @ingbrizio ho scoperto un’accezione settoriale di kingmaker che non conoscevo, specifica dei giochi da tavolo e usata sia in inglese che in italiano: 

  Si dice di giocatore che, in chiusura di partita, non abbia più alcuna probabilità di vincere ma possa decidere a suo capriccio, con il proprio comportamento, chi risulterà vincitore del gioco: non può divenire re, insomma, ma sceglierlo. Consentire che si presentino posizioni di questo tipo è solitamente considerato un difetto del gioco.
  Fonte: Dizionario dei giochi

In questi giorni vedremo se può essere utile conoscere anche questa accezione: penso ad es. a eventuali veti da chi è dovuto uscire di scena ma non vuole rinunciare ad avere il ruolo definitivo nella scelta del prossimo capo dello stato.

Il Kingmaker originale

Nella definizione si può notare che è stata data un’interpretazione letterale a kingmaker. Nell’inglese contemporaneo invece l’espressione è usata in senso figurato e non fa riferimento ad alcun monarca. Ha però come origine un personaggio del XV secolo, Warwick the Kingmaker, nome con cui è passato alla storia Richard Neville, conte di Warwick /ˈwɒrɪk/, statista inglese artefice della salita al trono di Edoardo IV (1461) che aveva poi fatto deporre per restaurare Enrico VI (1470). 

Concludo con un dettaglio ortografico: in inglese prevale la forma univerbata kingmaker mentre i dizionari italiani che includono l’anglicismo l’hanno lemmatizzato come king maker.


Altri esempi recenti di plastismi della politica: perimetro e plasticamente.

Definizione di plastismo dal Vocabolario Devoto-Oli


Aggiornamento – Due esempi che mostrano che nell’uso italiano di kingmaker la metafora non è del tutto chiara:

La giornata da kingmaker di Salvini (più maker che king)

Da un’intervista ad Emma Bonino: “Forse, più che kingmaker, servirebbero delle queenmaker”

King non va interpretato letteralmente e tantomeno è riferito alla persona che trama (è del tutto fuorviante il kingmaker se uomo, queenmaker se donna).  

1 commento su “C’è un kingmaker? È un difetto del gioco!”

  1. zim:

    In pratica per Salvini hanno tradotto “kingmaker” con “il re dei faccendieri”.

    Penso che queenmaker si riferisca al fatto che si volesse una presidentessa, e’ ironico e ci sta.

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