Conte: si ristorino i ristoranti!

foto di Conte che dice “Chi subisce danni economici deve essere subito ristorato”

Sarei curiosa di sapere chi scrive i testi che Giuseppe Conte legge nelle conferenze stampa come quella del 18 dicembre, ad esempio questa frase:

Accanto alle misure restrittive nel decreto sono previste nuove misure economiche per chi subisce danni economici, deve essere subito ristorato. Abbiamo stanziato 645 milioni a favore dei ristoranti e bar che dal 24 dicembre al 6 gennaio saranno costretti alla chiusura.

Il Decreto Ristori dello scorso ottobre ci ha reso familiare un significato delle parola ristoro che molti di noi ignoravano: è un contributo che viene elargito dallo stato ai titolari di alcune attività economiche colpite dalle restrizioni imposte dall’emergenza da COVID-19.

Trovo però che il verbo ristorare risulti tuttora inaspettato e inconsueto e, come nell’esempio, possa costringere a soffermarsi sulla parola per attribuirle il senso corretto, distraendo così dal resto del discorso.

È per questo che mi sono chiesta se ristorare sia un termine che rappresenta un concetto specifico, oppure se sia un tecnicismo inutile che andrebbe evitato. Ecco cosa ho scoperto.   

Ristorare, un verbo riciclato

Del verbo ristorare conosciamo tutti l’accezione “far riacquistare energia, rifocillare, dare ristoro” e, in senso figurato, “risollevare”. Nell’uso burocratico però non è stata operata un’estensione di significato ma è stata riutilizzata una delle accezioni che nei vocabolari sono marcate come arcaiche:  

Accezioni alla voce ristoro del Vocabolario Devoto-Oli:  4 arc. Riassestare una situazione economica precaria integrando deficienze finanziarie: ristorare l’erario  5 arc. o lett. Indennizzare di un danno subito (anche + di): non credete voi potere essere ristorato d’un cavallo? (Boccaccio)

Nonostante queste informazioni trovo comunque anomale alcune frasi nei media, come ad esempio: 
· le attività chiuse verranno ristorate
· le RSA saranno ristorate per le perdite
· come verranno ristorati i Comuni

Succede perché a ristorare* attribuisco innanzitutto il significato di un’altra accezione,
ripristinare, ristabilire, e mi ci vuole un attimo per dare l’interpretazione corretta.

In questi casi il verbo ristorare è davvero insostituibile? Per capirlo bisogna osservare l’uso del sostantivo ristoro.

Alla ricerca di una definizione di ristoro

Anche ristoro riprende un’accezione arcaica di compenso o risarcimento che finora era assente dal lessico comune. Nella comunicazione istituzionale che ha annunciato il primo Decreto Ristori è però stato dato per scontato che tutti ne conoscessero già il significato (cfr. ad esempio il testo della presentazione).

Nei siti ministeriali non si trova nessuna definizione di ristoro. Per il cittadino digiuno di linguaggio burocratico e giuridico non c’è modo di capire facilmente quale sia la differenza tra ristoro e indennità, contributo, rimborso, indennizzo, risarcimento, bonus e finanziamento, che nei media generalisti sono spesso usati come sinonimi. Non esiste alcun glossario che consenta di identificare i concetti che rappresentano in ambito istituzionale e di confrontarli.

Non si trova nessuna definizione di ristoro neppure nel decreto legge 28 ottobre 2020, n. 137 (Decreto Ristori)  ma si scopre che il termine ristoro appare solo due volte (art. 2 e art. 9) e in entrambi i casi è usato come sinonimo di contributo (a fondo perduto), che è il termine privilegiato in tutto il testo. Esempio dall’art. 2, Contributo a fondo perduto da destinare all’attività dei servizi  di ristorazione:  

  5. Per i soggetti che hanno già beneficiato del contributo a fondo perduto di cui all’articolo 25 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, che non abbiano restituito il predetto ristoro, il contributo di cui al comma 1 è corrisposto dall’Agenzia delle entrate mediante accreditamento diretto sul conto corrente bancario o postale sul quale è stato erogato il precedente contributo.

Si scopre anche che nel testo di questo e dei Decreti Ristori successivi non c’è nessuna occorrenza del verbo ristorare.

Non si trova nessuna occorrenza di ristorare e nessuna definizione di ristoro neppure nel sito dell’Agenzia delle Entrate. Cercando ristoro si arriva al comunicato stampa sui Decreti “Ristori” e “Ristori Bis” e anche qui viene usato contributo a fondo perduto. Nel testo c’è un rimando a un’area tematica per tutti i ristori che però in realtà si chiama Contributi a fondo perduto, e anche in tutto il materiale informativo il termine usato è sempre contributo (a fondo perduto).

Da un’apposita Guida si ricava che Ristori, sempre con l’iniziale maiuscola e tra virgolette, è trattato dall’Agenzia delle Entrate come nome proprio dei decreti (Ristori, Ristori bis, Ristori ter e Ristori quater) e in un paio di occorrenze anche come nome proprio del contributo.

 IL CONTRIBUTO DEL DECRETO “RISTORI” In cosa consiste Il contributo a fondo perduto previsto dall’articolo 1 del decreto “Ristori” è una somma di denaro corrisposta dall’Agenzia delle entrate ai titolari di partita Iva che, sulla base della codifica Ateco, esercitano l’attività prevalente in uno dei settori economici individuati dallo stesso decreto legge con una specifica tabella contenuta nell’allegato 1.

Ci sono però le descrizioni di contributo per ciascun decreto che sono quanto di più si avvicina a una definizione di ristoro: somma di denaro corrisposta dall’Agenzia delle entrate ai titolari di partita Iva che, sulla base della codifica Ateco, esercitano l’attività prevalente in uno dei settori economici individuati dallo stesso decreto legge.

In conclusione…

A questo punto credo si possa affermare che il verbo ristorare è un tecnicismo inutile che risulta ostico e crea confusione: meglio dire che le attività devono beneficiare del contributo, come si legge nel testo dei decreti.  

Come terminologa ma soprattutto come cittadina sono molto infastidita (eufemismo!) da questo ennesimo esempio di superficialità nella gestione della terminologia che rende difficile reperire informazioni, identificare i concetti correttamente ed eliminare ambiguità e dubbi.  

Ovviamente sarei anche molto curiosa di conoscere le motivazioni di chi ha deciso di ricorrere al tecnicismo settoriale ristoro per la comunicazione istituzionale destinata a tutti i cittadini. Mi piacerebbe sapere perché è stato privilegiato a contributo e se chi ha fatto questa scelta è consapevole dell’incongruenza, per me inaccettabile, tra comunicazione pubblica e terminologia effettivamente usata nei testi legislativi e nelle istruzioni dell’Agenzia delle Entrate. 


Vedi anche: Terminologia e comunicazione (aspetti del lavoro terminologico che possono aiutare i comunicatori pubblici a rendere i loro testi più accessibili ai cittadini)


* I verbi ristorare e restaurare sono allotropi perché derivano entrambi dal latino restaurare, che ha dato origine anche al verbo inglese restore.
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9 commenti su “Conte: si ristorino i ristoranti!”

  1. Corax:

    Potrebbero, all’inizio, aver pensato di utilizzare un termine “nuovo” per coprire una serie di agevolazioni diverse (i 600 euro una tantum, altri indennizzi basati sul reddito precedente, dilazioni di versamenti di imposte, aiuti per gli affitti, ecc.) e destinate ad un caso particolare e – si spera – unico: la pandemia. Poi si è sbracato come sempre è ora “ristori” è entrata nell’uso comune.

  2. Flavia:

    Qualche dubbio devono avercelo avuto se mettono RISTORI fra virgolette. Secondo me avevano in mente un “Restore Act”, ma si sono fermati prima. 😀

  3. Mau:

    Anche definire il termine “Ristoro” come tecnicismo non è corretto. Per me, si tratta solo di una (brutta) trovata mediatica dei presunti esperti di comunicazione dei quali si avvalgono i Governi.

  4. Christian:

    Quindi i “ristoranti” qui non sono coloro che ristorano, ma coloro che vengono ristorati?!

  5. Barbara Boccuzzi:

    Trovo sorprendente che questi termini figurino come letterari o arcaici quando sono comuni termini giuridici,neanche particolarmente tecnici. Forse, come suggerisce Corax, la scelta iniziale e’stata a favore di un termine che facesse da etichetta generale. Ma non sarebbe bastato “misure di sostegno” o simili? Ristoro e ristorare sono, credo, il portato della presenza, implicita ed esplicita, del concetto di “danno” nella comunicazione istituzionale. E’al danno che si riconosce ristoro e, per traslato, al danneggiato. In questo senso, il discorso e’coerente. Che poi sia anche opportuno o adeguato, e’ un altro paio di maniche. Ferma restando la deprecabile mancanza di chiarezza dei nostri politici, mi sembra che il mancato allineamento tra la terminologia del decreto e i testi operativi non sia una novita’di questi giorni.
    Quanto a ‘ripristinare/ristabilire’ come immediati significati di ristorare, anche questo mi meraviglia: si direbbe un’interferenza con ‘restore’ in inglese.

  6. Fabio Marri:

    Condivido il sospetto (già di alcuni degli intervenuti) che, a parte l’accezione giuridica dove potrebbe esserci lo zampino dell’avv. Conte, un forte movente sia nell’orecchiamento dell’ingl. restore.

  7. Martino:

    Da quello che so, è che l’indennizzo deve essere rapportato ad un parametro oggettivo (80% del fatturato ad esempio), mentre con ristoro si indica una elargizione a carattere temporaneo non determinato da parametri oggettivi.

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