Malapropismi: *lobomotizzato

Ho scoperto che ci sono persone convinte che si dica *lobomotizzato anziché lobotomizzato come epiteto per qualcuno che si ritiene senza cervello, incapace di ragionare con la propria testa. Alcuni esempi da Twitter:

1 Lockdown2 siete schiavi lobomotizzati, ne sono morti più in un solo incidente che di covid. Sono riusciti a inculcarvi la paura, morirete proprio per questo   2 Idioti lobomotizzati!!! Se voi volete respirare il vostro scarto fate pure ma non rompete le palle agli altri che non vogliono!! Mettete le vostre mascherine e che la selezione naturale faccia la sua parte!! 3 Migliaia di medici a livello mondiale che non sono stati lobomorizzati a pensare nelle procedure della bigpharma

Escluderei la scorrettezza accidentale perché alcune persone fanno ripetutamente questo errore*, non solo nello scritto ma anche nel parlato, quindi presumo siano convinte che si dica davvero così.

Probabilmente non sanno che la forma corretta lobotomizzato è un derivato di lobotomia e che in medicina l’elemento formativotomia, dal greco per “taglio”, indica una resezione, apertura o interruzione chirurgica. 

La parola lobomotizzato mi incuriosisce perché non riesco a capire che significato venga attribuito al segmento –motizzato. Forse dovrebbe richiamare un qualche tipo di movimento? O forse la parola viene rianalizzata in modo diverso? Oppure non c’è alcuna associazione ad altre parole conosciute e si tratta di un banale fraintendimento?

Lobomotizzato vuol dire che ho un cervello… sei proprio ignorante 

Anche se *motizzato non è riconducibile a nessuna parola italiana, credo si possa comunque classificare lobomotizzato come un malapropismo – la sostituzione di una parola con un’altra che ha suono simile ma tutt’altro significato, come ad es. il polistirolo alto per il colesterolo alto.

Dettagli e altri esempi in Malapropismi: il “bene placido”.


* La mia impressione è che questo errore sia diffuso soprattutto tra i Nuovi negazionisti (non solo del Covid).

5 commenti su “Malapropismi: *lobomotizzato

  1. Irina:

    Tutto questo mi fa pensare a un testo di Primo Levi: “L’aria congestionata” (nel volume “L’altrui mestiere”). Lì c’è scritto:
    “Proseguendo pesantemente e senza discrezione l’indirizzo umanistico, ricorriamo per le cose nuove alle lingue vecchie, al latino e al greco. Ora, non pare che i risultati siano sempre bene accetti agli utenti, cioè a tutti coloro che parlano; i quali si trovano di fronte a vocaboli palesemente “innaturali”, imposti dall’alto, prefabbricati, troppo lunghi e poco chiari, privi di qualsiasi suggestione di analogia, spesso carichi invece di suggestioni ed analogie false.”

  2. Jacopo:

    Sempre in ambito di discorsi da epidemia ci sono taluni che parlano di “assemblamenti” anziché “assembramenti” e di conseguenza anche nella forma verbale “assemblarsi” ecc…
    Penso rientri nella stessa casistica.
    Purtroppo ne ho solo testimonianza (anche se diretta) orale e non scritta

  3. granmadue:

    Per i logodepisti questi tipi di errore sono sintomo di un disturbo specifico del linguaggio. Ne sarebbe affetta il 3×100 della popolazione.
    In particolare, nel caso di “lomobotizzato” si tratterebbe di un’inversione di grafema (o di fonema, a seconda che lo si scriva o lo si pronunci).
    Quando l’errore avviene solo in forma scritta il disturbo viene chiamato disortografia. Quando viene compiuto sia nello scritto che nel parlato – come sembra essere questo il caso – non so come si chiama.

    [“logodepisti” era voluto eh :)]

  4. Flavia:

    @granmadue : Credo si chiami ‘dislalia’ il disturbo di pronuncia, ma nel nostro caso sembra più un fenomeno di metatesi, abbastanza comune nelle lingue.

  5. Marco Nani:

    Siete troppo comprensivi. Secondo me si tratta di crassa ignoranza. Il sentito dire e mal ripetuto, come nel gioco del telefono senza fili, è il tratto distintivo della nostra incultura ( e non vale solo per i vocaboli). Dissento stavolta anche da Primo Levi la cui preoccupazione era che fosse trascurata la cultura scientifica nel nostri paese. Non poteva immaginare lo scadimento generale in cui saremmo giunti.

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