Da Pizzaghetti a Prisotto

In Non c’è limite all’orrore Silvia Pareschi ci ha dato modo di ironizzare su Pizza-ghetti, una pizza ricoperta di spaghetti a quanto pare molto diffusa in Canada. Qualche giorno dopo ho temuto di dovermi rimangiare la commiserazione per la cucina americana quando ho letto la descrizione di un prodotto della Riso Gallo destinato ai palati italiani:

foto di  Prisotto®La proposta più originale è costituita da Prisotto, la pizza risotto, un piatto nuovo che combina il classico sapore della pizza alla bontà del risotto

Sospiro di sollievo quando ho continuato a leggere: non è una pizza ricoperta di riso ma un risotto arricchito con pomodoro e mozzarella e poi passato in forno. L’orgoglio culinario italiano è salvo!

Il nome Prisotto® mi pare comunque poco azzeccato. Come parola macedonia (pizza+risotto) è poco bilanciata perché viene usata solo la consonante iniziale della prima parola e l’intera seconda parola: più che agli ingredienti della pizza forse fa pensare a Eta Beta. A me ricorda anche pissotto, che nel dialetto di mia nonna era il telo salvamaterasso.

Vedi anche: Pastachetti, Soffatelli, gelato Boccalone Prosciutto


La descrizione di Prisotto è di Food Web. Ci sono arrivata seguendo un link in una storia molto interessante, Dal segno al nome: riso Gallo, nel bel blog dell’esperta di naming Linda Liguori.


Aggiornamento maggio 2014 – C’è anche Trapizzino®, una porzione di pizza imbottita come un tramezzino.

4 commenti su “Da Pizzaghetti a Prisotto”

  1. Stefano:

    Sarò tranchant: da terminologo italiano appassionato di cucina, resto basito di fronte alla tronfia arroganza di chi partorisce un’idea culinaria che si situa appena sopra al caffè della peppina, ne è così orgoglioso che gli trova un nome (peraltro discutibile, come detto) ed è così orgoglioso del nome da registrarlo. Insomma, sono autenticamente scandalizzato.

  2. Licia:

    @Stefano, you made my day con “un’idea culinaria che si situa appena sopra al caffè della peppina”. 😀

  3. Silvia Pareschi:

    Ne discuto sempre con mio marito: anche a me fa arrabbiare tantissimo l’appropriazione di nomi altrui, generalmente accompagnata da storpiatura (lo avevo scritto anche nel mio post “Giù le mani dal latte”: http://ninehoursofseparation.blogspot.com/2012/03/giu-le-mani-dal-latte.html).
    Lui sostiene che sono un’integralista e che la lingua non è proprietà di nessuno e che noi con l’italiano siamo troppo rigidi eccetera eccetera, però io mi arrabbio lo stesso.

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