Le parole della politica

[Novembre 2011] Mi ha fatto sorridere Le nuove parole d’ordine (sparso) della politica (La Stampa), un glossarietto di voci che in questi giorni di probabile nuovo governo Monti sono salite o tornate alla ribalta nei teatrini della politica. Si va da appoggio esterno a veti incrociati, passando per banda bassotti e passo indietro. Un esempio con il superlativo improprio governissimo, “governo sostenuto dalla coalizione di quasi tutti i partiti”:

Governissimo – O governo tecnico. O governo tecnico con discontinuità. O di salute pubblica. O della larghe intese. O di larghe convergenze. O di tregua. O di unità nazionale. O di responsabilità nazionale. O di solidarietà nazionale. O di garanzia. O istituzionale. O di decantazione. O per le riforme. O di legittimazione parlamentare. O di transizione. O della salvezza. O di emergenza. Purché serio. Purché a termine. Purché a obiettivo. Purché ambizioso. Purché bipartisan. Purché condiviso. Purché non sia un governicchio. Un governicchio? No, serve un governissimo. O un governo tecnico…

Dal glossarietto sono esclusi neologismi od occasionalismi legati alla politica, alcuni dei quali si possono però trovare nel blog Salvalingua (ad es. Merkozy e Papasconi).
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Aggiornamento 15 novembre 2011 – In un’intervista radiofonica il linguista Luca Serianni è intervenuto su espressioni come bunga bunga, scesa in campo e mi consenta, evidenziando che rimarranno legate a un preciso periodo politico, il berlusconismo, e quindi la loro frequenza d’uso diminuirà. Per un eventuale governo Monti ha previsto un linguaggio meno marcato e meno alla ricerca del pittoresco, con ridotta inventiva linguistica; a proposito di lacrime e sangue, ha ricordato che si tratta di una formula di tradizione ormai antica, resa famosa da Churchill (che a sua volta l’aveva presa in prestito da Garibaldi).


Vedi anche: 150 anni (e più) di unità linguistica per un’altra osservazione sul linguaggio della politica contemporanea e [aggiornamento gennaio 2013] alcuni commenti sulla contrapposizione tra lo scendere in campo di Berlusconi e il salire in politica di Monti.