Si dice in Romagna…

L’italiano che si parla in Romagna, dove sono cresciuta, è in genere molto corretto. Ci sono però degli usi peculiari della lingua che non si sentono altrove e che, quando torno lì, mi fanno sempre sorridere. Alcuni esempi di costruzioni che possono lasciare alquanto perplesso un non romagnolo:

rimanere in Romagna è un verbo transitivo: devo andare al Bancomat perché ho rimasto solo 10 euro; siamo andati da Marta ma ha rimasto solo taglie grandi
volere quando usato come sinonimo di “occorrere” segue la costruzione di “servire”: mi vuole un cacciavite a stella; gli vuole più tempo
andarsi verbo riflessivo, specialmente con la prima persona: sono stanco, mi vado a casa e poi mi vado subito a letto
non sapere fare a equivale a “sapere” (essere capace): non sa fare a nuotare
andare da male questa arancia è andata da male
provare di ha provato di fare la tua torta ma non le è venuta bene

L’uso transitivo di rimanere, influenzato dal dialetto, lascia sconcertati i non romagnoli ma localmente nell’uso informale non controllato non va considerato errore ma una caratteristica di una varietà regionale perché è una forma condivisa praticamente da tutti i parlanti “autoctoni”.

Qualche esempio di variazioni sul lessico italiano (geomonimi):

minestra primo piatto di pasta con condimento asciutto (tagliatelle, garganelli e strozzapreti sono minestre, le zuppe invece no): cosa c’è di minestra oggi?
insegna vista a Lugo: APERITIVI  –  MINESTRE –  PANINI
forma "parmigiano" (formaggio): mi passi la forma?
sportina “sacchetto di plastica”
motore “motocicletta” (ha senso, se si pensa al diminutivo motorino!)
cavarsi “spostarsi”: cavati di lì!
prendersi dei nomi “essere redarguito” o “essere ingiuriato”: ho sbagliato a fare il lavoro e mi sono preso dei nomi

Altri esempi nei commenti.


Nuovi post “romagnoli”:


Vedi anche: …e si dice in Lombardia

8 commenti su “Si dice in Romagna…”

  1. Gino:

    c’è anche bagaglio, che vuol dire cosa, ad esempio “hai uno stuzzicadente che ho rimasto un bagaglio in mezzo ai denti?”, oppure vuol dire una cosa che vale poco, ad esempio “il suo telefonino è un bagaglio”

  2. Paola:

    Fatta roba, fatto lavoro…

    La mortadella in frigor mi è andata da male e non ho 10 euri da pagare la spesa.
    Ho rimasto solo pochi spicci e una piadina.
    Ho ancora mezzora da star fuori. Mi vuole più tempo per trovare una soluzione.

    Adesso con la poca benzina che ho rimasto prendo il motore e mi vado a casa con la tristezza nello stomaco.

    Ho visto Arrigo e gli ho gridato: cavati di lì, inscimunito! Cut vegna un azzident! Così mi son anche preso dei nomi.

    Valà, valà che, arrivato a casa, nell’uscio, ho visto che nella sportina della Cesira c’erano due pomodora, così ho combinato un po’ di cena. Mi son fatto la minestra, due garganelli al sugo, due fette di salame con la piada e poi mi sono andato a letto.

    Ma prova, te, di spiegare a quell’invurnito di Berlusconi che non c’è la crisi… Lui si che sa fare a risparmiare con i soldi degli altri!
    Porca paletta…

  3. Licia:

    @ Paola: grazie, è davvero un più bel intervento 😉
    @ Gino: grazie anche per il tuo, bagaglio non mi era proprio venuto in mente!

  4. Kyashan:

    Toglimi una curiosità…io credo che l’espressione che hai usato, ovvero “molto corretto”, non sia appunto corretta!:) Trovo infatti che una espressione o una lingua, come nel caso che hai utilizzato tu, possa essere o corretta o non corretta come una variabile binaria.Io avrei detto “l’italiano che si parla in Romagna è nella maggior parte dei casi corretto” oppure “perlopiù corretto”.Fammi sapere cosa ne pensi e complimenti per il tuo blog,è davvero interessante!

  5. Licia:

    @ Kyashan: in effetti una cosa è corretta oppure no e quindi molto corretto può essere ambiguo, come una donna non può essere “un po’ incinta”: o lo è o non lo è.
    In questo caso però ho usato molto come rafforzativo, nel senso di “assai”, “in grande misura”.

    Un saluto e grazie per i complimenti,

    Licia

    PS A pensarci bene però una donna potrebbe essere descritta come molto incinta, se ha tanta pancia 😉

  6. gianfranco:

    aggiungo anche “tovaglia”. Da noi, in romagna, si chiama così l’asciugamani. Asciugamani e tovaglia da tavola, vengono entrambi ricoonosciuti in “tovaglia” che però diventa “telo da mare” se utilizzato in spiaggia.

  7. Domenico:

    A proposito di minestre: minestra, per estensione, nella lingua italiana si può riferire a qualsiasi primo piatto. Quindi in questo caso l’uso “romagnolo” della parola non è un regionalismo. Lo è invece l’interpretazione restrittiva che associa al significato di minestra l’esclusiva presenza di brodo o altri liquidi(come avviene ad esempio nelle Marche).
    Etimologicamente parlando non vi è nulla che possa far associare alla parola minestra la presenza di liquidi.

  8. Licia:

    @Domenico, certo, però dipende dal contesto e credo che l’interpretazione più diffusa quando si parla di una pietanza e non in senso figurato sia quella “con liquidi”. Ricordo ad esempio un’amica di Milano che in montagna, davanti a una minestra d’orzo, mi raccontava che il fine settimana successivo era stata invitata da amici romagnoli al Baccanale di Imola e pregustava in particolare una “degustazione di minestre”. Ho capito subito che aveva in mente pietanze brodose ed è rimasta parecchio stupita quando le ho spiegato che nell’accezione romagnola invece erano sicuramente asciutte :-).

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