Ipervaccinazione x 3

Ha fatto notizia uno studio condotto in Germania che ha rivelato che non c’è stata alcuna conseguenza negativa per un singolo individuo tedesco vaccinato 217 volte contro il Covid.

Titolo dello studio pubblicato su The Lancet Infectious Diseases: “Adaptive immune responses are larger and functionally preserved in a hypervaccinated individual”. Frase da articolo in inglese: “it therefore appears to be the case that the hypervaccination has not damaged the immune system as such”. Titolo in italiano: “Germania, un uomo si è fatto vaccinare 217 volte contro il Covid (senza effetti collaterali). Il 62enne è stato contattato da un team di ricercatori, desiderosi di indagare sulle conseguenze immunologiche dell’ipervaccinazione”

Se ne discute ricorrendo ai termini hypervaccination / hypervaccinated in inglese, Hypervakzinierung / hypervakziniert in tedesco e ipervaccinazione / ipervaccinato in italiano. Sono internazionalismi a cui non vengono date spiegazioni: in questo contesto è chiaro che indicano un numero di dosi di vaccino estremamente superiore alla norma.

I termini risultano trasparenti perché riconosciamo subito il prefisso di origine greca iper- che nelle parole composte della terminologia scientifica significa “sopra”, “oltre” e può indicare qualità, quantità o condizioni in grado superiore al normale o anche eccessivo.

Nonostante questo, però, sono termini potenzialmente ambigui, come rivela una ricerca per capire se siano neologismi oppure già in uso da tempo. Si scopre che hypervaccination e ipervaccinazione sono in circolazione da una ventina di anni e sono usati con tre diverse accezioni:

  1. vaccinazione a un dosaggio molto alto (esempio: the mechanism of hypervaccination is a rapid maximal saturation of the target cells receptors with a massive dose of anti-receptors contained in a live or inactivated vaccine; è un termine tecnico con connotazione neutra)
  2. alto numero di vaccinazioni diverse in contemporanea o in un breve lasso di tempo (accezione usata in ambito antivaccinista in riferimento alle vaccinazioni obbligatorie per i bambini; prevale una connotazione negativa)
  3. un numero di richiami molto più alto del previsto (accezione più recente usata per il caso tedesco; ha connotazione neutra)

È un esempio di un unico termine per tre concetti diversi, evenienza piuttosto comune nei linguaggi specialistici ma che va gestita con qualche attenzione in più. Sarei curiosa di sapere se i ricercatori tedeschi che hanno scelto di risemantizzare hypervaccination siano consapevoli delle potenziali ambiguità e se abbiano considerato l’impatto che potrebbe avere la notizia tra gli antivaccinisti che già usano il termine nel senso 2.

Intanto ho visto che nei media italiani che finora hanno riportato la notizia non è stata fatta nessuna considerazione terminologica, ad esempio non è stato evidenziato che in questo contesto ipervaccinazione ha un significato “tecnico” diverso dall’uso enfatico informale nel linguaggio comune, in cui è descritto come ipervaccinato chi ha fatto tutti i richiami indicati dalla profilassi anticovid (ironicamente in riferimento a sé stessi, spregiativamente dai novax). È un esempio che evidenzia la differenza tra parole e termini.

Purtroppo dopo 4 anni di pandemia solo pochi hanno capito che nella divulgazione di notizie su un tema sensibile come le vaccinazioni andrebbe fatta attenzione anche ai dettagli lessicali e terminologici: penso ad esempio alle incomprensioni causate dall’uso superficiale e disinvolto di immunizzato, calco dell’inglese immunized, come sinonimo di vaccinato (altri esempi in Trattamenti delle reali condizioni benigne).


Vedi anche: L’inspiegata fase endemica del Covid-19 per altre considerazioni sulla mancanza di “cultura terminologica” nella comunicazione pubblica su salute e sanità.